giovedì 20 marzo 2014

Il laboratorio (glasnost) e due regole d'oro

Aspetto giorni migliori per postare qualche foto del rotazioni lab, in quanto tuttora in questo luogo - che dà il titolo a questo blog - vige il più assoluto kaos. Ora però, rispetto a qualche tempo fa, ci si può almeno entrare. A un certo punto, in preda alla disperazione, avevo persino immaginato una specie di funivia su cui sorvolare la distesa di cose, che nella mia ottica sono "materiali" e che altri definiscono "immondizia". Mentre lo spazio del rotazioni lab non riusciva a prendere corpo e si succedevano ritrovamenti spettacolari (un tavolo da lavoro magnifico, ma con le gambe segate, una lavagna, una bici intera, monopattini, ferri ecc.) ho avuto tempo di riflettere. Nel frattempo accantonavo pretese di falegnameria, riducendo il settore legno a carpenteria e piccola falegnameria, ritocchi, stuccature, gommalacca, ecc. Questo permetteva di recuperare spazio. E intanto riflettevo, perché la riflessione è alla base dell'organizzazione dello spazio, fra le altre cose.

Il vero problema è che il rotazioni lab, con il suo esiguo spazio, è un laboratorio ma anche un magazzino. Con lunghe trattative diplomatiche riuscivo a parcheggiare le mie circa 15 biciclette fuori dal laboratorio, ma al sicuro. Restava però il problema di fondo: come organizzare lo spazio? Uno spazio limitato, in cui puoi mettere scaffali, inventarti qualcosa sul soffitto, eliminare un mobile, ma uno spazio che rimane in sostanza lo stesso, a meno di un piano casa berlusconiano, senza però avere i soldi.
Il web è abbastanza avaro di immagini relative a laboratori di riparazione e autocostruzione, studi di artisti. Ne ho visti diversi: ci sono scaffali, ampi tavoli, attrezzi e tanto, tanto spazio. Infatti, questi laboratori sono caratterizzati da  spazi estesi, non necessariamente ben organizzati, ma in cui lo spazio aiuta a tenere in ordine. C'è chi dice che non è vero e che anche in 300 metri quadri creerei disordine (come patologico raccoglitore compulsivo, ma non lo sono, suvvia, mi limito al metallo). Ma è indubbio che il rotazioni lab, per quanto lo si possa glorificare, rientra nella categoria del tugurio, garage o cantina dove lavorare ai propri passatempi. Quello che rende drammatica la situazione è la necessità di stipare oggetti, la materia prima, e i progetti in corso (qualcuno anche di Archi). Pertanto il vero problema è il suo essere magazzino, oltre che laboratorio.
La prima regola che si dovrebbe osservare in un luogo del genere è: togliere le chiavi dalla toppa, una volta aperta la porta. Lo dico ai giovani. La chiave nella toppa si può piegare o rompere, trasportando oggetti: in quel caso si deve dedicare molto tempo e soldi al ripristino della porta. Però si impara a farlo.

La seconda regola, che potete leggere anche nel manuale di un trapano cinese, in un italiano improbabile, è tenere in ordine. Non arrivo a dire "tenere pulito", ma in ordine sì. Il disordine è una delle principali cause d'infortunio, ecc. Per tenere in ordine devi avere poche cose, l'ideale sarebbe uno spazio vuoto, con scaffali per gli attrezzi e poco altro. C'entra pure il Feng Shui, in versione razionalistica, senza dover per forza evocare le energie, ecc.:  cioè se hai delle cose tra i piedi, lavori male. Un mio amico che fa il meccanico in un negozio (e che ora ha aggiornato il look dei baffi) non vuole avere nemmeno le persone intorno, per un raggio di due metri: ha ragione.



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