Il PUT - Piano Urbano del Traffico (art. 
36 del D.L.vo n. 35/1992   NCDS   Nuovo Codice della Strada) ha questi 
obiettivi:
-     migliorare le condizioni della circolazione 
e della sicurezza stradale; 
-     ridurre gli inquinamenti (acustico ed 
atmosferico); 
-     realizzare il risparmio energetico (ovvero 
il contenimento dei consumi energetici).
I PUT non si trovano per strada o in 
commercio. 
I PUT devono essere *fatti* rispettando le regole stabilite 
nella Direttiva Ministero Lavori Pubblici emessa il 24 giugno 1995 (dopo giorni 
1.120 - oltre 3 anni - di lavorazione). 
I PUT, quindi, vanno fatti per raggiungere i citati 
obiettivi e cambiare il livello di *convivenza* (vivibilità). 
          Come fare un PUT?
Per fare un 
PUT ci vogliono i Piani esecutivi 
(progetti esecutivi).  
Per fare il 
PGTU ci vogliono le Politiche dei Trasporti, Urbanistiche ed 
Edilizie. 
Per fare la 
Politica dei Trasporti, ci vuole una 
Mentalità Urbana più Umana e più rispettosa della dignità della persona e del 
buon uso dei beni comuni (strada, aria, salute, legalità, ecc. e servizi 
pubblici); una Mentalità Urbana non succube dei prepotenti *cavalli 
meccanici*.
Per fare la 
Mentalità Urbana più Umana e più 
rispettosa della dignità della persona e del buon uso dei beni comuni (strada, 
aria, salute, legalità, ecc. e servizi pubblici) è essenziale rispettare la 
*Carta europea dei diritti del pedone*. 
La *Carta europea dei diritti del pedone* 
c’è - link: http://www.assopedoni.it/home/depliant-e-volantini/depliant_europa.pdf 
) - ed ha compiuto 25 anni il 12 ottobre 2013 (approvata a Strasburgo dal 
Parlamento europeo nella sessione plenaria del 12 ottobre 1988) ed è in vigore 
da 25 anni compiuti il 14 novembre 2013 (pubblicata sulla G.U. N. C290 del 
14.11.1988) ed è stata immediatamente applicata nella UE.
Rendendo 
efficiente ed efficace la *Carta europea dei diritti del pedone* si raggiungono 
gli obiettivi di:
-     aver migliorato le condizioni della 
circolazione e della sicurezza stradale; 
-     aver ridotto gli inquinamenti (acustico ed 
atmosferico); 
-     aver realizzato il risparmio energetico 
(ovvero il contenimento dei consumi energetici); 
-     aver conservato la buona salute (alle 
persone, all’ambiente, ai monumenti); e di 
-     aver realizzato sulla strada, bene comune, 
quell’educazione alla *convivenza civile* che rende liberi, uguali e dignitose 
le persone ed anche la società. 
Il PUT a Roma?
Si può 
sostenere che, ad oggi, a Roma, è ancora ignorato il sopra rappresentato 
*itinerario*. Pertanto, 
Roma è ferma al PGTU (del 1999)
Perchè 
sappiamo che, dopo gg. 1.465 di *lavorazione* dalla citata Direttiva 
Ministeriale (quindi, dopo 2.585 giorni totali dal NCDS: 7 anni!), il 28 giugno 1999 (con Del. 
C.C. n. 84) nasce a Roma il PGTU che 
è ancora in vigore. 
Sappiamo, 
anche, che esiste un *Aggiornamento* 
- al quale hanno lavorato 24 persone, 3 specialisti e 11 contributi - datato 
*febbraio 2005*, approvato con DGC n. 87/2005 e mai discusso dal Consiglio 
Comunale.
Per fare 
l*Aggiornamento*, tutte quelle persone avranno esaminato i risultati ottenuti 
dal PGTU 1999, gli atti inerenti le Politiche dei Trasporti, Urbanistiche ed 
Edilizie; avranno formulato dei quesiti; avranno cercato di dare una risposta 
per permettere di fare i Piani 
Particolareggiati.
Politica della 
mobilità.
La mobilità 
romana è in emergenza da traffico da oltre 20 anni; certificata dal DPCM 
4.8.2006. 
Ignorata la 
*Carta europea dei diritti del 
pedone*, sono stati disuguagliati i diritti tra le quattro mobilità: 1. 
pedonale; 2. ciclistica; 3. servizio pubblico del TPL; 4. veicoli privati. 
I circa 
7.530 km. di strade comunali sono stati egemonizzati dalla *mobilità con i veicoli privati* ovvero 
dai cavalli meccanici. 
Il TPL ha 
ignorato il suo ruolo di servizio pubblico, bene comune e resa inconsistente la 
*mobilità col servizio pubblico TPL* 
(era del 18,2% nel 2008; diventata 22.8% nella CdS ATAC 2013: sarebbe giusto 
conoscerne con quali strumenti si è ottenuto l’aumento di oltre il 25%!) visto 
la totale assenza di *corsie riservate* al TPL; la illegalità diffusa sulla 
strada; l’assenza del dovuto rispetto ai viaggiatori; le fermate dei bus (quasi 
tutte) sono occupate illegalmente da veicoli privati; le fermate dei bus prive 
di pensiline, orari, informazioni; ecc. 
La *mobilità ciclistica* resta effimera per 
la sua enorme pericolosità; per l’assenza della *rete di piste ciclabili* ma 
anche delle *piste ciclabili*; per la costante e culturale non dignitosa ricerca 
di spazi residuali da dedicare alla mobilità ciclistica. che. 
La *mobilità pedonale*: ignorata la 
efficienza della *Carta europea dei diritti del pedone*; ignorato quel 15% delle 
persone che non escono dalle loro case *anche* per paura del traffico 
(assassino); accettata e consolidata la cultura della mobilità dei minori (i 
figli) come fossero pacchi postali; abbandonati al loro destino i marciapiedi; 
resi autentiche *trappole mortali* gli attraversamenti pedonali; considerata 
*opzional* la segnaletica verticale; ecc. resta lontanissima anche da quanto 
sostenuto a pagina 18 dell’Aggiornamento del febbraio 2005.
Come 
abbiamo visto:
il *PUT* è nell’art. 36 del NCDS in vigore; 
nel 1999 
nasce il *PGTU* che doveva 
proseguire il suo iter per arrivare a *fare* nascere il PUT; 
nel 2005, 
abortisce un “Aggiornamento* del 
*PGTU 1999*; 
oggi, 2014, 
il tema posto sul tavolo è un nuovo *PGTU*, stazione di transito per raggiungere 
il *PUT*.
Sono 
trascorsi 22 anni senza far nascere il *PUT* (1992 – 2014). 
Sono 
trascorsi oltre 25 anni (1988 – 2014) senza rendere efficace la *Carta europea dei diritti del pedone*. 
*Cambiamo tutto* per non cambiare niente?
Vito De 
Russis
n.q. 
presidente ADP – Assoc. Diritti Pedoni di Roma e Lazio
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