Il percorso in fissa da Montesacro è filato liscio. Aspetto Paolo Bellino “Rotafixa” nel suo ambiente naturale, il suo barrio a cui è molto affezionato. Sta varcando il traguardo dei 50 anni: doveva festeggiare con un giro per il mondo, ma ora si frappongono ostacoli di natura burocratica. O sociologica, non saprei.
Generoso, insopportabile, caparbio, sfrenato, creativo, molesto, attivista del pedale, costruttore di telai, pittore, esperto di mobilità: sono molte le cose da chiedergli, anche che cosa ne è di Salvaiciclisti, la campagna a cui abbiamo partecipato entrambi (lui più di me).
Stamattina [3 aprile] m'è venuto in mente che, approssimandosi il mezzo secolo di Rotafixa, si approssimava anche il momento della sua partenza per il giro del mondo, secondo quanto dichiarato a più riprese sui suoi blog. Invece no, contrordine. L'ho chiamato e mi ha comunicato che ci sono problemi. Non basta aver perso tempo e soldi dietro ai visti, non basta essersi vaccinati, aver costruito una bici specifica. No, dietro l'angolo c'è l'ulteriore ostacolo. Il mio registratore a cassette Sony TCM-S64V viene estratto prontamente dallo zaino. Siamo vintage e adoperiamo strumenti consoni. Dopo un attimo di suspence per le batterie scariche, quelle ricaricabili di riserva alla fine mettono in movimento il motore. Siamo seduti sui gradini di un negozio alla moda. Possiamo iniziare.
Luca Conti (D): Sapevo che dovevi partire in
questi giorni per il giro del mondo, che cosa è successo nel frattempo?
Paolo Bellino (R): Io partirò, solo che pensavo di partire
adesso, ad aprile. La mia azienda – io lavoro in un'agenzia di stampa – non mi
ha concesso l'aspettativa che mi spetta di diritto, per motivi ignoti,
sostanzialmente. Posso anche capire quali sono i motivi, siamo stati in
vertenza, devono licenziare venti persone, io anzi... [testo censurato dal
Comitato Centrale del Rotazioni Lab].
D: Ma che cazzo dici? Questo lo tagliamo.
R: Non mi interessa più osservare quest'Italia che sta
affondando nella melma.
D: Tornando al viaggio, tu devi partire, questa cosa
l'hai decisa, hai fatto anche un itinerario di massima per questo giro intorno
al mondo, tu vai in giro per il mondo, direi, non è “il giro del mondo”, perché
il giro del mondo è troppo impegnativo, te ne vai per il mondo. Attualmente,
quindi, è tutto fermo.
R: Guarda, io partirò da Roma e tornerò a Roma, non importa granché il
percorso, tanto tutto il pianeta ha le sue specifiche, è bello, per cui se io
vado a Est o a Ovest non è che mi cambia tanto. Ho cambiato diverse volte il
percorso. La prima volta volevo andare verso Est, secondo un percorso che mi
risuonava abbastanza, per Israele, poi passare il ponte di Allenby, e andare in
Giordania, poi scendere in Kuwait, Arabia Saudita, eccetera. Però poneva dei
grossi problemi di tipo antropico, politico, geopolitico. Ho pensato quindi di
andare a Ovest, partendo ad aprile: Spagna, poi prendo l'aereo per Cuba, poi
prendo una nave per il Costa Rica. Giamaica, forse anche.
D: Questo era l'ultimo itinerario previsto?
R: Il penultimo. Poi quando l'azienda per la quale lavoro mi ha fermato l'aspettativa, ho proposto un altro periodo, che sarebbe giugno. Giugno sarebbe un po' troppo caldo per alcuni posti che voglio attraversare verso Ovest.
D: I Paesi tropicali in America...
R: E però comincia a essere decente per alcuni Paesi che
voglio vedere comunque verso Est. Quindi ho ricambiato nuovamente itinerario
nella mia testa, e lo farò, perché sono abituato a questo. Quando mi metto in
testa una cosa, poi la realizzo.
D: Per i visti non ci sono problemi di scadenza?
R: Si possono fare di tre mesi, paghi un po' di più ma si
possono fare. Per esempio, ho fatto un visto per la Russia che inizia da giugno
e dura 90 giorni, quindi sono abbastanza a mio agio, anche perché l'itinerario
che adesso ho scelto è andare verso il confine Est dell'Italia, poi andare in
Slovenia, in Ungheria e poi a Mosca. Da Mosca prendere il treno, la
Transiberiana.
D: Fino a Vladivostok?
R: No, non vado a Vladivostok. Mi fermo a Irkutsk. Non
mi ricordo come...
D: In Mongolia?
R: No. è la città più grossa intorno al Lago Baikal. Lì
scendo dal treno e vado in Mongolia, e poi a Pechino, poi penso o in Vietnam o
in Corea.
D: Poi si vedrà.
R: Poi si vedrà. Questa è la cosa bella del Wandering,
dell'andare in giro senza particolari esigenze e anche cambiando idea. Comunque
voglio andare in Mongolia e penso che passerò da Ulan-Bator e poi da Pechino.
Sarebbe bello anche passare in Corea del Nord, ma è un problemone.
D: Per i visti, soprattutto.
R: I visti, e poi passare dalla Nord Corea alla Sud Corea è
quasi impossibile.
D: Cambiando discorso, tu adesso parti. Tutto quello che
è stato fatto con Salvaiciclisti, questa lotta per la mobilità. Come vedi
adesso la situazione? Siamo in una fase di stallo? Domani c'è il congresso della
Fiab. Sembra tutto un po' fermo. Dal tuo punto di vista che cosa si potrebbe
fare, che cosa si sta facendo adesso?
R: Guarda, io voglio un po' lasciare l'attivismo in Italia,
perché, come dici tu, c'è uno stallo. È come se fossimo stati trascinati nuovamente
dentro la melma. Io della Fiab non ho nessuna considerazione, perché sono
vent'anni che è lì, e nulla è cambiato. Noi di Salvaiciclisti abbiamo fatto
parecchio per far esplodere nella mente di tutti la ciclabilità urbana. Tutti
hanno detto “bravi”, però nulla è accaduto. Io sono abbastanza convinto che ci
sia bisogno di recuperare una strategia, cosa che le associazioni italiane non
hanno affatto. E questo comunque, al momento, non mi riguarda più. Non mi
interessa convincere gli altri ad andare in bicicletta, cosa che ho fatto per
parecchio. Quello che ho pensato è: se volete cambiare vita, ora avete gli
strumenti per farlo; e se non volete cambiare vita, fatti vostri. In realtà,
sono anche fatti di tutti.
D: Sul fronte del viaggio, sarebbe interessante parlare
della bicicletta che ti sei costruito da solo e dell'equipaggiamento. Che
equipaggiamento, che bagaglio ti porti appresso?
R: Ho costruito una bicicletta che sostanzialmente è una
specie di Rampichino Cinelli. È stata questa la prima mountain bike di questo
Paese. Cinelli che ha sempre delle ottime intenzioni, a volte è avanti, altre
volte segue. Ha fatto negli anni Ottanta una bici che si chiama Rampichino. A
me non interessava di fare un rampichino, però secondo le mie esigenze ho fatto
una bici, un telaio da 26, la forcella è da 28, però gli attacchi dei v-brake
sono da 26, ma la forcella è da 28 e ha anche un foro per un'eventuale 28, se
dovessi sfasciare la ruota anteriore. Tutto quello che ho fatto su questa bici
è finalizzato al viaggi. Questa bici la chiamo 'utensile', altro nome non sono
riuscito a trovarlo, perché è veramente un utensile, come se girassi una pinza.
Questa bicicletta è un utensile ed è una bici in acciaio in congiunzione con
quote abbastanza comode e un carro posteriore infinito, sono 450 mm, per non
sbattere con i talloni contro le borse cariche. È comodissima, l'ho pensata
comoda ed è uscita fuori veramente comoda, ci ho girato parecchie volte in
questi ultimi mesi, ho fatto anche dei viaggetti di prova, ed è una bici in cui
l'unica stanchezza che provi è quando sei stanco tu, non perché lei te la dà. È
perfetta per me, come misure e come impostazione, ed è molto robusta, molto
rigida dietro e una guidabilità estrema, quasi una poltrona, anche se non è una
recumbent.
D: È a ruota fissa? [leggera ironia]
R: No, ha 27 rapporti. Ne ha 27, perché ho sbagliato a fare
la spaziatura posteriore di 130, quando il mozzo era 135, quindi l'ultimo
rapporto non entra. Quindi ho bloccato il deragliatore posteriore, altrimenti
gratterebbe sul telaio. È stato un mio errore, ma va bene, capita.
D: Quindi tre corone...
R: Tre corone, 48, 36 e 28.
D: E pacco pignoni da 10.
R: L'ultimo è da 32, quindi rapporto inferiore a 1:1. E devo
dire che è molto comodo quando sei con un forte carico.
D: E magari con il vento.
R: Ho bloccato l'ultimo pignone, perché urtava la catena.
D: Invece il bagaglio?
R: Ho un materassino autogonfiabile di cui non voglio fare
il nome, perché è pubblicità. Il mio sacco a pelo in piuma d'oca, molto bello.
D: Per il freddo, perché se è caldo uno lo apre. É un -15
°C?
R: -20 °C. Infatti vado in Mongolia e nelle propaggini
inferiori della Siberia, per cui...
D: Meglio abbondare.
R: Infatti il giubbotto di pile che hai visto stasera...
[Qui è necessario fare un'osservazione. Paolo indossava un
giubbetto terrificante, tipo pelo di pecora grezzo, di colore verde. Mi consola solo il fatto
che è stato ottenuto dal riciclo di bottiglie di plastica e non facendo lo
scalpo a poveri ovini].
È leggerissimo e caldissimo, e si compatta pure bene. Una
tenda da 1,100 Kg che serve solo a me e non ad altri, cioè è da una persona,
uno c'entra pure stretto, pesa poco e ha anche questa particolarità, che ha una
copertura che diventa un poncho, per cui se la pioggia battesse tanto,
mi farei questo poncho, ovviamente bestemmierei a rotta di collo.
D: Ovvio.
R: Però capita. Tanto la bestemmia non fa mai male, ti serve
a sfogarti. Ho fatto un fornelletto con dei pezzi di recupero. Ho delle
medicine con me. Ho fatto una sola vaccinazione, quella per l'epatite A. Poi ho
due pantaloni – un pantaloncino e un
pantalone lungo – due magliette, una camicia da me rifatta con le maniche
lunghe, un giubbotto che ho da tanto tempo, per bicicletta, che è antivento. Un
paio di pantaloni in goretex e un'altra giacca in goretex, che ho da tanti
anni, è da montagna.
D: Attrezzi?
R: Sì, questo è un problema abbbastanza...
[Gli occhi dell'intervistatore s'illuminano, come a dire:
“Infatti, è un problema serissimo”].
R: Per me, io sono un fanatico della meccanica...
[Si empatizza con il problema]
R: Cioè, io porterei con me il centraruote.
D: Certo. [risatina di complicità]. Come
centraruote puoi usare la bici.
R: Esattamente. Siccome, finalmente ho una bicicletta con i
pattini dei freni, posso usare quelli come riferimento.
D: Il problema sono le chiavi, smagliacatena...
R: Quelle ce le ho, lo smagliacatena ce l'ho. Poi ho un
pezzo di catena...
D: Ricambi?
R: Solamente i raggi.
D: Camere d'aria? Due, tre, quattro?
R: Due. Poi tip top, colla, basta e avanza.
D: Copertone di riserva?
R: Copertone. Una nota ditta tedesca che fa...
D: Che tutti foraggiamo...
[risate]
R: Speriamo che tenga l'antiforatura. La bici l'ho fatta da 26 per questo. In qualsiasi posto
del mondo.
D: Si dice sempre questa cosa, che il 26 pollici è universale.
R: È universale. Nei posti più sfigati trovi il 26, il 28
magari no. Però se trovassi il 28, metterei quello.
D: Potrebbe entrarci per entrambe le ruote?
R: E certo, basta che leghi la camera d'aria, oppure neanche
la leghi, la inzeppi dentro e la gonfi. Però avere il 26 puoi mettere il 28, se
avevi il 28 non puoi mettere il 26. Ho fatto la bici così per questo motivo qua.
D: La prossima intervista alla vigilia della partenza.
R: Ecco, una cosa. Io vorrei partire di nascosto.
D: Io pensavo a un evento, invece, con una bella
biciclettata, con i fazzoletti, i panini ... [ironico]
R: No, è una cosa che mi ripugna.
D: Basta.
[l'intervistatore ci ripensa]
D:Allora, tu sei noto per il tuo carattere bellicoso, ti
si potrebbe chiamare “bellicosino”. In un viaggio devi stare molto attento, perché ti trovi
in realtà estranee. Hai pensato anche a questo, a un po' di diplomazia nel tuo
modo di rapportarti con gli altri?
R: Io sono molto diplomatico, secondo me.
[risate dell'intervistatore]
R: È così.
D: Va bene.
R: Io sono convinto di essere diplomatico. Il punto è
questo. In un Paese con l'elettroencefalogramma piatto come l'Italia, un po' di
elettroshock ci vuole.
D: Però all'estero...
R: Non è solo all'estero. Anche i rapporti con la polizia,
per esempio. Con la polizia ho sempre scherzato [il Comitato Centrale del Rotazioni
Lab ha tagliato qui un pezzo insignificante]. A volte m'hanno menato, ma botte
relative, sono anche stato arrestato due volte. E però sono ancora qua.
D: Quando hai detto questa cosa del viaggio, io ho avuto
un'immagine. Paolo, conoscendolo, secondo me arriva al porto di Bari, si mette
in mezzo a una rissa, lo picchiano e torna a Roma.
[Risate]
D: Tu, tra i pastori mongoli come ti comporterai?
R: Tutte le volte che ho viaggiato in bicicletta...Ho
viaggiato in bicicletta anche entrando e uscendo dai territori palestinesi, per
entrare in Israele. Una volta anche in Irlanda del Nord, a Belfast. Non è che
vado a rompere i coglioni agli altri. Se mi rompi i coglioni, io reagisco
malissimo. Una volta, per esempio, mi hanno arrestato a Cipro, a Nicosia.
Abbiamo fatto un giretto dentro la buffer zone, è stata una cosa
strepitosa, che mi ricordo ancora adesso. E poi la polizia della parte greca di
Cipro mi ha trattenuto in caserma per un po'. Non è che mi sono preoccupato
tanto, non ho mai avuto guai in vita mia, guai seri non ce li ho mai avuti.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.