La
Bicocca al Giro d’Italia per studiare il rapporto tra
fatica e infortuni
La ricerca, svolta dall’Università di Milano-Bicocca
in collaborazione con l’organizzazione del Giro su nove ciclisti del Team Lampre
Merida, sta misurando tappa per tappa potenza, disidratazione, stress degli
atleti. Obiettivo, stabilire la correlazione tra stress, prestazione e rischio
di infortunio.
Milano, 21 maggio 2014 – La
potenza media erogata da un ciclista in una tappa non particolarmente
impegnativa del Giro d’Italia è intorno ai 160/170 watt. Che possono salire fino
a punte di 1.200 watt in una volata in vista del traguardo. In salita si marcia
invece intorno a 300/400 watt medi.
Sono alcuni dei primi dati
raccolti dal progetto Vai In Giro
(VAlutazione del rIschio di INfortunio muscolo-scheletrico
correlabile a stress del metabolismo ossidativo in ciclisti professionisti
partecipanti a competizione ciclistica a tappe GIRO d’Italia), che l’Università di Milano-Bicocca
sta realizzando in collaborazione con l’organizzazione del Giro d’Italia, sugli
atleti del Team Lampre Merida in questa 97° edizione
del Giro.
Che relazione c’è tra lo
stress accumulato da un ciclista durante una gara a tappe come il Giro d’Italia
e il rischio di infortunarsi? Qual è il rapporto tra la fatica percepita dal
ciclista e indicatori come livello di potenza e disidratazione? C’è relazione
tra stress, sonno, disidratazione e resa in gara? Per rispondere a queste
domande il gruppo di studiosi del dipartimento di Scienze della Salute
dell’Università di Milano-Bicocca che realizza la ricerca ha messo sotto
osservazione nove atleti del Team Lampre Merida, inviando un ricercatore al
seguito della squadra dalla prima all’ultima tappa.
Infatti, lo studio, che ha
ottenuto il patrocinio della commissione medica del Giro coordinata da Giovanni
Tredici, docente del Dipartimento di chirurgia e
medicina traslazionale dell’Università di Milano-Bicocca, si propone di
valutare gli indici di stress del metabolismo ossidativo in atleti che
effettuano carichi lavorativi intensi per 24 giorni consecutivi.
In tutte le giornate di tappa,
Luca Pollastri, ricercatore al seguito del Giro, che insieme a Giovani Tredici,
Francesca Lanfranconi, Giovanni De Vito e Antonio Zaza, è autore dello studio,
colloca un potenziometro (clicca
qui per guardare e scaricare la Foto 1) e un computer di bordo (Garmin
510) sulle biciclette di Cunego, Ulissi e compagni e a fine tappa esegue una
valutazione impedenziometrica per misurare il livello di disidratazione. Nei
giorni di riposo, invece, esegue sugli atleti una valutazione della Heart Rate
Varibility, utile per valutare l'interazione fra il sistema nervoso simpatico e
parasimpatico in condizioni di stress.
«A due settimane dall’inizio –
racconta Luca Pollastri, che sta lavorando a stretto contatto con gli atleti e
il team medico della squadra – mi sembra di far parte a tutti gli effetti della
carovana del Giro. La prima cosa che faccio a fine tappa è lo scarico dei dati
del potenziometro e del cardiofrequenzimetro (clicca
qui per guardare e scaricare la Foto 2). Tre ore più tardi faccio
un’impedenza agli atleti applicando elettrodi con corrente a basso voltaggio per
misurare il livello di disidratazione. Questo test, insieme ai dati di peso e
circonferenza della coscia, ci permette di valutare la perdita di peso dovuta
alla disidratazione. Come si sa, se si perde più del 2 per cento di peso in
liquidi, le prestazioni risultano compromesse».
«Per un ciclismo che richiede
una specializzazione sempre maggiore, – dice Diego Ulissi, atleta del team
Lampre Merida - è fondamentale poter basarsi su dati e indagini fisiologiche
precise e scientifiche. Sono personalmente molto contento di poter dare la mia
disponibilità a questa ricerca: ci sta offrendo riscontri interessanti già in
parte utilizzabili durante questo Giro e sono sicuro che, quando sarà terminata,
darà a noi corridori e alla squadra preziose
informazioni».
«Esistono evidenze del fatto
che un utilizzo prolungato e strenuo della catena trasporto-utilizzo
dell’ossigeno, senza adeguati tempi di recupero, possa indurre nell’atleta
patologie da sovraccarico. – spiegano Giovanni Tredici, Francesca Lanfranconi,
Giovanni De Vito e Antonio Zaza dell’Università di Milano-Bicocca – Con questa
ricerca vogliamo stabilire in primo luogo la correlazione tra lo stress del
metabolismo ossidativo e l’infortunio muscolo scheletrico in un ciclista
professionista e in secondo luogo comparare la percezione soggettiva della fatica con indicatori di stress metabolico
come potenza e disidratazione».
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#VaiInGiro
Didascalie
Foto 1:
Le biciclette equipaggiate con i potenziometri che in ogni tappa raccolgono le
informazioni su potenza, velocità, frequenza del battito cardiaco, altitudine e
lunghezza di tappa.
Foto 2:
La schermata mostra i dati di un ciclista che vengono scaricati a fine tappa. Le
linee del grafico rappresentano in diversi colori i valori misurati. Giallo:
temperatura dell’ambiente esterno; rosso: potenza in watt; verde: velocità; blu:
frequenza cardiaca; celeste: cadenza della pedalata.
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