giovedì 26 giugno 2014

Resurrezioni non programmate

Grazie, ottantenni ex-ingegneri della Nasa, e grazie per non aver buttato via le vecchie macchine.



La sonda dormiente

Si definiscono tecno archeologi e amano le missioni impossibili. Sono dei sognatori stagionati ex ingegneri della Nasa, o di ditte aerospaziali, che non arretrano davanti a compiti che tutti gli altri ritengono irrealizzabili. Dopo essere riusciti a recuperare da un deposito di rottami un lettore di nastri magnetici per leggere (e salvare) le prime immagini della terra raccolte da satelliti Nasa, adesso vogliono fare tornare a nuova vita il satellite ISEE 3 (International Sun-Earth Explorer): una missione lanciata nel 1978 e posizionata tra la Terra ed il Sole per studiare il flusso di particelle di origine solare che producono aurore boreali, tempeste magnetiche, disturbi alle telecomunicazioni, tutto quello che oggi si chiama Space Weather. Poi, l'orbita del satellite fu cambiata per mandarlo all'inseguimento della cometa Giacobini Zinner, raggiunta nel 1985. Nel 1997 la missione, che era stata messa su una traiettoria che l'avrebbe portata a sfiorare la Luna nel 2014, venne dichiarata finita. Non fu spenta, rimase in una stato di vita sospesa, in attesa che qualcuno la svegliasse. Nel frattempo, proprio come succede nelle fiabe, la foresta cresceva intorno al castello e rendeva difficile raggiungere la bella addormentata. Nel 1999 la Nasa cambiava i ricevitori-trasmettitori del suo Deep space Network, le sue orecchie spaziali, e si perdeva la possibilità di inviare segnali alla sonda. Ma le tecnologie evolvono ed è ora più semplice costruire trasmettitori personalizzati. Gli ingegneri dell'impossibile, dopo essere riusciti a racimolare con il crowd funding la rispettabile somma di 160.000 dollari, hanno già costruito e provato il trasmettitore che, grazie alla potenza del radio telescopio di Arecibo, manderà il segnale di risveglio alla sonda, ovviamente con il permesso della Nasa. Il direttore di missione di ISEE-3, che ha 81 anni, è convinto che gli strumenti di bordo funzionino ancora e che la sonda abbia abbastanza carburante per essere ridiretta verso la cometa 46P/Wirtanen che potrebbe incontrare nel 2018. I fautori della non-rottamazione dei satelliti ancora potenzialmente funzionanti considerano il progetto ISEE-3 Reboot un banco di prova. Se riusciranno, potrebbe essere il turno di altri satelliti. Tecnologia indistruttibile nella mani di ottantenni innovativi: anche questo è il futuro.

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