venerdì 15 febbraio 2013

Ancora sulle origini della bici-bolide

Innumerevoli soluzioni tecniche vennero messe a punto all’inizio del Novecento nel settore dei velocipedi, sia a livello sperimentale che con intenti più strettamente industriali. Oggi questo dato di fatto è inversamente proporzionale alla conoscenza storica che, nei patiti delle bici da corsa in carbonio d'alta gamma, si sa, non risulta elevatissima, come non lo è fra gli acquirenti di bici di Decathlon o fra i seguaci delle mountain bike “supertecnologiche”.
La creazione del velocipede accese la fantasia di meccanici e costruttori in un succedersi impressionante di ritrovati. Torno a scrivere della bici bolide perché con queste soluzioni si continuano a battere record di velocità e trazione umana (su mezzi reclinati). La storia cominciò nel poi funesto Vélodrome d'Hiver con un rapporto 56x14, una ruota posteriore da 700 mm e un’anteriore da 24 pollici. Lo scheletro leggero, in legno, era ricoperto di tela e celluloide. Oggi si farebbe in fibra e plastica. L'accoppiata tela-legno era impiegata anche negli aeerei: difficile immaginare all'epoca qualcosa di più leggero. Ma la macchina completa, soprannominata l’Oeuf de Berthet, pesava la bellezza di 17 Kg. Lecito immaginare grossi problemi in presenza di vento contrario.


Record del Chilometro in un minuto e 2 secondi

I tedeschi Göericke et Brennabor si ispirano al prototipo francese per realizzare carenature, più aerodinamiche, con una straordinaria somiglianza con la forma dei dirigibili. La prima gara tra questo genere di biciclette ebbe luogo a Berlino nel 1914.


L'UCI vietò questo tipo di veicolo, come più tardi vieterà anche le reclinate. Paradosso della storia. Sul doping si finisce per chiudere un occhio e la reclinata è proibita. L’articolo 31 del Regolamento UCI del 1914 (inizio della Prima Guerra Mondiale): "Les machines de tous types sont légales, équipées ou non de composants tels que changement de vitesse, roues libres, etc., à condition qu'elles fonctionnent seulement par la force de l'homme, qu'elles ne requièrent pas d'appendice ou dispositif pour réduire la résistance de l'air et qu'elles n'excèdent pas les dimensions de 2 mètres en longueur et 75 centimètres en largeur. Ceci s'applique aux machines à un seul cycliste qui occupent une seule file".
Marcel Berthet, nel 1919 torna in azione con una nuova versione della bici bolide. Suoi prototipi di succedono fino agli anni trenta del Novecento.



All’età di 45 anni, Marcel Berthet torna a gareggiare con il suo rivale di sempre, Oscar Egg.
Il 9 settembre 1933 supera il record dell’ora con 52 km.





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