Cervelli in fuga. Ma in fuga da che?
Sai quello che lasci e sai quello che trovi.
lunedì 31 marzo 2014
È allarme primavera in tutta Italia
Comunicato Silverback
Le piante sono sentinelle incredibilmente sensibili di questo mutamento climatico in atto, dal momento che gli equilibri vegetali possono essere significativamente alterati dal cambio di clima. Un inverno senza gelate, per esempio, può causare l’assenza del periodo di riposo della pianta generando uno squilibrio vegetativo. Oppure una primavera eccessivamente anticipata, come sembra stia accadendo in questa stagione 2014, se seguita da una gelata tardiva può danneggiare gravemente le culture germogliate anzitempo.
Lo studio di un altro membro del comitato scientifico del Premio, Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente dell'Università di Firenze, conferma il pericolo al quale la vegetazione mediterranea va incontro. «La primavera in anticipo di un mese può incrementare significativamente i danni da gelate tardive, che soprattutto negli ultimi anni si sono verificate spesso», dichiara Ferrini. «Le specifiche risposte degli alberi rispetto all'aumento di temperatura variano a seconda della specie, ma gli effetti nel lungo periodo è probabile che porteranno ad una redistribuzione geografica delle specie con una possibile ricaduta di effetti disastrosi come alluvioni, frane e smottamenti”.
PRIMAVERA 2014 ANTICIPATA DI UN MESE: L’ALLARME VIENE DAI
GIARDINI
In preparazione del “Monito del giardino”, il prestigioso premio
ambientale assegnato a Firenze il prossimo 14 maggio, gli esperti avvertono:
“Nel verde urbano segnali di pesanti mutamenti”
In preparazione del “Monito del giardino”, il prestigioso premio ambientale assegnato a Firenze il prossimo 14 maggio, gli esperti avvertono: “Nel verde urbano segnali di pesanti mutamenti”
Roma, 29 marzo 2014 - Dopo un inverno in cui si sono registrate
temperature fra le più elevate degli ultimi due secoli - l’aumento si è aggirato
intorno a 1,8°C – la primavera è arrivata nella Penisola con circa un
mese di anticipo. Dalle mimose ai mandorli, dai peschi agli albicocchi, senza
tralasciare le varietà ornamentali che si trovano nei terrazzi e nei giardini,
la maggior parte delle piante italiane ha raggiunto il periodo di fioritura ben
prima delle tradizionali primavere mediterranee.
In vista dell’edizione 2014 del “Monito del
giardino”, il prestigioso premio ambientalista promosso dell'Ente Cassa di
Risparmio di Firenze e realizzato dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e
Peyron che si terrà il 14 maggio a Firenze, alcuni esperti, membri del
comitato scientifico del Premio, evidenziano come anche le piante “domestiche”,
quelle che dimorano in giardini, parchi, balconi e frutteti italiani ci parlano
di quello che sta accadendo al clima e ci mandano un “monito” - da qui il nome
del premio – quest’anno più forte e chiaro che negli altri anni.
Le piante sono sentinelle incredibilmente sensibili di questo mutamento climatico in atto, dal momento che gli equilibri vegetali possono essere significativamente alterati dal cambio di clima. Un inverno senza gelate, per esempio, può causare l’assenza del periodo di riposo della pianta generando uno squilibrio vegetativo. Oppure una primavera eccessivamente anticipata, come sembra stia accadendo in questa stagione 2014, se seguita da una gelata tardiva può danneggiare gravemente le culture germogliate anzitempo.
Secondo il climatologo Giampiero Maracchi,
Presidente del comitato scientifico del premio e docente emerito di Climatologia
all’Università di Firenze, «questa primavera incredibilmente anticipata
si deve al fatto che, a differenza di quello che accadeva ancora fino agli ’90
del secolo scorso, la circolazione delle masse d’aria è avvenuta solo lungo i
paralleli terrestri e mai lungo i meridiani, cioè da nord a sud, come è normale
che succeda nel periodo invernale e di fine inverno. Lo squilibrio è legato
all’aumento della temperatura della superficie degli oceani. La macchina
climatica è in movimento».
Lo studio di un altro membro del comitato scientifico del Premio, Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente dell'Università di Firenze, conferma il pericolo al quale la vegetazione mediterranea va incontro. «La primavera in anticipo di un mese può incrementare significativamente i danni da gelate tardive, che soprattutto negli ultimi anni si sono verificate spesso», dichiara Ferrini. «Le specifiche risposte degli alberi rispetto all'aumento di temperatura variano a seconda della specie, ma gli effetti nel lungo periodo è probabile che porteranno ad una redistribuzione geografica delle specie con una possibile ricaduta di effetti disastrosi come alluvioni, frane e smottamenti”.
Altri indicatori di un cambiamento climatico evidente e
inarrestabile sono gli ecosistemi che vivono all'interno o attorno alle specie
vegetali. Sempre secondo gli studi di Ferrini, l'aumento di temperatura
porterebbe alla proliferazione ed invasione infestante di alcuni insetti esotici
giunti in Italia negli ultimi anni a seguito delle forti importazioni di legno e
materiali da imballaggio provenienti dall'est del Mondo. Frassini e ippocastani,
ad esempio, già così sensibili all'innalzamento delle temperature e soggetti ad
effetti dannosi per il loro equilibrio fisiologico, sono il cibo preferito dalle
larve di “minatrice fogliare”, la Cameraria Ohridella nativa dei Balcani, oppure
del “minatore smeraldino del frassino”, l'Agrilus Planipennis della zona
russo-asiatica, e del “cerambice dalle lunghe antenne”, l'Anoplophora chinensis
originaria di Cina, Giappone e Korea. Questi insetti, già infestanti per natura,
aumentano la deposizione di uova e lo sviluppo delle proprie larve soprattutto
in presenza di aumenti di temperatura e di una riduzione dell'esposizione al
freddo dovuta a inverni brevi o particolarmente miti, come quello appena
trascorso.
Dal 2007, il “Monito del Giardino” ha premiato
23 tra i più illustri ecologi e scienziati di fama internazionale, tra i quali
la primatologa Jane Goodall e l'economista Robert Costanza. Scopo del
“Monito” è premiare personalità di spicco del mondo ambientale e scientifico che
abbiano offerto soluzioni e alternative per ridurre l'impatto antropico
sull'ambiente e in particolare il problema dei cambiamenti climatici.
L'edizione 2014 sarà dedicata alle energie rinnovabili e in particolare
alla rivalutazione del patrimonio agro-forestale come risorsa
energetica.
venerdì 28 marzo 2014
Treno verde, bilancio disastroso: inquinamento e rumore per tutti
Comunicato Legambiente
Da
sud a nord città soffocate dallo smog e assediate dal rumore
Il
bilancio del viaggio del Treno Verde a conclusione del viaggio in dieci città
italiane
Non
solo Pm10. Ricompare l’incubo benzene
In
tre mesi Frosinone, Torino, Alessandria e Benevento già oltre i limiti annuali
di polveri sottili
Arriva il vademecum contro
lo smog
Si respira ancora mal’aria nelle città italiane. Grandi e
piccoli centri soffocati da smog e assediati dal rumore. Primo imputato resta il
traffico e la mai sanata schiavitù dell’automobile che resta il mezzo con il
quale la maggior parte dei cittadini continua a spostarsi anche a causa
dell’assenza di serie politiche di mobilità urbana da parte di Comuni e Regioni.
Aria malsana che a Verona ha fatto registrare addirittura picchi di Pm10 anche
di tre volte superiori ai valori limite dettati dalla legge. Superamenti dei
livelli del Pm10 sono stati registrati anche ad Ancona e Varese. Poi è stata la
pioggia a “salvare” i polmoni dei cittadini. Anche le centraline delle Arpa
riportano l’allarme mal’aria: a tre mesi dall’inizio del 2014 sono già quattro i
capoluoghi off-limits per aver superato il bonus di 35 giorni di superamento di
Pm10 concesso dalla legge in un anno. A guidare la classifica delle città
italiane più inquinate troviamo oggi Frosinone (57 superamenti), Torino (46)
Alessandria (45) e Benevento (42). Riappare anche il fantasma del benzene, con
valori elevati in diverse città come Palermo e Torino. Lo smog non è il solo
pericolo: la vertenza inquinamento acustico coinvolge in pratica tutte le città
monitorate.
È questo il bilancio della ventiseiesima edizione del Treno Verde 2014, la campagna di Legambiente e Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane
dedicata al rilevamento dell’inquinamento atmosferico e acustico e pensata per
informare, sensibilizzare e promuovere tra i cittadini le buone pratiche per una
mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle polveri inquinanti. Dal 13
febbraio al 27 marzo il convoglio ambientalista ha monitorato 10 città: Palermo,
Cosenza, Potenza, Caserta, Roma, Pescara, Ancona, Verona, Varese, chiudendo oggi
il suo viaggio a Torino. Proprio per fronteggiare l’emergenza smog nella città
italiane Legambiente lancia oggi un vademecum contro lo smog disponibile sul
sito www.legambiente.it.
Compagno di viaggio del Treno Verde anche quest’anno è stato il
Laboratorio mobile Qualità dell’Aria di Italcertifer, che in ogni città ha
rilevato i dati relativi all’inquinamento acustico e alla qualità dell’aria,
monitorando in questa edizione anche il PM 2,5 con l’obiettivo di tenere alta
l’attenzione anche sulla frazione di polveri più dannose per la salute e di
pretendere che a livello europeo e nazionale siano adottati valori limite più
stringenti e maggiormente idonei a tutelare la salute dei cittadini, fissando
valori giornalieri oltre il valore
obiettivo annuo attualmente vigente.
“Secondo il rapporto del Centro europeo ambiente e salute dell'Oms si registra un forte incremento di malattie correlate all’inquinamento, al punto che le stime oggi arriverebbero a far contare 7mila decessi legati all’esposizione al particolato solo nei 30 capoluoghi di provincia della Pianura Padana - afferma
Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente -. Siamo di fronte a un serio rischio ambientale e per la salute delle persone che viene ancora affrontato in maniera blanda e poco efficace da Comuni, Regioni e dallo stesso Governo. Al ministro Galletti chiediamo di intraprendere azioni efficaci e interventi
mirati per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico in tutta la Penisola, destinando più fondi e incentivi al trasporto pubblico locale e all’ammodernamento della rete ferroviaria, invece che per la realizzazione di inutili opere autostradali. Il Treno Verde anche quest’anno ha girato in lungo e largo la
Penisola portando nelle città in cui ha fatto tappa le buone pratiche e le esperienze concrete da cui si può ripartire per migliorare la qualità ambientale dei nostri centri urbani che nella qualità della vita dei cittadini. Farlo non è solo possibile ma deve diventare una priorità nell’agenda politica sia nazionale che
locale”.
I dati rilevati dal Treno Verde rendono ancor più pressante l’esigenza di potenziare e rendere davvero efficiente ed efficace il trasporto pubblico locale, emersa anche ieri nel Forum sul Trasporto Pubblico Locale organizzato da FS Italiane a Roma Termini, con la presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e
delle Amministrazioni pubbliche. I tre miliardi di euro investi da Trenitalia per l’acquisto di nuovi treni e per l’ammodernamento della flotta sono un passaggio cruciale che deve però essere consolidato e sostenuto, come ha evidenziato l’AD di FS Italiane, Mauro Moretti “da maggiori risorse, da una
programmazione efficace del servizio, da una vera integrazione modale, da politiche di sostegno del trasporto pubblico e disincentivazione di quello privato”. Già oggi i servizi regionali di FS Italiane permettono a 2,2 milioni di persone, ogni giorno, di rinunciare all’auto privata utilizzando quasi 9mila treni.
Significa ben 660mila auto in meno che, messe in fila, coprirebbero la distanza tra Torino e Reggio Calabria. Una scelta che vale 2 milioni di tonnellate in meno di CO2, 12.500 di NOx, 1.000 t di idrocarburi non metanici, 700 t di particolato e 850 milioni di litri di carburante risparmiati.
Le polveri sottili (PM10) continuano, dunque, a soffocare i
nostri centri urbani rendendo l’aria irrespirabile e mettendo a serio rischio la
salute dei cittadini. Se il 2013 da questo punto di vista è stato un anno da
dimenticare (quello trascorso doveva essere per l’Unione europea l’anno dedicato
all’aria), il 2014 non sembra portare novità piacevoli. Dall’inizio dell’anno ad oggi, già quattro
città hanno superato il tetto massimo di 35 giorni ogni anno con concentrazioni
superiori a 50 µg/m3 consentiti dalla legge. Sul podio della Mal’Aria
finisce oggi Frosinone (57 superamenti),
Torino (46), Alessandria (45) e subito dopo Benevento (42). Prossimi al
superamento ci sono Parma (32 superamenti); Venezia (31) e Vicenza, Milano e
Avellino (30). Altri 15 capoluoghi hanno già superato i 20 giorni di polveri
sottili oltre i limiti, tra i quali Rovigo (29), Padova (29); Terni (28);
Treviso (27); Pescara (27); Caserta (27). Insomma, anche per il 2014 delinea un
quadro critico per quanto riguarda la qualità dell’aria nei principali centri
urbani. Nel redigere questa classifica si è presa come riferimento la centralina
peggiore (ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso
dell’anno) presente nella città, a partire dai dati disponibili sui siti delle
Regioni, delle Arpa e delle Provincie. Non solo PM10. A riportare ancora una
volta l’attenzione al problema del traffico e dello smog cittadino è il dato sul
benzene che a Verona e Palermo ha superato il limite disposto per legge, seppur
si tratta di un valore che è riferito a una media annuale e non giornaliera. Si
tratta di un inquinante ormai meno presente nelle città italiane ma molto
pericoloso per la salute dei cittadini perché cancerogeno e attribuibile al
traffico veicolare sempre più invasivo.
Insieme allo smog, altra
nota dolente nel nostro Paese è sicuramente l’inquinamento acustico che, dal
punto di vista sanitario, meriterebbe la stessa attenzione riservata alle
polveri sottili ed agli altri inquinanti atmosferici. I dati del
monitoraggio del Treno Verde lanciano un messaggio ben preciso: in ognuna delle
dieci città visitate dal convoglio ambientalista sono stati registrati decibel
oltre la norma di legge. Nella maggior parte dei casi il rumore è risultato
fuorilegge sia di notte che di giorno: è il caso di Palermo, Cosenza, Potenza,
Caserta, Roma, Ancona e Torino mentre a Verona, Varese e Pescara i superamenti
dei decibel si sono registrati in particolar modo durante le ore notturne.
Vademecum al link: http://youtu.be/UE3chytqzOI
giovedì 27 marzo 2014
In Italia è allarme OGM
VERSO EXPO 2015:
NUTRIRE IL PIANETA SENZA OGM
NUTRIRE IL PIANETA SENZA OGM
38 associazioni si mobilitano contro la deregulation
transgenica
Incontro pubblico
Mercoledì 2 Aprile ore 10,30
Agorà di Expo Milano 2015
CASTELLO SFORZESCO, CORTILE DELLE ARMI (P.zza Castello), MILANO
Mercoledì 2 Aprile ore 10,30
Agorà di Expo Milano 2015
CASTELLO SFORZESCO, CORTILE DELLE ARMI (P.zza Castello), MILANO
In Italia è allarme OGM, a un anno da Expo 2015, l’appuntamento che farà del nostro Paese la capitale mondiale dell’alimentazione. Consumatori, ricercatori, agricoltori, in rappresentanza di milioni di cittadini si mobilitano in attesa di una sentenza che può cambiare - oltre al cibo e all'ambiente - anche la nostra economia.
Il prossimo 9 aprile il Tar si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. Se il ricorso fosse accolto, si rischierebbe di aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate. Tutto il comparto agricolo ne risulterebbe gravemente compromesso: un colpo durissimo per le nostre coltivazioni, il nostro “made in Italy”, le produzioni biologiche, le esportazioni e per la libertà di scelta dei cittadini.
La Task Force per un’Italia libera da OGM, composta da 38 associazioni, organizza il 2 aprile a Milano l’incontro “Verso Expo 2015: Nutrire il pianeta senza OGM”, per ribadire le ragioni del no all'agricoltura transgenica, in preparazione della giornata di informazione del prossimo 5 aprile. Tra gli interventi, la testimonianza di un agricoltore statunitense che spiega come le coltivazioni OGM rappresentino una via a senso unico.
Intervengono:
Stefano Masini, coordinatore della Task Force per un’Italia libera da OGM
Manuela Giovannetti, Università degli Studi di Pisa, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali: "OGM, I rischi per l’ambiente e la biodiversità agraria"
Simone Vieri, La Sapienza, Università di Roma, Facoltà di Economia, Dipartimento di Management: "Gli attuali sistemi produttivi agricoli possono nutrire il Pianeta? L'impatto degli OGM sulle principali criticità dei sistemi agroindustriali"
Wes Shoemyer, Agricoltore del Missouri: “Dall’agricoltura OGM non si torna più indietro”
In chiusura conversazione con
Giulia Maria Mozzoni Crespi,
Presidente Onorario FAI- Fondo Ambiente Italiano
Modera:
Antonio Cianciullo, giornalista di Repubblica
Durante l’incontro sono previsti contributi
di enti, istituzioni e associazioni aderenti alla Task Force per un’Italia
libera da OGM.
La Task Force per un’Italia libera da OGM è composta da:
Acli • Adoc • Adiconsum • Adusbef • Aiab • Amica • Associazione per l’Agricoltura Biodinamica • Assoconsum • As. Se. Me. • Campagna Amica • Cia • Città del Vino • Cna Alimentare • Codacons • Coldiretti • Crocevia • Fai • Federconsumatori • Federparchi • Firab • Focsiv • Fondazione Univerde • Greenaccord • Greenpeace • Isde • Lega Pesca • Legacoop Agroalimentare • Legambiente • Lipu • Movimento dei consumatori • Movimento difesa del cittadino • Slow Food Italia • Uecoop •Una.api • Unci • Upbio • Vas • Wwf
Immondizia ideologica
«La povertà encefalica, artificiosa, macchinistica, priva di intellettualità, logica, razionalità fa male ai più, ai tanti presuntuosi che corrono sulle rotaie inchiodate della mente, confidando di essere liberi, quando non lo sono, credendo di scegliere, quando non dispongono di alcuna conoscenza deliberativa, illudendosi di pensare quando sono schiavi della propria immondizia ideologica, se non addirittura assoggettati alle proprie incomprensibili follie».
Nicla Vassallo, filosofa.
L'articolo completo è qui
Nicla Vassallo, filosofa.
L'articolo completo è qui
Z Bike Dallara
Bicicletta a ruote quadrate
Si tratta di un'invenzione geniale, non trovate? Un normale telaio di bici, ma con le ruote quadrate. Che sciocchezza, direte voi. No, invece la bici a ruote quadrate può essere utile. Ma solo in determinate circostanze.
La sua efficacia dipende dal terreno su cui si posano le fatidiche ruote. E la ruota quadrata si adatta solo a un tipo di terreno, peraltro artificiale, fatto di dossi dotati di una particolare conformazione (in inglese catenaries). Insomma, quelli che fanno saltellare le automobili nei Paesi civilizzati. Non certo a Roma, (dove a Monte Sacro hanno fatto una Zona 30 fatta anche bene, ma per carità, non mettiamo i dossi sennò quelli che ci vanno a 60 all'ora e rompono un semiasse ci fanno causa...Ne parlerò in un altro post). La bici a ruote quadrate è un gioco da scienziati, da tecnici, che risale almeno al 1960, con il prototipo del professor Stan Wagon.
Un paio di video possono illustra eil funzionamento del mezzo: qui e qua.
Un'esauriente voce wikipedia ci illustra le caratteristiche della square wheel.
Tra poco sulle strade di Roma converrà girare con una bici del genere...
La lezione è: in determinate condizioni, una cosa assurda può funzionare meglio di una verosimile.
(Nel rotazioni lab inabitabile si fa molta filosofia).
La sua efficacia dipende dal terreno su cui si posano le fatidiche ruote. E la ruota quadrata si adatta solo a un tipo di terreno, peraltro artificiale, fatto di dossi dotati di una particolare conformazione (in inglese catenaries). Insomma, quelli che fanno saltellare le automobili nei Paesi civilizzati. Non certo a Roma, (dove a Monte Sacro hanno fatto una Zona 30 fatta anche bene, ma per carità, non mettiamo i dossi sennò quelli che ci vanno a 60 all'ora e rompono un semiasse ci fanno causa...Ne parlerò in un altro post). La bici a ruote quadrate è un gioco da scienziati, da tecnici, che risale almeno al 1960, con il prototipo del professor Stan Wagon.
Wayne Roberts |
Un'esauriente voce wikipedia ci illustra le caratteristiche della square wheel.
Tra poco sulle strade di Roma converrà girare con una bici del genere...
La lezione è: in determinate condizioni, una cosa assurda può funzionare meglio di una verosimile.
(Nel rotazioni lab inabitabile si fa molta filosofia).
Carica-batterie per usa e getta
Comunicato ReVita
In arrivo la nuova
versione di ReVita: nuova vita alle pile scariche. Anche le tradizionali “usa e
getta”.
ReVita è un
caricabatterie in grado di rigenerare e ricaricare anche le normali batterie
alkaline “usa e getta” da 1.5V che è ora disponibile in versione ancora più
performante (2700 mAh!). La tecnologia ReVita è coperta da brevetti
internazionali e rappresenta un rivoluzionario passo in avanti nelle soluzioni
di ricarica: innovativa, conveniente, performante,
ecologica.
25 marzo 2014,
Milano
E’
arrivata sul mercato la nuova e più performante versione di ReVita, una linea di
caricabatterie destinata a cambiare per sempre le abitudini dei consumatori.
Stiamo parlando di una versione a 2700 mAh, sensibilmente al di sopra dei comuni
standard di mercato che si attestano normalmente attorno i 2400
mAh.
Con ReVita è
possibile rigenerare e ricaricare in totale sicurezza e semplicità anche le
normali batterie alkaline stilo e ministilo “usa e getta” da 1.5V. Quelle che
tutti noi, dopo averle utilizzate, gettiamo nella spazzatura e che sono una
importante causa di inquinamento ambientale.
Si tratta di una
innovazione che non passerà certamente sotto silenzio e che porterà indubbi
vantaggi anche sul piano del rispetto per l’ambiente.
ReVita
ricarica ovviamente anche le batterie ricaricabili NiMh o NiCd da 1.2 V e lo fa
in 4 ore circa.
Cos’è ReVita?
A differenza dei
comuni carica batterie ReVita dispone di una circuiteria molto complessa divisa
in quattro sezioni.
Ogni batteria è
caricata individualmente ed ogni circuito è controllato da un apposito
microprocessore il quale verifica la temperatura e la tensione durante tutto il
ciclo di carica. Questo sistema garantisce efficacia e sicurezza di
utilizzo.
Quali i punti di
forza di ReVita?
- ReVita è
innovativo, si tratta di una soluzione unica sul mercato e per di più
brevettata
- ReVita funziona. E’
stato testato intensamente da autorevoli ed indipendenti laboratori di ricerca
internazionali ed ha conseguito molti riconoscimenti industriali nel
mondo.
- ReVita è ecologico,
perché ricarica le batterie “usa e getta” che altrimenti verrebbero gettate
via
- ReVita fa
risparmiare, perché - ricaricando anche le batterie “usa e getta”, oltre a
quelle ricaricabili - consente davvero di ottimizzare i costi per l’acquisto di
nuove batterie
- ReVita è
performante perché è in grado di ricaricare velocemente anche tutte le batterie
ricaricabili stilo e ministilo da 1,2V
La tecnologia alla
base di ReVita è coperta da brevetti internazionali già attribuiti in USA, Cina,
Giappone, Taiwan, Korea, Germania, Australia,
Germania ed Italia. Sono già state presentate le domande di registrazione di
brevetto in molti altri importanti mercati mondiali.
La linea ReVita è
composta attualmente da 3 modelli: il modello RV1, di rete 220V, con spazio per
ricaricare contemporaneamente fino a 4 batterie; il modello RV2 sempre a 4 spazi
ed alimentabile direttamente da una porta mini USB, o dall’alimentatore di uno
smartphone mini USB; ed il modello più compatto RV3, anch’esso USB, con
scomparti per sue sole batterie.
Ogni caricabatterie
ReVita permette di ricaricare anche una sola batteria alla volta oppure batterie
diverse anche di differenti produttori. Il sistema intelligente di ReVita testa
immediatamente la batteria e verifica se questa possa essere ricaricata o meno
in quanto compromessa chimicamente.
ReVita è sicuro in
quanto verifica costantemente la temperatura durante la ricarica, si “spegne”
automaticamente al termine del processo
oppure qualora la batteria si riveli
danneggiata dopo l’inizio della carica.
Il governo: non esageriamo con la frutta
Comunicato Legambiente
Alimentare, Governo boccia emendamento
che aumenta la frutta nei succhi
Legambiente: “Veto singolare a danno
della salute dei consumatori e dell’immagine del Paese.
Ministro Martina riveda questo
parere”
“E’ davvero singolare il no del
ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina all’aumento della quantità minima di
frutta nei succhi. Il nostro Paese è internazionalmente riconosciuto come la
terra dell’agricoltura di qualità e dei marchi dop e igp e ci si sarebbe
aspettati che il Governo intendesse procedere su questa strada, migliorando
quanto più possibile anche i prodotti industriali di larga diffusione come le
bevande a base di frutta. A tutela dell’immagine dell’agricoltura italiana, ma
anche della tutela dei consumatori, in particolare bambini e anziani”.
E’ il commento di Rossella Muroni,
direttore generale di Legambiente, sulla bocciatura odierna in commissione
Politiche Ue della Camera dell'emendamento presentato dai deputati del Pd
Michele Anzaldi e Nicodemo Oliverio alla legge comunitaria che porta dal 12%
attuale al 20% il minimo di frutta nelle bevande analcoliche a base di frutta
prodotte e commercializzate in Italia.
“Questo veto non è certo un buon
viatico per l’Italia alla vigilia dell’expo 2015 - aggiunge Rossella Muroni - Ci
auguriamo che il Governo riveda il suo no, le cui ragioni rispondono
esclusivamente agli interessi delle multinazionali”.
Strade riciclate
Asfalto di alta qualità ottenuto da copertoni usati, un prodotto ingombrante e potenzialmente molto inquinante. Una ricerca realizzata dal prof. Kypros Pilakoutas dell'Università di Sheffield, in Gran Bretagna. Il materiale è stato provato in laboratorio e in strade di diversi Paesi europei. Una lettura introduttiva (in inglese) qui.
martedì 25 marzo 2014
Esigete!
Comunicato Ediesse
Stéphane Hessel,
Albert Jacquard
ESIGETE!
UN
MANIFESTO PER IL DISARMO NUCLEARE TOTALE
Opporsi
al nucleare civile per opporsi al nucleare
militare
A pochi giorni dal
terzo anniversario della catastrofe di Fukushima, mentre in Italia
vengono “ammodernate” le B61 (le bombe nucleari Usa) nelle basi di Ghedi e
Aviano, arriva in Italia il pamphlet postumo di Stéphane Hessel che, insieme ad
Albert Jacquard, firma un manifesto per il disarmo nucleare
totale.
Semplice,
chiaro, efficace. Hessel e Jacquard rendono attuale un tema che pare scomparso
addirittura dall’immaginario pacifista e lo coniugano con l’attuale necessità di
parlare
ai giovani di
cosa occorra cambiare perché il nostro pianeta possa vivere e sopravvivere.
Hessel ci insegna a ripartire dalle
nostre esperienze, dal cercare e praticare la democrazia
e
la pace, assicurando vita e futuro alle nuove generazioni e difendendo spazi che
l’umanità ha l’obbligo di conservare anziché
distruggere.
A cura di Mario Agostinelli, Luigi Mosca, Alfonso Navarra. Con la presentazione di Emanuele
Patti e la prefazione di Antonio
Pizzinato.
Un’iniziativa editoriale promossa dall’Associazione
Energiafelice-Arci
Nato a Berlino nel
1917 da una famiglia ebraica, protagonista della Resistenza francese e uno dei
principali redattori della Dichiarazione universale dei diritti umani, dopo aver
pubblicato il pamphlet Indignatevi! si è rivolto soprattutto ai
giovani invitandoli ad esigere l’abbandono del nucleare. Tra i temi trattati nel
volume, l’uso e i costi delle armi nucleari, il Trattato di non-proliferazione,
il ruolo politico delle armi nucleari, il nucleare civile, le strategie per il
futuro.
I curatori del libro aggiornano il pamphlet
di Hessel e Jacquard alla situazione attuale, con un focus particolare sul
contesto italiano. L’opposizione popolare e il referendum nel nostro paese hanno
tagliato le gambe agli impianti “civili”, che avrebbero prodotto e accumulato
quantità di uranio arricchito e plutonio sufficiente alla realizzazione di
diverse bombe. Ma il nucleare militare riprende drammatica attualità attraverso
l’aggiornamento delle bombe nucleari Usa nelle basi di Ghedi e Aviano. Sono le
nuove B61 che verranno rese trasportabili entro il 2020 sui cacciabombardieri
F35.
lunedì 24 marzo 2014
Indipendenza energetica
Comunicato Greenpeace
GREENPEACE A LEADER EU: INDIPENDENZA ENERGETICA SI ALLONTANA SENZA DECISIONI IN MATERIA DI RINNOVABILI.
Roma, 21.03.2014 - I leader dell'Unione Europea, riunitisi ieri e oggi al Consiglio Europeo hanno, per l’ennesima volta, rinviato le decisioni su un nuovo accordo in tema di clima ed energia che avrebbe finalmente permesso all'Europa di non dipendere più da costose importazioni di combustibili fossili.
I capi di Stato e di governo hanno riconosciuto la necessità per l'Europa di rafforzare la propria indipendenza energetica sulla scia della crisi ucraina, ma non hanno adottato le necessarie misure. Non sono riusciti a trovare un accordo su nuovi obiettivi per ridurre le emissioni di CO2, sviluppare le energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica entro il 2030.
«Sembrerebbe che Putin e tutti i petrolieri tengano al guinzaglio i leader europei – commenta Luca Iacoboni, responsabile clima ed energia di Greenpeace Italia, alla fine del vertice. Rimandando la decisione, fiumi di soldi continueranno ad uscire dall’Unione Europea per entrare nelle tasche degli oligarchi russi, degli sceicchi arabi e dei soliti noti da cui a parole vorremmo diventare indipendenti: cosa impossibile senza un chiaro sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica».
Nel 2012, l’Europa ha speso in totale circa 545 miliardi di euro per le importazioni di energia, e l’Italia da sola ne ha spesi circa 62 miliardi di euro, sei volte il taglio IRPEF promesso da Renzi.
«Renzi in questo campo finora è stato un rottamatore solo a parole: la sua posizione sulla lotta ai cambiamenti climatici è troppo debole e non lascia presagire nulla di buono in vista del semestre italiano di Presidenza UE – prosegue Iacoboni - in due giorni più di 15 mila persone hanno chiesto al Presidente del Consiglio un impegno concreto per obiettivi ambiziosi in favore di rinnovabili ed efficienza, ma lui ha dimostrato di essere ancora legato al passato e alla lobby delle fonti fossili. Abbiamo invece bisogno e presto de #lasvoltabuona anche per il clima».
Greenpeace supporta tre obiettivi vincolanti a livello nazionale per la riduzione di almeno il 55 per cento delle emissioni di CO2, l’aumento al 45 per cento della quota da rinnovabili e l’incremento del 40 per cento dell’efficienza energetica
GREENPEACE A LEADER EU: INDIPENDENZA ENERGETICA SI ALLONTANA SENZA DECISIONI IN MATERIA DI RINNOVABILI.
Roma, 21.03.2014 - I leader dell'Unione Europea, riunitisi ieri e oggi al Consiglio Europeo hanno, per l’ennesima volta, rinviato le decisioni su un nuovo accordo in tema di clima ed energia che avrebbe finalmente permesso all'Europa di non dipendere più da costose importazioni di combustibili fossili.
I capi di Stato e di governo hanno riconosciuto la necessità per l'Europa di rafforzare la propria indipendenza energetica sulla scia della crisi ucraina, ma non hanno adottato le necessarie misure. Non sono riusciti a trovare un accordo su nuovi obiettivi per ridurre le emissioni di CO2, sviluppare le energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica entro il 2030.
«Sembrerebbe che Putin e tutti i petrolieri tengano al guinzaglio i leader europei – commenta Luca Iacoboni, responsabile clima ed energia di Greenpeace Italia, alla fine del vertice. Rimandando la decisione, fiumi di soldi continueranno ad uscire dall’Unione Europea per entrare nelle tasche degli oligarchi russi, degli sceicchi arabi e dei soliti noti da cui a parole vorremmo diventare indipendenti: cosa impossibile senza un chiaro sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica».
Nel 2012, l’Europa ha speso in totale circa 545 miliardi di euro per le importazioni di energia, e l’Italia da sola ne ha spesi circa 62 miliardi di euro, sei volte il taglio IRPEF promesso da Renzi.
«Renzi in questo campo finora è stato un rottamatore solo a parole: la sua posizione sulla lotta ai cambiamenti climatici è troppo debole e non lascia presagire nulla di buono in vista del semestre italiano di Presidenza UE – prosegue Iacoboni - in due giorni più di 15 mila persone hanno chiesto al Presidente del Consiglio un impegno concreto per obiettivi ambiziosi in favore di rinnovabili ed efficienza, ma lui ha dimostrato di essere ancora legato al passato e alla lobby delle fonti fossili. Abbiamo invece bisogno e presto de #lasvoltabuona anche per il clima».
Greenpeace supporta tre obiettivi vincolanti a livello nazionale per la riduzione di almeno il 55 per cento delle emissioni di CO2, l’aumento al 45 per cento della quota da rinnovabili e l’incremento del 40 per cento dell’efficienza energetica
venerdì 21 marzo 2014
Comunicato Chiarelettere
Il sistema
trasversale che nasconde la verità degli abusi e minaccia la
democrazia
IL PARTITO DELLA
POLIZIA
di Marco Preve
Presentazione a
Roma martedì 25 marzo ore 18.00 con l’autore intervengono:
Filippo Bertolami,
Vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, Dirigente sindacale ANIP e
Ferruccio Sansa (Il Fatto quotidiano)
Libreria Ibs, via
Nazionale 254, 255
Chiarelettere,
Collana Principio Attivo, pp. 288, euro 13,90
Scheda libro: http://bit.ly/PWSuFV
Scheda libro: http://bit.ly/PWSuFV
PRETESTI
“Speriamo che
muoiano tutti. Tanto uno già... 1-0 per noi.”
La polizia dei De
Gennaro, Manganelli, Gratteri e Caldarozzi non ha mai ritenuto di dover
scoprire, per punirla, il nome della poliziotta del 113 che così si espresse
dopo la morte di Carlo Giuliani, luglio 2001.
“Lo si teneva fermo,
venivano legate le gambe e poi cominciavano a iniettare dell’acqua e sale con un
imbuto.”
Salvatore Genova,
commissario in pensione, racconta, trent’anni dopo, le torture ai brigatisti a
cui assistette nel 1982.
“Segatto lo colpiva
alle gambe con il manganello, Pontani e Forlani lo tenevano schiacciato a terra
mentre Pollastri lo continuava a percuotere.”
La Cassazione
ricostruisce l’uccisione di Federico Aldrovandi a opera di quattro poliziotti
nel 2005.
“Non possiamo
accettare di credere che questa istituzione non possa offrire schiere di
funzionari capaci e onesti, in grado di rimpiazzare gli
insostituibili.”
Enrico Zucca, pm al
processo Diaz di Genova.
“Qualcosa potrebbe
cambiare se ci fosse una presa di coscienza più forte all’interno della polizia
di Stato,
improbabile se non
preceduta da un vero rinnovo della classe dirigente, che stimoli i più indignati
a prendere coraggio.”
Filippo Bertolami,
vicequestore e sindacalista di polizia.
“La polizia che
gestisce appalti milionari lo fa con deroghe selvagge alle procedure, produce
anomalie che a loro volta generano ‘reiterate violazioni’ delle regole imposte
dal Codice dei contratti pubblici.”
Relazione della
Commissione ministeriale a cura del prefetto Bruno
Frattasi.
“L’interesse della
politica – tutta la politica, senza distinzioni – ad avere rapporti diretti e
privilegiati con i vertici della polizia, ma nella quotidianità anche con la
base, è un (mal)costume che esiste da sempre.”
Francesco Carrer,
criminologo, consulente di forze dell’ordine, organismi ed enti locali in tema
di sicurezza.
“Non c’è la
consapevolezza di una patologia. Qui in Italia si vogliono salvare le persone. È
un sistema di potere per cui ogni uomo deve rimanere al suo posto.
Chi li tocca è un
eversore... anche al stampa ci mette del suo.”
Enrico Zucca, pm al
processo Diaz di Genova
SCHEDA
Imputati.
Condannati. Premiati. Nessun abuso può essere commesso contro cittadini inermi.
Se non è così, i responsabili devono saltare. In Italia ciò non è avvenuto. E
continua a non avvenire, dai tempi delle torture alle Br fino alle morti di
Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri: la polizia non garantisce la sicurezza,
la politica non sorveglia, la stampa non sempre denuncia, la magistratura non
sempre indaga. Perché questa anomalia? Come rivela Filippo Bertolami, poliziotto
e sindacalista, “negli ultimi anni si è assistito al paradosso di un sistema
capace da un lato di coprire e premiare i colpevoli di violenze e insabbiamenti,
dall’altro di punire chi ha ‘osato’ mettersi di traverso”.
Vince la paura. Il
partito della polizia è troppo forte. troppe protezioni politiche a destra e a
sinistra. Da Berlusconi a Prodi, Violante, Renzi. De Gennaro, ora presidente di
Finmeccanica, e i suoi collaboratori non si toccano. Troppe onorificenze. Troppe
amicizie. Anche tra i media. Intanto le auto rimangono senza benzina e gli
agenti continuano ad avere stipendi da fame mentre vengono assegnati appalti
miliardari. Il partito della polizia è anche il partito degli affari. “Se non
c’è una cultura del diritto in chi orienta il pensiero collettivo – sostiene il
criminologo Francesco Carrer – mi chiedo come possa nascere in un corpo di
polizia i cui vertici sono più attenti ai desiderata dei politici che alle
esigenze di chi è in prima linea.”
Marco
Preve, giornalista, è
nato nel 1963 a Torino. Cresciuto a Savona, vive a Genova dove è cronista di
giudiziaria, ma non solo, della redazione locale de “la Repubblica”. Ha seguito
le indagini sul serial killer Donato Bilancia, il giallo della contessa Agusta,
le principali inchieste in tema di corruzione e soprattutto il G8 di Genova del
2001 e tutti i processi che ne sono seguiti. Collabora con “l’Espresso” e
“Micro-Mega”. Ha un blog intitolato “Trenette e mattoni”, e ha scritto due
libri, sempre con Chiarelettere: IL PARTITO DEL CEMENTO, nel 2008, con Ferruccio
Sansa; LA COLATA, nel 2010, con Ferruccio Sansa, Andrea Garibaldi, Antonio
Massari e Giuseppe Salvaggiulo.
giovedì 20 marzo 2014
Comunicato Adoc
ROMA: VIA GLI AMBULANTI DAL COLOSSEO
PER ARRIVO OBAMA, ADOC SI AUGURA CHE VENGANO DEFINITIVAMENTE
TOLTI
Adoc lancia un appello a Bulgari:
insieme alla Scalinata di Trinità dei Monti venga restaurata anche la collegata
Passeggiata
Roma, 20 marzo 2014 – Con
l’arrivo di Obama previsto per il prossimo 27 marzo, per ragioni di sicurezza
verranno allontanati tutti gli ambulanti e camion bar presenti nella zona
Colosseo. L’Adoc chiede di approfittare dell’occasione e di far sì che l’intera
zona rimanga sgombra dagli ambulanti.
“Ci auguriamo che dopo la visita
di Obama l’area archeologica del Colosseo rimanga sgombra dagli ambulanti e
camion bar – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – dall’uscita della
metro Colosseo fino a L.go Corrado Ricci sono oggi disseminati camion bar in
media ogni 50 metri, considerando che il tratto di strada è lungo 400 metri e
sono presenti 8 camioncini. Un degrado urbano insopportabile per la Capitale.
Va considerato inoltre che la zona continua ad essere trafficata,
tra autobus, taxi e vetture di servizio, e che i lavori in corso riducono
sensibilmente lo spazio a disposizione per i cittadini. Bisogna imporre il
divieto di sosta per i camion bar davanti ai principali monumenti e zone di
interesse storico, culturale e artistico. E’ assurdo che tutte le principali
aree “turistiche” e storiche di Roma, non solo la zona del Colosseo e dei Fori
Imperiali, siano invase dai camion bar. Pensiamo a Villa Borghese, a Trinità dei
Monti. Per quest’ultima zona lanciamo un appello a Bulgari, che finanzierà i
lavori di restauro della scalinata: sarebbe opportuno estendere il raggio
d’azione dei lavori, fino a sanare l’annosa e degradante condizione della
Passeggiata di Trinità dei Monti, appena sopra la scalinata. Una via
fondamentale dal punto storico e artistico ridotta in condizioni pietose dalle
enormi buche ai lati della strada. Percorrere a piedi Viale della Trinità dei
Monti è una vera e propria impresa: da un lato file di macchine parcheggiate,
dall’altro enormi buche lasciate scoperte e pavimentazione dissestata. Va
migliorata sensibilmente la situazione del decoro urbano, Roma non può
continuare in questo modo, è un danno per i cittadini e per l’intera
città.“
"Tempesta di tweet su Renzi"
Comunicato Greenpeace
GREENPEACE: TEMPESTA DI TWEET SU RENZI PER CHIEDERE LA #SVOLTABUONA SUL CLIMA
Roma, 20.03.2014 - I Capi di Stato e di Governo sono riuniti oggi e domani a Bruxelles per discutere, nel Consiglio Europeo, gli obiettivi da adottare entro il 2030 in materia di clima ed energia. In questi giorni verranno prese decisioni che influenzeranno il futuro, non solo energetico, di tutte le prossime generazioni.
Per questo ieri Greenpeace, con l’appoggio di circa 12 mila persone nell’arco delle 24 ore, ha chiesto tramite Twitter a Matteo Renzi, che rappresenta oggi l’Italia a Bruxelles, di impegnarsi per tre obiettivi ambiziosi e vincolanti al 2030: taglio del 55% delle emissioni di CO2, 45% di quota di energia da fonti rinnovabili e aumento del 40% dell’efficienza energetica. Le richieste dell’associazione hanno così riempito il social network più amato dal Presidente del Consiglio, portando il tema del cambiamento climatico all’attenzione di un’ampia platea.
Alla vigilia del summit di Bruxelles, inoltre, Greenpeace è entrata in azione presso la centrale a carbone di Novaky, in Slovacchia, un impianto della Slovenske Elektrarne, società controllata da Enel. Sulla centrale, le cui emissioni sono causa (secondo uno studio dell’Università di Stoccarda) di circa 300 morti premature l’anno, Greenpeace ha proiettato diverse scritte di protesta tra cui “Renzi #cambiaverso”, per sollecitare il neo premier – alla vigilia della nomina dei nuovi vertici di Enel – a imprimere alla multinazionale italiana un corso nuovo, per rottamare le fonti fossili e investire sulle rinnovabili.
«La rivoluzione energetica da noi promossa – dichiara Luca Iacoboni, Responsabile della Campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia – permetterebbe la creazione di 20 mila posti di lavoro diretti al 2020, poco meno del numero totale dei lavoratori impiegati negli stabilimenti italiani FIAT (circa 24 mila). Inoltre, si potrebbero risparmiare, da qui al 2050, 380 miliardi di euro, in media 9,8 all'anno, tre volte la cifra prevista dal Governo Renzi per finanziare il piano scuole».
Con il semestre italiano di presidenza UE che inizierà a luglio, il ruolo dell’Italia nella definizione degli obiettivi al 2030 in tema di clima ed energia sarà fondamentale. «Vogliamo che Renzi passi dalle slide ai fatti, e il Consiglio UE di oggi e domani – continua Iacoboni – è l’occasione per farlo. Solo con una posizione forte in favore di rinnovabili ed efficienza energetica l’UE potrà presentarsi al prossimo summit sul clima chiedendo alle altre grandi potenze di impegnarsi contro i cambiamenti climatici».
GREENPEACE: TEMPESTA DI TWEET SU RENZI PER CHIEDERE LA #SVOLTABUONA SUL CLIMA
Roma, 20.03.2014 - I Capi di Stato e di Governo sono riuniti oggi e domani a Bruxelles per discutere, nel Consiglio Europeo, gli obiettivi da adottare entro il 2030 in materia di clima ed energia. In questi giorni verranno prese decisioni che influenzeranno il futuro, non solo energetico, di tutte le prossime generazioni.
Per questo ieri Greenpeace, con l’appoggio di circa 12 mila persone nell’arco delle 24 ore, ha chiesto tramite Twitter a Matteo Renzi, che rappresenta oggi l’Italia a Bruxelles, di impegnarsi per tre obiettivi ambiziosi e vincolanti al 2030: taglio del 55% delle emissioni di CO2, 45% di quota di energia da fonti rinnovabili e aumento del 40% dell’efficienza energetica. Le richieste dell’associazione hanno così riempito il social network più amato dal Presidente del Consiglio, portando il tema del cambiamento climatico all’attenzione di un’ampia platea.
Alla vigilia del summit di Bruxelles, inoltre, Greenpeace è entrata in azione presso la centrale a carbone di Novaky, in Slovacchia, un impianto della Slovenske Elektrarne, società controllata da Enel. Sulla centrale, le cui emissioni sono causa (secondo uno studio dell’Università di Stoccarda) di circa 300 morti premature l’anno, Greenpeace ha proiettato diverse scritte di protesta tra cui “Renzi #cambiaverso”, per sollecitare il neo premier – alla vigilia della nomina dei nuovi vertici di Enel – a imprimere alla multinazionale italiana un corso nuovo, per rottamare le fonti fossili e investire sulle rinnovabili.
«La rivoluzione energetica da noi promossa – dichiara Luca Iacoboni, Responsabile della Campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia – permetterebbe la creazione di 20 mila posti di lavoro diretti al 2020, poco meno del numero totale dei lavoratori impiegati negli stabilimenti italiani FIAT (circa 24 mila). Inoltre, si potrebbero risparmiare, da qui al 2050, 380 miliardi di euro, in media 9,8 all'anno, tre volte la cifra prevista dal Governo Renzi per finanziare il piano scuole».
Con il semestre italiano di presidenza UE che inizierà a luglio, il ruolo dell’Italia nella definizione degli obiettivi al 2030 in tema di clima ed energia sarà fondamentale. «Vogliamo che Renzi passi dalle slide ai fatti, e il Consiglio UE di oggi e domani – continua Iacoboni – è l’occasione per farlo. Solo con una posizione forte in favore di rinnovabili ed efficienza energetica l’UE potrà presentarsi al prossimo summit sul clima chiedendo alle altre grandi potenze di impegnarsi contro i cambiamenti climatici».
Il laboratorio (glasnost) e due regole d'oro
Aspetto giorni migliori per postare qualche foto del rotazioni lab, in quanto tuttora in questo luogo - che dà il titolo a questo blog - vige il più assoluto kaos. Ora però, rispetto a qualche tempo fa, ci si può almeno entrare. A un certo punto, in preda alla disperazione, avevo persino immaginato una specie di funivia su cui sorvolare la distesa di cose, che nella mia ottica sono "materiali" e che altri definiscono "immondizia". Mentre lo spazio del rotazioni lab non riusciva a prendere corpo e si succedevano ritrovamenti spettacolari (un tavolo da lavoro magnifico, ma con le gambe segate, una lavagna, una bici intera, monopattini, ferri ecc.) ho avuto tempo di riflettere. Nel frattempo accantonavo pretese di falegnameria, riducendo il settore legno a carpenteria e piccola falegnameria, ritocchi, stuccature, gommalacca, ecc. Questo permetteva di recuperare spazio. E intanto riflettevo, perché la riflessione è alla base dell'organizzazione dello spazio, fra le altre cose.
Il vero problema è che il rotazioni lab, con il suo esiguo spazio, è un laboratorio ma anche un magazzino. Con lunghe trattative diplomatiche riuscivo a parcheggiare le mie circa 15 biciclette fuori dal laboratorio, ma al sicuro. Restava però il problema di fondo: come organizzare lo spazio? Uno spazio limitato, in cui puoi mettere scaffali, inventarti qualcosa sul soffitto, eliminare un mobile, ma uno spazio che rimane in sostanza lo stesso, a meno di un piano casa berlusconiano, senza però avere i soldi.
Il web è abbastanza avaro di immagini relative a laboratori di riparazione e autocostruzione, studi di artisti. Ne ho visti diversi: ci sono scaffali, ampi tavoli, attrezzi e tanto, tanto spazio. Infatti, questi laboratori sono caratterizzati da spazi estesi, non necessariamente ben organizzati, ma in cui lo spazio aiuta a tenere in ordine. C'è chi dice che non è vero e che anche in 300 metri quadri creerei disordine (come patologico raccoglitore compulsivo, ma non lo sono, suvvia, mi limito al metallo). Ma è indubbio che il rotazioni lab, per quanto lo si possa glorificare, rientra nella categoria del tugurio, garage o cantina dove lavorare ai propri passatempi. Quello che rende drammatica la situazione è la necessità di stipare oggetti, la materia prima, e i progetti in corso (qualcuno anche di Archi). Pertanto il vero problema è il suo essere magazzino, oltre che laboratorio.
La prima regola che si dovrebbe osservare in un luogo del genere è: togliere le chiavi dalla toppa, una volta aperta la porta. Lo dico ai giovani. La chiave nella toppa si può piegare o rompere, trasportando oggetti: in quel caso si deve dedicare molto tempo e soldi al ripristino della porta. Però si impara a farlo.
La seconda regola, che potete leggere anche nel manuale di un trapano cinese, in un italiano improbabile, è tenere in ordine. Non arrivo a dire "tenere pulito", ma in ordine sì. Il disordine è una delle principali cause d'infortunio, ecc. Per tenere in ordine devi avere poche cose, l'ideale sarebbe uno spazio vuoto, con scaffali per gli attrezzi e poco altro. C'entra pure il Feng Shui, in versione razionalistica, senza dover per forza evocare le energie, ecc.: cioè se hai delle cose tra i piedi, lavori male. Un mio amico che fa il meccanico in un negozio (e che ora ha aggiornato il look dei baffi) non vuole avere nemmeno le persone intorno, per un raggio di due metri: ha ragione.
Il vero problema è che il rotazioni lab, con il suo esiguo spazio, è un laboratorio ma anche un magazzino. Con lunghe trattative diplomatiche riuscivo a parcheggiare le mie circa 15 biciclette fuori dal laboratorio, ma al sicuro. Restava però il problema di fondo: come organizzare lo spazio? Uno spazio limitato, in cui puoi mettere scaffali, inventarti qualcosa sul soffitto, eliminare un mobile, ma uno spazio che rimane in sostanza lo stesso, a meno di un piano casa berlusconiano, senza però avere i soldi.
Il web è abbastanza avaro di immagini relative a laboratori di riparazione e autocostruzione, studi di artisti. Ne ho visti diversi: ci sono scaffali, ampi tavoli, attrezzi e tanto, tanto spazio. Infatti, questi laboratori sono caratterizzati da spazi estesi, non necessariamente ben organizzati, ma in cui lo spazio aiuta a tenere in ordine. C'è chi dice che non è vero e che anche in 300 metri quadri creerei disordine (come patologico raccoglitore compulsivo, ma non lo sono, suvvia, mi limito al metallo). Ma è indubbio che il rotazioni lab, per quanto lo si possa glorificare, rientra nella categoria del tugurio, garage o cantina dove lavorare ai propri passatempi. Quello che rende drammatica la situazione è la necessità di stipare oggetti, la materia prima, e i progetti in corso (qualcuno anche di Archi). Pertanto il vero problema è il suo essere magazzino, oltre che laboratorio.
La prima regola che si dovrebbe osservare in un luogo del genere è: togliere le chiavi dalla toppa, una volta aperta la porta. Lo dico ai giovani. La chiave nella toppa si può piegare o rompere, trasportando oggetti: in quel caso si deve dedicare molto tempo e soldi al ripristino della porta. Però si impara a farlo.
La seconda regola, che potete leggere anche nel manuale di un trapano cinese, in un italiano improbabile, è tenere in ordine. Non arrivo a dire "tenere pulito", ma in ordine sì. Il disordine è una delle principali cause d'infortunio, ecc. Per tenere in ordine devi avere poche cose, l'ideale sarebbe uno spazio vuoto, con scaffali per gli attrezzi e poco altro. C'entra pure il Feng Shui, in versione razionalistica, senza dover per forza evocare le energie, ecc.: cioè se hai delle cose tra i piedi, lavori male. Un mio amico che fa il meccanico in un negozio (e che ora ha aggiornato il look dei baffi) non vuole avere nemmeno le persone intorno, per un raggio di due metri: ha ragione.
Comunicato Cervellinazione
C’è tempo fino al 14 aprile per inviare un post e vincere un premio green friendly offerto dal progetto Giroparchi
Cogne (AO), 19 marzo 2014
Giroparchi blogger contest:
un premio per comunicatori digitali a impatto zero
Un contest nato con la campagna
“M’illumino di meno” lanciata da Caterpillar (Radio2) e dedicata al risparmio
energetico
C’è tempo fino al 14 aprile per inviare un post e vincere un premio green friendly offerto dal progetto Giroparchi
Cogne (AO), 19 marzo 2014
E’ ancora aperto il contest dedicato ai blogger
lanciato dal progetto Giroparchi al 14 febbraio in occasione della sua adesione
alla popolare campagna radiofonica “M’illumino di meno” lanciata dalla
trasmissione radiofonica Caterpillar (Radio2) e dedicata al risparmio
energetico.
Fino al 14 aprile 2014 è possibile partecipare inviando un post composto da un massimo di 1000 parole sul tema: “tutto ciò che si può fare in montagna senza energia elettrica”. Il testo, redatto in lingua italiana, dovrà essere accompagnato, a scelta, da un massimo di 3 fotografie inedite, ad alta risoluzione e in formato jpg o da un breve video, in formato digitale (preferibilmente in formato mp4).
Con lo spirito di vivere e raccontare creativamente la montagna in assenza di energia elettrica, il blogger contest si propone di sensibilizzare sul tema dell’ambiente montano come luogo fruibile senza dispendio d’energia.
Al primo classificato vanno una cena a chilometri zero nel territorio del Gran Paradiso, una Carta dei sentieri Giroparchi e la pubblicazione del post sul sito del progetto Giroparchi e sul sito di Fondation Grand Paradis. Premi anche per il secondo e il terzo classificato.
I blogger interessati possono inviare il loro post all’indirizzo info@grand-paradis.it
Il regolamento del concorso e i premi in palio sono consultabili su www.grand-paradis.it e www.giroparchi.it.
Il territorio Giroparchi si conferma così, per il terzo anno consecutivo, sensibile al tema del risparmio energetico e attivo nel promuovere la sostenibilità ambientale. Proprio nella notte del 14 febbraio i Comuni coinvolti dal progetto Giroparchi hanno aderito all’iniziativa con varie azioni di risparmio energetico. Il comune di Cogne, che già utilizza le luci Led a basso consumo e un sistema di spegnimento automatico dei lampioni, il 14 febbraio ha spento simbolicamente le luci della piazza principale, ad Introd, Rhêmes-Notre-Dame, Villeneuve e Champorcher è stato ridotto il riscaldamento, l’illuminazione e l’elettricità negli uffici e nei luoghi pubblici; ad Aymavilles i lampioni sono rimasti spenti dalle 18 alle 24. Fondation Grand Paradis ha limitato il riscaldamento durante l’orario d’ufficio e ha limitato i consumi elettrici, utilizzando le candele come fonte di illuminazione nel tardo pomeriggio.
La scheda di iscrizione al blogger contest scaricabile a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/scheda_di_iscrizione_blogger_contest.pdf
Il regolamento del contest scaricabile a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/giroparchi_blogger_contest_-_regolamento.pdf
Le azioni di risparmio energetico effettuate il 14 febbraio 2014 consultabili a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/azioni_di_risparmio.pdf
Il Progetto Giroparchi si propone di creare un nuovo prodotto turistico unitario e un percorso di scoperta delle aree parco del Gran Paradis e del Mont Avic.
L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto Giroparchi (PAR FAS 2007/2013), che persegue l'obiettivo di valorizzare la vocazione al turismo naturalistico e culturale dell’area del Gran Paradiso e dell’area del Mont Avic, promuovendo l'integrazione e lo sviluppo delle attività economiche connesse al turismo sostenibile. I territori del Parco Nazionale Gran Paradiso e del Parco Naturale Mont Avic, insieme costituiscono un importante corridoio ecologico livello europeo.
Fino al 14 aprile 2014 è possibile partecipare inviando un post composto da un massimo di 1000 parole sul tema: “tutto ciò che si può fare in montagna senza energia elettrica”. Il testo, redatto in lingua italiana, dovrà essere accompagnato, a scelta, da un massimo di 3 fotografie inedite, ad alta risoluzione e in formato jpg o da un breve video, in formato digitale (preferibilmente in formato mp4).
Con lo spirito di vivere e raccontare creativamente la montagna in assenza di energia elettrica, il blogger contest si propone di sensibilizzare sul tema dell’ambiente montano come luogo fruibile senza dispendio d’energia.
Al primo classificato vanno una cena a chilometri zero nel territorio del Gran Paradiso, una Carta dei sentieri Giroparchi e la pubblicazione del post sul sito del progetto Giroparchi e sul sito di Fondation Grand Paradis. Premi anche per il secondo e il terzo classificato.
I blogger interessati possono inviare il loro post all’indirizzo info@grand-paradis.it
Il regolamento del concorso e i premi in palio sono consultabili su www.grand-paradis.it e www.giroparchi.it.
Il territorio Giroparchi si conferma così, per il terzo anno consecutivo, sensibile al tema del risparmio energetico e attivo nel promuovere la sostenibilità ambientale. Proprio nella notte del 14 febbraio i Comuni coinvolti dal progetto Giroparchi hanno aderito all’iniziativa con varie azioni di risparmio energetico. Il comune di Cogne, che già utilizza le luci Led a basso consumo e un sistema di spegnimento automatico dei lampioni, il 14 febbraio ha spento simbolicamente le luci della piazza principale, ad Introd, Rhêmes-Notre-Dame, Villeneuve e Champorcher è stato ridotto il riscaldamento, l’illuminazione e l’elettricità negli uffici e nei luoghi pubblici; ad Aymavilles i lampioni sono rimasti spenti dalle 18 alle 24. Fondation Grand Paradis ha limitato il riscaldamento durante l’orario d’ufficio e ha limitato i consumi elettrici, utilizzando le candele come fonte di illuminazione nel tardo pomeriggio.
La scheda di iscrizione al blogger contest scaricabile a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/scheda_di_iscrizione_blogger_contest.pdf
Il regolamento del contest scaricabile a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/giroparchi_blogger_contest_-_regolamento.pdf
Le azioni di risparmio energetico effettuate il 14 febbraio 2014 consultabili a questo link
http://www.giroparchi.it/static/uploads/www.giroparchi.it/azioni_di_risparmio.pdf
Il Progetto Giroparchi si propone di creare un nuovo prodotto turistico unitario e un percorso di scoperta delle aree parco del Gran Paradis e del Mont Avic.
L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto Giroparchi (PAR FAS 2007/2013), che persegue l'obiettivo di valorizzare la vocazione al turismo naturalistico e culturale dell’area del Gran Paradiso e dell’area del Mont Avic, promuovendo l'integrazione e lo sviluppo delle attività economiche connesse al turismo sostenibile. I territori del Parco Nazionale Gran Paradiso e del Parco Naturale Mont Avic, insieme costituiscono un importante corridoio ecologico livello europeo.
Comunicato Ass. Ex Lavanderia
Venerdì 21 marzo h 20,30, Ex Lavanderia (Pza S.Maria della Pietà 5, Pad31): proiezione del film "L'uomo
Gallo" con la presenza del regista Dario D'Ambrosi. A seguire, concerto del pianista (compositore della
colonna sonora del film) Francesco Santalucia.
Venerdi 21 marzo h. 19 - Assemblea per preparare le iniziative per il centenario del S.Maria della Pietà - via Nola, 5
Sabato 22 marzo h. 15 Ex Lavanderia - caffetteria tatawelo, seminario sull utilizzo dell'aloe
Sabato 22 marzo h 18,00 Ex Lavanderia - Serata NO TAV - cena etnica, video e performance
Domenica 23 marzo h 18,30 Circolo Arcobaleno (Via Pullino 1): proiezione del film "L'uomo Gallo" con la
presenza del regista Dario D'Ambrosi. A seguire, concerto del pianista (compositore della colonna
sonora del film) Francesco Santalucia.
Domenica 23 marzo h 17,00 Ex Lavanderia - presentazione film-documentario "Quando Canaro aveva
già l'orchestra" di Giuseppe Baccaro, alle 18,00 segue pratica Tango.
Venerdi 28 marzo h 18,00 Ex lavanderia - Festa laboratorio Danze Bretoni
Sabato 29 marzo Ex Lavanderia - Festa per "Zambo"
Domenica 30 marzo h 18,30 Ex Lavanderia (Pza S.Maria della Pietà 5, Pad31): proiezione del film
"Roba da Matti", introdotto dal regista, Luigi Pitzianti, e dall'ex infermiere del S.Maria della Pietà,
Adriano Pallotta che racconterà i suoi "Aneddoti simpatici dal manicomio".
Dal 4 al 6 aprile , ex lavanderia - venerdi e sabato dalle 16,30 alle 19,30 , domenica dalle 10,30 alle
12,30 e dalle 16,30 alle 19,30 "La prima Mostra degli artisti Sperimentalisti" di "La piccola Accademia di Lagado"
Venerdì 4 aprile h21 Ex Lavanderia - Concerto dei Letizia Drums
Sabato 5 aprile h 10,30 Caffetteria tatawelo - Incontro sul mangiare bene
Domenica 6 aprile Ex Lavanderia ore 10.30-14.00 - Mercatino Giornata La bella Ex Lavanderina
Venerdì 11 aprile h. 20,30 Circolo Arcobaleno (Via Pullino 1): proiezione del film "Roba da Matti" con la
presenza del regista Enrico Pitzianti.
Sabato 12 aprile Ex lavanderia - Milonga Vejo Lavadero per la liberazione di Marwan Barghouti
Lunedi 28 aprile h 21 Cinema Palazzo (Pza dei Sanniti 9/A): proiezione del film "Roba da Matti" con la
presenza del regista Enrico Pitzianti.
Mercoledi 30 aprile h 21 Cinema America (Via Natale del Grande 6): proiezione del film "Piano sul pianeta (malgrado tutto, coraggio Francesco!)" con il regista Fabrizio Ferraro ed alcuni attori
In tutte queste iniziative si firma per la campagna "Si può Fare"
RESTITUIAMO IL SANTA
MARIA DELLA PIETA’ AI CITTADINI
Firmiamo la legge
regionale
Il Santa
Maria della Pietà è essenziale per la cultura e la memoria
della città.
E’ il luogo
dove migliaia di persone sono state isolate, recluse,
violate in nome della psichiatria della segregazione. Ma è
anche il luogo dove operatori coraggiosi hanno condotto la
dura battaglia per la sua deistituzionalizzazione che ha
portato all’approvazione della Legge 180, la più avanzata
del mondo in tema di approccio al disagio mentale. E’ il
luogo dove da quasi 20 anni si sono spese energie e passioni
in un progetto di riutilizzo pubblico degli edifici che lo
compongono, che mette al centro arte, cultura, socialità,
condivisione.
Oggi c’è il
rischio concreto che l’Ex Manicomio di Roma possa essere
messo in vendita o che torni ad essere un concentrato di
malattia e disagio psichico, facendo rientrare dalla
finestra ciò che il movimento basagliano ha fatto uscire dai
cancelli.
Oggi è
necessario che le Istituzioni, finalmente, ascoltino ed
accolgano le proposte dei cittadini: un Polo Culturale, il
ripristino degli Ostelli della Gioventù, la tutela del
Parco, una gestione pubblica e sana delle risorse da
investire per dare completa applicazione alla Legge
Basaglia.
A cento anni
esatti dall’inaugurazione del Santa Maria della Pietà,
sosteniamo la campagna “Si può fare”, e firmiamo con piena
convinzione la legge regionale d’iniziativa popolare per
l’uso pubblico, sociale e culturale dell’Ex Manicomio di
Roma, promossa dall’Associazione Ex Lavanderia.
Perché un
giorno, che ci auguriamo il più vicino possibile, le mura
che hanno rinchiuso un’umanità fragile, aggiungendo dolore
ed esclusione alla sofferenza interiore, esprimano musica,
teatro, arte, relazioni umane: virus benefici, follia
creativa, antidoti contro ogni logica manicomiale.
(Dall’appello al
sito http://www.exlavanderia.it/ index.php/vertenza/un-nuovo- programma/543-restituiamo-il- santa-maria-della-pieta-ai- cittadini
)
Le iniziative per firmare,
per conoscere, per cambiare alla Ex Lavanderia e
nella città dal 21 marzo al 30 aprile
Venerdì 21 marzo h 20,30, Ex Lavanderia (Pza S.Maria della Pietà 5, Pad31): proiezione del film "L'uomo
Gallo" con la presenza del regista Dario D'Ambrosi. A seguire, concerto del pianista (compositore della
colonna sonora del film) Francesco Santalucia.
Venerdi 21 marzo h. 19 - Assemblea per preparare le iniziative per il centenario del S.Maria della Pietà - via Nola, 5
Sabato 22 marzo h. 15 Ex Lavanderia - caffetteria tatawelo, seminario sull utilizzo dell'aloe
Sabato 22 marzo h 18,00 Ex Lavanderia - Serata NO TAV - cena etnica, video e performance
Domenica 23 marzo h 18,30 Circolo Arcobaleno (Via Pullino 1): proiezione del film "L'uomo Gallo" con la
presenza del regista Dario D'Ambrosi. A seguire, concerto del pianista (compositore della colonna
sonora del film) Francesco Santalucia.
Domenica 23 marzo h 17,00 Ex Lavanderia - presentazione film-documentario "Quando Canaro aveva
già l'orchestra" di Giuseppe Baccaro, alle 18,00 segue pratica Tango.
Venerdi 28 marzo h 18,00 Ex lavanderia - Festa laboratorio Danze Bretoni
Sabato 29 marzo Ex Lavanderia - Festa per "Zambo"
Domenica 30 marzo h 18,30 Ex Lavanderia (Pza S.Maria della Pietà 5, Pad31): proiezione del film
"Roba da Matti", introdotto dal regista, Luigi Pitzianti, e dall'ex infermiere del S.Maria della Pietà,
Adriano Pallotta che racconterà i suoi "Aneddoti simpatici dal manicomio".
Dal 4 al 6 aprile , ex lavanderia - venerdi e sabato dalle 16,30 alle 19,30 , domenica dalle 10,30 alle
12,30 e dalle 16,30 alle 19,30 "La prima Mostra degli artisti Sperimentalisti" di "La piccola Accademia di Lagado"
Venerdì 4 aprile h21 Ex Lavanderia - Concerto dei Letizia Drums
Sabato 5 aprile h 10,30 Caffetteria tatawelo - Incontro sul mangiare bene
Domenica 6 aprile Ex Lavanderia ore 10.30-14.00 - Mercatino Giornata La bella Ex Lavanderina
Venerdì 11 aprile h. 20,30 Circolo Arcobaleno (Via Pullino 1): proiezione del film "Roba da Matti" con la
presenza del regista Enrico Pitzianti.
Sabato 12 aprile Ex lavanderia - Milonga Vejo Lavadero per la liberazione di Marwan Barghouti
Lunedi 28 aprile h 21 Cinema Palazzo (Pza dei Sanniti 9/A): proiezione del film "Roba da Matti" con la
presenza del regista Enrico Pitzianti.
Mercoledi 30 aprile h 21 Cinema America (Via Natale del Grande 6): proiezione del film "Piano sul pianeta (malgrado tutto, coraggio Francesco!)" con il regista Fabrizio Ferraro ed alcuni attori
In tutte queste iniziative si firma per la campagna "Si può Fare"
mercoledì 19 marzo 2014
Epistolario Fiab-Aci
Pronto ACI? Qui
FIAB.
Mercoledì, 12 Febbraio 2014 06:24
Qualche
giorno fa l’avv. Jacopo Michi, nostro socio fiorentino, ha
scritto al Presidente dell'ACI, in merito alle affermazioni riportate
dal quotidiano Repubblica, ricevendo una sollecita e garbata risposta.
Poichè si discute su numeri e incidentalità, Michi ha chiesto un parere all’Ing. Edoardo Galatola, responsabile sicurezza FIAB, che ha ritenuto utile rispondere di persona al Presidente dell’ACI.
Rendiamo pubblico questo “carteggio” sottolineando con piacere una nota positiva. Nonostante le diverse posizioni, Angelo Sticchi Damiani concorda sulla necessità di ripensare e rimodellare l’ambiente urbano, aprendo ad un dialogo costruttivo con FIAB.
Per cominciare, l’abbiamo invitato a partecipare al seminario di venerdì 14 febbraio a Montecitorio su politiche europee per la ciclabilità e modifiche legislative.
Poichè si discute su numeri e incidentalità, Michi ha chiesto un parere all’Ing. Edoardo Galatola, responsabile sicurezza FIAB, che ha ritenuto utile rispondere di persona al Presidente dell’ACI.
Rendiamo pubblico questo “carteggio” sottolineando con piacere una nota positiva. Nonostante le diverse posizioni, Angelo Sticchi Damiani concorda sulla necessità di ripensare e rimodellare l’ambiente urbano, aprendo ad un dialogo costruttivo con FIAB.
Per cominciare, l’abbiamo invitato a partecipare al seminario di venerdì 14 febbraio a Montecitorio su politiche europee per la ciclabilità e modifiche legislative.
La risposta del
Presidente dell’ACI all’avvocato Jacopo Michi
Pregiatissimo
Avvocato,
ho letto con
attenzione i Suoi commenti alla mia intervista a "La Repubblica" sulla
possibilità di concedere ai ciclisti la facoltà di andare contromano sulle
strade urbane. Pur comprendendo le perplessità assunte in difesa della
categoria rappresentata dalla Federazione Italiana Amici delle Biciclette, mi
sento il dovere di confortarLa sul fatto che ogni mia azione — prima ancora che
ogni mia parola — si basa sull'analisi dei numeri: sono ingegnere da 44 anni e
non riesco a concepire modo diverso di comportamento o di pensiero.
Come
presidente dell'Automobile Club d'Italia, Le evidenzio inoltre che i più
autorevoli studi internazionali, tra cui il Rapporto ACI-ISTAT sugli incidenti
stradali in Italia e in Europa, sottolineano che:
- il rischio
di mortalità in bicicletta è più del doppio di quello delle autovetture;
- una
bicicletta circolante su strade aperte al traffico ha una probabilità di
incorrere in un incidente 8 volte superiore rispetto a un'automobile;
- il
50% degli incidenti che coinvolgono un velocipede sono imputabili al
comportamento scorretto del ciclista (guida distratta, mancato rispetto della
segnaletica, manovre irregolari, guida contromano).
Della
possibilità per le biciclette di circolare contromano si discute da tanto
tempo. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha diramato già nel
2011 una circolare (prot. n. 6234 del 21 dicembre, a firma del Direttore
Generale, ing. Sergio Dondolini) sulla circolazione delle biciclette contromano
nelle cosiddette "zone 30", ponendo però alcune condizioni
inderogabili come lo scarso volume di traffico e un'ampiezza minima della
strada pari a 4,25 metri.
Chiunque giri quotidianamente sulle strade urbane italiane sa bene quanto tali
condizioni siano difficilmente realizzabili, non soltanto per la considerevole
congestione veicolare. Il gran numero di veicoli in sosta a bordo strada
restringe notevolmente lo spazio vitale per la circolazione stradale e riduce
in modo pericoloso la visuale per chiunque conduca un veicolo, sia a due che a
quattro ruote.
Alla luce di
tutto ciò, pensare ancora di pedalare contromano mi sembra davvero un
controsenso. Non soltanto per il legislatore, ma soprattutto per chiunque
circoli responsabilmente su strada, in auto come in bicicletta.
Questa
convinzione è suffragata anche dalla mia esperienza di ingegnere applicata
all'urbanistica e ai trasporti. Basta guardare proprio ai modelli di mobilità
in Europa che Lei cita per cogliere l'impossibilità di una loro replica tout court nei nostri centri
urbani. E' infatti evidente che la maggior parte delle "zone 30" di
molte città straniere presentano caratteristiche strutturali profondamente
diverse dalle realtà italiane: i pochi automobilisti che vi transitano
percepiscono subito di essere in uno spazio dove la precedeva spetta alle
cosiddette "utenze vulnerabili", che come tali sono appunto protette
in queste aree dove il traffico motorizzato è "tollerato" ma
fortemente circoscritto con restringimenti della sezione stradale, cambi di
direzione, sopraelevazioni della carreggiata e dei passaggi pedonali, riduzione
al minimo della segnaletica stradale.
Il nostro
ambiente urbano va quindi totalmente ripensato e rimodellato per essere davvero
sostenibile, non solo da un punto di vista ecologico ma anche - e soprattutto -
da un punto di vista economico e sociale. Non a caso il 70% degli incidenti
stradali avviene in città: basta questo dato ad evidenziare il fabbisogno di
sicurezza stradale del Paese. Guardando al futuro, dobbiamo intraprendere un
percorso di sviluppo dei nostri centri urbani perseguendo logiche ed esperienze
di smart city, che certo non si applicano agendo solo sulle regole di
circolazione. Ridisegniamo prima le città e poi adatteremo di conseguenza il
Codice della Strada.
L'Automobile
Club d'Italia e tutte le sue strutture nazionali e locali collaborano da oltre
100 anni con le Istituzioni del Paese in un insieme di sinergie sistemiche per
una mobilità più sicura ed efficiente. Saremmo ben lieti di avviare un
confronto costruttivo e propositivo anche con la Federazione Italiana
Amici della Bicicletta. Spero quindi di risentirLa presto.
Con i più
cordiali saluti
Angelo
Sticchi Damiani
Presidente
dell’ACI – Automobile Club d’Italia
La risposta di
Edoardo Galatola al Presidente dell'ACI
Gentile Ing.
Sticchi Damiani,
l’Avv. Jacopo
Michi ha condiviso lo scambio epistolare tra voi avvenuto invitandomi, in
qualità di responsabile sicurezza FIAB, a intervenire.
Ho apprezzato
molto le Sue note per la cortesia della sollecita risposta ed i modi garbati
dell'esposizione. Per cui intervengo volentieri rispondendo ad alcune sue
sollecitazioni.
Il mondo
degli utenti della bicicletta è in effetti estremamente vasto, comprendendo tutti
gli strati sociali e tutte le professioni (anche i piloti di formula uno!) per
cui ho la ventura di essere ingegnere anch'io e nella fattispecie di occuparmi
professionalmente di analisi di rischio da 30 anni.
Non posso
quindi che trovarmi pienamente d'accordo con Lei nell’affrontare l'argomento
scientificamente e con l'ausilio dei numeri, trattandosi di un problema
culturale per cui è da rifuggire qualsiasi tentazione di difesa corporativa, da
qualsiasi parte provenga.
Come Lei mi
insegna ai numeri si può far dire qualsiasi cosa, per cui è fondamentale
definire prima il campo di applicazione.
Intanto una
prima osservazione di carattere generale. L’impostazione da lei fornita indica
il seguente assunto: poiché andare in bicicletta è più pericoloso che andare in
automobile, ne consegue che occorre limitarne l’uso. Questa osservazione (che
potrebbe essere estesa anche allo spostamento pedonale per gli stessi motivi)
oltre che politicamente poco sostenibile, ha anche una forte debolezza nel non
precisare in quali condizioni si consideri più pericoloso andare in bici. È
evidente che pedalare in autostrada implicherebbe un rischio elevatissimo e
inaccettabile, mentre, di converso, questo non sarebbe assolutamente vero in
una ZTL.
Diventa
quindi utile affrontare le singole enunciazioni, partendo come base informativa
dagli stessi studi che Lei cita.
“Il
rischio di mortalità in bicicletta è più del doppio di quello delle
autovetture”
Il dato che
Lei cita a proposito del rischio doppio in bici in bici rispetto all’auto si
riferisce certamente all’indice di mortalità (rapporto tra numero dei
morti su un mezzo rispetto al numero degli incidenti in cui quel mezzo è
coinvolto), ovvero (sempre da fonte Istat 2012) 1,62 per le bici e 0,71 per le
auto (per inciso 2,46 per i pedoni e 1,74 per i motocicli). Traducendo: a
parità di incidente se si scontrano un’auto e una bici, la bici ha la peggio
(un discorso del tutto analogo vale per i pedoni). Non ci voleva un genio per
scoprirlo. In realtà questo dato è incompleto e fuorviante, perché per
calcolare il rischio individuale occorre tener conto anche del numero di
incidenti occorsi e della velocità di impatto. Infatti le conseguenze cambiano
in funzione della velocità; in uno scontro a 50 km/h la mortalità è del
50%, mentre già a 30 km/h
la probabilità scende al di sotto del 10% fino ad essere paragonabile al
rischio di caduta del ciclista o del pedone da solo. Quindi in una Zona 30 dove
diminuiscono gli incidenti (vedi quanto precisato nei successivi capoversi) e si
riducono le velocità l’assunto non ha più ragion d’essere.
“Una
bicicletta circolante su strade aperte al traffico ha una probabilità di
incorrere in un incidente 8 volte superiore rispetto a un'automobile”
L’affermazione
in oggetto è di più dubbia analisi. Probabilmente vuole riferirsi ai morti per
passeggero*km percorso; questo dato però non è fornito dalle statistiche
ACI-ISTAT (in particolar modo per la mancata rilevazione dei km percorsi da
parte delle biciclette, anche che è un’informazione che sarebbe opportuno
analizzare sistematicamente), ma risulta in netto miglioramento per il costante
incremento dei km percorsi in bici a fronte di una leggera riduzione (12% negli
ultimi dieci anni) dell’incidentalità. In realtà occorre tener presente la significativa
differenza dei km percorsi in bici e in auto da ogni utente per spostamento,
per cui è più rigoroso riferirsi alla composizione modale degli spostamenti per
un’analisi comparata. Basandosi sui dati ISFORT più recenti possiamo assumere
un 4-5% di modal split ciclistico a fronte di un 65% automobilistico. Poiché
nel 2012 si sono verificati 230.184 incidenti coinvolgenti
autovetture (66% del totale) e 17.885 coinvolgenti biciclette (5,2%), se
gli spostamenti in bici raggiungessero quelli in auto a parità di incidentalità
(e si sa che invece l’incidentalità diminuirebbe) gli incidenti in bici
equivalenti sarebbero 17.885*65/5 = 232.505, esattamente gli stessi di quelli
in auto. Ne consegue che la probabilità di essere coinvolti in un incidente
sarebbe esattamente la stessa per auto e bici. Se poi si considera che il 75%
di incidenti alle auto avviene in città risulta che probabilmente è vero il
contrario, ovvero che è più probabile incorrere in un incidente in macchina che
in bici.
“Il 50% degli
incidenti che coinvolgono un velocipede sono imputabili al comportamento
scorretto del ciclista (guida distratta, mancato rispetto della segnaletica,
manovre irregolari, guida contromano)”
Anche
l’affermazione per cui il 50% degli incidenti ai ciclisti è imputabile al loro
comportamento scorretto è piuttosto generica e imprecisa, per come sono fatti i
verbali. Assumendo però per buono il dato occorre osservare che il 40% degli
incidenti ai ciclisti (ovviamente non quelli gravi) avviene per caduta da solo
(dato ricavato dal rapporto sull’incidentalità della Provincia di Milano e
Osservatorio Utenze deboli). In questi incidenti, ovviamente, la colpa è sempre
(o quasi) del ciclista. Quindi solo il 10% degli incidenti con altri veicoli
vede la colpa dei ciclisti. È evidente l’assunto è semplicistico, ma vuole solo
evidenziare che trattasi di un falso dato, rilevante solo per il suo impatto
mediatico. Infatti gli incidenti sono sempre generati da un errore ed occorre
fare in modo che anche a seguito di errori le conseguenze restino limitate.
Analizzando i
numeri, pertanto, l’acclarata pericolosità dell’andare in bici tale da doverne
limitare l’uso non risulta.
Anzi, come
dimostrato da studi statistici effettuati, è vero il contrario. Jacobsen, Inj
Prev 2003;9(3):205-9, ha
calcolato che raddoppiando il numero dei ciclisti in strada il rischio
individuale per km si riduce del 34% mentre se i ciclisti si dimezzano il
rischio aumenta del 52%. Questi dati trovano riscontro nella riduzione di
incidentalità complessiva registrata in tutti i paesi ad elevata mobilità
ciclistica (posso essere molto più dettagliato in merito), in particolare
quando il modal split supera il 15% del totale.
A tal
proposito è bene approfondire l’utilità delle Zone 30, la cui efficacia pare
essere messa in dubbio allorquando si dice che, in particolar modo per il
controsenso, occorre porre indicazioni di forte limitazione richiedendo scarso
volume di traffico e ampiezza minima di 4.25 m. Queste limitazioni non trovano ragione
d’essere. Infatti è possibile citare in merito il più autorevole studio sinora
prodotto, “Effetto dell’introduzione delle Zone 30 (20mph) sugli incidenti
stradali a Londra, dal 1986 al 2006: analisi della serie di dati”, Chris
Grundy e altri, 10 dicembre 2009, BMJ 2009;339:b4469 per cui l’introduzione
delle zone 30 ha
dimezzato gli incidenti (-42% per la precisione) e più che dimezzato morti,
feriti gravi e incidenti ai bambini più piccoli. Tutto ciò avendo consentito la
percorrenza controsenso in condizioni di velocità massima ridotta.
Quanto
all’affermazione per cui le zone 30 di altri paesi sarebbero decisamente
migliori di quelle italiane, me la sarei aspettata da un articolista dello
“Spiegel” piuttosto che dal più autorevole rappresentante della mobilità
motoristica italiana; già “die Zeit” a novembre 2013 (Italiens Regierung will
Autos aus den Städten verdrängen) titolava sulla positiva rivoluzione della
mobilità in atto in Italia.
Il nostro è
un paese con capacità ed energie che sempre emergono quando le si ritengono
necessarie. L’esempio della rivoluzione del divieto di fumare, applicata dal
nostro paese immediatamente nella sua interezza sta lì a dimostrarlo.
Per
concludere mi trovo pertanto in totale accordo con la Sua affermazione circa
l’importanza di ripensare e rimodellare l’ambiente urbano, mentre dissento
dall’assunto “prima cambiamo le città e poi il Codice” dato che sarebbe un
incentivo a mantenere lo status quo.
Da quanto
brevemente dissertato, proprio con la forza dei numeri, è possibile affermare
che le modifiche si possono intraprendere da subito, che gli interventi di
facilitazione per l’utenza non motorizzata saranno una spinta per un sensibile
miglioramento della vivibilità delle nostre città (il modello rinascimentale ci
è invidiato da tutto il mondo) con sensibili miglioramenti per la sicurezza
degli spostamenti di tutti.
Tutto ciò nel
rispetto reciproco di tutti gli utenti della strada; per cui anche noi saremo
ben lieti di continuare confronto e collaborazione con l’autorevole
Organizzazione da Lei presieduta.
Voglia
pertanto gradire i migliori saluti. Cordialmente
Edoardo Galatola
Responsabile sicurezza e ufficio legislativo FIAB
Responsabile sicurezza e ufficio legislativo FIAB
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