martedì 22 ottobre 2013

L'eccidio di Pietralata, 23 ottobre 1943

Domani 23 ottobre, nei pressi del carcere di Rebibbia, Anpi, associazioni partigiane e cittadini poseranno la prima pietra del monumento che verrà edificato per ricordare l'eccidio di Pietralata.


L'eccidio di Pietralata prende il nome dalla borgata di Roma nelle cui vicinanze, il 23 ottobre 1943, furono trucidati, dai paracadutisti tedeschi della divisione "Hermann Goering", nove partigiani del Movimento Comunista d'Italia-Bandiera Rossa Roma catturati mentre tre giorni prima, il 20 ottobre stavano assaltando, insieme a molti popolani delle borgate San Basilio e Pietralata, la caserma del Forte Tiburtina, per impradonirsi di armi, medicinali e viveri. I tedeschi uccisero anche un ciclista estraneo all’azione, fermato in via Tiburtina poco prima del massacro.

Per ricordare quanto accadde allora, il Circolo ARCI "Concetto Marchesi e l'ANPI del IV Municipio hanno organizzato nei giorni 21-22-23 ottobre una serie di iniziative, che si concluderanno con la posa, in accordo con le forze politiche locali (PD, SeL, PRC, PdCI, PSI) sulla via Tiburtina di un monumento ai partigiani caduti.

In allegato, oltre al calendario degli apppuntamenti, potete leggere le interessantissime cronache che l'Unità dedicò nel 1945 all'eccidio in occasione del ritrovamento della fossa in cui le vittime erano state seppellite e della quale i nazi-fascisti avevano cercato di far scomparire ogni traccia.


Un monumento in memoria dell’eccidio del Tiburtino del 43’ nel IV municipio


Fonte e articolo completo: Abitare a Roma

Tante le iniziative in programma dal 21 al 23 ottobre al Circolo Concetto Marchesi
di Ambra Di Chio - 19 ottobre 2013

Quella del 23 ottobre del 1943 fu la prima delle tante stragi perpetuate dalle truppe del Terzo Reich, ai danni dei movimenti di resistenza organizzata della Capitale, prima della liberazione di Roma da parte degli alleati. Pochi mesi dopo, infatti, nel marzo del 1944 il massacro delle “Fosse ardeatine” costò la vita a 335 civili e militari italiani che vennero fucilati per vendicare la morte dei 33 militari tedeschi caduti durante l’attentato di via Rasella. E come dimenticare, i martiri di Forte Bravetta, la strage del pane al Ponte di ferro e quella avvenuta a La Storta.
Il IV Municipio (ex V) vuole rendere omaggio ai 10 uomini che furono fucilati dai paracadutisti tedeschi dalla divisione “Hermann Goering”, la mattina del 23 ottobre 1943, al 10° km della Via Tiburtina (dove ora sorge il carcere di Rebibbia); i loro corpi, sepolti in una fossa comune, furono portati alla luce soltanto nel giugno del 1945 grazie alle testimonianze di alcuni dei sopravvissuti al massacro.
Immagine articolo Eccidio Tiburtino
A scatenare questa rappresaglia nazista fu l’assalto al Forte Tiburtino avvenuto qualche giorno prima, ad opera di una quarantina di partigiani appartenenti alle formazioni delle borgate di Pietralata e Tiburtino. Il loro intento era quello di procurarsi armi, viveri e medicinali ma non riuscirono ad avere la meglio nello scontro a fuoco con le truppe delle SS ed alcuni di loro furono imprigionati nel castello di Casal de’ Pazzi. A decidere le loro sorti fu un sommario processo che si svolse a Palazzo Talenti esclusivamente in lingua tedesca.
Tra i dieci condannati a morte, vi era anche il quattordicenne Guglielmo Mattiocci che fu preso in simpatia, vista la sua giovane età, da un Ufficiale della Polizia dell’Africa Italiana (PAI) che gli suggerì di offrire i suoi stivali al Caporale nazista per ottenere la salvezza. Il militare tedesco, accettato di buon grado lo scambio, scelse quindi come decima vittima da giustiziare, Fausto Iannotti, un uomo totalmente estraneo ai fatti che si trovava a passare in bicicletta, in quel momento, sul luogo dell’esecuzione.

Per approfondimenti, cfr 'voce' wikipedia Resistenza romana

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