«Riparato a Tolosa, per sfuggire all'avanzata dei nazisti, nel 1942 entra nella resistenza e riesce a tornare nell'amata Parigi sotto falsa identità. Il traffico è diminuito in un modo impressionante. Tra le biciclette-taxi e le rare auto a gas svettano i veicoli neri della Gestapo. Non poche brasserie sono state trasformate in Soldatenheim, i cartelli stradali sono in tedesco come le divise grigioverdi sui marciapiedi. Tra le file dell'opposizione emergono personaggi straordinari come la generosa anarchica May che per ostentare la sua fede internazionalista ha fatto tre figli: uno con un nero, uno con un indiano d'America e l'altro con un ebreo».
Giuseppe Scaraffia, "Città infame e meravigliosa", [recensione al libro di memorie di Edgar Morin,
La mia Parigi. I miei ricordi, Raffaello Cortina, Milano.]
Il Sole-24 ore, Domenica, 12 gennaio 2014, p. 46.
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Il vélo taxi, in gran voga durante l'occupazione tedesca di Parigi
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