Il sistema
trasversale che nasconde la verità degli abusi e minaccia la
democrazia
IL PARTITO DELLA
POLIZIA
di Marco Preve
Presentazione a
Roma martedì 25 marzo ore 18.00 con l’autore intervengono:
Filippo Bertolami,
Vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, Dirigente sindacale ANIP e
Ferruccio Sansa (Il Fatto quotidiano)
Libreria Ibs, via
Nazionale 254, 255
Chiarelettere,
Collana Principio Attivo, pp. 288, euro 13,90
Scheda libro: http://bit.ly/PWSuFV
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PRETESTI
“Speriamo che
muoiano tutti. Tanto uno già... 1-0 per noi.”
La polizia dei De
Gennaro, Manganelli, Gratteri e Caldarozzi non ha mai ritenuto di dover
scoprire, per punirla, il nome della poliziotta del 113 che così si espresse
dopo la morte di Carlo Giuliani, luglio 2001.
“Lo si teneva fermo,
venivano legate le gambe e poi cominciavano a iniettare dell’acqua e sale con un
imbuto.”
Salvatore Genova,
commissario in pensione, racconta, trent’anni dopo, le torture ai brigatisti a
cui assistette nel 1982.
“Segatto lo colpiva
alle gambe con il manganello, Pontani e Forlani lo tenevano schiacciato a terra
mentre Pollastri lo continuava a percuotere.”
La Cassazione
ricostruisce l’uccisione di Federico Aldrovandi a opera di quattro poliziotti
nel 2005.
“Non possiamo
accettare di credere che questa istituzione non possa offrire schiere di
funzionari capaci e onesti, in grado di rimpiazzare gli
insostituibili.”
Enrico Zucca, pm al
processo Diaz di Genova.
“Qualcosa potrebbe
cambiare se ci fosse una presa di coscienza più forte all’interno della polizia
di Stato,
improbabile se non
preceduta da un vero rinnovo della classe dirigente, che stimoli i più indignati
a prendere coraggio.”
Filippo Bertolami,
vicequestore e sindacalista di polizia.
“La polizia che
gestisce appalti milionari lo fa con deroghe selvagge alle procedure, produce
anomalie che a loro volta generano ‘reiterate violazioni’ delle regole imposte
dal Codice dei contratti pubblici.”
Relazione della
Commissione ministeriale a cura del prefetto Bruno
Frattasi.
“L’interesse della
politica – tutta la politica, senza distinzioni – ad avere rapporti diretti e
privilegiati con i vertici della polizia, ma nella quotidianità anche con la
base, è un (mal)costume che esiste da sempre.”
Francesco Carrer,
criminologo, consulente di forze dell’ordine, organismi ed enti locali in tema
di sicurezza.
“Non c’è la
consapevolezza di una patologia. Qui in Italia si vogliono salvare le persone. È
un sistema di potere per cui ogni uomo deve rimanere al suo posto.
Chi li tocca è un
eversore... anche al stampa ci mette del suo.”
Enrico Zucca, pm al
processo Diaz di Genova
SCHEDA
Imputati.
Condannati. Premiati. Nessun abuso può essere commesso contro cittadini inermi.
Se non è così, i responsabili devono saltare. In Italia ciò non è avvenuto. E
continua a non avvenire, dai tempi delle torture alle Br fino alle morti di
Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri: la polizia non garantisce la sicurezza,
la politica non sorveglia, la stampa non sempre denuncia, la magistratura non
sempre indaga. Perché questa anomalia? Come rivela Filippo Bertolami, poliziotto
e sindacalista, “negli ultimi anni si è assistito al paradosso di un sistema
capace da un lato di coprire e premiare i colpevoli di violenze e insabbiamenti,
dall’altro di punire chi ha ‘osato’ mettersi di traverso”.
Vince la paura. Il
partito della polizia è troppo forte. troppe protezioni politiche a destra e a
sinistra. Da Berlusconi a Prodi, Violante, Renzi. De Gennaro, ora presidente di
Finmeccanica, e i suoi collaboratori non si toccano. Troppe onorificenze. Troppe
amicizie. Anche tra i media. Intanto le auto rimangono senza benzina e gli
agenti continuano ad avere stipendi da fame mentre vengono assegnati appalti
miliardari. Il partito della polizia è anche il partito degli affari. “Se non
c’è una cultura del diritto in chi orienta il pensiero collettivo – sostiene il
criminologo Francesco Carrer – mi chiedo come possa nascere in un corpo di
polizia i cui vertici sono più attenti ai desiderata dei politici che alle
esigenze di chi è in prima linea.”
Marco
Preve, giornalista, è
nato nel 1963 a Torino. Cresciuto a Savona, vive a Genova dove è cronista di
giudiziaria, ma non solo, della redazione locale de “la Repubblica”. Ha seguito
le indagini sul serial killer Donato Bilancia, il giallo della contessa Agusta,
le principali inchieste in tema di corruzione e soprattutto il G8 di Genova del
2001 e tutti i processi che ne sono seguiti. Collabora con “l’Espresso” e
“Micro-Mega”. Ha un blog intitolato “Trenette e mattoni”, e ha scritto due
libri, sempre con Chiarelettere: IL PARTITO DEL CEMENTO, nel 2008, con Ferruccio
Sansa; LA COLATA, nel 2010, con Ferruccio Sansa, Andrea Garibaldi, Antonio
Massari e Giuseppe Salvaggiulo.
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