venerdì 8 marzo 2013

Il tipico discorso sulla bicicletta (TDB)



A chi pedala con una certa frequenza sarà capitato di imbattersi in una persona incuriosita dalla nostra particolare modalità di spostamento. Incuranti delle varie Copenhagen, Berlino, Parigi, Londra, New York, Oslo, dove discrete fette della popolazione si muovono pedalando, i nostri interlocutori appaiono totalmente spaesati riguardo alla possibilità di muoversi in bicicletta in una città. Sembrano approfittare dell’incontro per rivolgerci alcune domande che soddisfino la loro curiosità, ma molto spesso il discorso, dopo qualche domanda preliminare, prende una brutta piega. Infatti, ben presto le domande del nostro interlocutore diventano affermazioni. Si tratta di osservazioni impellenti, maturate già da tempo, alla vista di ciclisti in movimento, mentre camminavano o più probabilmente erano stravaccati in un’automobile, bloccati in mezzo al traffico, come tutti i giorni della loro vita.
L’incontro con questo genere di interlocutore si verifica spesso quando si sta legando la bici al palo, ma può capitare mentre si sta fermi a mangiare un pezzo di pizza o ad aspettare qualcuno. Siccome le ricorrenze nelle argomentazioni sono abbastanza stabili, non è difficile enucleare le basi del tipico discorso sulla bicicletta (in sigla TDB). Ovviamente, ogni città avrà le sue varianti, anche perché la quantità di ciclisti e le politiche istituzionali a favore della bici variano sensibilmente e in molte città questa grossa seccatura del TDB non esisterà nemmeno. Beati voi.
Ma vediamo in dettaglio come si articola un TDB.

Mentre il ciclista lega al palo la bici, vicino al posto di lavoro, sopraggiunge Enzo, un conoscente con cui non si è scambiata mai una parola. Forse è un collega o un amico di un amico. 

Enzo: “Ah, quindi vieni al lavoro in bici?”

“Beh, Sì”.

“Com-pli-men-ti. Ci vuole un bel fisico, eh?”.

“Ma no, niente di particolare. Solo un po’ d’abitudine. Se ti stanchi vai più piano, se ci sono salite che non riesci a fare puoi scendere”. 

“Il problema è il sudore. [un po' schifato] Come si fa ad andare al lavoro tutti sudati? Capisco in certe giornate di primavera, ma d’estate e anche nel primo autunno è impossibile”.

“Ti porti un cambio, ti assicuro che non è un problema, basta organizzarsi”.

“D’inverno ti geli. Ti ritrovano assiderato”.

“No, t’assicuro. Basta coprirsi un po’, che è sempre meno di quello che si pensa all’inizio. Poi ti porti appresso qualcosa da metterti all’arrivo”.

“Ci vorrebbero le docce, come in Danimarca. Mio cugino è stato a Copenhagen. Lì sì che si può andare in bici. Lì è pieno di ciclabili. Figurati se qui ti mettono le docce. Sai qual è il problema? Roma è piena di salite. Queste cose le puoi fare in pianura Padana, in Germania, in Olanda dove hanno chilometri e chilometri di piste ciclabili, dove è tutto piatto. A Roma ci sono i sette colli: Campidoglio, Monte Mario, Giancolo, Monte Spaccato, Montecucco, Monte Sacro, Quirinale, Viminale, Menomale, Monte Verde, via Monte Bianco...”.

“A Roma tutte queste salite non le vedo. Non servono le piste ciclabili per andare in bici. La bici è un veicolo a tutti gli effetti, se ne parla anche nel Codice della strada. Per le salite, anche le peggiori, da un centinaio d’anni è disponibile un particolare ritrovato tecnico, chiamato cambio, che permette di variare a piacimento il rapporto di marcia”.

Nell’aria aleggia una leggerissima ironia. Enzo se ne accorge e si comincia a scaldare: “A Roma ci sono i sampietrini, le buche. I sindaci fanno a gara a chi mantiene peggio le strade”.

“Sì, questo è vero, ma per i percorsi accidentati puoi usare se vuoi dei copertoni un po’ più larghi. Ci sono un sacco di possibilità”.

“Poi c’è il problema dei furti. A un’amica di mia moglie hanno rubato dodici biciclette”.

“A questo si può ovviare comprando una bici pieghevole, che ti puoi portare sempre appresso”.

“Vedi, scusa come ti chiami? Ah, Luca, piacere Enzo. Un amico di un mio amico è stato ammazzato mentre andava in bici. Il problema sono le macchine, anzi gli automobilisti. Nessuno rispetta le regole. La gente è pazza”.

“Questo è vero, ma stare fermi nel traffico è terrificante. Dipende da quello che vuoi”.

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