domenica 9 marzo 2014

La grancassa messicana

Tanto tempo fa abitavo in Messico e dovevo traslocare in Grecia, via Roma. Avevo venduto la batteria, ma poi, subito dopo, avevo acquistato una grancassa da banda che, assieme all'imprescindibile rullante Ludwig e ai rototom, e ai piatti, ovviamente, formava uno strano ma completo set percussivo. Al momento di partire, lasciai i rototom in custodia in un ristorante. Li recuperai qualche anno dopo con una spettacolare operazione: avevano dimenticato chi ero, ma io i rototom ricordavo bene dov'erano, e anche che erano miei. Abbandonati per il momento i rototom, decisi che mi sarei portato in Italia la grancassa perché, rispetto a una valigia, la grancassa ha un grosso vantaggio: puoi suonarla, o comunque suona meglio di una valigia vuota. Lo strumento era di fabbricazione messicana, marca Herch (credo di Guadalajara), con relativa custodia, tutto pagato pochissimo. La grancassa suona, ma può anche servire da valigia. Come? Riempiendola, è evidente. Per il viaggio avevo la grancassa e una valigia  inzeppata di libri e fotocopie, che pesava una trentina di chili. Nella valigia c'era il frutto di anni di lavoro musicologico. Se fosse andata smarrita avrei proceduto a uno spettacolare harakiri  direttamente nel terminal di Fiumicino, ovviamente con il machete-souvenir. Nella grancassa andarono i miei stracci (vestiti). Se vuoi studiare batteria dentro casa, se vuoi evitarti un'esecuzione sommaria condominiale, la prima regola è riempire la grancassa di vestiti; anche i piatti si possono sordinare con dei fazzoletti, però li sacrifichi perché devi farci il buco per infilarli nella vite. Si deve fare di tutto per evitare le batterie mute, anche cose impensabili, ma pagare dei soldi per una batteria muta, beh, lasciamo perdere, mi vengono in mente solo paragoni irripetibili e poco edificanti.

Dovetti pagare un extra per il peso dei bagagli, la prima e unica volta in vita mia. Insomma, la grancassa messicana arrivò a Roma e finì da qualche parte nella sua custodia imbottita messicana. Passarono gli anni, tanti anni. Non è che uno ogni tanto tira fuori la grancassa per farsi una suonata. Lo fai con la chitarra, com la tastiera, anche con la batteria, ma con la grancassa è meno probabile. Magari un giorno, dopo aver sentito un pezzo di Xenakis, ti viene voglia di fare qualche prova, ma si tratta di episodi isolati. Insomma, per quasi vent'anni la grancassa messicana cadde in letargo, al buio, protetta dall'imbottitura della custodia. 

A un certo punto, nel 2013 - quando ormai ho 94 anni - un'ansia di semplificazione mi assale. Si tratta di un evento raro, di solito tendo a riflettere molto prima di buttare qualcosa, mentre non rifletto affatto quando devo raccogliere un oggetto. Di solito la buttite mi passa subito, ma la grancassa è veramente ingombrante. Confesso di far parte della chiesa raccoglista. Il raccoglismo è una forma di religione gnostica, che prevede pellegrinaggi frequenti ai cassonetti. Che quando vai alla discarica a buttare un mobile, esci più carico di come eri entrato (non svelerò mai i nomi del miei angeli custodi). In poche parole, decido di vendere la mia grancassa, con bonus generosissimo della custodia. Magari a un suonatore di una banda di paese. Penso al povero grancassista senza grancassa di Roccacannuccia che legge il mio annuncio. Guardo i prezzi su ebay, le cifre sono ridicole. Ti puoi comprare tre grancasse di colori diversi e ruotarle a tuo piacimento. Giammai, non la venderò. Anzi,. la farò più bella. Via quello strato di plastica. Sotto c'è il legno: ne uscirà fuori una cosa bellissima: è pur sempre la mia valigia da emigrante che torna a casa, più o meno.  Un po' di tempo fa ho comprato della gommalacca. Mischiata ad alcol a 95 gradi, si usa in falegnameria. Comincio a stendere strati di tintura protettiva, dopo aver tolto tutte le parti metalliche, ovviamente.
Devo dire che questi artigiani messicani avevano lavorato bene. Hanno perfino messo del feltro all'interno dei blocchetti, per evitare che le molle facessero rumore, vibrando. Chapeau. Ora scruto la mia grancassa e sogno scorribande d'avanguardia. La rimpinzerò di oggetti sonanti. Mi ricordo di una foto di Han Bennink giovane con una grancassa chiaramente da banda piena di campanacci, wood-blocks e ogni bendidio. La farò diventare una specie di albero di Natale. Ma c'è anche spazio per il gretto tornaconto personale, per cui introduco il seguente annuncio:

Suonatore di grancassa d'avanguardia offresi per serenate, matrimoni, feste private, ricevimenti, feste di piazza, cene eleganti. Musica e intrattenimento garantito. Contattatemi all'indirizzo email di questo blog.

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