lunedì 9 giugno 2014

Ettore Sottsass (1917-2007), La bicicletta

«Non era facile cominciare a vivere in quelle condizioni.
Non avevo soldi e non avevo lavoro e mio padre aveva pochi soldi anche lui. La mia testa era stata consumata dai continui, indispensabili pensieri dedicati alla sopravvivenza. Del passato mi era rimasta soltanto una bicicletta da corsa che mi ero costruito mettendo insieme pezzi di altre biciclette; i migliori pezzi che si trovavano sul mercato, compreso il telaio fatto su misura e smaltato di nero e naturalmente senza marca. Il manubrio – da corsa – era di alluminio e il nastro adesivo di tela per le mani era bianco gesso. Tutta la bicicletta alla fine era colore argento per l’alluminio e l’acciaio; nero il telaio e la sella; bianco gesso il manubrio.
Forse il primo “design” che ho fatto.
Argento, nero e bianco, mi sembrava molto elegante. Erano i colori di un libro non grande, quadrato, che avevo in casa da ragazzo, un libro Jugendstil, La storia dei Nibelunghi illustrata.
Tutte le pagine di carta pesante erano stampate con colori opachi, forse in serigrafia: nero e rosso cinabro o nero e blu oltremare o nero e bianco o nero e argento.
Con la bicicletta argento nero e bianco andavo a trovare Lina a quaranta chilometri da Torino, quando lei passava l’estate con la famiglia in una casa di campagna su una collina. Anche se cercavo di andare piu’ in fretta che potevo venivo sempre lasciato indietro da giovani operai che si allenavano per qualche gara. Ma non soffrivo».
Ettore Sottsass, Scritto di Notte, Adelphi, Milano, 2010

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.