Un discorso molto bello di una persona eccezionale.
Discorso di insediamento dell'On. Laura Boldrini a Presidente della Camera dei Deputati, 16 marzo 2013
Care deputate e cari deputati,
permettetemi di esprimere il mio più sentito 
ringraziamento per l’alto onore e responsabilità che comporta il compito
 di presiedere i lavori di questa assemblea.
Vorrei innanzitutto rivolgere il saluto rispettoso e 
riconoscente di tutta l’assemblea e mio personale al Presidente della 
Repubblica Giorgio Napolitano che è custode rigoroso dell’unità del 
Paese e dei valori della costituzione repubblicana.
Vorrei inoltre inviare un saluto cordiale al Presidente dalla Corte costituzionale e al Presidente del consiglio.
Faccio a tutti voi i miei auguri di buon lavoro, 
soprattutto ai più giovani, a chi siede per la prima volta in 
quest’aula. Sono sicura che in un momento così difficile per il nostro 
paese, insieme, insieme riusciremo ad affrontare l’impegno straordinario
 di rappresentare nel migliore dei modi le istituzioni repubblicane.
Vorrei rivolgere inoltre un cordiale saluto a chi mi ha 
preceduto, al presidente Gianfranco Fini che ha svolto con 
responsabilità la sua funzione costituzionale.
Arrivo a questo incarico dopo aver trascorso tanti anni a
 difendere e rappresentare i diritti degli ultimi in Italia come in 
molte periferie del mondo. E’ un’esperienza che mi accompagnerà sempre e
 che da oggi metto al servizio di questa Camera. Farò in modo che questa
 istituzione sia anche il luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno.
Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze.
 Dovremmo impegnarci tutti a restituire  piena dignità a ogni diritto. 
Dovremo ingaggiare una battaglia vera contro la povertà, e non contro i 
poveri. In questa aula sono stati scritti i diritti universali della 
nostra Costituzione, la più bella del mondo. La responsabilità di questa
 istituzione si misura anche nella capacità di saperli rappresentare e 
garantire uno a uno.
Quest’Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale. Di una
 generazione cha ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, 
costretta spesso a portare i propri talenti lontano dall’Italia.
Dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che 
subiscono violenza travestita da amore. Ed è un impegno che fin dal 
primo giorno affidiamo alla responsabilità della politica e del 
Parlamento.
Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare la 
forza o l’aiuto per rialzarsi, ai tanti detenuti che oggi vivono in una 
condizione disumana e degradante come ha autorevolmente denunziato la 
Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.
Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo
 ha mai trovato, a chi rischia di smarrire perfino l’ultimo sollievo 
della cassa integrazione, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha 
dimenticato.
Ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa 
essenziale per l’economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso 
della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce ogni giorno gli 
effetti della scarsa cura del nostro territorio.
Dovremo impegnarci per restituire fiducia a quei 
pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad 
andare avanti.
Dovremo imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto
 di chi arriva da lontano, con l’intensità e lo stupore di un bambino, 
con la ricchezza interiore inesplorata di un disabile.
In Parlamento sono stati scritti questi diritti, ma sono
 stati costruiti fuori da qui, liberando l’Italia e gli italiani dal 
fascismo.
Ricordiamo il sacrificio di chi è morto per le 
istituzioni e per questa democrazia. Anche con questo spirito siamo 
idealmente vicini a chi oggi a Firenze, assieme a Luigi Ciotti, ricorda 
tutti i morti per mano mafiosa. Al loro sacrificio ciascuno di noi e 
questo Paese devono molto.
E molto, molto dobbiamo anche al sacrificio di Aldo Moro
 e della sua scorta che ricordiamo con commozione oggi nel giorno in cui
 cade l’anniversario del loro assassinio.
Questo è un Parlamento largamente rinnovato. 
Scrolliamoci di dosso ogni indugio, nel dare piena dignità alla nostra 
istituzione che saprà riprendersi la centralità e la responsabilità del 
proprio ruolo. Facciamo di questa Camera la casa della buona politica. 
Rendiamo il Parlamento e Il nostro lavoro trasparenti, anche in una 
scelta di sobrietà che dobbiamo agli italiani.
Sarò la presidente di tutti, a partire da chi non mi ha 
votato, mi impegnerò perché la mia funzione sia luogo di garanzia per 
ciascuno di voi e per tutto il Paese.
L’Italia fa parte del nucleo dei fondatori del processo 
di integrazione europea, dovremo impegnarci ad avvicinare i cittadini 
italiani a questa sfida, a un progetto che sappia recuperare per intero 
la visione e la missione che furono pensate, con lungimiranza, da 
Altiero Spinelli.
Lavoriamo perché l’Europa torni ad essere un grande 
sogno, un crocevia di popoli e di culture, un approdo certo per i 
diritti delle persone, un luogo della libertà, della fraternità e della 
pace.
Anche i protagonisti della vita spirituale religiosa ci 
spronano ad osare di più: per questo abbiamo accolto con gioia i gesti e
 le parole del nuovo pontefice, venuto emblematicamente “dalla fine del 
mondo”. A papa Francesco il saluto carico di speranze di tutti noi.
Consentitemi un saluto anche alle istituzioni 
internazionali, alle associazioni e alle organizzazioni delle Nazioni 
Unite in cui ho lavorato per 24 anni e  permettetemi - visto che questo è
 stato fino ad oggi il mio impegno - un pensiero per i molti, troppi 
morti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce. Un mare che 
dovrà sempre più diventare un ponte verso altri luoghi, altre culture, 
altre religioni.
Sento forte l’alto richiamo del Presidente della 
Repubblica sull’unità del Paese, un richiamo che questa aula è chiamata a
 raccogliere con pienezza e con convinzione.
La politica deve tornare ad essere una speranza, un servizio, una passione.
Stiamo iniziando un viaggio, oggi iniziamo un viaggio. 
Cercherò di portare assieme a ciascuno di voi, con cura e umiltà, la 
richiesta di cambiamento che alla politica oggi rivolgono tutti gli 
italiani, soprattutto in nostri figli. Grazie.
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