lunedì 31 marzo 2014

Unico rimedio: fuggire

Cervelli in fuga. Ma in fuga da che?

Sai quello che lasci e sai quello che trovi.

È allarme primavera in tutta Italia

Comunicato Silverback

PRIMAVERA 2014 ANTICIPATA DI UN MESE: L’ALLARME VIENE DAI GIARDINI


In preparazione del “Monito del giardino”, il prestigioso premio ambientale assegnato a Firenze il prossimo 14 maggio, gli esperti avvertono: “Nel verde urbano segnali di pesanti mutamenti”


Roma, 29 marzo 2014 - Dopo un inverno in cui si sono registrate temperature fra le più elevate degli ultimi due secoli - l’aumento si è aggirato intorno a 1,8°C – la primavera è arrivata nella Penisola con circa un mese di anticipo. Dalle mimose ai mandorli, dai peschi agli albicocchi, senza tralasciare le varietà ornamentali che si trovano nei terrazzi e nei giardini, la maggior parte delle piante italiane ha raggiunto il periodo di fioritura ben prima delle tradizionali primavere mediterranee.
In vista dell’edizione 2014 del “Monito del giardino”, il prestigioso premio ambientalista promosso dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e realizzato dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron che si terrà il 14 maggio a Firenze, alcuni esperti, membri del comitato scientifico del Premio, evidenziano come anche le piante “domestiche”, quelle che dimorano in giardini, parchi, balconi e frutteti italiani ci parlano di quello che sta accadendo al clima e ci mandano un “monito” - da qui il nome del premio – quest’anno più forte e chiaro che negli altri anni.

Le piante sono sentinelle incredibilmente sensibili di questo mutamento climatico in atto, dal momento che gli equilibri vegetali possono essere significativamente alterati dal cambio di clima. Un inverno senza gelate, per esempio, può causare l’assenza del periodo di riposo della pianta generando uno squilibrio vegetativo. Oppure una primavera eccessivamente anticipata, come sembra stia accadendo in questa stagione 2014, se seguita da una gelata tardiva può danneggiare gravemente le culture germogliate anzitempo.
Secondo il climatologo Giampiero Maracchi, Presidente del comitato scientifico del premio e docente emerito di Climatologia all’Università di Firenze, «questa primavera incredibilmente anticipata si deve al fatto che, a differenza di quello che accadeva ancora fino agli ’90 del secolo scorso, la circolazione delle masse d’aria è avvenuta solo lungo i paralleli terrestri e mai lungo i meridiani, cioè da nord a sud, come è normale che succeda nel periodo invernale e di fine inverno. Lo squilibrio è legato all’aumento della temperatura della superficie degli oceani. La macchina climatica è in movimento». 

Lo studio di un altro membro del comitato scientifico del Premio, Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente dell'Università di Firenze, conferma il pericolo al quale la vegetazione mediterranea va incontro. «La primavera in anticipo di un mese può incrementare significativamente i danni da gelate tardive, che soprattutto negli ultimi anni si sono verificate spesso», dichiara Ferrini. «Le specifiche risposte degli alberi rispetto all'aumento di temperatura variano a seconda della specie, ma gli effetti nel lungo periodo è probabile che porteranno ad una redistribuzione geografica delle specie con una possibile ricaduta di effetti disastrosi come alluvioni, frane e smottamenti”.
Altri indicatori di un cambiamento climatico evidente e inarrestabile sono gli ecosistemi che vivono all'interno o attorno alle specie vegetali. Sempre secondo gli studi di Ferrini, l'aumento di temperatura porterebbe alla proliferazione ed invasione infestante di alcuni insetti esotici giunti in Italia negli ultimi anni a seguito delle forti importazioni di legno e materiali da imballaggio provenienti dall'est del Mondo. Frassini e ippocastani, ad esempio, già così sensibili all'innalzamento delle temperature e soggetti ad effetti dannosi per il loro equilibrio fisiologico, sono il cibo preferito dalle larve di “minatrice fogliare”, la Cameraria Ohridella nativa dei Balcani, oppure del “minatore smeraldino del frassino”, l'Agrilus Planipennis della zona russo-asiatica, e del “cerambice dalle lunghe antenne”, l'Anoplophora chinensis originaria di Cina, Giappone e Korea. Questi insetti, già infestanti per natura, aumentano la deposizione di uova e lo sviluppo delle proprie larve soprattutto in presenza di aumenti di temperatura e di una riduzione dell'esposizione al freddo dovuta a inverni brevi o particolarmente miti, come quello appena trascorso.
Dal 2007, il “Monito del Giardino” ha premiato 23 tra i più illustri ecologi e scienziati di fama internazionale, tra i quali la primatologa Jane Goodall e l'economista Robert Costanza. Scopo del “Monito” è premiare personalità di spicco del mondo ambientale e scientifico che abbiano offerto soluzioni e alternative per ridurre l'impatto antropico sull'ambiente e in particolare il problema dei cambiamenti climatici. L'edizione 2014 sarà dedicata alle energie rinnovabili e in particolare alla rivalutazione del patrimonio agro-forestale come risorsa energetica.

venerdì 28 marzo 2014

Treno verde, bilancio disastroso: inquinamento e rumore per tutti

Comunicato Legambiente

Da sud a nord città soffocate dallo smog e assediate dal rumore
Il bilancio del viaggio del Treno Verde a conclusione del viaggio in dieci città italiane

Non solo Pm10. Ricompare l’incubo benzene
Nessun passo avanti contro l’inquinamento acustico

In tre mesi Frosinone, Torino, Alessandria e Benevento già oltre i limiti annuali di polveri sottili

Arriva il vademecum contro lo smog

Si respira ancora mal’aria nelle città italiane. Grandi e piccoli centri soffocati da smog e assediati dal rumore. Primo imputato resta il traffico e la mai sanata schiavitù dell’automobile che resta il mezzo con il quale la maggior parte dei cittadini continua a spostarsi anche a causa dell’assenza di serie politiche di mobilità urbana da parte di Comuni e Regioni. Aria malsana che a Verona ha fatto registrare addirittura picchi di Pm10 anche di tre volte superiori ai valori limite dettati dalla legge. Superamenti dei livelli del Pm10 sono stati registrati anche ad Ancona e Varese. Poi è stata la pioggia a “salvare” i polmoni dei cittadini. Anche le centraline delle Arpa riportano l’allarme mal’aria: a tre mesi dall’inizio del 2014 sono già quattro i capoluoghi off-limits per aver superato il bonus di 35 giorni di superamento di Pm10 concesso dalla legge in un anno. A guidare la classifica delle città italiane più inquinate troviamo oggi Frosinone (57 superamenti), Torino (46) Alessandria (45) e Benevento (42). Riappare anche il fantasma del benzene, con valori elevati in diverse città come Palermo e Torino. Lo smog non è il solo pericolo: la vertenza inquinamento acustico coinvolge in pratica tutte le città monitorate.
È questo il bilancio della ventiseiesima edizione del Treno Verde 2014, la campagna di Legambiente e Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane dedicata al rilevamento dell’inquinamento atmosferico e acustico e pensata per informare, sensibilizzare e promuovere tra i cittadini le buone pratiche per una mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle polveri inquinanti. Dal 13 febbraio al 27 marzo il convoglio ambientalista ha monitorato 10 città: Palermo, Cosenza, Potenza, Caserta, Roma, Pescara, Ancona, Verona, Varese, chiudendo oggi il suo viaggio a Torino. Proprio per fronteggiare l’emergenza smog nella città italiane Legambiente lancia oggi un vademecum contro lo smog disponibile sul sito www.legambiente.it.

Compagno di viaggio del Treno Verde anche quest’anno è stato il Laboratorio mobile Qualità dell’Aria di Italcertifer, che in ogni città ha rilevato i dati relativi all’inquinamento acustico e alla qualità dell’aria, monitorando in questa edizione anche il PM 2,5 con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione anche sulla frazione di polveri più dannose per la salute e di pretendere che a livello europeo e nazionale siano adottati valori limite più stringenti e maggiormente idonei a tutelare la salute dei cittadini, fissando valori giornalieri  oltre il valore obiettivo annuo attualmente vigente.

Secondo il rapporto del Centro europeo ambiente e salute dell'Oms si registra un forte incremento di malattie correlate all’inquinamento, al punto che le stime oggi arriverebbero a far contare 7mila decessi legati all’esposizione al particolato solo nei 30 capoluoghi di provincia della Pianura Padana -  afferma
 Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente -. Siamo di fronte a un serio rischio ambientale e per la salute delle persone che viene ancora affrontato in maniera blanda e poco efficace da Comuni, Regioni e dallo stesso Governo. Al ministro Galletti chiediamo di intraprendere azioni efficaci e interventi 
mirati per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico in tutta la Penisola, destinando più fondi e incentivi al trasporto pubblico locale e all’ammodernamento della rete ferroviaria, invece che per la realizzazione di inutili opere autostradali. Il Treno Verde anche quest’anno ha girato in lungo e largo la
 Penisola portando nelle città in cui ha fatto tappa le buone pratiche e le esperienze concrete da cui si può ripartire per migliorare la qualità ambientale dei nostri centri urbani che nella qualità della vita dei cittadini. Farlo non è solo possibile ma deve diventare una priorità nell’agenda politica sia nazionale che 
locale”.
 
I dati rilevati dal Treno Verde rendono ancor più pressante l’esigenza di potenziare e rendere davvero efficiente ed efficace il trasporto pubblico locale, emersa anche ieri nel Forum sul Trasporto Pubblico Locale organizzato da FS Italiane a Roma Termini, con la presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e 
delle Amministrazioni pubbliche. I tre miliardi di euro investi da Trenitalia per l’acquisto di nuovi treni e per l’ammodernamento della flotta sono un passaggio cruciale che deve però essere consolidato e sostenuto, come ha evidenziato l’AD di FS Italiane, Mauro Moretti “da maggiori risorse, da una 
programmazione efficace del servizio, da una vera integrazione modale, da politiche di sostegno del trasporto pubblico e disincentivazione di quello privato”. Già oggi i servizi regionali di FS Italiane permettono a 2,2 milioni di persone, ogni giorno, di rinunciare all’auto privata utilizzando quasi 9mila treni. 
Significa ben 660mila auto in meno che, messe in fila, coprirebbero la distanza tra Torino e Reggio Calabria. Una scelta che vale 2 milioni di tonnellate in meno di CO2, 12.500 di NOx, 1.000 t di idrocarburi non metanici, 700 t di particolato e 850 milioni di litri di carburante risparmiati.

Le polveri sottili (PM10) continuano, dunque, a soffocare i nostri centri urbani rendendo l’aria irrespirabile e mettendo a serio rischio la salute dei cittadini. Se il 2013 da questo punto di vista è stato un anno da dimenticare (quello trascorso doveva essere per l’Unione europea l’anno dedicato all’aria), il 2014 non sembra portare novità piacevoli. Dall’inizio dell’anno ad oggi, già quattro città hanno superato il tetto massimo di 35 giorni ogni anno con concentrazioni superiori a 50 µg/m3 consentiti dalla legge. Sul podio della Mal’Aria finisce oggi Frosinone (57 superamenti), Torino (46), Alessandria (45) e subito dopo Benevento (42). Prossimi al superamento ci sono Parma (32 superamenti); Venezia (31) e Vicenza, Milano e Avellino (30). Altri 15 capoluoghi hanno già superato i 20 giorni di polveri sottili oltre i limiti, tra i quali Rovigo (29), Padova (29); Terni (28); Treviso (27); Pescara (27); Caserta (27). Insomma, anche per il 2014 delinea un quadro critico per quanto riguarda la qualità dell’aria nei principali centri urbani. Nel redigere questa classifica si è presa come riferimento la centralina peggiore (ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno) presente nella città, a partire dai dati disponibili sui siti delle Regioni, delle Arpa e delle Provincie. Non solo PM10. A riportare ancora una volta l’attenzione al problema del traffico e dello smog cittadino è il dato sul benzene che a Verona e Palermo ha superato il limite disposto per legge, seppur si tratta di un valore che è riferito a una media annuale e non giornaliera. Si tratta di un inquinante ormai meno presente nelle città italiane ma molto pericoloso per la salute dei cittadini perché cancerogeno e attribuibile al traffico veicolare sempre più invasivo.

Insieme allo smog, altra nota dolente nel nostro Paese è sicuramente l’inquinamento acustico che, dal punto di vista sanitario, meriterebbe la stessa attenzione riservata alle polveri sottili ed agli altri inquinanti atmosferici. I dati del monitoraggio del Treno Verde lanciano un messaggio ben preciso: in ognuna delle dieci città visitate dal convoglio ambientalista sono stati registrati decibel oltre la norma di legge. Nella maggior parte dei casi il rumore è risultato fuorilegge sia di notte che di giorno: è il caso di Palermo, Cosenza, Potenza, Caserta, Roma, Ancona e Torino mentre a Verona, Varese e Pescara i superamenti dei decibel si sono registrati in particolar modo durante le ore notturne.


Vademecum al link: http://youtu.be/UE3chytqzOI

giovedì 27 marzo 2014

In Italia è allarme OGM

VERSO EXPO 2015:
NUTRIRE IL PIANETA SENZA OGM

38 associazioni si mobilitano contro la deregulation transgenica


Incontro pubblico
Mercoledì  2 Aprile ore 10,30

Agorà di Expo Milano 2015
CASTELLO SFORZESCO, CORTILE DELLE ARMI (P.zza Castello), MILANO

In Italia è allarme OGM, a un anno da Expo 2015, l’appuntamento che farà del nostro Paese la capitale mondiale dell’alimentazione. Consumatori, ricercatori, agricoltori, in rappresentanza di milioni di cittadini si mobilitano in attesa di una sentenza che può cambiare - oltre al cibo e all'ambiente - anche la nostra economia.
Il prossimo 9 aprile il Tar si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. Se il ricorso fosse accolto, si rischierebbe di aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate. Tutto il comparto agricolo ne risulterebbe gravemente compromesso: un colpo durissimo per le nostre coltivazioni, il nostro “made in Italy”, le produzioni biologiche, le esportazioni e per la libertà di scelta dei cittadini.

La Task Force per un’Italia libera da OGM, composta da 38 associazioni, organizza il 2 aprile a Milano l’incontro “Verso Expo 2015: Nutrire il pianeta senza OGM”, per ribadire le ragioni del no all'agricoltura transgenica, in preparazione della giornata di informazione del prossimo 5 aprile. Tra gli interventi, la testimonianza di un agricoltore statunitense che spiega come le coltivazioni OGM rappresentino una via a senso unico.
Intervengono:
Stefano Masini, coordinatore della Task Force  per un’Italia libera da OGM
Manuela Giovannetti, Università degli Studi di Pisa, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali: "OGM, I rischi per l’ambiente e la biodiversità agraria"
Simone Vieri, La Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Economia, Dipartimento di Management: "Gli attuali sistemi produttivi agricoli possono nutrire il Pianeta? L'impatto degli OGM sulle principali criticità dei sistemi agroindustriali"
Wes Shoemyer, Agricoltore del Missouri: “Dall’agricoltura OGM non si torna più indietro”

In chiusura conversazione con
Giulia Maria Mozzoni Crespi,
Presidente Onorario FAI- Fondo Ambiente Italiano

Modera:
Antonio Cianciullo, giornalista di Repubblica
Durante l’incontro sono previsti contributi di enti, istituzioni e associazioni aderenti alla Task Force per un’Italia libera da OGM.

La Task Force per un’Italia libera da OGM è composta da:
Acli • Adoc • Adiconsum • Adusbef • Aiab • Amica • Associazione per l’Agricoltura Biodinamica •  Assoconsum • As. Se. Me. • Campagna Amica • Cia • Città del Vino • Cna Alimentare • Codacons • Coldiretti • Crocevia • Fai • Federconsumatori • Federparchi • Firab • Focsiv • Fondazione Univerde • Greenaccord • Greenpeace • Isde Lega Pesca • Legacoop Agroalimentare • Legambiente • Lipu • Movimento dei consumatori • Movimento difesa del cittadino • Slow Food Italia • Uecoop Una.api • Unci • Upbio •  Vas • Wwf

Immondizia ideologica

«La povertà encefalica, artificiosa, macchinistica, priva di intellettualità, logica, razionalità fa male ai più, ai tanti presuntuosi che corrono sulle rotaie inchiodate della mente, confidando di essere liberi, quando non lo sono, credendo di scegliere, quando non dispongono di alcuna conoscenza deliberativa, illudendosi di pensare quando sono schiavi della propria immondizia ideologica, se non addirittura assoggettati alle proprie incomprensibili follie».




Nicla Vassallo, filosofa.




L'articolo completo è qui  

Z Bike Dallara

Dallara è un'azienda che produce automobili da competizione e sportive. Ma in tanto sgasare di motori ha realizzato anche la Z bike per Andrea Zanardi, grande campione con due ori e un argento alle ultime olimpiadi disputate. Una grande tenacia, ma anche una bici straordinaria. .

Bicicletta a ruote quadrate

Si tratta di un'invenzione geniale, non trovate? Un normale telaio di bici, ma con le ruote quadrate. Che sciocchezza, direte voi. No, invece la bici a ruote quadrate può essere utile. Ma solo in determinate circostanze.

La sua efficacia dipende dal terreno su cui si posano le fatidiche ruote. E la ruota quadrata si adatta solo a un tipo di terreno, peraltro artificiale, fatto di dossi dotati di una particolare conformazione (in inglese catenaries). Insomma, quelli che fanno saltellare le automobili nei Paesi civilizzati. Non certo a Roma, (dove a Monte Sacro hanno fatto una Zona 30 fatta anche bene, ma per carità, non mettiamo i dossi sennò quelli che ci vanno a 60 all'ora e rompono un semiasse ci fanno causa...Ne parlerò in un altro post). La bici a ruote quadrate è un gioco da scienziati, da tecnici, che risale almeno al 1960, con il prototipo del professor Stan Wagon.

Wayne Roberts
Un paio di video possono illustra eil funzionamento del mezzo: qui e qua.
Un'esauriente voce wikipedia ci illustra le caratteristiche della square wheel.
Tra poco sulle strade di Roma converrà girare con una bici del genere...

La lezione è: in determinate condizioni, una cosa assurda può funzionare meglio di una verosimile.
(Nel rotazioni lab inabitabile si fa molta filosofia).

Carica-batterie per usa e getta

Comunicato ReVita

In arrivo la nuova versione di ReVita: nuova vita alle pile scariche. Anche le tradizionali “usa e getta”.

ReVita è un caricabatterie in grado di rigenerare e ricaricare anche le normali batterie alkaline “usa e getta” da 1.5V che è ora disponibile in versione ancora più performante (2700 mAh!). La tecnologia ReVita è coperta da brevetti internazionali e rappresenta un rivoluzionario  passo in avanti nelle soluzioni di ricarica: innovativa, conveniente, performante, ecologica.


25 marzo 2014, Milano

E’ arrivata sul mercato la nuova e più performante versione di ReVita, una linea di caricabatterie destinata a cambiare per sempre le abitudini dei consumatori. Stiamo parlando di una versione a 2700 mAh, sensibilmente al di sopra dei comuni standard di mercato che si attestano normalmente attorno i 2400 mAh.
Con ReVita è possibile rigenerare e ricaricare in totale sicurezza e semplicità anche le normali batterie alkaline stilo e ministilo “usa e getta” da 1.5V. Quelle che tutti noi, dopo averle utilizzate, gettiamo nella spazzatura e che sono una importante causa di inquinamento ambientale.
Si tratta di una innovazione che non passerà certamente sotto silenzio e che porterà indubbi vantaggi anche sul piano del rispetto per l’ambiente.
ReVita ricarica ovviamente anche le batterie ricaricabili NiMh o NiCd da 1.2 V e lo fa in 4 ore circa.

Cos’è ReVita?
A differenza dei comuni carica batterie ReVita dispone di una circuiteria molto complessa divisa in quattro sezioni.
Ogni batteria è caricata individualmente ed ogni circuito è controllato da un apposito microprocessore il quale verifica la temperatura e la tensione durante tutto il ciclo di carica. Questo sistema garantisce efficacia e sicurezza di utilizzo.

Quali i punti di forza di ReVita?
- ReVita è innovativo, si tratta di una soluzione unica sul mercato e per di più brevettata
- ReVita funziona. E’ stato testato intensamente da autorevoli ed indipendenti laboratori di ricerca internazionali ed ha conseguito molti riconoscimenti industriali nel mondo.
- ReVita è ecologico, perché ricarica le batterie “usa e getta” che altrimenti verrebbero gettate via
- ReVita fa risparmiare, perché - ricaricando anche le batterie “usa e getta”, oltre a quelle ricaricabili - consente davvero di ottimizzare i costi per l’acquisto di nuove batterie
- ReVita è performante perché è in grado di ricaricare velocemente anche tutte le batterie ricaricabili stilo e ministilo da 1,2V

La tecnologia alla base di ReVita è coperta da brevetti internazionali già attribuiti in USA, Cina, Giappone, Taiwan, Korea, Germania, Australia, Germania ed Italia. Sono già state presentate le domande di registrazione di brevetto in molti altri importanti mercati mondiali.

La linea ReVita è composta attualmente da 3 modelli: il modello RV1, di rete 220V, con spazio per ricaricare contemporaneamente fino a 4 batterie; il modello RV2 sempre a 4 spazi ed alimentabile direttamente da una porta mini USB, o dall’alimentatore di uno smartphone mini USB; ed il modello più compatto RV3, anch’esso USB, con scomparti per sue sole batterie.

Ogni caricabatterie ReVita permette di ricaricare anche una sola batteria alla volta oppure batterie diverse anche di differenti produttori. Il sistema intelligente di ReVita testa immediatamente la batteria e verifica se questa possa essere ricaricata o meno in quanto compromessa chimicamente.
ReVita è sicuro in quanto verifica costantemente la temperatura durante la ricarica, si “spegne” automaticamente al termine del processo oppure qualora la batteria si riveli danneggiata dopo l’inizio della carica.

Il governo: non esageriamo con la frutta

Comunicato Legambiente

Alimentare, Governo boccia emendamento che aumenta la frutta nei succhi
Legambiente: “Veto singolare a danno della salute dei consumatori e dell’immagine del Paese.
Ministro Martina riveda questo parere”

“E’ davvero singolare il no del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina all’aumento della quantità minima di frutta nei succhi. Il nostro Paese è internazionalmente riconosciuto come la terra dell’agricoltura di qualità e dei marchi dop e igp e ci si sarebbe aspettati che il Governo intendesse procedere su questa strada, migliorando quanto più possibile anche i prodotti industriali di larga diffusione come le bevande a base di frutta. A tutela dell’immagine dell’agricoltura italiana, ma anche della tutela dei consumatori, in particolare bambini e anziani”.
E’ il commento di Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, sulla bocciatura odierna in commissione Politiche Ue della Camera dell'emendamento presentato dai deputati del Pd Michele Anzaldi e Nicodemo Oliverio alla legge comunitaria che porta dal 12% attuale al 20% il minimo di frutta nelle bevande analcoliche a base di frutta prodotte e commercializzate in Italia.
“Questo veto non è certo un buon viatico per l’Italia alla vigilia dell’expo 2015 - aggiunge Rossella Muroni - Ci auguriamo che il Governo riveda il suo no, le cui ragioni rispondono esclusivamente agli interessi delle multinazionali”.

Strade riciclate

Asfalto di alta qualità ottenuto da copertoni usati, un prodotto ingombrante e potenzialmente molto inquinante. Una ricerca realizzata dal prof. Kypros Pilakoutas dell'Università di Sheffield, in Gran Bretagna. Il materiale è stato provato in laboratorio e in strade di diversi Paesi europei. Una lettura introduttiva (in inglese) qui.

martedì 25 marzo 2014

Esigete!

Comunicato Ediesse
Stéphane Hessel, Albert Jacquard
ESIGETE!
UN MANIFESTO PER IL DISARMO NUCLEARE TOTALE
Opporsi al nucleare civile per opporsi al nucleare militare

A pochi giorni dal terzo anniversario della catastrofe di Fukushima, mentre in Italia vengono “ammodernate” le B61 (le bombe nucleari Usa) nelle basi di Ghedi e Aviano, arriva in Italia il pamphlet postumo di Stéphane Hessel che, insieme ad Albert Jacquard, firma un manifesto per il disarmo nucleare totale.


Semplice, chiaro, efficace. Hessel e Jacquard rendono attuale un tema che pare scomparso addirittura dall’immaginario pacifista e lo coniugano con l’attuale necessità di parlare
ai giovani di cosa occorra cambiare perché il nostro pianeta possa vivere e sopravvivere. Hessel ci insegna a ripartire dalle nostre esperienze, dal cercare e praticare la democrazia
e la pace, assicurando vita e futuro alle nuove generazioni e difendendo spazi che l’umanità ha l’obbligo di conservare anziché distruggere.

A cura di Mario Agostinelli, Luigi Mosca, Alfonso Navarra. Con la presentazione di Emanuele Patti e la prefazione di Antonio Pizzinato. Un’iniziativa editoriale promossa dall’Associazione Energiafelice-Arci  



Nato a Berlino nel 1917 da una famiglia ebraica, protagonista della Resistenza francese e uno dei principali redattori della Dichiarazione universale dei diritti umani, dopo aver pubblicato il pamphlet Indignatevi! si è rivolto soprattutto ai giovani invitandoli ad esigere l’abbandono del nucleare. Tra i temi trattati nel volume, l’uso e i costi delle armi nucleari, il Trattato di non-proliferazione, il ruolo politico delle armi nucleari, il nucleare civile, le strategie per il futuro.
I curatori del libro aggiornano il pamphlet di Hessel e Jacquard alla situazione attuale, con un focus particolare sul contesto italiano. L’opposizione popolare e il referendum nel nostro paese hanno tagliato le gambe agli impianti “civili”, che avrebbero prodotto e accumulato quantità di uranio arricchito e plutonio sufficiente alla realizzazione di diverse bombe. Ma il nucleare militare riprende drammatica attualità attraverso l’aggiornamento delle bombe nucleari Usa nelle basi di Ghedi e Aviano. Sono le nuove B61 che verranno rese trasportabili entro il 2020 sui cacciabombardieri F35.

lunedì 24 marzo 2014

Indipendenza energetica

Comunicato Greenpeace

GREENPEACE A LEADER EU: INDIPENDENZA ENERGETICA SI ALLONTANA SENZA DECISIONI IN MATERIA DI RINNOVABILI.

Roma, 21.03.2014 - I leader dell'Unione Europea, riunitisi ieri e oggi al Consiglio Europeo hanno, per l’ennesima volta, rinviato le decisioni su un nuovo accordo in tema di clima ed energia che avrebbe finalmente permesso all'Europa di non dipendere più da costose importazioni di combustibili fossili.

I capi di Stato e di governo hanno riconosciuto la necessità per l'Europa di rafforzare la propria indipendenza energetica sulla scia della crisi ucraina, ma non hanno adottato le necessarie misure. Non sono riusciti a trovare un accordo su nuovi obiettivi per ridurre le emissioni di CO2, sviluppare le energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica entro il 2030.

«Sembrerebbe che Putin e tutti i petrolieri tengano al guinzaglio i leader europei – commenta Luca Iacoboni, responsabile clima ed energia di Greenpeace Italia, alla fine del vertice. Rimandando la decisione, fiumi di soldi continueranno ad uscire dall’Unione Europea per entrare nelle tasche degli oligarchi russi, degli sceicchi arabi e dei soliti noti da cui a parole vorremmo diventare indipendenti: cosa impossibile senza un chiaro sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica».

Nel 2012, l’Europa ha speso in totale circa 545 miliardi di euro per le importazioni di energia, e l’Italia da sola ne ha spesi circa 62 miliardi di euro, sei volte il taglio IRPEF promesso da Renzi.

«Renzi in questo campo finora è stato un rottamatore solo a parole: la sua posizione sulla lotta ai cambiamenti climatici è troppo debole e non lascia presagire nulla di buono in vista del semestre italiano di Presidenza UE – prosegue Iacoboni - in due giorni più di 15 mila persone hanno chiesto al Presidente del Consiglio un impegno concreto per obiettivi ambiziosi in favore di rinnovabili ed efficienza, ma lui ha dimostrato di essere ancora legato al passato e alla lobby delle fonti fossili. Abbiamo invece bisogno e presto de #lasvoltabuona anche per il clima».

Greenpeace supporta tre obiettivi vincolanti a livello nazionale per la riduzione di almeno il 55 per cento delle emissioni di CO2, l’aumento al 45 per cento della quota da rinnovabili e l’incremento del 40 per cento dell’efficienza energetica

 

venerdì 21 marzo 2014

Comunicato Chiarelettere

Il sistema trasversale che nasconde la verità degli abusi e minaccia la democrazia
IL PARTITO DELLA POLIZIA
di Marco Preve

Presentazione a Roma martedì 25 marzo ore 18.00 con l’autore intervengono:
Filippo Bertolami, Vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, Dirigente sindacale ANIP e Ferruccio Sansa (Il Fatto quotidiano)
Libreria Ibs, via Nazionale 254, 255


Chiarelettere, Collana Principio Attivo, pp. 288, euro 13,90
Scheda libro: http://bit.ly/PWSuFV

PRETESTI
“Speriamo che muoiano tutti. Tanto uno già... 1-0 per noi.”
La polizia dei De Gennaro, Manganelli, Gratteri e Caldarozzi non ha mai ritenuto di dover scoprire, per punirla, il nome della poliziotta del 113 che così si espresse dopo la morte di Carlo Giuliani, luglio 2001.

“Lo si teneva fermo, venivano legate le gambe e poi cominciavano a iniettare dell’acqua e sale con un imbuto.”
Salvatore Genova, commissario in pensione, racconta, trent’anni dopo, le torture ai brigatisti a cui assistette nel 1982.

“Segatto lo colpiva alle gambe con il manganello, Pontani e Forlani lo tenevano schiacciato a terra mentre Pollastri lo continuava a percuotere.”
La Cassazione ricostruisce l’uccisione di Federico Aldrovandi a opera di quattro poliziotti nel 2005.

“Non possiamo accettare di credere che questa istituzione non possa offrire schiere di funzionari capaci e onesti, in grado di rimpiazzare gli insostituibili.”
Enrico Zucca, pm al processo Diaz di Genova.

“Qualcosa potrebbe cambiare se ci fosse una presa di coscienza più forte all’interno della polizia di Stato,
improbabile se non preceduta da un vero rinnovo della classe dirigente, che stimoli i più indignati a prendere coraggio.”
Filippo Bertolami, vicequestore e sindacalista di polizia.

“La polizia che gestisce appalti milionari lo fa con deroghe selvagge alle procedure, produce anomalie che a loro volta generano ‘reiterate violazioni’ delle regole imposte dal Codice dei contratti pubblici.”
Relazione della Commissione ministeriale a cura del prefetto Bruno Frattasi.

“L’interesse della politica – tutta la politica, senza distinzioni – ad avere rapporti diretti e privilegiati con i vertici della polizia, ma nella quotidianità anche con la base, è un (mal)costume che esiste da sempre.”
Francesco Carrer, criminologo, consulente di forze dell’ordine, organismi ed enti locali in tema di sicurezza.

“Non c’è la consapevolezza di una patologia. Qui in Italia si vogliono salvare le persone. È un sistema di potere per cui ogni uomo deve rimanere al suo posto.
Chi li tocca è un eversore... anche al stampa ci mette del suo.”
Enrico Zucca, pm al processo Diaz di Genova

SCHEDA
Imputati. Condannati. Premiati. Nessun abuso può essere commesso contro cittadini inermi. Se non è così, i responsabili devono saltare. In Italia ciò non è avvenuto. E continua a non avvenire, dai tempi delle torture alle Br fino alle morti di Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri: la polizia non garantisce la sicurezza, la politica non sorveglia, la stampa non sempre denuncia, la magistratura non sempre indaga. Perché questa anomalia? Come rivela Filippo Bertolami, poliziotto e sindacalista, “negli ultimi anni si è assistito al paradosso di un sistema capace da un lato di coprire e premiare i colpevoli di violenze e insabbiamenti, dall’altro di punire chi ha ‘osato’ mettersi di traverso”.
Vince la paura. Il partito della polizia è troppo forte. troppe protezioni politiche a destra e a sinistra. Da Berlusconi a Prodi, Violante, Renzi. De Gennaro, ora presidente di Finmeccanica, e i suoi collaboratori non si toccano. Troppe onorificenze. Troppe amicizie. Anche tra i media. Intanto le auto rimangono senza benzina e gli agenti continuano ad avere stipendi da fame mentre vengono assegnati appalti miliardari. Il partito della polizia è anche il partito degli affari. “Se non c’è una cultura del diritto in chi orienta il pensiero collettivo – sostiene il criminologo Francesco Carrer – mi chiedo come possa nascere in un corpo di polizia i cui vertici sono più attenti ai desiderata dei politici che alle esigenze di chi è in prima linea.”

Marco Preve, giornalista, è nato nel 1963 a Torino. Cresciuto a Savona, vive a Genova dove è cronista di giudiziaria, ma non solo, della redazione locale de “la Repubblica”. Ha seguito le indagini sul serial killer Donato Bilancia, il giallo della contessa Agusta, le principali inchieste in tema di corruzione e soprattutto il G8 di Genova del 2001 e tutti i processi che ne sono seguiti. Collabora con “l’Espresso” e “Micro-Mega”. Ha un blog intitolato “Trenette e mattoni”, e ha scritto due libri, sempre con Chiarelettere: IL PARTITO DEL CEMENTO, nel 2008, con Ferruccio Sansa; LA COLATA, nel 2010, con Ferruccio Sansa, Andrea Garibaldi, Antonio Massari e Giuseppe Salvaggiulo.

giovedì 20 marzo 2014

Comunicato Adoc
 
ROMA: VIA GLI AMBULANTI DAL COLOSSEO PER ARRIVO OBAMA, ADOC SI AUGURA CHE VENGANO DEFINITIVAMENTE TOLTI
Adoc lancia un appello a Bulgari: insieme alla Scalinata di Trinità dei Monti venga restaurata anche la collegata Passeggiata
Roma, 20 marzo 2014 – Con l’arrivo di Obama previsto per il prossimo 27 marzo, per ragioni di sicurezza verranno allontanati tutti gli ambulanti e camion bar presenti nella zona Colosseo. L’Adoc chiede di approfittare dell’occasione e di far sì che l’intera zona rimanga sgombra dagli ambulanti.
“Ci auguriamo che dopo la visita di Obama l’area archeologica del Colosseo rimanga sgombra dagli ambulanti e camion bar – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – dall’uscita della metro Colosseo fino a L.go Corrado Ricci sono oggi disseminati camion bar in media ogni 50 metri, considerando che il tratto di strada è lungo 400 metri e sono presenti 8 camioncini. Un degrado urbano insopportabile per la Capitale.  Va considerato inoltre che la zona continua ad essere trafficata, tra autobus, taxi e vetture di servizio, e che i lavori in corso riducono sensibilmente lo spazio a disposizione per i cittadini. Bisogna imporre il divieto di sosta per i camion bar davanti ai principali monumenti e zone di interesse storico, culturale e artistico. E’ assurdo che tutte le principali aree “turistiche” e storiche di Roma, non solo la zona del Colosseo e dei Fori Imperiali, siano invase dai camion bar. Pensiamo a Villa Borghese, a Trinità dei Monti. Per quest’ultima zona lanciamo un appello a Bulgari, che finanzierà i lavori di restauro della scalinata: sarebbe opportuno estendere il raggio d’azione dei lavori, fino a sanare l’annosa e degradante condizione della Passeggiata di Trinità dei Monti, appena sopra la scalinata. Una via fondamentale dal punto storico e artistico ridotta in condizioni pietose dalle enormi buche ai lati della strada. Percorrere a piedi Viale della Trinità dei Monti è una vera e propria impresa: da un lato file di macchine parcheggiate, dall’altro enormi buche lasciate scoperte e pavimentazione dissestata. Va migliorata sensibilmente la situazione del decoro urbano, Roma non può continuare in questo modo, è un danno per i cittadini e per l’intera città.“

"Tempesta di tweet su Renzi"

Comunicato Greenpeace

GREENPEACE: TEMPESTA DI TWEET SU RENZI PER CHIEDERE LA #SVOLTABUONA SUL CLIMA

Roma, 20.03.2014 - I Capi di Stato e di Governo sono riuniti oggi e domani a Bruxelles per discutere, nel Consiglio Europeo, gli obiettivi da adottare entro il 2030 in materia di clima ed energia. In questi giorni verranno prese decisioni che influenzeranno il futuro, non solo energetico, di tutte le prossime generazioni.

Per questo ieri Greenpeace, con l’appoggio di circa 12 mila persone nell’arco delle 24 ore, ha chiesto tramite Twitter a Matteo Renzi, che rappresenta oggi l’Italia a Bruxelles, di impegnarsi per tre obiettivi ambiziosi e vincolanti al 2030: taglio del 55% delle emissioni di CO2, 45% di quota di energia da fonti rinnovabili e aumento del 40% dell’efficienza energetica. Le richieste dell’associazione hanno così riempito il social network più amato dal Presidente del Consiglio, portando il tema del cambiamento climatico all’attenzione di un’ampia platea.

Alla vigilia del summit di Bruxelles, inoltre, Greenpeace è entrata in azione presso la centrale a carbone di Novaky, in Slovacchia, un impianto della Slovenske Elektrarne, società controllata da Enel. Sulla centrale, le cui emissioni sono causa (secondo uno studio dell’Università di Stoccarda) di circa 300 morti premature l’anno, Greenpeace ha proiettato diverse scritte di protesta tra cui “Renzi #cambiaverso”, per sollecitare il neo premier – alla vigilia della nomina dei nuovi vertici di Enel – a imprimere alla multinazionale italiana un corso nuovo, per rottamare le fonti fossili e investire sulle rinnovabili.

«La rivoluzione energetica da noi promossa – dichiara Luca Iacoboni, Responsabile della Campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia – permetterebbe la creazione di 20 mila posti di lavoro diretti al 2020, poco meno del numero totale dei lavoratori impiegati negli stabilimenti italiani FIAT (circa 24 mila). Inoltre, si potrebbero risparmiare, da qui al 2050, 380 miliardi di euro, in media 9,8 all'anno, tre volte la cifra prevista dal Governo Renzi per finanziare il piano scuole».

Con il semestre italiano di presidenza UE che inizierà a luglio, il ruolo dell’Italia nella definizione degli obiettivi al 2030 in tema di clima ed energia sarà fondamentale. «Vogliamo che Renzi passi dalle slide ai fatti, e il Consiglio UE di oggi e domani – continua Iacoboni – è l’occasione per farlo. Solo con una posizione forte in favore di rinnovabili ed efficienza energetica l’UE potrà presentarsi al prossimo summit sul clima chiedendo alle altre grandi potenze di impegnarsi contro i cambiamenti climatici».

Il laboratorio (glasnost) e due regole d'oro

Aspetto giorni migliori per postare qualche foto del rotazioni lab, in quanto tuttora in questo luogo - che dà il titolo a questo blog - vige il più assoluto kaos. Ora però, rispetto a qualche tempo fa, ci si può almeno entrare. A un certo punto, in preda alla disperazione, avevo persino immaginato una specie di funivia su cui sorvolare la distesa di cose, che nella mia ottica sono "materiali" e che altri definiscono "immondizia". Mentre lo spazio del rotazioni lab non riusciva a prendere corpo e si succedevano ritrovamenti spettacolari (un tavolo da lavoro magnifico, ma con le gambe segate, una lavagna, una bici intera, monopattini, ferri ecc.) ho avuto tempo di riflettere. Nel frattempo accantonavo pretese di falegnameria, riducendo il settore legno a carpenteria e piccola falegnameria, ritocchi, stuccature, gommalacca, ecc. Questo permetteva di recuperare spazio. E intanto riflettevo, perché la riflessione è alla base dell'organizzazione dello spazio, fra le altre cose.

Il vero problema è che il rotazioni lab, con il suo esiguo spazio, è un laboratorio ma anche un magazzino. Con lunghe trattative diplomatiche riuscivo a parcheggiare le mie circa 15 biciclette fuori dal laboratorio, ma al sicuro. Restava però il problema di fondo: come organizzare lo spazio? Uno spazio limitato, in cui puoi mettere scaffali, inventarti qualcosa sul soffitto, eliminare un mobile, ma uno spazio che rimane in sostanza lo stesso, a meno di un piano casa berlusconiano, senza però avere i soldi.
Il web è abbastanza avaro di immagini relative a laboratori di riparazione e autocostruzione, studi di artisti. Ne ho visti diversi: ci sono scaffali, ampi tavoli, attrezzi e tanto, tanto spazio. Infatti, questi laboratori sono caratterizzati da  spazi estesi, non necessariamente ben organizzati, ma in cui lo spazio aiuta a tenere in ordine. C'è chi dice che non è vero e che anche in 300 metri quadri creerei disordine (come patologico raccoglitore compulsivo, ma non lo sono, suvvia, mi limito al metallo). Ma è indubbio che il rotazioni lab, per quanto lo si possa glorificare, rientra nella categoria del tugurio, garage o cantina dove lavorare ai propri passatempi. Quello che rende drammatica la situazione è la necessità di stipare oggetti, la materia prima, e i progetti in corso (qualcuno anche di Archi). Pertanto il vero problema è il suo essere magazzino, oltre che laboratorio.
La prima regola che si dovrebbe osservare in un luogo del genere è: togliere le chiavi dalla toppa, una volta aperta la porta. Lo dico ai giovani. La chiave nella toppa si può piegare o rompere, trasportando oggetti: in quel caso si deve dedicare molto tempo e soldi al ripristino della porta. Però si impara a farlo.

La seconda regola, che potete leggere anche nel manuale di un trapano cinese, in un italiano improbabile, è tenere in ordine. Non arrivo a dire "tenere pulito", ma in ordine sì. Il disordine è una delle principali cause d'infortunio, ecc. Per tenere in ordine devi avere poche cose, l'ideale sarebbe uno spazio vuoto, con scaffali per gli attrezzi e poco altro. C'entra pure il Feng Shui, in versione razionalistica, senza dover per forza evocare le energie, ecc.:  cioè se hai delle cose tra i piedi, lavori male. Un mio amico che fa il meccanico in un negozio (e che ora ha aggiornato il look dei baffi) non vuole avere nemmeno le persone intorno, per un raggio di due metri: ha ragione.



Comunicato Cervellinazione

Giroparchi blogger contest: un premio per comunicatori digitali a impatto zero


Un contest nato con la campagna “M’illumino di meno” lanciata da Caterpillar (Radio2) e dedicata al risparmio energetico

C’è tempo fino al 14 aprile per inviare un post e vincere un premio green friendly offerto dal progetto Giroparchi


Cogne (AO), 19 marzo 2014

 
E’ ancora aperto il contest dedicato ai blogger lanciato dal progetto Giroparchi al 14 febbraio in occasione della sua adesione alla popolare campagna radiofonica “M’illumino di meno” lanciata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar (Radio2) e dedicata al risparmio energetico.
Fino al 14 aprile 2014 è possibile partecipare inviando un post composto  da un massimo di 1000 parole sul tema: “tutto ciò che si può fare in montagna senza  energia elettrica”. Il testo, redatto in lingua italiana, dovrà essere accompagnato, a scelta, da un massimo di 3 fotografie inedite, ad alta risoluzione e in formato jpg o da un breve video, in formato digitale (preferibilmente in formato mp4).
Con lo spirito di vivere e raccontare creativamente la montagna in assenza di energia elettrica, il blogger contest si propone di sensibilizzare sul tema dell’ambiente montano come luogo fruibile senza dispendio d’energia.

Al primo classificato vanno  una cena a chilometri zero nel territorio del Gran Paradiso, una Carta dei sentieri Giroparchi e la pubblicazione del post sul sito del progetto Giroparchi e sul sito di Fondation Grand Paradis. Premi anche per il secondo e il terzo classificato.

I blogger interessati possono inviare il loro post all’indirizzo info@grand-paradis.it
Il regolamento del concorso e i premi in palio sono consultabili su www.grand-paradis.it e www.giroparchi.it.


Il territorio Giroparchi si conferma così, per il terzo anno consecutivo, sensibile al tema del risparmio energetico e attivo nel promuovere la sostenibilità ambientale. Proprio nella notte del 14 febbraio i Comuni coinvolti dal progetto Giroparchi hanno aderito all’iniziativa con varie azioni di risparmio energetico. Il comune di Cogne, che già utilizza le luci Led a basso consumo e un sistema di spegnimento automatico dei lampioni, il 14 febbraio ha spento simbolicamente le luci della piazza principale, ad Introd, Rhêmes-Notre-Dame, Villeneuve e Champorcher è stato ridotto il riscaldamento, l’illuminazione e l’elettricità negli uffici e nei luoghi pubblici; ad Aymavilles i lampioni sono rimasti spenti dalle 18 alle 24. Fondation Grand Paradis ha limitato il riscaldamento durante l’orario d’ufficio e ha limitato i consumi elettrici, utilizzando le candele come fonte di illuminazione nel tardo pomeriggio.

La scheda di iscrizione al blogger contest scaricabile a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/scheda_di_iscrizione_blogger_contest.pdf

Il regolamento del contest scaricabile a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/giroparchi_blogger_contest_-_regolamento.pdf

Le azioni di risparmio energetico effettuate il 14 febbraio 2014 consultabili a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/azioni_di_risparmio.pdf


Il Progetto Giroparchi si propone di creare un nuovo prodotto turistico unitario e un percorso di scoperta delle aree parco del Gran Paradis e del Mont Avic.
L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto Giroparchi (PAR FAS 2007/2013), che persegue l'obiettivo di valorizzare la vocazione al turismo naturalistico e culturale dell’area del Gran Paradiso e dell’area del Mont Avic, promuovendo l'integrazione e lo sviluppo delle attività economiche connesse al turismo sostenibile. I territori del Parco Nazionale Gran Paradiso e del Parco Naturale Mont Avic, insieme costituiscono un importante corridoio ecologico livello europeo.
Comunicato Ass. Ex Lavanderia

RESTITUIAMO IL SANTA MARIA DELLA PIETA’ AI CITTADINI
Firmiamo la legge regionale
Il Santa Maria della Pietà è essenziale per la cultura e la memoria della città.
E’ il luogo dove migliaia di persone sono state isolate, recluse, violate in nome della psichiatria della segregazione. Ma è anche il luogo dove operatori coraggiosi hanno condotto la dura battaglia per la sua deistituzionalizzazione che ha portato all’approvazione della Legge 180, la più avanzata del mondo in tema di approccio al disagio mentale. E’ il luogo dove da quasi 20 anni si sono spese energie e passioni in un progetto di riutilizzo pubblico degli edifici che lo compongono, che mette al centro arte, cultura, socialità, condivisione.
Oggi c’è il rischio concreto che l’Ex Manicomio di Roma possa essere messo in vendita o che torni ad essere un concentrato di malattia e disagio psichico, facendo rientrare dalla finestra ciò che il movimento basagliano ha fatto uscire dai cancelli.
Oggi è necessario che le Istituzioni, finalmente, ascoltino ed accolgano le proposte dei cittadini: un Polo Culturale, il ripristino degli Ostelli della Gioventù, la tutela del Parco, una gestione pubblica e sana delle risorse da investire per dare completa applicazione alla Legge Basaglia.
A cento anni esatti dall’inaugurazione del Santa Maria della Pietà, sosteniamo la campagna “Si può fare”, e firmiamo con piena convinzione  la legge regionale d’iniziativa popolare per l’uso pubblico, sociale e culturale dell’Ex Manicomio di Roma, promossa dall’Associazione Ex Lavanderia.
Perché un giorno, che ci auguriamo il più vicino possibile, le mura che hanno rinchiuso un’umanità fragile, aggiungendo dolore ed esclusione alla sofferenza interiore, esprimano musica, teatro, arte, relazioni umane: virus benefici, follia creativa, antidoti contro ogni logica manicomiale.

Le iniziative per firmare, per conoscere, per cambiare alla Ex Lavanderia e nella città dal 21 marzo al 30 aprile

Venerdì 21 marzo h 20,30, Ex Lavanderia (Pza S.Maria della Pietà 5, Pad31): proiezione del film "L'uomo
Gallo" con la presenza del regista Dario D'Ambrosi. A seguire, concerto del pianista (compositore della
colonna sonora del film) Francesco Santalucia.

Venerdi 21 marzo h. 19 - Assemblea per preparare le iniziative per il centenario del S.Maria della Pietà - via Nola, 5

Sabato 22 marzo h. 15 Ex Lavanderia - caffetteria tatawelo, seminario sull utilizzo dell'aloe

Sabato 22 marzo h 18,00 Ex Lavanderia - Serata NO TAV - cena etnica, video e performance

Domenica 23 marzo h 18,30 Circolo Arcobaleno (Via Pullino 1): proiezione del film "L'uomo Gallo" con la
presenza del regista Dario D'Ambrosi. A seguire, concerto del pianista (compositore della colonna
sonora del film) Francesco Santalucia.

Domenica 23 marzo h 17,00 Ex Lavanderia - presentazione film-documentario "Quando Canaro aveva
già l'orchestra" di Giuseppe Baccaro, alle 18,00 segue pratica Tango.

Venerdi 28 marzo h 18,00 Ex lavanderia - Festa laboratorio Danze Bretoni

Sabato 29 marzo Ex Lavanderia - Festa per "Zambo"

Domenica 30 marzo h 18,30 Ex Lavanderia (Pza S.Maria della Pietà 5, Pad31): proiezione del film
"Roba da Matti", introdotto dal regista, Luigi Pitzianti, e dall'ex infermiere del S.Maria della Pietà,
Adriano Pallotta che racconterà i suoi "Aneddoti simpatici dal manicomio".

Dal 4 al 6 aprile , ex lavanderia - venerdi e sabato dalle 16,30 alle 19,30 , domenica dalle 10,30 alle
12,30 e dalle 16,30 alle 19,30 "La prima Mostra degli artisti Sperimentalisti" di "La piccola Accademia di Lagado"

Venerdì 4 aprile h21 Ex Lavanderia - Concerto dei Letizia Drums

Sabato 5 aprile h 10,30 Caffetteria tatawelo - Incontro sul mangiare bene

Domenica 6 aprile Ex Lavanderia ore 10.30-14.00 - Mercatino Giornata La bella Ex Lavanderina

Venerdì 11 aprile h. 20,30 Circolo Arcobaleno (Via Pullino 1): proiezione del film "Roba da Matti" con la
presenza del regista Enrico Pitzianti.

Sabato 12 aprile Ex lavanderia - Milonga Vejo Lavadero per la liberazione di Marwan Barghouti

Lunedi 28 aprile h 21 Cinema Palazzo (Pza dei Sanniti 9/A): proiezione del film "Roba da Matti" con la
presenza del regista Enrico Pitzianti.

Mercoledi 30 aprile h 21 Cinema America (Via Natale del Grande 6): proiezione del film "Piano sul pianeta (malgrado tutto, coraggio Francesco!)" con il regista Fabrizio Ferraro ed alcuni attori

 In tutte queste iniziative si firma per la campagna "Si può Fare"

mercoledì 19 marzo 2014

Epistolario Fiab-Aci



Pronto ACI? Qui FIAB.
Mercoledì, 12 Febbraio 2014 06:24
Qualche giorno fa l’avv. Jacopo Michi, nostro socio fiorentino, ha scritto al Presidente dell'ACI, in merito alle  affermazioni riportate dal quotidiano Repubblica, ricevendo una sollecita e garbata risposta.
Poichè si discute su numeri e incidentalità, Michi ha chiesto un parere all’Ing. Edoardo Galatola, responsabile sicurezza FIAB, che ha ritenuto utile rispondere di persona al Presidente dell’ACI.
Rendiamo pubblico questo “carteggio” sottolineando con piacere una nota positiva. Nonostante le diverse posizioni, Angelo Sticchi Damiani concorda sulla necessità di ripensare e rimodellare l’ambiente urbano, aprendo ad un dialogo costruttivo con FIAB.
Per cominciare, l’abbiamo invitato a partecipare al seminario di venerdì 14 febbraio a Montecitorio su politiche europee per la ciclabilità e modifiche legislative.

La risposta del Presidente dell’ACI all’avvocato Jacopo Michi

Pregiatissimo Avvocato,
ho letto con attenzione i Suoi commenti alla mia intervista a "La Repubblica" sulla possibilità di concedere ai ciclisti la facoltà di andare contromano sulle strade urbane. Pur comprendendo le perplessità assunte in difesa della categoria rappresentata dalla Federazione Italiana Amici delle Biciclette, mi sento il dovere di confortarLa sul fatto che ogni mia azione — prima ancora che ogni mia parola — si basa sull'analisi dei numeri: sono ingegnere da 44 anni e non riesco a concepire modo diverso di comportamento o di pensiero.
Come presidente dell'Automobile Club d'Italia, Le evidenzio inoltre che i più autorevoli studi internazionali, tra cui il Rapporto ACI-ISTAT sugli incidenti stradali in Italia e in Europa, sottolineano che:
- il rischio di mortalità in bicicletta è più del doppio di quello delle autovetture;
- una bicicletta circolante su strade aperte al traffico ha una probabilità di incorrere in un incidente 8 volte superiore rispetto a un'automobile;
- il  50% degli incidenti che coinvolgono un velocipede sono imputabili al comportamento scorretto del ciclista (guida distratta, mancato rispetto della segnaletica, manovre irregolari, guida contromano).

Della possibilità per le biciclette di circolare contromano si discute da tanto tempo. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha diramato già nel 2011 una circolare (prot. n. 6234 del 21 dicembre, a firma del Direttore Generale, ing. Sergio Dondolini) sulla circolazione delle biciclette contromano nelle cosiddette "zone 30", ponendo però alcune condizioni inderogabili come lo scarso volume di traffico e un'ampiezza minima della strada pari a 4,25 metri. Chiunque giri quotidianamente sulle strade urbane italiane sa bene quanto tali condizioni siano difficilmente realizzabili, non soltanto per la considerevole congestione veicolare. Il gran numero di veicoli in sosta a bordo strada restringe notevolmente lo spazio vitale per la circolazione stradale e riduce in modo pericoloso la visuale per chiunque conduca un veicolo, sia a due che a quattro ruote.

Alla luce di tutto ciò, pensare ancora di pedalare contromano mi sembra davvero un controsenso. Non soltanto per il legislatore, ma soprattutto per chiunque circoli responsabilmente su strada, in auto come in bicicletta.

Questa convinzione è suffragata anche dalla mia esperienza di ingegnere applicata all'urbanistica e ai trasporti. Basta guardare proprio ai modelli di mobilità in Europa che Lei cita per cogliere l'impossibilità di una loro replica tout court nei nostri centri urbani. E' infatti evidente che la maggior parte delle "zone 30" di molte città straniere presentano caratteristiche strutturali profondamente diverse dalle realtà italiane: i pochi automobilisti che vi transitano percepiscono subito di essere in uno spazio dove la precedeva spetta alle cosiddette "utenze vulnerabili", che come tali sono appunto protette in queste aree dove il traffico motorizzato è "tollerato" ma fortemente circoscritto con restringimenti della sezione stradale, cambi di direzione, sopraelevazioni della carreggiata e dei passaggi pedonali, riduzione al minimo della segnaletica stradale.

Il nostro ambiente urbano va quindi totalmente ripensato e rimodellato per essere davvero sostenibile, non solo da un punto di vista ecologico ma anche - e soprattutto - da un punto di vista economico e sociale. Non a caso il 70% degli incidenti stradali avviene in città: basta questo dato ad evidenziare il fabbisogno di sicurezza stradale del Paese. Guardando al futuro, dobbiamo intraprendere un percorso di sviluppo dei nostri centri urbani perseguendo logiche ed esperienze di smart city, che certo non si applicano agendo solo sulle regole di circolazione. Ridisegniamo prima le città e poi adatteremo di conseguenza il Codice della Strada.

L'Automobile Club d'Italia e tutte le sue strutture nazionali e locali collaborano da oltre 100 anni con le Istituzioni del Paese in un insieme di sinergie sistemiche per una mobilità più sicura ed efficiente. Saremmo ben lieti di avviare un confronto costruttivo e propositivo anche con la Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Spero quindi di risentirLa presto.

Con i più cordiali saluti

Angelo Sticchi Damiani
Presidente dell’ACI – Automobile Club d’Italia

La risposta di Edoardo Galatola al Presidente dell'ACI

Gentile Ing. Sticchi Damiani,

l’Avv. Jacopo Michi ha condiviso lo scambio epistolare tra voi avvenuto invitandomi, in qualità di responsabile sicurezza FIAB, a intervenire.

Ho apprezzato molto le Sue note per la cortesia della sollecita risposta ed i modi garbati dell'esposizione. Per cui intervengo volentieri rispondendo ad alcune sue sollecitazioni.

Il mondo degli utenti della bicicletta è in effetti estremamente vasto, comprendendo tutti gli strati sociali e tutte le professioni (anche i piloti di formula uno!) per cui ho la ventura di essere ingegnere anch'io e nella fattispecie di occuparmi professionalmente di analisi di rischio da 30 anni.

Non posso quindi che trovarmi pienamente d'accordo con Lei nell’affrontare l'argomento scientificamente e con l'ausilio dei numeri, trattandosi di un problema culturale per cui è da rifuggire qualsiasi tentazione di difesa corporativa, da qualsiasi parte provenga.

Come Lei mi insegna ai numeri si può far dire qualsiasi cosa, per cui è fondamentale definire prima il campo di applicazione.

Intanto una prima osservazione di carattere generale. L’impostazione da lei fornita indica il seguente assunto: poiché andare in bicicletta è più pericoloso che andare in automobile, ne consegue che occorre limitarne l’uso. Questa osservazione (che potrebbe essere estesa anche allo spostamento pedonale per gli stessi motivi) oltre che politicamente poco sostenibile, ha anche una forte debolezza nel non precisare in quali condizioni si consideri più pericoloso andare in bici. È evidente che pedalare in autostrada implicherebbe un rischio elevatissimo e inaccettabile, mentre, di converso, questo non sarebbe assolutamente vero in una ZTL.

Diventa quindi utile affrontare le singole enunciazioni, partendo come base informativa dagli stessi studi che Lei cita.

 “Il rischio di mortalità in bicicletta è più del doppio di quello delle autovetture”
Il dato che Lei cita a proposito del rischio doppio in bici in bici rispetto all’auto si riferisce  certamente all’indice di mortalità (rapporto tra numero dei morti su un mezzo rispetto al numero degli incidenti in cui quel mezzo è coinvolto), ovvero (sempre da fonte Istat 2012) 1,62 per le bici e 0,71 per le auto (per inciso 2,46 per i pedoni e 1,74 per i motocicli). Traducendo: a parità di incidente se si scontrano un’auto e una bici, la bici ha la peggio (un discorso del tutto analogo vale per i pedoni). Non ci voleva un genio per scoprirlo. In realtà questo dato è incompleto e fuorviante, perché per calcolare il rischio individuale occorre tener conto anche del numero di incidenti occorsi e della velocità di impatto. Infatti le conseguenze cambiano in funzione della velocità; in uno scontro a 50 km/h la mortalità è del 50%, mentre già a 30 km/h la probabilità scende al di sotto del 10% fino ad essere paragonabile al rischio di caduta del ciclista o del pedone da solo. Quindi in una Zona 30 dove diminuiscono gli incidenti (vedi quanto precisato nei successivi capoversi) e si riducono le velocità l’assunto non ha più ragion d’essere.

“Una bicicletta circolante su strade aperte al traffico ha una probabilità di incorrere in un incidente 8 volte superiore rispetto a un'automobile”
L’affermazione in oggetto è di più dubbia analisi. Probabilmente vuole riferirsi ai morti per passeggero*km percorso; questo dato però non è fornito dalle statistiche ACI-ISTAT (in particolar modo per la mancata rilevazione dei km percorsi da parte delle biciclette, anche che è un’informazione che sarebbe opportuno analizzare sistematicamente), ma risulta in netto miglioramento per il costante incremento dei km percorsi in bici a fronte di una leggera riduzione (12% negli ultimi dieci anni) dell’incidentalità. In realtà occorre tener presente la significativa differenza dei km percorsi in bici e in auto da ogni utente per spostamento, per cui è più rigoroso riferirsi alla composizione modale degli spostamenti per un’analisi comparata. Basandosi sui dati ISFORT più recenti possiamo assumere un 4-5% di modal split ciclistico a fronte di un 65% automobilistico. Poiché nel 2012 si sono verificati  230.184 incidenti coinvolgenti autovetture  (66% del totale) e 17.885 coinvolgenti biciclette (5,2%), se gli spostamenti in bici raggiungessero quelli in auto a parità di incidentalità (e si sa che invece l’incidentalità diminuirebbe) gli incidenti in bici equivalenti sarebbero 17.885*65/5 = 232.505, esattamente gli stessi di quelli in auto. Ne consegue che la probabilità di essere coinvolti in un incidente sarebbe esattamente la stessa per auto e bici. Se poi si considera che il 75% di incidenti alle auto avviene in città risulta che probabilmente è vero il contrario, ovvero che è più probabile incorrere in un incidente in macchina che in bici.

“Il 50% degli incidenti che coinvolgono un velocipede sono imputabili al comportamento scorretto del ciclista (guida distratta, mancato rispetto della segnaletica, manovre irregolari, guida contromano)”
Anche l’affermazione per cui il 50% degli incidenti ai ciclisti è imputabile al loro comportamento scorretto è piuttosto generica e imprecisa, per come sono fatti i verbali. Assumendo però per buono il dato occorre osservare che il 40% degli incidenti ai ciclisti (ovviamente non quelli gravi) avviene per caduta da solo (dato ricavato dal rapporto sull’incidentalità della Provincia di Milano e Osservatorio Utenze deboli). In questi incidenti, ovviamente, la colpa è sempre (o quasi) del ciclista. Quindi solo il 10% degli incidenti con altri veicoli vede la colpa dei ciclisti. È evidente l’assunto è semplicistico, ma vuole solo evidenziare che trattasi di un falso dato, rilevante solo per il suo impatto mediatico. Infatti gli incidenti sono sempre generati da un errore ed occorre fare in modo che anche a seguito di errori le conseguenze restino limitate.

Analizzando i numeri, pertanto, l’acclarata pericolosità dell’andare in bici tale da doverne limitare l’uso non risulta.

Anzi, come dimostrato da studi statistici effettuati, è vero il contrario. Jacobsen, Inj Prev 2003;9(3):205-9, ha calcolato che raddoppiando il numero dei ciclisti in strada il rischio individuale per km si riduce del 34% mentre se i ciclisti si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Questi dati trovano riscontro nella riduzione di incidentalità complessiva registrata in tutti i paesi ad elevata mobilità ciclistica (posso essere molto più dettagliato in merito), in particolare quando il modal split supera il 15% del totale.

A tal proposito è bene approfondire l’utilità delle Zone 30, la cui efficacia pare essere messa in dubbio allorquando si dice che, in particolar modo per il controsenso, occorre porre indicazioni di forte limitazione richiedendo scarso volume di traffico e ampiezza minima di 4.25 m. Queste limitazioni non trovano ragione d’essere. Infatti è possibile citare in merito il più autorevole studio sinora prodotto, “Effetto dell’introduzione delle Zone 30 (20mph) sugli incidenti stradali a Londra, dal 1986 al 2006: analisi della serie di dati”,  Chris Grundy e altri, 10 dicembre 2009, BMJ 2009;339:b4469 per cui l’introduzione delle zone 30 ha dimezzato gli incidenti (-42% per la precisione) e più che dimezzato morti, feriti gravi e incidenti ai bambini più piccoli. Tutto ciò avendo consentito la percorrenza controsenso in condizioni di velocità massima ridotta.

Quanto all’affermazione per cui le zone 30 di altri paesi sarebbero decisamente migliori di quelle italiane, me la sarei aspettata da un articolista dello “Spiegel” piuttosto che dal più autorevole rappresentante della mobilità motoristica italiana; già “die Zeit” a novembre 2013 (Italiens Regierung will Autos aus den Städten verdrängen) titolava sulla positiva rivoluzione della mobilità in atto in Italia.

Il nostro è un paese con capacità ed energie che sempre emergono quando le si ritengono necessarie. L’esempio della rivoluzione del divieto di fumare, applicata dal nostro paese immediatamente nella sua interezza sta lì a dimostrarlo.

Per concludere mi trovo pertanto in totale accordo con la Sua affermazione circa l’importanza di ripensare e rimodellare l’ambiente urbano, mentre dissento dall’assunto “prima cambiamo le città e poi il Codice” dato che sarebbe un incentivo a mantenere lo status quo.

Da quanto brevemente dissertato, proprio con la forza dei numeri, è possibile affermare che le modifiche si possono intraprendere da subito, che gli interventi di facilitazione per l’utenza non motorizzata saranno una spinta per un sensibile miglioramento della vivibilità delle nostre città (il modello rinascimentale ci è invidiato da tutto il mondo) con sensibili miglioramenti per la sicurezza degli spostamenti di tutti.

Tutto ciò nel rispetto reciproco di tutti gli utenti della strada; per cui anche noi saremo ben lieti di continuare confronto e collaborazione con l’autorevole Organizzazione da Lei presieduta.

Voglia pertanto gradire i migliori saluti. Cordialmente

Edoardo Galatola
Responsabile sicurezza e ufficio legislativo FIAB