Comunicato Greenpeace
GREENPEACE A RENZI: L’ITALIA
NON DEVE GIOCARE IN RETROGUARDIA SULL’ENERGIA
GENOVA, 27.06.14 – Oggi la
nuova Rainbow Warrior, la nave simbolo di Greenpeace, apre la sua tre giorni a
Genova, dopo la conferenza stampa di Savona-Vado Ligure e la spettacolare azione
di mercoledì a La Spezia, dove è stata scalata e occupata una delle gru di
movimentazione del carbone per la locale centrale termoelettrica. Questa mattina
si è tenuta una conferenza stampa a bordo, durante la quale è stato presentato
il tour “Non è un Paese per Fossili”, che vede la nave impegnata lungo tutte le
coste del Paese per promuovere una profonda trasformazione energetica, in Italia
e in Europa.
Sempre oggi, infatti, inizia il Consiglio Europeo, a
Bruxelles, in cui i leader UE discuteranno di come accrescere la sicurezza
energetica europea, dopo la crisi tra Ucraina e Russia. Sul tavolo dei negoziati
ci sono anche i target che l’Europa si darà per la difesa del clima. Greenpeace
esprime preoccupazione per la posizione incerta del governo italiano che, tra
l’altro, si appresta ad assumere la presidenza di turno dell’Unione europea.
«Quelli che ci giungono dal governo
Renzi non sono buoni segnali» dichiara Andrea Purgatori, alla
sua prima uscita pubblica come presidente di Greenpeace Italia. «Tra pochi giorni comincia il
semestre di presidenza italiano in Europa: rischiamo ancora una volta che il
nostro Paese giochi una partita di retroguardia quando l’Italia e l’Europa hanno
bisogno di investire su rinnovabili ed efficienza energetica. Si tratta di
settori in cui abbiamo un ottimo posizionamento strategico e non ha senso che
sia proprio l’Italia a rallentare questo processo».
Greenpeace ha incontrato
il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha assicurato il suo sostegno
a obiettivi ambiziosi a tutela del clima: riduzione delle emissioni, sviluppo
delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Tuttavia, le dichiarazioni del
ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi (che non ha ancora dato la
disponibilità a incontrare Greenpeace) e le scelte del governo italiano sembrano
puntare in altra direzione: i tagli alle rinnovabili previsti nel provvedimento
“spalma incentivi” rischiano di mettere in ginocchio un intero settore,
allarmando gli investitori stranieri ed esponendolo alla speculazione
finanziaria. D’altro lato, il ministro Guidi continua a promuovere lo
sfruttamento del petrolio sui fondali dei nostri mari, quando di petrolio ce n’è
pochissimo e di pessima qualità, con riserve che nel migliore dei casi
coprirebbero pochi mesi di fabbisogno nazionale. Nessuno, inoltre, sembra
valutare i danni che l’estrazione di queste riserve arrecherebbe a turismo,
pesca sostenibile, ambiente.
Le rinnovabili e l’efficienza energetica
sono la prossima frontiera dello sviluppo, in Italia e nell’UE, come mostrano
tutte le ricerche più avanzate. Ma la politica sembra ancora attardarsi su
vecchi modelli energetici. «In questi mesi – spiega Andrea
Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – abbiamo
prodotto una serie di rapporti che mostrano il peso delle fonti fossili
nell’economia europea. Solo in Italia, per importare petrolio, gas e carbone
spendiamo oltre 60 miliardi di euro l’anno. Tutto questo di certo è
nell’interesse delle grandi compagnie energetiche ma non dei cittadini europei.
I leader UE devono far vedere a chi rispondono: hanno la possibilità di
ascoltare la voce dei cittadini, sottrarsi alle pressioni delle lobby fossili e
salvare il clima, l’ambiente, l’economia. Insieme all’occupazione».
La nuova Rainbow Warrior
proseguirà nelle prossime settimane il suo tour “Non è un Paese per fossili”,
continuando gli incontri con le comunità colpite dalle minacce delle fonti
energetiche ‘sporche’. Greenpeace, in occasione del tour, ha lanciato una
petizione online (http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci) per
chiedere ai cittadini di firmare una Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti
fossili, in favore di energie rinnovabili ed efficienza. In pochi giorni ha già
raccolto oltre 30 mila firme.
APPUNTAMENTO AL PORTO VECCHIO DI
GENOVA
La Rainbow Warrior resterà a Genova sino a domenica 29 giugno.
Sabato 28 (dalle 11 alle 20) e domenica 29 (dalle 10 alle 18) chiunque lo
desideri potrà salire a bordo e effettuare visite guidate gratuite della nave.
venerdì 27 giugno 2014
Si fa presto a dire green
Comunicato Giornalistinellerba
Si fa presto a
dire green a Taranto al Think Green Festival
27 giugno ore 15, ex
Caserma Rossarol
L'appuntamento è
domani, alle 15.30 all'ex Caserma Rossarol di Taranto, nell'ambito del Think
Green Festival iniziato oggi. Giornalisti Nell’Erba, giornale e progetto nonché
rete di 7000 giovani giornalisti ambientali in tutta Italia propone un workshop
gratuito sulla #greenicità dei prodotti e delle imprese.
Dopo il ciclo di
workshop realizzato all'Università di Roma Tor Vergata, macroarea di Scienze,
tra gennaio ed aprile, dopo il panel al Festival Internazionale del giornalismo
di Perugia il 30 aprile e la grande kermesse con 52 eventi di GNE15 a Roma al
Campus X, le mega inchieste (100 pagine, 500 partecipanti, 22 relatori, 6 tutor)
del progetto Si fa presto a dire green approdano al Think Green
Festival.
Al workshop di domani,
al quale partecipano il direttore di gNe Paola
Bolaffio, il giornalista scientifico Sergio
Ferraris, entrambi nell'ufficio di presidenza di FIMA,
Federazione Italiana Media Ambientali, la giornalista e tutor
gNe Ilaria Romano, il direttore
artistico David De Angelis, l'executive manager
gNe Giorgia Burzachechi, si parte con un viaggio
virtuale a caccia di #greenicità in un ipotetico supermercato. Ai partecipanti
verrà distribuito anche un questionario (anonimo) sul quale poi ragionare
insieme per capire quanto si può far presto a dire green. In agenda
anche la presentazione delle 100 pagine di inchieste e il lancio della nuova
edizione del Premio nazionale Giornalisti Nell'Erba 9, tema
"OLTRE", e la seconda edizione di "Si fa presto a dire
green".
venerdì 27 giugno a partire dalle 15.30 all’Ex
Caserma Rossarol, pillole di giornalismo ambientale, per comprendere e far
comprendere cosa si nasconde dietro le mura delle aziende, quale differenza ci
sia fra un prodotto green ed un altro presunto tale, quale il giusto approccio
da tenere con colossi commerciali, il loro impegno nella sostenibilità, saper
indagare la greenicità di tutto il percorso di vita di un prodotto “dalla culla
alla tomba”.
Il programma del
Think
Green Festival, dal 26 al 29 giugno, prevede dibattiti
sulla legislazione ambientale, workshop sul giornalismo ambientale in Italia con
il Segretario generale di FIMA Marco Fratoddi (crediti formativi dell'Ordine dei
Giornalisti della Puglia), dibattito sul "diritto alla città", proiezioni (su
Ilaria Alpi), reading (Spinoza.it), workshop sul business dei rifiuti,
sull'accesso a notizie e dati sull'ambiente, panel sulle lotte sociali ed
ambientali e tanto altro. Per il programma completo, cliccare QUI
Gli organizzatori
spiegano cosi la loro iniziativa: "Think Green Festival
sarà uno “spazio pubblico” di incontro e contaminazione. Per capire oggi se e
quale giornalismo ambientale è possibile a Taranto, in Italia e nel mondo.
Mentre il cambiamento climatico, la crisi economica globale, i mutamenti nel
mondo dell’informazione, impongono a tutte e tutti un ripensamento sia dei
modelli di sviluppo e produzione fino ad oggi perseguiti, sia dei mezzi e modi
della comunicazione delle tematiche ambientali e sociali, non si può far finta
di non vedere che il mondo è attraversato, da un polo all’altro, da conflitti e
rivendicazioni di comnunità insorgenti che chiedono nuovi modelli di
società..."
giovedì 26 giugno 2014
Taxonomy of Trash
C'è da sguazzarci. Nel 2011 un gruppo di artisti si unì presso il centro di riciclaggio Revolution Recovery di Philadelphia per partecipare al programma Recycled Artist-in-Residency (RAIR). Ne è risultato il lavoro Taxonomy of Trash. Fra le altre cose, è stato realizzato un laboratorio mobile per lo studio della tassonomia dei materiali di scarto prodotti dalla specie umana.
Guardate la galleria dei 100 found objects: qua
Altri materiali qui.
Resurrezioni non programmate
Grazie, ottantenni ex-ingegneri della Nasa, e grazie per non aver buttato via le vecchie macchine.
Si definiscono tecno archeologi e amano le missioni impossibili. Sono dei
sognatori stagionati ex ingegneri della Nasa, o di ditte aerospaziali, che non
arretrano davanti a compiti che tutti gli altri ritengono irrealizzabili. Dopo
essere riusciti a recuperare da un deposito di rottami un lettore di nastri
magnetici per leggere (e salvare) le prime immagini della terra raccolte da
satelliti Nasa, adesso vogliono fare tornare a nuova vita il satellite ISEE 3
(International Sun-Earth Explorer): una missione lanciata nel 1978 e
posizionata tra la Terra
ed il Sole per studiare il flusso di particelle di origine solare che producono
aurore boreali, tempeste magnetiche, disturbi alle telecomunicazioni, tutto
quello che oggi si chiama Space Weather. Poi, l'orbita del satellite fu
cambiata per mandarlo all'inseguimento della cometa Giacobini Zinner, raggiunta
nel 1985. Nel 1997 la missione, che era stata messa su una traiettoria che
l'avrebbe portata a sfiorare la
Luna nel 2014, venne dichiarata finita. Non fu spenta, rimase
in una stato di vita sospesa, in attesa che qualcuno la svegliasse. Nel
frattempo, proprio come succede nelle fiabe, la foresta cresceva intorno al
castello e rendeva difficile raggiungere la bella addormentata. Nel 1999 la Nasa cambiava i
ricevitori-trasmettitori del suo Deep space Network, le sue orecchie spaziali,
e si perdeva la possibilità di inviare segnali alla sonda. Ma le tecnologie
evolvono ed è ora più semplice costruire trasmettitori personalizzati. Gli
ingegneri dell'impossibile, dopo essere riusciti a racimolare con il crowd
funding la rispettabile somma di 160.000 dollari, hanno già costruito e provato
il trasmettitore che, grazie alla potenza del radio telescopio di Arecibo,
manderà il segnale di risveglio alla sonda, ovviamente con il permesso della
Nasa. Il direttore di missione di ISEE-3, che ha 81 anni, è convinto che gli
strumenti di bordo funzionino ancora e che la sonda abbia abbastanza carburante
per essere ridiretta verso la cometa 46P/Wirtanen che potrebbe incontrare nel
2018. I fautori della non-rottamazione dei satelliti ancora potenzialmente
funzionanti considerano il progetto ISEE-3 Reboot un banco di prova. Se
riusciranno, potrebbe essere il turno di altri satelliti. Tecnologia
indistruttibile nella mani di ottantenni innovativi: anche questo è il futuro.
La sonda dormiente
di Patrizia Caraveo, Il Sole-24 ore, 22 giugno 2014
Fonte: qui
"Così nella notte di Roma capitale si aggira il fantasma della cultura"
Articolo di Francesco Merlo oggi su La Repubblica.
Finalmente un articolo panoramico ed esteso sullo sfascio culturale della Capitale
«La Cultura che muore a Roma non è un taglio nel bilancio, che in Italia è solo una banalità, ma un territorio fisico e mentale sterminato».
«A Villa Pamphilji c'è un museo di statue che non è stato mai aperto al pubblico».
Finalmente un articolo panoramico ed esteso sullo sfascio culturale della Capitale
«La Cultura che muore a Roma non è un taglio nel bilancio, che in Italia è solo una banalità, ma un territorio fisico e mentale sterminato».
«A Villa Pamphilji c'è un museo di statue che non è stato mai aperto al pubblico».
«Anche questo eterno ritorno romano che tanto annoiava Flaiano, è un genius loci culturale: lo mstavagante, la maggiorata e, appunto, il tardo vitellone che non riesce a essere "quel flâneur che a Roma non può esistere", scrisse Benjamin».
mercoledì 25 giugno 2014
Paris Cargo Bikes Meeting: 29 giugno 2014
comunicato bicicapace
Bicicapace Newsletter - 05
Paris Cargo Meeting 2014
Bicicapace will attend the next Paris Cargo Meeting on 29 June,at La pelouse de Reuilly, Bois de Vincennes, Paris.
Ateliers, race and many bikes await you! Follow us in this exciting cargo rendez-vous.
martedì 24 giugno 2014
Derive dentro Cinecittà
Ieri ho trovato anche l'occasione per perdermi dentro Cinecittà. Un'esperienza unica, che qualche fotografia può forse aiutare a restituire. Buona visione.
Il set di Gangs of New York di Martin Scorsese |
Il set dell'Antica Roma |
Cartello presso lo studio dello scultore De Angelis |
L'atelier dei De Angelis, scultori per il cinema dal 1919 |
La ciclofficina mobile della Luigi Masetti a San Lorenzo
Dipoi, puntando verso la Stazione Termini, dopo aver salutato con un urlo inarticolato un conoscente che sfrecciava in pieghevole dall'altra parte della Tuscolana. mi imbattevo in un gruppetto ben noto. Era la ciclofficina Luigi Masetti quasi al completo che si stava dirigendo a San Lorenzo per un'iniziaitva in piazza, con una straordinaria bicicletta cargo realizzata appositamente da Valerio.
Il motto della Masetti è "Low profile".
Hanno attrezzi molto belli, come uno smagliacatena universale.
A una cert'ora andiamo in pizzeria, poi una banda di ottoni e percussioni cattura l'attenzione e la ciclofficina si dissolve come in un gioco di illusionismo.
Il motto della Masetti è "Low profile".
Hanno attrezzi molto belli, come uno smagliacatena universale.
A fianco degli attrezzi, on mancano alcuni manufatti (borsellini, orecchini, collane, ecc.) in puro stile ciclofficinico.
Derive fra Nomentana e Tiburtina
Aiuola autogestita di fronte al Bar Leonardi, San Lorenzo |
Ci sono bellissimi murales freschi di realizzazione. Ma le case sono belle, soprattutto rispetto a tanta edilizia infestante e orribile che dagli anni Sessanta del Novecento perseguita Roma, quindi i murales sarebbe più utile farli lì, o comunque anche lì.
Derive fra Tuscolana e Casilina
Dopo un viaggio Labaro-Cinecittà, ieri mi sono riperso. Ho così scoperto una zona interessante, nei dintorni di San Giovanni, con molte villette, diversa dalle grandi strade e dai grandi palazzi del quartiere. .
Ma lo sanno che a Roma esistono dei posti dove prendono gratis mobili, elettrodomestici, calcinacci? Si chiamano Isole ecologiche e sono gestite dall'Ama. C'è poi la raccolta dei rifiuti ingombranti a domicicilo. Una volta che uno ha fatto la fatica di caricarsi in auto un divano, perché non lo porta all'isola ecologica? Come scatta la mentalità italiana? Si può curare? Ci sono farmaci specifici o è necessario sottrare al paziente qualche centinaio di euro? Arriveremo a intere stanze arredate per strada.
Scopro un singolare edificio con una parete con delle strade fioriere.
Puro impressionismo: notate il contributo cromatico del pavimento e delle piante all'insieme |
Più avanti, Via Casilina Vecchia sembra un fossile stradale, salvato miracolosamente dagli interventi urbanistici successivi.
Aspettando il piano della mobilità
Comunicato Adoc
STRISCE BLU: Adoc,
no ad aumento a 1,50 euro l’ora a Roma, prima serve piano per
mobilità
Roma, 23 giugno 2014 - L’Adoc si
oppone a qualsiasi ipotesi di aumento delle tariffe delle strisce blu nella
Capitale, le ipotesi circolanti sono un aumento a 1,5 euro l’ora e il taglio
delle agevolazioni e dell’abbonamento mensile.
“Siamo assolutamente contrari a
qualsiasi aumento delle tariffe di parcheggio all’interno delle strisce blu
–dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – non è accettabile, neanche a
livello ipotetico, un aumento per il parcheggio a Roma, né qualsiasi taglio
delle agevolazioni attualmente presenti. Soprattutto nelle condizioni in cui
attualmente versa il trasporto pubblico romano, con il 75% dei cittadini
“costretto” a raggiungere il posto di lavoro utilizzando il proprio mezzo. Serve
rafforzare e migliorare il trasporto su ferro e di superficie, assolutamente. Un
miglior trasporto pubblico non solo migliora la mobilità ma è un vantaggio anche
per l’ambiente e, più in generale, per la qualità della vita.”
Comunicato Comitato Pendolari FR8a Carrozza (Roma-Nettuno)
Una domanda sorge spontanea:
Perché, per risolvere il problema degli ingorghi/incidentalità sulla SS 148 Pontina o su altre strade d'accesso a Roma, si costruiscono altre arterie stradali (questa addirittura a pagamento, nel caso non bastasse l'emorragia di denaro pubblico stornato dai servizi veramente indispensabili per rimpinguare pochi affaristi) dando ulteriore spazio alle lamiere inquinanti, alle lobby delle imprese edili, delle autovetture, delle assicurazioni, dei petrolieri, al consumo di carburanti, alle emissioni venefiche, all'effetto serra, al consumo di prezioso territorio verde, sempre più martoriato piuttosto che risanato,.... anziché:
- occuparsi della salute pubblica (il piano di risanamento della qualità dell'aria della Regione Lazio è diventata la favola di cappuccetto rosso)
- mettere in sicurezza l'esistente superstrada
- pianificare un alleggerimento del carico automobilistico attraverso la realizzazione di una FERROVIA ROMA-LATINA complanare alla Pontina (si fa notare che Latina è un capoluogo di provincia che non ha una sua stazione ferroviaria di facile accesso alla popolazione, la quale deve sobbarcarsi un viaggio dai 12 ai 20 chilometri - chi vive verso il lido o nei borghi - per accedere ad uno scadentissimo servizio ferroviario)
- raddoppiare la linea ferroviaria Roma-Nettuno?
Perché ogni estate dobbiamo subire gli incolonnamenti extra della Pontina da Roma al Circeo, quando un comodo, rapido, ecologico treno potrebbe con un solo viaggio togliere dalla strada 1300 vetture di turisti, a costo ambientale ZERO?
E perché ci dobbiamo fare ulteriore carico della scriteriata collocazione di "Cinecittà Word" a Castel Romano, con i suoi 3 mln di turisti l'anno che verrà inaugurata tra 20 giorni, buona solo ad aumentare le pressioni ambientali sul territorio e gli incassi degli sponsor?
E' forse tutto collegato da un unico filo che chiude il cerchio della mafia laziale?
Quale logica di governo del territorio (Regione Lazio e Ministeri Ambiente e Beni culturali) si cela dietro questo ennesimo aborto progettuale privo di una visione olistica, di matrice analoga all'inutile e costosissima turbogas di Sorgenia?
Quale truffa, - ai danni dei cittadini, degli agricoltori, dei piccoli proprietari di aziende, degli agricoltori biologici-biodinamici, degli apicoltori, dei produttori DOP, DOC, IGP, dei pochi habitat residuali della scomparsa foresta planiziale, della salute pubblica e di quelle decine di migliaia di lavoratori che ancora una volta devono utilizzare mezzi privati per raggiungere il posto di lavoro, - si è architettata per giustificare la totale incapacità o, più verosimilmente, la non-volontà di sviluppare infrastrutture eco-sostenibili?
Quale altro MOSE, TAV, PONTE, EXPO ... si defila all'orizzonte degli italiani per soddisfare la privata attitudine all'accaparramento di potere e di beni a discapito dei cittadini?
Quale livello di corruzione ancora dobbiamo sopportare prima di vedere un'inversione di rotta nella nostra storia?
E mi rivolgo in particolare a quegli "organi d'informazione di parte" che pubblicano con titoli trionfali i comunicati stampa preconfezionati, che gli imprenditori-avvoltoi passano loro, senza conoscerne i retroscena, senza documentarsi e studiarsi le carte (vedi Metro e Leggo del 23/06/2014).
Allego, per semplificare le ricerche sulla VERITA', alcuni documenti sintetici con i riferimenti di comitati che ancora si battono e oppongono resistenza a questo delirio distruttivo dell"'etica" neoliberista, che piega la pubblica amministrazione ai servigi dei lobbisti.
Cordiali saluti.
Rosalba Rizzuto
portavoce del Comitato Pendolari FR8a Carrozza (Roma-Nettuno)
e Comitato per la Città degli Alberi (Aprilia)
Una domanda sorge spontanea:
Perché, per risolvere il problema degli ingorghi/incidentalità sulla SS 148 Pontina o su altre strade d'accesso a Roma, si costruiscono altre arterie stradali (questa addirittura a pagamento, nel caso non bastasse l'emorragia di denaro pubblico stornato dai servizi veramente indispensabili per rimpinguare pochi affaristi) dando ulteriore spazio alle lamiere inquinanti, alle lobby delle imprese edili, delle autovetture, delle assicurazioni, dei petrolieri, al consumo di carburanti, alle emissioni venefiche, all'effetto serra, al consumo di prezioso territorio verde, sempre più martoriato piuttosto che risanato,.... anziché:
- occuparsi della salute pubblica (il piano di risanamento della qualità dell'aria della Regione Lazio è diventata la favola di cappuccetto rosso)
- mettere in sicurezza l'esistente superstrada
- pianificare un alleggerimento del carico automobilistico attraverso la realizzazione di una FERROVIA ROMA-LATINA complanare alla Pontina (si fa notare che Latina è un capoluogo di provincia che non ha una sua stazione ferroviaria di facile accesso alla popolazione, la quale deve sobbarcarsi un viaggio dai 12 ai 20 chilometri - chi vive verso il lido o nei borghi - per accedere ad uno scadentissimo servizio ferroviario)
- raddoppiare la linea ferroviaria Roma-Nettuno?
Perché ogni estate dobbiamo subire gli incolonnamenti extra della Pontina da Roma al Circeo, quando un comodo, rapido, ecologico treno potrebbe con un solo viaggio togliere dalla strada 1300 vetture di turisti, a costo ambientale ZERO?
E perché ci dobbiamo fare ulteriore carico della scriteriata collocazione di "Cinecittà Word" a Castel Romano, con i suoi 3 mln di turisti l'anno che verrà inaugurata tra 20 giorni, buona solo ad aumentare le pressioni ambientali sul territorio e gli incassi degli sponsor?
E' forse tutto collegato da un unico filo che chiude il cerchio della mafia laziale?
Quale logica di governo del territorio (Regione Lazio e Ministeri Ambiente e Beni culturali) si cela dietro questo ennesimo aborto progettuale privo di una visione olistica, di matrice analoga all'inutile e costosissima turbogas di Sorgenia?
Quale truffa, - ai danni dei cittadini, degli agricoltori, dei piccoli proprietari di aziende, degli agricoltori biologici-biodinamici, degli apicoltori, dei produttori DOP, DOC, IGP, dei pochi habitat residuali della scomparsa foresta planiziale, della salute pubblica e di quelle decine di migliaia di lavoratori che ancora una volta devono utilizzare mezzi privati per raggiungere il posto di lavoro, - si è architettata per giustificare la totale incapacità o, più verosimilmente, la non-volontà di sviluppare infrastrutture eco-sostenibili?
Quale altro MOSE, TAV, PONTE, EXPO ... si defila all'orizzonte degli italiani per soddisfare la privata attitudine all'accaparramento di potere e di beni a discapito dei cittadini?
Quale livello di corruzione ancora dobbiamo sopportare prima di vedere un'inversione di rotta nella nostra storia?
E mi rivolgo in particolare a quegli "organi d'informazione di parte" che pubblicano con titoli trionfali i comunicati stampa preconfezionati, che gli imprenditori-avvoltoi passano loro, senza conoscerne i retroscena, senza documentarsi e studiarsi le carte (vedi Metro e Leggo del 23/06/2014).
Allego, per semplificare le ricerche sulla VERITA', alcuni documenti sintetici con i riferimenti di comitati che ancora si battono e oppongono resistenza a questo delirio distruttivo dell"'etica" neoliberista, che piega la pubblica amministrazione ai servigi dei lobbisti.
Cordiali saluti.
Rosalba Rizzuto
portavoce del Comitato Pendolari FR8a Carrozza (Roma-Nettuno)
e Comitato per la Città degli Alberi (Aprilia)
lunedì 23 giugno 2014
Incidenti: ancora molti, ma in calo
Fonte: Aduc/Istat
Nel 2013, sulla base di una stima preliminare, si sono verificati in Italia 182.700 incidenti stradali con lesioni a persone. Il numero dei morti, entro il trentesimo giorno, è pari a 3.400, mentre i feriti ammontano a 259.500. Lo rende noto l'Istat. Rispetto al 2012, si riscontra una diminuzione del numero degli incidenti con lesioni a persone (-2,2%) e del numero dei morti (-6,9%), in calo anche i feriti (-2%). L'indice di mortalità, calcolato come rapporto tra il numero dei morti e il numero degli incidenti con lesioni moltiplicato 100, è pari, a 1,86. Tale valore è in lieve diminuzione rispetto a quello registrato per il 2012 (1,96). Rispetto al 2001, il numero di morti è diminuito nel 2013 del 52,1%. Tra il 2011 e il 2013, invece, la variazione percentuale è stata pari a -11,9%. Il maggior contributo alla diminuzione del totale delle vittime in incidente stradale è dato, nel 2013, dalla flessione del numero dei morti su strade extraurbane (-8,6%) e sulle strade urbane (-8,5%). Il valore è pressoché stabile, invece, sulle autostrade, per le quali, però, era già stato registrato un forte calo negli anni precedenti. L'indice di mortalità secondo la localizzazione dell'incidente, basato sulla stima preliminare per l'anno 2013, risulta pari a 3,44 per le autostrade, 4,62 per le strade extraurbane principali e 1,04 per le strade urbane e per le extraurbane secondarie.
Il programma Europeo di azione per la sicurezza stradale 2011-2020 prevede un ulteriore dimezzamento del numero dei morti sulle strade entro il 2020 e una riduzione dei feriti gravi. A tal fine, per stabilire un target, è necessario che i Paesi UE si impegnino ad applicare la definizione armonizzata di gravità delle lesioni stabilita a livello internazionale. Con riferimento al contesto internazionale, le stime preliminari dei tassi di mortalità, calcolati come rapporto tra il numero dei morti in incidente stradale e la popolazione residente (tassi per 1.000.000 di abitanti), registrati nel 2013 tra i Paesi dell'Ue28, variano tra 27 per la Svezia e 93 per la Romania. Il valore per l'Italia e pari a 57, a fronte di una media Europea di 52 morti per milione di abitanti. La variazione percentuale media in Europa (Ue28) del numero dei morti in incidenti stradali, è pari a -7,6% tra il 2012 e il 2013, a -15,3% tra il 2011 e il 2013.
Nel 2013, sulla base di una stima preliminare, si sono verificati in Italia 182.700 incidenti stradali con lesioni a persone. Il numero dei morti, entro il trentesimo giorno, è pari a 3.400, mentre i feriti ammontano a 259.500. Lo rende noto l'Istat. Rispetto al 2012, si riscontra una diminuzione del numero degli incidenti con lesioni a persone (-2,2%) e del numero dei morti (-6,9%), in calo anche i feriti (-2%). L'indice di mortalità, calcolato come rapporto tra il numero dei morti e il numero degli incidenti con lesioni moltiplicato 100, è pari, a 1,86. Tale valore è in lieve diminuzione rispetto a quello registrato per il 2012 (1,96). Rispetto al 2001, il numero di morti è diminuito nel 2013 del 52,1%. Tra il 2011 e il 2013, invece, la variazione percentuale è stata pari a -11,9%. Il maggior contributo alla diminuzione del totale delle vittime in incidente stradale è dato, nel 2013, dalla flessione del numero dei morti su strade extraurbane (-8,6%) e sulle strade urbane (-8,5%). Il valore è pressoché stabile, invece, sulle autostrade, per le quali, però, era già stato registrato un forte calo negli anni precedenti. L'indice di mortalità secondo la localizzazione dell'incidente, basato sulla stima preliminare per l'anno 2013, risulta pari a 3,44 per le autostrade, 4,62 per le strade extraurbane principali e 1,04 per le strade urbane e per le extraurbane secondarie.
Il programma Europeo di azione per la sicurezza stradale 2011-2020 prevede un ulteriore dimezzamento del numero dei morti sulle strade entro il 2020 e una riduzione dei feriti gravi. A tal fine, per stabilire un target, è necessario che i Paesi UE si impegnino ad applicare la definizione armonizzata di gravità delle lesioni stabilita a livello internazionale. Con riferimento al contesto internazionale, le stime preliminari dei tassi di mortalità, calcolati come rapporto tra il numero dei morti in incidente stradale e la popolazione residente (tassi per 1.000.000 di abitanti), registrati nel 2013 tra i Paesi dell'Ue28, variano tra 27 per la Svezia e 93 per la Romania. Il valore per l'Italia e pari a 57, a fronte di una media Europea di 52 morti per milione di abitanti. La variazione percentuale media in Europa (Ue28) del numero dei morti in incidenti stradali, è pari a -7,6% tra il 2012 e il 2013, a -15,3% tra il 2011 e il 2013.
venerdì 20 giugno 2014
Race Shopper ©®™
Nei Rotazioni Lab è stato approntano un nuovo mezzo da corsa.
Si chiama Race Shopper©®™. Con l'effetto collaterale della decrescita felice o infelice, comunque in decrescita, dato che lo spazio risulta ridotto per motivi aerodinamici e di carico. Probabilmente usciranno nuove versioni ancora più leggere del mezzo.In futuro prevedo gare di shopper nei supermercati convenzionati, con punti per tutti coloro che abbiano richiesto la speciale tessera Race Shopper (senza averla trasformata in un plettro).
Trasforma il tuo shopping in un'esperienza polisensoriale
Race Shopper©®™. Per chi non può attendere.
lunedì 16 giugno 2014
Pedala sulla strada invece che sulla ciclabile. Multata fa ricorso e vince
Fonte: La Stampa
Il giudice di pace ha annullato il verbale e condannato il Comune di Novara a risarcire alla donna le spese legali
il Codice della strada,
all’articolo 182, dispone che «i velocipedi devono transitare sulle
piste loro riservate quando esistono»
claudio bressani
novara
Circolava in bicicletta sulla carreggiata normale anziché sulla
pista ciclabile, esistente in quel tratto di corso XXIII Marzo, e per
questo un vigile l’aveva multata. Ma aveva le sue buone ragioni e le ha
fatte valere davanti al giudice di pace, che ha annullato il verbale e
condannato il Comune di Novara a risarcire alla donna le spese legali,
ovvero i 37 euro di contributo unificato che aveva dovuto sborsare per
proporre l’opposizione.La vicenda, che risale alle 11 del 31 luglio dello scorso anno, ha avuto per protagonista una donna di 56 anni di origine ucraina, Galyna Vakar, residente in città La sanzione che le era stata applicata, 46 euro, era solo di poco superiore alla somma necessaria per impugnarla. Ma la donna non s’è fatta scoraggiare, ottenendo ragione con una sentenza emessa l’11 gennaio. Ora il Comune ne ha preso atto e l’ha risarcita.
In effetti il Codice della strada, all’articolo 182, dispone che «i velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono». Ma la donna ha osservato che si era appena immessa in corso XXIII Marzo proveniente da una laterale e diretta verso la periferia, mentre la pista, bidirezionale, è sul lato opposto, ossia sulla destra per chi procede verso il centro. Ha aggiunto che aveva intenzione di spostarsi sulla corsia riservata alle biciclette solo più avanti, in un punto in cui l’attraversamento del corso risultava più comodo e sicuro. Le ragioni hanno convinto il giudice, che ha annullato la multa e condannato il Comune alla refusione delle spese.
venerdì 13 giugno 2014
Isola del riuso
COMUNICATO STAMPA
“ROMARIUSA”
: LA SPERIMENTAZIONE SI ESTENDE
Sulla base del successo della prima
uscita di ROMARIUSA svolto domenica 18 maggio nel
Municipio Roma VIII, di intesa con l’assessorato
ambiente di RomaCapitale e con AMA, il progetto
sperimentale si estende nella prossima data di domenica
15 giugno con la realizzazione dell’ ISOLA DEL RIUSO in altri quattro
Municipi dispari.
Saremo presenti nelle seguenti
postazioni dalle ore 8 alle ore 12:
Municipio Roma
I – piazzale
Clodio;
Municipio Roma
IX – piazzale
Cina;
Municipio Roma
XIII – via Borgo
Ticino ang. Via Ovada;
Municipio Roma
XV – via Tor di
Quinto parcheggio Gran Teatro.
Il progetto ROMARIUSA intende realizzare,
in affiancamento alle piazze delle “domeniche
ecologiche” con AMA, degli annessi spazi temporanei
autogestiti o “ISOLE DEL RIUSO”
in cui la comunità del quartiere di turno può avere
l’opportunità di scambiarsi o donare o riprendere
oggetti ancora utilizzabili in modo gratuito e solidale
o conferire quelli inutilizzabili agli operatori di AMA
come “rifiuti”.
RomaRiusa rappresenta solo uno dei
diversi punti contenuti nella Delibera di iniziativa
popolare “Roma verso Rifiuti Zero”, già aggiornata e
condivisa al tavolo tecnico con RomaCapitale ed AMA
dalla delegazione tecnica di Zero Waste Lazio, di
prossimo deposito come Delibera di giunta da approvare
in Aula Capitolina.
RomaRiusa è un progetto con base
volontaria, ha una forte valenza comunicativa sul piano
di una azione di riduzione dei rifiuti urbani
ingombranti, oltre ad avere un valore di nuova socialità
di quartiere e non occupare ulteriori spazi pubblici,
dato che si svolgerebbe nei tempi e nei pressi delle
isole per la raccolta dei rifiuti ingombranti ma senza
intralciare od ostacolare il lavoro degli operatori AMA.
A fine raccolta gli oggetti che non abbiano trovato un
nuovo padrone potranno essere consegnati agli operatori
per il loro corretto smaltimento.
Le associazioni promotrici, Zero Waste
Lazio – Cittadinanzattiva Lazio – Teloregalose
vieniaprenderlo Lazio insieme alle associazioni
culturali, ai comitati di quartiere, ai circoli sportivi
che aderiranno saranno presenti con loro rappresentanti
per garantire il rispetto di tali principi e comunicare
messaggi ed iniziative promosse nella città per favorire
l’affermarsi di queste modalità ed i principi connessi
alla Delibera “Roma verso Rifiuti Zero” per una nuova e
corretta gestione dei rifiuti di RomaCapitale.
Ringraziamo
l’assessore all’ambiente di RomaCapitale che ha
prontamente concesso il suo patrocinio gratuito per
estendere il progetto sperimentale ad altri quattro Municipi che potranno concedere lo
spazio necessario all’allestimento con la autorizzazione
all’occupazione di suolo pubblico gratuita, e la
direzione di AMA spa per lo spirito di collaborazione e
la concessione di parte dello spazio comunicativo con il
TGR Lazio che potrà informare la cittadinanza della
nuova ed innovativa opportunità.
ROMA, 5 giugno
2014
giovedì 12 giugno 2014
A Bergamo Grazielliadi rimandate
Comunicato Pedalo Polis, Bergamo
Per motivi tecnici le Grazielliadi non si potranno svolgere come previsto domenica 22 giugno ma saranno rimandate a settembre (probabilmente domenica 7 o domenica 21).
Per motivi tecnici le Grazielliadi non si potranno svolgere come previsto domenica 22 giugno ma saranno rimandate a settembre (probabilmente domenica 7 o domenica 21).
Ci spiace per quanti già si stavano agghindando e allenando, dovranno riprogrammare completamente la preparazione atletica e probabilmente dovranno sacrificare le vacanze ad agosto per allenarsi e non farsi trovare impreparati in sella ai loro potenti destrieri, ma la posta in giuoco è alta e ne varrà la pena.
Presto il comitato scientifico organizzatore farà sentire la sua voce a proposito e vi darà la nuova data e la nuova location
Diego Marani, Lavorare manca
«Il nostro amico Spimpi era il figlio del meccanico di biciclette che teneva anche il distributore in paese. Durante le vacanze, dopo pranzo, passavamo a prenderlo all'officina di suo padre per andare a giocare in campagna. Era l'ora in cui non bisognava fare chiasso, guai a far saltare una palla e a restare a rincorrerci per le strade del paese si rischiava una sgridata da dietro qualche tapparella abbassata. Ma un pomeriggio il papà di Spimpi disse vedendoci arrivare: "Marco non può venire con voi, deve lavorare!". Guardammo il nostro amico, seduto su un'incudine puntata per terra nella penombra della bottega. Lo interrogammo con lo sguardo: cos'era questa novità? Aveva dieci anni come noi, perché doveva lavorare? Di colpo ci assalì il timore che fosse giunta anche per noi l'ora di lavoraree che i nostri genitori fossero sulle nostre tracce perché proprio quel pomeriggio finiva l'infanzia, l'innocenza, la libertà e cominciava quella cosa di cui la maestra ci aveva parlato tanto. Era dunque così che andava. Si veniva catturati per strada senza preavviso e messi a lavorare»
da Diego Marani, Lavorare manca [racconto-saggio], Bompiani, Milano, 2014.
da Diego Marani, Lavorare manca [racconto-saggio], Bompiani, Milano, 2014.
Conquiste della mobilità
Fonte: La Stampa
Lupi frena Uber, vincono i tassisti
Il ministro si schiera: presto il decreto sul settore
I gestori dell’app: ma il mercato si è evoluto
I gestori dell’app: ma il mercato si è evoluto
fabio poletti
MILANO
La battaglia per ora l’hanno vinta i tassisti milanesi.
Dopo cinque giorni di sciopero selvaggio contro Uber, la app che
consente alle auto a noleggio con conducente e pure ai privati di fare
corse a pagamento come un normale taxi, le auto bianche milanesi
ottengono quello che volevano da Governo, Regione e Comune. Il ministro
dei Trasporti Maurizio Lupi vola in Prefettura a Milano e dopo tre ore
di riunione boccia la app attiva in mezzo mondo: «Tolleranza zero per
chi viola la legge. Qualsiasi app o innovazione che eroghi un servizio
pubblico non autorizzato compie un esercizio abusivo della professione».
Un’altra stoccata finisce però alle auto bianche: «Finiscano le
proteste. No all’interruzione di un servizio pubblico».
I tassisti promettono di tornare al lavoro. Davanti alla Prefettura sono in cinquecento. Su un lenzuolo hanno scritto a caratteri cubitali: «Uber spaccia nella Milano corrotta. Abusivi». Ma i nervi rimangono scoperti. Nei giorni scorsi alcune auto a noleggio con conducente sono finite nel mirino. I dirigenti di Uber presi a lanci di uova. Si capisce che la situazione deve ancora essere definita. Il ministro Lupi annuncia che si aprirà presso il dicastero delle Infrastrutture un tavolo che coinvolgerà anche la conferenza delle Regioni per discutere il decreto attuativo della legge di settore. Alla riunione in Prefettura Uber non viene invitata. La general manager Benedetta Arese Lucini non si piega né si spezza: «Entro settimana prossima presenteremo un nostro progetto. La normativa a cui si fa riferimento è stata sospesa in sede europea perché viola un principio liberale sulla circolazione».
La questione è cavillosa. Si discute tra modernità e conservazione dello strapotere dei tassisti, una lobby assai potente a Milano, ancora più potente ora che si avvicina il voto alle elezioni europee. Di app come Uber ce ne sono ovunque in mezzo mondo. Solo a Londra sono venti. Alla società vengono contestate le modalità del loro servizio che violerebbe alcune norme: le auto con conducente dovrebbero uscire sempre da una rimessa e non essere contattate per strada con uno smartphone, le tariffe dovrebbero essere predefinite e non a seconda del viaggio, ai privati dovrebbe essere vietato di diventare tassisti occasionali. La general manager di Uber promette di rispondere punto per punto: «Faremo sapere presto le nostre proposte. Tra app come la nostra e il car sharing il mercato della mobilità si è evoluto e tutti se ne devono fare una ragione».
Ma nel tavolo in Prefettura per ora vince la ragione dei tassisti milanesi che mal digeriscono concorrenza e libero mercato dopo aver speso fino a 200 mila euro per una licenza. Il Governatore Roberto Maroni sta dalla loro parte senza se e senza ma: «La normativa vigente non consente l’uso dell’app Uberpop». Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia usa parole rotonde: «Non siamo né contro una app né contro l’innovazione ma siamo contro l’illegalità da qualsiasi parte provenga. Se si usa l’app in maniera illecita si mette a rischio l’utenza ». Allora questa battaglia la vincono i taxi. Ma si capisce che la guerra sarà ancora lunga. Alla fine l’unica ad avere i toni meno accesi è la general manager di Uber: «Non nascondiamo che all’inizio abbiamo avuti problemi anche in altre città. Ma poi ci siamo seduti attorno a un tavolo».
Ed è quello che faranno quando sarà pronta la loro controproposta. Si capisce che non vogliono rinunciare ad offrire questo servizio ad una piazza golosa come Milano in vista di Expo 2015. La general manager di Uber vuole essere chiara: «Noi siamo un servizio complementare. In alcune città la nostra app funziona pure per i taxi. Sarebbe un peccato se i 7 o 8 milioni di visitatori stranieri che verranno a Milano l’anno prossimo per Expo non potessero usare la app Uber che hanno sugli smartphone e che funziona in tutto il mondo. Alla fine sarebbe giusto che a decidere fossero i cittadini».
I tassisti promettono di tornare al lavoro. Davanti alla Prefettura sono in cinquecento. Su un lenzuolo hanno scritto a caratteri cubitali: «Uber spaccia nella Milano corrotta. Abusivi». Ma i nervi rimangono scoperti. Nei giorni scorsi alcune auto a noleggio con conducente sono finite nel mirino. I dirigenti di Uber presi a lanci di uova. Si capisce che la situazione deve ancora essere definita. Il ministro Lupi annuncia che si aprirà presso il dicastero delle Infrastrutture un tavolo che coinvolgerà anche la conferenza delle Regioni per discutere il decreto attuativo della legge di settore. Alla riunione in Prefettura Uber non viene invitata. La general manager Benedetta Arese Lucini non si piega né si spezza: «Entro settimana prossima presenteremo un nostro progetto. La normativa a cui si fa riferimento è stata sospesa in sede europea perché viola un principio liberale sulla circolazione».
La questione è cavillosa. Si discute tra modernità e conservazione dello strapotere dei tassisti, una lobby assai potente a Milano, ancora più potente ora che si avvicina il voto alle elezioni europee. Di app come Uber ce ne sono ovunque in mezzo mondo. Solo a Londra sono venti. Alla società vengono contestate le modalità del loro servizio che violerebbe alcune norme: le auto con conducente dovrebbero uscire sempre da una rimessa e non essere contattate per strada con uno smartphone, le tariffe dovrebbero essere predefinite e non a seconda del viaggio, ai privati dovrebbe essere vietato di diventare tassisti occasionali. La general manager di Uber promette di rispondere punto per punto: «Faremo sapere presto le nostre proposte. Tra app come la nostra e il car sharing il mercato della mobilità si è evoluto e tutti se ne devono fare una ragione».
Ma nel tavolo in Prefettura per ora vince la ragione dei tassisti milanesi che mal digeriscono concorrenza e libero mercato dopo aver speso fino a 200 mila euro per una licenza. Il Governatore Roberto Maroni sta dalla loro parte senza se e senza ma: «La normativa vigente non consente l’uso dell’app Uberpop». Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia usa parole rotonde: «Non siamo né contro una app né contro l’innovazione ma siamo contro l’illegalità da qualsiasi parte provenga. Se si usa l’app in maniera illecita si mette a rischio l’utenza ». Allora questa battaglia la vincono i taxi. Ma si capisce che la guerra sarà ancora lunga. Alla fine l’unica ad avere i toni meno accesi è la general manager di Uber: «Non nascondiamo che all’inizio abbiamo avuti problemi anche in altre città. Ma poi ci siamo seduti attorno a un tavolo».
Ed è quello che faranno quando sarà pronta la loro controproposta. Si capisce che non vogliono rinunciare ad offrire questo servizio ad una piazza golosa come Milano in vista di Expo 2015. La general manager di Uber vuole essere chiara: «Noi siamo un servizio complementare. In alcune città la nostra app funziona pure per i taxi. Sarebbe un peccato se i 7 o 8 milioni di visitatori stranieri che verranno a Milano l’anno prossimo per Expo non potessero usare la app Uber che hanno sugli smartphone e che funziona in tutto il mondo. Alla fine sarebbe giusto che a decidere fossero i cittadini».
Giungla nell'asfalto
«Il giardiniere è stanziale, l'attore nomade. Lorenza Zambon è l'uno e l'altro. Alla Casa degli Alfieri, nelle colline del Monferrato, aveva trovato un impenetrabile irsutissimo gerbido. L'ho sentita raccontare l'addomesticamento di quell'incolto in una delle prime rappresentazioni di Variazioni sul giardino. Nella luce morbida di un crepuscolo di mezza estate, spuntando da dietro una macchia di lauri e di elci, servendosi di pochi oggetti - una cassetta di legno inclinata, un secchiello di terra, qualche frasca di potatura - aveva trovato la via per raggiungere il cuore di grandi e piccoli, acculturati e non, trasmettendo le emozioni e la meraviglia di cui ciascuno di noi ha almeno un presentimento mettendo le mani nella terra e trafficando tra piante. Sono passati anni da allora. Lorenza Zambon ha continuato instancabile a raccogliere storie, da incontri come da libri: di una Detroit fantasma riconquistata dalla foresta dove Novella Carpenter realizza un esperimento di orticoltura e allevamento urbani, dell'epilobio, l'erba del fuoco, che incendia di fiori le macerie di Berlino bombardata» [...]
(Pia Pera)
Fonte e articolo competo: Il Sole-24 ore
A Dushanbe, capitale del Tagikistan, per ogni nuova strada sarà costruita una ciclabile
Due anni sono trascorsi dall'inaugurazione della prima pista ciclabile di 5 Km a Dushanbe. Le autorità locali hanno emanato un provvedimento legislativo che prevede la realizzazione di una ciclabile per ogni nuova strada costruita.
Il boom delle bici a Lagos, Nigeria
Il governo nigeriano annuncia la costruzione di piste ciclabili su tutte le autostrade del paese (Fonte: Connectnigeria).
Lagos Bike Boom 15 Jul 2013
Fonte e articolo completo: Thisdaylive
Adeola Akinremi reports that these days more young people are riding bicycles across Lagos metropolis in a trend that is suggestive of upping the ante of a bicycle culture
Like a seer, he predicted the future that is today. But Ojo Maduekwe, the former Minister of Transport did not do one thing. He did not muster enough courage in the face of criticism. If he did, there will be bicycle lanes in major cities today. Exactly 12 years ago as a Transport Minister, Maduekwe told everyone who cared to listen that cycling would be part of Nigeria’s future, especially the metropolitan city of Lagos. Maduekwe told Nigerians to embrace cycling as a partial solution to the growing gridlock that is crippling Nigeria’s economy.
To be sure, he demonstrated it. He cycled through a torrential downpour
on his way to a cabinet meeting in Abuja. "Rain doctors did their
worst, I defied them. In this business, rain does not really matter,"
said Maduekwe in a triumphant tone to his colleagues at the cabinet
meeting.
Yes, Maduekwe had his name ridiculed because of his campaign for the use of bicycle on Nigerian roads. He was called ‘Ojo onikeke’- Ojo the cyclist; ‘Ojo oniyeye’- Ojo the jester and several name calling.
And in an irony of life that fate is never tired of, he was even hit by a bus and fell into a ditch while cycling to work in June 2001. But trust Maduekwe, he’s never short of words for his critics. “My critics are only concerned about the physics of the bicycle campaign, but my angle to it is inclusive of metaphysics.”
Now, Maduekwe may have moved on and that memory of his campaign to get Nigerians to use bicycle may have disappeared like a vapour as well, but Lagosians are starting to keep that memory alive with more bicycles now seen daily on the roads.
Olusola Michael, an independent courier agent who lives in Alimosho had been using bicycle to commute to work every day in the last six months. He said: “Because of the ban on motorcycle, I opted for bicycle. I have seen a number of young people too on bicycle within the metropolis and I believe it is a trend now in Lagos.”
In terms of safety, Michael said he would not encourage old people to ride bicycle in Lagos and for the young people he gave a word of caution, “don’t go on the highway until Lagos State Government creates bicycle lanes. That is a dangerous thing to do in Lagos where everyone is in a hurry and if you are a cyclist, you are treated with less regard on the road,” he said.
True, it is a common sight to see many of the riders get on highways without the proper safeguards such as crash helmets, shin guards, and knee pads. In addition, reflective lamps, and headlights are often missing on many of the bicycles.
But earlier, the Lagos State Commissioner for Transportation, Mr Kayode Opeifa confirmed the government’s preparedness to make cycling a part of daily life in Lagos.
“The bicycle programme is on and pretty soon, you will see some roads in Lagos, marked as bike zones.”
The Commissioner hinted, “what is alternative to motorcycle is the bicycle.”
“Anybody who wants to take a motorcycle from their house to the bus stop should use their bicycles.
“And when they (commuters in Lagos) get to the bus stop they should tie their bikes to the poles provided at the bus stop and join the BRT buses. The poles we are providing at the bus stops are not for decorations but for people to tie their bicycles,” he added.
Besides, Opeifa noted that cycling will enhance people’s lifestyle and thereby improve their productive and lifespan which he claimed will also have a resultant effect on the nation’s GDP.
And while acknowledging that the tropical weather in Lagos will make it uncomfortable for cyclers, the Commissioner noted that “yes, the weather will make people sweat but offices will be urged to provide showers” to ameliorate the discomfort.
Although Lagos State is yet to demarcate the said bicycle lanes, Lagosians are upbeat about cycling. There are more bicycle shops opening in the neighbourhoods and on Lagos high streets as people take active interest in cycling within the metropolis.
One supporter of the plan for bicycle lanes in Lagos State who spoke to THISDAY, Mr. Kenenth Igwe said: “I think it will help a lot. More young people are now going on the roads with bikes and that shows what people are looking forward to in Lagos. I'm a strong supporter of bicycles, though I wouldn't know how the riders would be protected against crazy Lagos drivers. It would work better in quiet cities like Abuja, Enugu, Calabar or maybe just restricted to the neighbourhoods in Lagos.”
But another Lagos resident queried such plan. “Tie bicycles at a car park? I hope the government will buy those bicycles? If not you will have to buy another bicycles every week, because before you come back to the park, your bike may have disappeared,” said Afeez Kilani , a resident of Ikeja.
A broadcaster, Emmanuel Essien, popularly known as Mani, who had been championing the cause for everyone to own and ride a bicycle in Lagos said: “I believe in cycling like it is done in China. I believe cycling is a way to keep healthy and to keep your heartbeat running properly and your blood pressure in check as well as keep the earth green. Lagos state is trying to endorse it for the very first time. Encourage cycling in your estate, not on the highways, because in Nigeria, we don’t live long, we have a life expectancy that is very poor, which is presently at 42 years and we spend eight hours in traffic.”
Aaron Abah, a regular importer of used bicycles for sale in Nigeria’s commercial city claimed bicycle sale is a moving, good business in Nigeria at present.
“Bicycle sale is now a good business in Lagos. I have people who place orders even before my bicycles arrive and because they are used, the price is cheap and affordable. I see a lot of young people around riding bicycle for different purpose. Some ride it mainly to exercise the body and some are using bicycle for economic reason and physical fitness.”
Abah said bicycles have range and that determines the price. “I have sold a bicycle at the cost that ranges from N10,000 to N25,000 and that is because I sell second-hand bicycles. I know you can get a new bicycle for as much as N250,000 to N350,000.”
“All over the world, from London to Stockholm to Buenos Aires, people ride their bikes to work because it saves the environment of the gaseous emissions that is harmful to the environment and if Lagosians are waking up to that reality, especially with the chaotic traffic that characterise Lagos, I think everyone should own a bicycle. We should go to stores with our bicycles and nearby streets to check out on our friends. Let’s leave the cars behind at home,” Abah added.
Indeed, Lagos with an estimated metropolitan area population of about 20 million people is in no doubt having more than its fair share of traffic problems. Most residents often rate traffic as their biggest worry after security.
Many Lagosians commute to work spending hours in traffic jam every day just as they move from one end of the sprawling city to another sitting absolutely still either in private or commercial vehicles facing the city’s ‘go-slow’ [...]
Il bike sharing a Dubai
Oggi a Dubai la temperatura arriverà a 41 °C. Gli Emirati Arabi Uniti sono una delle maggiori potenze petrolifere del mondo. Il traffico non esiste, la benzina costa meno dell'acqua. Ma anche lì, nell'aprile del 2013, è stato avviato un servizio di bike sharing con un centinaio di bici. "Speriamo che questo sistema incoraggerà più persone a usare la bicicletta", ha dichiarato Abdullah Abdullghany, direttore generale del ByKy, l'azienda che cura il servizio.
mercoledì 11 giugno 2014
Ciclovie in Colombia: un caso emblematico
Fonte: voce 'ciclovía' wikipedia inglese (trad. Rotazioni Lab)
Origini in Colombia
Ogni domenica e nei giorni di festa dalle 7 di mattina alle 2 del pomeriggio alcune strade principali di Bogotà, Cali, Medellín e altri Comuni sono vietati alle automobili per corridori, skaters e ciclisti. Allo stesso tempo, si montano palchi nei parchi pubblici. Insegnanti di aerobica e di yoga, musicisti guidano varie performance. Le ciclovie settimanali di Bogota sono utilizzate da circa 2 milioni di persone (circa il 30% della popolazione) su una rete di strade libere dalle automobili di 120 Km. [...]A Bogotá, le piste ciclabili permamenti sono denominate ciclorutas, mentre le strade temporaneamente chiuse sono chiamate ciclovías.
Nel 2007, un depuitato del Parlamento colombiano, José Fernando Castro Caycedo, propose una legge per cancellare le ciclovie, sostenendo che causassero congestioni del traffico. Gli utenti delle ciclovie protestarono e ricevettero il supporto degli ex sindaci Peñalosa e Samuel Moreno, assieme a diversi membri del consiglio comunale e membri del parlamento. La proposta fu cancellata.
Un gioioso invito a dilagare ovunque e ad abbandonare le manifestazioni
COMUNICATO ROTAZIONI LAB
Sabato 14 giugno 2014 si
terrà a Roma l'iniziativa #Velolove, indetta da persone entusiaste per i temi
della mobilità. Non si può certo parlar male di questo appuntamento, ma è
necessario sottolineare come negli ultimi anni vi sia stato un crescendo di
iniziative che non hanno prodotto nulla di concreto a livello nazionale, meno
che mai a Roma. L'aspettativa è cresciuta, si parla di più della mobilità ciclistica,
ma sono ormai troppe le cerimonie consumate inutilmente. Le condizioni di
spostamento dei ciclisti romani che usano la bici tutti i giorni non sono
cambiate. L’accrescersi di interesse sulla mobilità ciclistica ha invece
prodotto una serie di effetti collaterali, dalle facili promesse alle facili
adesioni, che non servono a nulla, anzi risultano politicamente dannose. D’altra parte, la buona
volontà dei pochi soggetti istituzionali che vorrebbero cambiare le
cose si scontra con una situazione incancrenita, interessi economici forti, una
burocrazia volutamente complessa e impenetrabile.
Per questo motivo ormai le
manifestazioni di ciclisti non hanno alcuna efficacia.
Chi vuole vada a #Velolove,
manifesti e festeggi, partecipi con allegria, scambi figurine e si diverta. Prendete
pure parte a questa festa con la giusta dose di partecipazione emotiva, in una
stagione propizia alle scampagnate e alla vita en plein air.
Ma questa energia in futuro
va diretta altrove. Dopo il 14 giugno dobbiamo riprenderci la città di Roma, dobbiamo
farlo pedalando tutti i giorni e lavorando tutti a livello individuale per
aumentare il numero di ciclisti. Appuntamenti, incontri, picnic, passeggiate,
pedalate devono essere strumentali a questo scopo, non devono servire a
celebrare la propria appartenenza. È ora di smetterla con l'introversione. La
lotta per la ciclabilità inizia negli androni dei palazzi. Bisogna persuadere
gli automobilisti a lasciare l'auto sotto casa e a pedalare. Così facendo,
possiamo persino contribuire a rilanciare nel mondo l'immagine di questa città
ormai ristagnante e in piena decadenza. È necessario alimentare un movimento
dal basso che inverta una tendenza drammatica, in cui le emergenze - traffico,
smog, incidenti, impatto sulla salute - sono quotidiane.
Bisogna fare festa o apparire
all'improvviso, sempre più spesso, in tre o in diecimila, scantonando il noioso
rito della manifestazione di ciclisti, inevitabile strumento di risonanza per
accorti politici.
Diciamoci la verità: non se
ne può più di biciclettate, aperitivi, manifestazioni, celebrazioni, piccole
riserve indiane in cui i ciclisti si incontrano tra loro, per poi perdersi nel
grigiore quotidiano. A ogni nuova manifestazione possiamo verificare come i
nostri sforzi siano risultati vani. È inutile insistere.
La storia e la cronaca ci
insegnano che non serve a niente corteggiare i padroni del vapore, i quali non
hanno alcuna intenzione di abbandonare i comandi e i privilegi acquisiti. Il
petrolio e l'automobile domineranno le nostre città fino a quando tu, individualmente,
non ti opporrai con le tue scelte e la tua energia. In una logica in cui lo
stato e gli enti locali guadagnano dalle accise sui carburanti, perché mai
dovrebbero impegnarsi seriamente sul costoso fronte del TPL (Trasporto Pubblico
Locale) e della mobilità sostenibile? Certo, ci sono i parametri europei da
rispettare e tante città hanno lavorato sulla mobilità ciclistica. Ma Roma è
rimasta fatalmente fuori da un movimento che ormai può definirsi mondiale. C'è
stata a Roma qualche novità negli ultimi dieci anni sul fronte della bicicletta?
La risposta è no. L’unica cosa positiva è che i ciclisti sono aumentati,
nonostante l’inerzia delle istituzioni. Quindi le buone notizie le portiamo
solo noi.
Ora è giunto il momento di
dilagare nelle città, di usare la bici tutti i giorni e intonare il nostro
canto che solo a Roma suona rivoluzionario ed eccentrico, mentre nel resto del mondo è
appannaggio delle istituzioni. Viviamo in un mondo alla rovescia. Purtroppo, per una forma di condizionamento collettivo, quasi nessuno se ne accorge.
È il momento di convincere il collega intasato nel traffico e assillato dalle spese che la scelta migliore per lui è la mobilità a pedali. È ora di persuadere il vicino di casa, il fidanzato, il compagno di scuola. Aiutalo a scegliere una bici, assistilo nelle sue prime pedalate.
È il momento di convincere il collega intasato nel traffico e assillato dalle spese che la scelta migliore per lui è la mobilità a pedali. È ora di persuadere il vicino di casa, il fidanzato, il compagno di scuola. Aiutalo a scegliere una bici, assistilo nelle sue prime pedalate.
Pedalate tutti i giorni!
Bussate alla porta del vostro dirimpettaio o del vostro collega. Mandate a quel paese chi vi parla dei sette colli, dei sampietrini, del sudore, che impedirebbe l'uso della bici. Lasciate
perdere la politica. Farà finta di ascoltarvi, vi prenderà in giro e, se ci
sono i soldi, piazzerà qualche appalto per opere poco utili. I politici dalla
vostra parte saranno sempre in minoranza in questo paese.
La strada è la nostra corsia
preferenziale e ciclabile. Non abbiamo limiti. Prendete la vostra due ruote con
motore a gambe, e pedalate. Dobbiamo divenire soggetti attivi della mobilità di
questa città. Il resto, lo dimostrano le cronache, è solo il brodo di coltura
per adesioni di facciata del mondo istituzionale e mediatico, che finora non
hanno prodotto alcun risultato. Né qualcuno va a controllare che alle adesioni
e ai patrocini abbiano fatto seguito i fatti. Pubblicità gratis a chiunque
voglia farsi avanti, comprese diverse associazioni di ciclisti e consorterie
che non fanno nulla, ma cercano soltanto visibilità e contentini dalle
istituzioni.
Siamo in ritardo rispetto
all'Europa, siamo in ritardo rispetto al mondo intero! Che i governanti
italiani si assumano la responsabilità della propria ignoranza e inazione.
Pedalate, allenatevi,
viaggiate, mangiate, bevete, intessete amicizie!
Smettiamola con le
manifestazioni. Non si tratta di una decisione presa a caldo. Decenni fa sono
state approvate dal Parlamento leggi sulla ciclabilità che giacciono
inapplicate. Forse non è un caso che il 14 giugno 2014, dopo almeno vent'anni
di attesa, si inauguri a Roma la pista ciclabile Monte Mario-Monte Ciocci.
Un'inaugurazione grottesca, come se degli zombies andassero a tagliare il nastro
in un asilo nido. Se si raccontasse all'estero la storia della ciclabile di
Monte Mario non ci crederebbe nessuno.
È ora che la Fiab, Legambiente,
Salvaiciclisti, le varie Reti, coordinamenti, tavoli, cabine di regia e di
montaggio, associazioni vere o finte si rendano conto finalmente dell'inutilità
del loro atteggiamento e promuovano il proselitismo door to door, il situazionismo estremo,
organizzando viaggi-vacanze sotto i palazzi comunali, provinciali, regionali e
nazionali. Organizzate gruppi di autoriparazione, inscenate performance
teatrali nelle strade, scrivete comunicati, producete manifesti, regalate una
camera d'aria o una vecchia bici al futuro ciclista. Rendete la vostra mobilità
a prova di foratura e intanto studiate le leggi esistenti, il Codice della
strada e quello che si fa da decenni in altri Paesi. Troppo spesso, infatti, il
ciclo attivista scopre l’acqua calda, cose che magari altri hanno fatto già
vent’anni prima. Per questo è importante studiare. Solo in questo modo la
vostra azione sarà più efficace.
Spostatevi su veicoli a
pedali e rendetevi veicoli del cambiamento!
La città è ciclabile per
quanto la gente ci pedala: questa è democrazia diretta.
L'invito è quello di usare la
meravigliosa città di Roma per quello che è: un libro aperto da leggere,
studiare e consultare, ma anche un quaderno su cui ciascuno possa scrivere la
propria storia. Questa città ha cancellato le aspirazioni individuali, la
mobilità dei più deboli (disabili, pedoni, ciclisti). Dobbiamo riprenderci
quello che la furia delle macchine e le ragioni brutali dell'economia
capitalistica ci hanno tolto. L'invito è di andare costantemente alla deriva
per le strade, quando si va al lavoro o a scuola oppure a cercare lavoro,
quando ci si muove per svago, privi di mète precise, tessendo una trama
psicogeografica da percorrere insieme o da soli alla ricerca di qualche
temporanea illuminazione o per una riscoperta della città.
Non è pericoloso pedalare. è
pericoloso il conformismo di chi pensa che non ci sia una via d'uscita!
Le zone 30 si creano
istantaneamente, pedalando. Oppure qualcuno le organizza, se vuole. Bussate
alla porta del Municipio, del Comune, chiedete loro di fare quel che si sta
facendo in tutto il mondo. Una fioriera, un dosso possono fare la differenza.
Esigete il controsenso solo per le biciclette, è universalmente accettato.
Una città si cambia
percorrendola, conoscendola, reclamandola, senza aspettare che qualcun altro
faccia il lavoro al posto nostro.
martedì 10 giugno 2014
Un rilancio dello skateboard con il DIY: l'esempio di Budapest
La cultura dello skate board è in crisi. Si reagisce cercando di tornare alle origini "do it yourself" del movimento. Budapest, assieme a Barcellona, è uno degli epicentri della cultura europea dello skate. Nella capitale ungherese, Balázs Jassek ha rimesso in funzione il parco di Görzenál dedicato allo skate e realizzato un documentario sul ricco scenario della città. Il ruolo dell'arte e della partecipazione si rivela fondamentale per una rinascita e un ulteriore slancio.
Potete leggere in inglese anche l'articolo su Cool Hunting.
Una bella storia della skateboard culture.
Potete leggere in inglese anche l'articolo su Cool Hunting.
Una bella storia della skateboard culture.
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