Il 16 ottobre 1943 è una data
importante per la comunità
ebraica di Roma, ma anche per la città intera. Per gli
ebrei romani è l’ultima
tappa di un triste itinerario iniziato nel settembre del
1938 con la
promulgazione delle leggi razziali.
Quella
mattina i carnefici
si svegliarono presto: alle 5,15 il ghetto di Roma fu
circondato dai soldati tedeschi,
in gran parte semplici cittadini tedeschi riservisti.
Sotto il comando delle SS
di Kappler, con in mano gli elenchi presi dalla questura
di Roma, cominciarono a rastrellare
gli ebrei ed a
concentrarli nel colleggio
militare in via della Lungara.
Ma la caccia si svolse contemporaneamente in tutta Roma, dal flaminio a sangiovanni perché moltissimi dei 13000 ebrei romani vivevano in altri quartieri, lontani dalla Roma giudia, e rappresenteranno oltre il 50% di coloro che furono deportati. Tra questi si trovarono, accanto ad appartenenti alle classi medio basse, anche tanti impiegati, commercianti, insegnanti, ingegneri, industriali, giornalisti, avvocati, archeologi, perfino un ufficiale di Marina. Eppure, nonostante avessero pianificato tutto da molti giorni, l’operazione per i nazisti fu un mezzo fallimento: in troppi riuscirono a sfuggire. Degli oltre 13 mila ebrei allora a Roma, i nazisti volevano prenderne molti di più. Alla fine della razzia, dopo aver sostato due giorni alla Lungara , partirono dalla stazione Tiburtina, stipati come animali in 28 vagoni piombati, 1023 ebrei con destinazione Birkenau-Auschwitz: tra di loro c’erano 188 anziani (la più anziana aveva 90 anni), 244 bambini (tra cui 107 con meno di 5 anni ed uno nato il giorno prima). Tornarono solo 16 uomini ed una donna, ma nessuno dei piccoli.
Ma la caccia si svolse contemporaneamente in tutta Roma, dal flaminio a sangiovanni perché moltissimi dei 13000 ebrei romani vivevano in altri quartieri, lontani dalla Roma giudia, e rappresenteranno oltre il 50% di coloro che furono deportati. Tra questi si trovarono, accanto ad appartenenti alle classi medio basse, anche tanti impiegati, commercianti, insegnanti, ingegneri, industriali, giornalisti, avvocati, archeologi, perfino un ufficiale di Marina. Eppure, nonostante avessero pianificato tutto da molti giorni, l’operazione per i nazisti fu un mezzo fallimento: in troppi riuscirono a sfuggire. Degli oltre 13 mila ebrei allora a Roma, i nazisti volevano prenderne molti di più. Alla fine della razzia, dopo aver sostato due giorni alla Lungara , partirono dalla stazione Tiburtina, stipati come animali in 28 vagoni piombati, 1023 ebrei con destinazione Birkenau-Auschwitz: tra di loro c’erano 188 anziani (la più anziana aveva 90 anni), 244 bambini (tra cui 107 con meno di 5 anni ed uno nato il giorno prima). Tornarono solo 16 uomini ed una donna, ma nessuno dei piccoli.
I nazisti continueranno
testardamente la caccia fino alla
fine e riusciranno
grazie all’aiuto soprattutto dei delatori fascisti ad
arrestare e deportare
altri 1000 ebrei prima dell'arrivo delle truppe alleate il
4 giugno del 1944 e la liberazione della città.
A 70
anni dalla
deportazione degli ebrei romani, la Comunità di Sant'Egidio
e la Comunità
ebraica di Roma, come ogni anno dal 1994, fanno memoria di
questo tragico
momento della vita della città, organizzando un
"pellegrinaggio della
memoria".
Mercoledì 16
ottobre 2013, alle ore 19.00
Partecipiamo
tutti
alla marcia silenziosa da Piazza di
S. Maria in Trastevere lungo il
percorso dei deportati di quel 16 ottobre 1943, che dal
quartiere ebraico furono condotti al Collegio militare a
Trastevere prima di
essere imprigionati nei treni con destinazione Auschwitz,
a Largo 16
ottobre 1943, accanto alla Sinagoga
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