Giornalisti nell'erba apre il Festival internazionale 
del giornalismo
Centotre 
pagine di inchieste sulla #greenicità delle imprese
realizzate 
da 500 giovani reporter ambientali
SI FA 
PRESTO A DIRE GREEN presentato al #IJF14
Quattro 
inchieste multimediali per un totale di 103 pagine, 30 
interviste video,  più di 90 articoli, sondaggi, 
grafici…pubblicazione su quattro piattaforme, circa 
500 giovani e giovanissimi giornalisti nell’erba coinvolti più 
i loro docenti e i genitori, 22 relatori, tra giornalisti 
ambientali, scientifici, generalisti, docenti universitari di varie discipline 
scientifiche, del marketing ambientale, di ingegneria dei materiali,  della 
comunicazione, manager, giuristi ecc.  I numeri del progetto Si fa 
presto a dire green, i cui risultati sono stati presentati oggi 
in prima assoluta al Festival Internazionale del Giornalismo di 
Perugia, parlano da soli. Manca, però, ai numeri, la storia di un 
percorso formativo riuscito, condotto a tante mani, un esperimento che in 
quattro mesi ha prodotto un Cambiamento, che ha coinvolto attori di tante 
provenienze (dagli enti pubblici alle università, dalle scuole alle imprese, dal 
giornalismo ambientale a quello di guerra, dai piccoli ai grandi…), coraggiosi 
tutti a lanciarsi in una avventura mai tentata, e che è riuscita oltre le 
attese.
Il progetto 
del ciclo di workshop di Giornalisti Nell’Erba, che ha riunito enti pubblici, 
scuole, università, giornalisti, testate e imprese, ha usato, intorno al 
neologismo #greenicità, le tecniche del giornalismo come strumenti 
investigativi ed esercizi di comunicazione e narrazione adatti a tutti. 
 
“Siamo 
orgogliosi di esser riusciti a mettere insieme una rete tanto variegata 
intorno ad un obiettivo comune, quello di offrire una palestra di formazione su 
lingua e ambiente ai giovani e giovanissimi – dice Paola 
Bolaffio, project manager e direttore di Giornalisti Nell’Erba -  A 
partire dalla Regione Lazio, che ha premiato il progetto, dalle scuole e dalle 
università (prima fra tutti Tor Vergata che ha anche ospitato il ciclo), alla 
FIMA, la Federazione dei media ambientali di cui sono onorata di essere tra i 
fondatori, dall’ANSA ed in particolare il canale Scienza & Tecnica, ai 
docenti e i ricercatori universitari, i giuristi, i giornalisti, i manager e le 
imprese coinvolte, oltre all’Ordine nazionale dei Giornalisti, da sempre a 
fianco ai progetti gNe… tutti sono stati più che disponibili  a fare questo 
esperimento collettivo per fornire a ragazzi e giovani, ma anche a docenti e 
colleghi, qualche strumento valido per poter indagare quotidianamente sulla 
greenicità. Abbiamo utilizzato i ferri del mestiere del giornalista non solo 
perché sono i nostri, ma perché riteniamo che siano utilissimi a chiunque, 
 nella vita di tutti i giorni e in qualsiasi campo”.
In 
particolare, in quello delle questioni ambientali: “Il mondo della 
greenicità è senza regole, o anzi, probabilmente ne ha troppe, che è uguale. 
Nessuna definitiva, nessuna con sentenza passata in giudicato, salvo forse 
adesso, finalmente dopo l’ultimo rapporto IPCC, quella che dichiara colpevole 
l’uomo dei cambiamenti climatici”, continua Bolaffio. Difficile dunque 
impartire lezioni. La scelta del progetto Si fa presto a dire 
green è stata quella di lavorare sulla sperimentazione, con gli 
strumenti del giornalismo in mano, “strumenti che consentono, anche ai più 
giovani,  di non sentirsi in difficoltà a fare domande”.
Durante il 
ciclo di workshop all’Università di Roma Tor Vergata, progetto premiato e 
co-sostenuto come “Fuoriclasse” dalla Regione Lazio, i gNe hanno “indagato” 
sulla greenicità di Novamont, Carlsberg Italia e 
Unilever. “Queste aziende meritano un applauso – dice 
il direttore di gNe – non solo per il loro percorso verso la sostenibilità, 
ma perché  si sono messe sotto la lente d’ingrandimento di 
“giornalisti” speciali, capaci di fare domande che mettono in difficoltà, 
domande non filtrate da editori amici, domande che possono 
spiazzarti”.
Le inchieste 
presentate oggi al Festival di Perugia “sono anche il risultato molto onesto 
di questa onestà giornalistica: emergono i percorsi sostenibili, le greenicità 
indagate, ma anche qualche criticità, nata spontaneamente dai dubbi e dalle 
domande poste durante il percorso dai partecipanti, dubbi che le aziende e gli 
esperti hanno cercato di sciogliere, a volte riuscendoci, a volte 
no”.
“Un 
applauso – conclude Bolaffio - perché sono state le prime tre aziende 
che si sono messe in gioco in modo autentico su questo terreno ancora tutto da 
esplorare”.
Crescita, 
evoluzione: sì, “l’esperimento è riuscito”, conferma Ilaria 
Romano, che nel progetto è stata tutor e ha collaborato all’editing 
delle inchieste. “Basta leggere in sequenza le 4 inchieste per 
accorgersene”.
"Non 
abbiamo l'ambizione di voler fare di tutti loro dei giornalisti professionisti, 
ma di mettere loro in mano gli strumenti di indagine del giornalismo per formare 
citadini, lettori e consumatori sempre piu consapevoli", conclude 
Romano
“Nel mio 
lavoro considero prioritario  motiv are gli alunni a capire ciò che li circonda 
e ad avere il coraggio di esprimere i loro pensieri – ha detto 
Giuditta Iantaffi, docente di lettere che dal 2007 segue con i 
suoi alunni i progetti di gNe - Credo che 'i ferri del mestiere' del 
giornalista siano un valido supporto anche nella scuola. Nelle iniziative di 
Giornalisti Nell’Erba, così come in quest’ultimo che presentiamo oggi, ho sempre 
trovato un validissimo aiuto ed un grande entusiasmo che ha trascinato anche gli 
alunni più scettici”.  
Dice Sergio 
Ferraris, referente per la qualità dell’informazione scientifica di FIMA e 
direttore di QualEnergia: "Per dare un parametro reale circa la qualita 
dell'iniziativa, basta leggere l'inchiesta di Eric Barbizzi, 10 anni,che cita 
l'accordo  Transatlantic trade and investiment partnership (TTIP) prima della 
grossa inchiesta fatta da Der Zeit, a sua volta ripresa dalla stampa italiana 
con grosso ritardo".
Dice Alfredo 
Macchi, inviato speciale delle reti Mediaset che ha moderato l'incontro: "Molto 
coraggiose le aziende che si sono sottoposte a questo trattamento 
verità".
Dice Marco 
Fratoddi, Segretario generale di FIMA e direttore di La Nuova Ecologia: "Da 
questa esperienza semi di innovazioni molto importanti sia per l'informazione 
che per la scuola".
Novamont, 
Carlsberg e Unilever, soddisfatte dell'esperienza. Laura Marchini, communication 
manager dell'azienda birraia, dice: "Abbiamo vissuto questa iniziativa in ottica 
di maieutica socratica. Siamo cresciuti con Giornalisti Nell'Erba. Per noi è 
stata una buona cartina al tornasole per testare la nostra capacità nel 
comunicare". Daniela Riganelli di Novamont ha commentato gli articoli, "fatti 
molto bene, con molta precisione. Quando i gNe non capiscono, fanno domande, non 
come molti giornalisti professionisti. Non sono pezzi appprossimativi o 
minestroni, e lo dico anche da chimica. Hanno recepito i contenuti in modo non 
fazioso e culturalmente elevato". Ugo De Giovanni di Univeler era purtroppo 
assente per un imprevisto dell'ultima ora. 
Le 
inchieste, gia in parte consultabili su giornalistinellerba.it, sul canale 
yotube di giornalisti nell'erba (playlist si fa presto a dire green) e su 
Etalia.net, saranno online in forma completa su giornalistinellerba.org il 7 
maggio. 
Si fa presto 
a dire Green è organizzato dai Giornalisti Nell’Erba (Il Refuso ass. prom. Soc. 
) in collaborazione con FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali), Consiglio 
Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, ANSA Scienza & Tecnica e i media 
partner QualEnergia, Rinnovabili.it, La Nuova Ecologia, GreenMe. 
Prossimi 
appuntamenti: 30 maggio Campus X Università di Roma Tor Vergata, per la Giornata 
naionale di Giornalisti Nell'Erba. Dal 26 al 29 giugno, al Festival del 
giornalismo ambientale a Taranto. 
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