Quinto rapporto 
IPCC: l’area mediterranea risentirà più di tutte del cambiamento 
climatico
E’ stato presentato 
oggi il secondo volume del quinto rapporto IPCC che traccia gli effetti del 
cambiamento climatico, in particolare in Europa e nell’area mediterranea. 
Abbiamo chiesto a Marco Grasso, docente di Politiche ambientali dell’Università 
di Milano-Bicocca, che segue gli effetti politici e sociali del cambiamento 
climatico, un commento sull’ultimo rapporto.
Milano, 31 marzo 
2014 - «In Europa, la 
regione mediterranea è quella che risentirà più di tutte dei cambiamenti 
climatici a causa dei notevoli impatti attesi sul turismo, sull’agricoltura, 
sulle attività forestali, sulle infrastrutture, sull’energia». Marco Grasso, docente di Politiche 
ambientali dell’Università di Milano-Bicocca che segue gli effetti politici e 
sociali del cambiamento climatico, commenta a caldo  il secondo volume del quinto rapporto IPCC, 
presentato questa mattina alla stampa. 
«I 
cambiamenti climatici – continua Grasso, commentando il rapporto “Climate Change 2014: Impacts, 
Adaptation, and Vulnerability - possono introdurre disparità economiche 
all'interno dell'Europa, favorendo regioni meno colpite dal cambiamento 
climatico e aggravando quelle più esposte, come quella mediterranea». 
«Le future 
proiezioni climatiche – aggiunge Grasso che approfondirà il tema il prossimo 9 
aprile in occasione della giornata Milano-Bicocca e i Cambiamenti Climatici: 
Ricerca, Formazione, Divulgazione (ore 9, Edificio U4, Aula 8, Piazza della 
Scienza) - prevedono un aumento delle temperature in tutte le 
regioni europee, un marcato aumento di 
precipitazioni nel Nord Europa e una diminuzione significativa nel Sud 
Europa, un aumento di estremi termici,  periodi di siccità alternati ad abbandonanti 
precipitazioni». 
Secondo gli studiosi 
del Working Group II all’AR5 del Panel internazionale sui cambiamenti 
climatici, sono in aumento i 
rischi di inondazioni, di erosione costiera e di danni alle infrastrutture: «Il 
rischio già è presente con l'attuale livello di climate change (+0.61 °C 
rispetto al periodo preindustriale) e sta aumentando progressivamente. Le misure 
di adattamento in Europa possono ridurre il rischio entro limiti accettabili, ma 
queste azioni devono essere ancora implementate in molti Paesi europei, tra cui 
l'Italia».
Tra 
le criticità evidenziate, c’è anche una sempre maggior scarsità idrica, 
soprattutto nel Mediterraneo, dovuta all’ aumento della domanda di acqua per 
 l’irrigazione, l’uso domestico e 
industriale unito alla riduzione delle precipitazioni, alla scarsa capacità di 
reintegro delle risorse idrico e all’aumento 
dell'evaporazione.
«Inoltre, 
nel Sud Europa l'irrigazione sarà il fattore limitante della produzione 
agricola, con impatti negativi anche nelle zone di produzione del 
vino».
Già 
lo studio del 2012 Mediterranean agriculture under climate 
change: adaptive capacity, adaptation, and ethics‘, Regional 
Environmental Change di Marco Grasso e Giuseppe Feola (University of 
Reading) anticipava alcune delle problematiche dei cambiamenti climatici sui 
sistemi agricoli del paesi dell’area mediterranea.
La ricerca, infatti, 
evidenzia come gli impatti dei cambiamenti climatici del prossimo decennio 
saranno rilevanti per l’area mediterranea, determinato  una diminuzione della produzione agricola 
nell’area che include anche l’Italia meridionale. 
Proprio 
per diffondere conoscenza e consapevolezza rispetto al cambiamento climatico, 
dagli effetti fisici a quelli socio-economici l’Università di Milano-Bicocca ha 
organizzato, dal 7 all’11 aprile, una settimana di incontri aperti al pubblico, 
il cui evento centrale è Milano-Bicocca e 
i cambiamenti climatici: ricerca, formazione, divulgazione. Tra le 
attività previste, mostre, dibattiti, “climate cafè” e anche un Dj Set-Video 
Climate Change. 
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