«Afghanistan: Herat (1000 m), 21 novembre. Noel ha ottenuto i visti e mi ha portato fin qui, o meglio, ce l'ho portato io. Dopo aver guidato per l'intero percorso da Londra, è stato ben lieto di cedere il volante a un altro. È ripartito oggi pomeriggio, prendendo la strada del sud per Kandahar.
Con l'eccezione degli impiegati del consolato russo, i quali vivono come reclusi, sono l'unico europeo in questa città e la mia condotta è irreprensibile: non si può fare altrimenti, quando si hanno addosso gli sguardi della folla. In albergo la compagnia è costituita da tre indiani parsi che stanno facendo il giro del mondo in bicicletta, e che sono venuti da Mazar-e-Sherif per la nuova strada aperta questa estate. Durante il viaggio hanno incontrato parecchi russi che erano fuggiti attraversando l'Oxus. ossia l'Amu-Darya, e che si dirigevano sotto scorta verso il Turkestan cinese seguendo la strada dal Wakhan al Pamir. Uno dei fuggiaschi era un giornalista, e ha dato loro una lettera in cui descrivva le sue traversie. Aveva le scarpe tutte sfondate , eppure era deciso ad arrivare a piedi a Pechino» Robert Byron, La via per l'Oxiana, Adelphi, Milano, 2000, p. 117 [tit. orig.: The Road to Oxiana, 1937].
Cercando sul web non v'è traccia di questi tre zoroastriani pedalanti. Ma emerge un altro viaggio intorno al mondo compiuto in bicicletta da indiani Parsi dieci anni prima. È quello di Jal Bapasola, Rustam Bhumgara e Nariman Kapadia. Con loro - per un periodo - ci furono anche Gustad Hathiram, Keki Pochkhanawala e Adi Hakim. I sei partirono da Mumbai. Percorsero l'India e passarono in Iran, la terra dei loro avi.
Nariman tornò in India, gli altri si diressero a Baghdad. Passarono il deserto da Baghdad ad Aleppo in 23 giorni.
Gustad, Keki e Adi andarono in Europa, passando per Brindisi, poi Napoli e Roma, mentre Jal e Rustam si diressero a Gerusalemme. I tre furono ricevuti da papa Pio XI (il 15 ottobre 1924), attraversarono le Alpi (dove rischiarono di morire assiderati), raggiunsero Parigi e poi la Gran Bretagna, dove furono accolti da festeggiamenti. Si imbarcarono poi per New York. Gustad dichiarò che sarebbe rimasto lì e non avrebbe fatto ritorno in India. Gli altri due ciclisti, da cui si erano separati a Damasco, arrivarono anche loro nella metropoli statunitense. Keki tornò in India, gli altri tre proseguirono. Dopo aver macinato migliaia di km sul suolo americano, si imarcarono per il Giappone e poi passarono in Corea. Poi la Cina e il deserto del Gobi (furono molto probabilmente i primi ciclisti ad attraversarlo). Arrivarono a Canton nell'ottobre del 1926. Poi Hong Kong, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Burma (l'attuale Myanmar), India, poi Sri Lanka. Poi ancora India, fino a raggiungere Mumbai il 18 Marzo 1928, seguiti da un migliaio di ciclisti e accolti da una folla esultante.
Il trio coprì una distanza di 71 mila chilometri nel corso di tre anni e tre mesi, attraversando 27 Paesi di quattro continenti. Al ritorno, i tre scrissero le memorie del viaggio, con introduzione nientemeno che di Jawarharlal Nehru. Il titolo è With cyclists around the world, Roli books, 2008. Il libro è stato riedito dal figlio di Bapasola. Altre notizie sul Times of India, 15 novembre 2002. Estratti del libro si trovano qua.
Resta l'enigma dei pedalatori incontrati da Byron negli anni Trenta del Novecento.
Hakim, Bhumgara (in piedi) e Bapasola prima della partenza |
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