Il 22 febbraio, in piazza S. Giovanni a 
Roma, il candidato alla regione Lazio per M5S ha detto  "Vendiamo 
tutte le auto blu, ANDIAMO tutti in bici, pensate a Storace e Zingaretti in 
bicicletta!!!" e tra i ciclisti romani si è avviato un dibattito. Al punto 6 del 
programma del M5S c'è il tema della mobilità e prevede alcuni provvedimenti per 
la mobilità ciclistica.
Secondo una recente indagine svolta a Roma, il 
47% degli intervistati non usa la bici per paura. 
Purtroppo, a Roma, la paura è dentro la 
mobilità.
Perchè la Regione Lazio è fortemente squilibrata 
da una Roma che – con la metà dei residenti regionali; con un consistente 
pendolarismo; con la funzione di capitale d’Italia; con la sua appartenenza alla 
Umanità per la ricchezza di bellezze uniche al mondo – non ha una “convivenza 
civile” perchè ha, consolidata da anni, “la emergenza da traffico e da mobilità” 
(DPCM 4.8.2006; OPCM n. 3543 del 26.9.2006). 
URGE equilibrare Roma, farla tornare “normale”, 
civile, umana, stroncando la violenza sulle sue strade e ridare valore alla 
Vita, al rispetto della dignità e dei diritti, alla uguaglianza e solidarietà 
(meglio se fraternità) di chi si muove.
Volevamo (in tanti) dire a tutti i volontari 
candidati (a vario titolo) ai posti di amministratori politici della regione 
Lazio che quello della “Mobilità fondata sulla “convivenza civile” prodotta 
dalla educazione alla “sicurezza stradale” è "il Problema" da risolvere con 
urgenza. 
Non ci siamo 
riusciti prima delle votazioni. 
Lo facciamo 
adesso perchè .......... non è mai troppo tardi.
Ricordiamo che 23 anni fa, il 16 febbraio 1990, 
il Lazio si dotava di una Legge (L.R. 16.2.1990, n. 13, su B.U. n. 7/10 marzo 
1990) per “Interventi regionali per favorire lo sviluppo del trasporto 
ciclistico” ......... “al fine di agevolare il traffico ciclistico, nonché‚ 
per lo sviluppo dell'uso della bicicletta quale mezzo di trasporto alternativo 
al mezzo automobilistico privato. (Art. 1)”. Legge che rispettava l’autonoma 
decisione degli EE.LL: 
“Art. 
3.- 1. Nella progettazione di nuove strade comunali, vicinali e 
provinciali, devono essere previste piste ciclabili, distinte dalla carreggiata, 
conformi alle normative tecniche deliberate dalla Giunta regionale entro sei 
mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.”  E stabiliva, all’Art. 4, che “i nuovi 
strumenti urbanistici comunali o le varianti di quelle vigenti devono prevedere 
sedi viabili proprie dedicate al traffico ciclistico in contiguità alle 
strutture viarie e finalizzate alla costituzione di una rete di percorsi che 
consentano, in condizioni di sicurezza, la più ampia mobilità, degli utenti, 
particolarmente nell'ambito dei centri abitati.”
Legge che non ha funzionato.  Non ha funzionato perchè doveva 
stroncare la “speculazione edilizia”, cavallo di battaglia dei palazzinari. Non 
ha funzionato perchè oltre il 90% degli EE.LL., nei loro progetti di 
manutenzione straordinaria delle strade, hanno ignorato, ignorano e – se non 
verranno stroncati – continueranno ad ignorare la manutenzione dei marciapiedi. 
Perchè la strada, bene comune, deve essere resa usufruibile – con pari diritti e 
dignità – dalla mobilità pedonale (marciapiedi civili e sicuri, dissequestrando 
tutti quelli utilizzati da un uso distorto che penalizza gravemente i diritti 
dei pedoni), dalla mobilità ciclistica (rete di n. x  km. di vere “piste ciclabili”, secondo la 
norma e sicura; cancellando tutti gli obbrobri e le deroghe esistenti) e dalla 
mobilità del TPL (su quelle “corsie riservate” che, ininterrotte dalla partenza 
all’arrivo, garantiscono e rendono credibile la positiva differenza dell’uso del 
TPL su quello privato; cancellando dal vocabolario il termine “piste riservate” 
che indicano dei pezzettini di strada “riservata”: a chi? ). 
Concludendo.
La norma c’è – L.R. n. 13/1990 –  basta applicarla e farla applicare, con 
la necessaria volontà politica, la serietà e la credibilità usando, se 
necessario, lo strumento degli incentivi ai virtuosi e disincentivi ai non 
virtuosi. 
Stroncando, sul nascere, l’uso dei tempi 
burocratici. Tenendo ben saldi le redini del buon amministratore.
Accanto a questa norma regionale, ripeto, di 
immediata applicazione, copiare e rendere norma il Decreto del 30 luglio 2008 
del Municipio di Parigi con il quale venne introdotta a Parigi, in tutte le Z30 
della città e su tutte le strade con circolazione a senso unico, la circolazione 
delle bici in senso contrario. Era fissata l’ultimazione dell’opera entro il 30 
luglio 2010; venne completata prima del termine: metà di luglio 2010. 
Copiate Parigi anche per quanto riguarda il vero 
ed efficiente servizio di “Bike sharing” che in soli 6 anni (al 14 luglio 2013) 
– insieme all’incentivo all’acquisto di biciclette – ha rivoluzionato la 
mobilità e la vivibilità in quella città (che dal 1957 è gemellata con 
Roma).
Chiunque condivide questa rappresentazione, la 
può divulgare utilizzando i propri strumenti informativi a sua disponibilità. 
Cordialmente,.
Vito Nicola De Russis
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.