(AGENPARL) –
Roma, 26 feb - A quanto apprende AgenParl da fonti interne al movimento
di Grillo, alcuni deputati si presenteranno in Parlamento in bicicletta,
mentre il candidato presidente della Regione Lazio continuerà a
prendere il treno. Non andranno al ristorante o alla bouvette ma si
porteranno il pranzo nella gavetta, proprio per mostrare un segno di
rottura con la vecchia classe politica.
giovedì 28 febbraio 2013
Prevenzione dei furti di biciclette
Interessante artifcolo di wired su come un ladro ruba una bici e, quindi, su come bnon farsela rubare. Sta qua:
Resistenza bracciantile: ExSnia, 3 marzo 2013
Programma
11.00 vendita arance di Rosarno a sostegno dei braccianti di Castelnuovo Scrivia
+ Giochiamo al ciclopoli! laboratorio a cura della LudOfficina mompracem
13.00 Pranzo sociale
14.00 presentazione "Luci su Rosarno" e grande asta di Biciclette a finanziamento del progetto
16.00 dibattito/incontro tra i braccianti di Rosarno e di Castelnuovo Scrivia
a seguire proiezione del documentario "Schiavi mai" sulla vicenda della lotta dei braccianti di Castelnuovo Scrivia
Durante tutta la giornata mostre fotografiche su resistenza, lotta e diritti negati
11.00 vendita arance di Rosarno a sostegno dei braccianti di Castelnuovo Scrivia
+ Giochiamo al ciclopoli! laboratorio a cura della LudOfficina mompracem
13.00 Pranzo sociale
14.00 presentazione "Luci su Rosarno" e grande asta di Biciclette a finanziamento del progetto
16.00 dibattito/incontro tra i braccianti di Rosarno e di Castelnuovo Scrivia
a seguire proiezione del documentario "Schiavi mai" sulla vicenda della lotta dei braccianti di Castelnuovo Scrivia
Durante tutta la giornata mostre fotografiche su resistenza, lotta e diritti negati
Il bike club
L'altro giorno ho fondato un bike club sulla pista ciclabile che corre lungo il fiume Aniene, nei pressi della via Salaria, verso Villa Ada, dalle parti del Prato della Signora. Fondare un'associazione del genere è semplice, fallo anche tu. Scrivi qualcosa su un supporto, questo è un coperchio di un barattolo di vernice, e lo attacchi da qualche parte. Non c'è da pagare nulla per l'iscrizione. Per aderire al mio bike club basta sedersi sulla panchina lì vicino e guardare la scritta pensando di aderire. Puoi anche sedertici senza iscriverti, però. Puoi persino pensare di aderire e poi pensare di non aderire. Così ti puoi cancellare senza problemi, né costi aggiuntivi. Non si fanno iniziative, né pressioni istituzionali, né campagne, però neanche si dice di farle senza fare alcunché. Questo è indice di serietà, indubbiamente. Il bike club è semplice ed essenziale. Non fa parte di comitati o di coordinamenti. Non simpatizza, non aderisce e neanche prende le distanze. Non chiede contributi pubblici né privati. I soci non hanno alcun vincolo, neanche certe pallosissime assemblee.
Donne in Aprile
Foto splendida ,per la speranza e la volonta' espressa
e anche questo documento filmato con la testimonianza di Stella Vecchio sulla resistenza, e il contributo
essenziale delle donne :
http://www.youtube.com/watch?v=T-y3dQvyqKc&feature=youtu.be
EM
Foto splendida ,per la speranza e la volonta' espressa
e anche questo documento filmato con la testimonianza di Stella Vecchio sulla resistenza, e il contributo
essenziale delle donne :
http://www.youtube.com/watch?v=T-y3dQvyqKc&feature=youtu.be
EM
mercoledì 27 febbraio 2013
Giornata delle ferrovie dimenticate
Comunicato Fiab
La FIAB partecipa attivamente alla “6a Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate” organizzata per domenica 3 marzo da CO.MO.DO, la Conferedazione della Mobilità Dolce, di fui la stessa Federazione Italiana Amici della Bicicletta è socia fondatrice.
“La Giornata nazionale – dichiara Antonio Dalla Venezia presidente FIAB - si propone di accendere i riflettori su due importanti azioni: a) valorizzare il patrimonio ferroviario minore ancora in esercizio ma gravemente minacciato dai pesanti tagli ai finanziamenti per i trasporto locale, assolutamente indispensabile per favorire una mobilità veramente sostenibile in grado di penetrare le aree periferiche del nostro Paese tagliate fuori delle alte velocità; b) recuperare e riconvertire in percorsi a piedi e in bicicletta le infrastrutture ferroviarie dismesse, tentando di sottrarre al degrado e all’abbandono decine di km di tracciati ferroviari ma anche ponti, gallerie o semplici manufatti ormai in disuso che finirebbero per essere distrutti dall’uomo o dal tempo e che invece possono diventare prezione infrastrutture a servizio del turismo lento e dolce, tra le attività economicamente positive pur nei periodi critici come l'attuale ”.
Le associazioni FIAB partecipano con escursioni in bicicletta. I programmi su http://www. ferroviedimenticate.it/eventi_ 2013.htm
Ma non è tutto.
Rappresentanti FIAB intervengono al convegno "Una Greenway nel cuore - Centotrentatre chilometri di storia sulla Ferrovia Centrale Umbra" che si terrà a Gubbio, venerdì 1 marzo (ore 15.00, Biblioteca Sperelliana, Sala del refettorio Complesso di San Pietro) per iniziativa dell’Associazione Valle dell’Assino”.
L'iniziativa rientra nelle attività dell'associazione che opera per promuove il recupero del vecchio tracciato della Ferrovia, una strada verde di collegamento tra Arezzo e Fossato di Vico, nel cuore dell’appennino.
Gli uomini FIAB al convegno sono: Claudio Pedroni (coordinatore rete EuroVelo in Italia) su “EuroVelo e Bicitalia le grandi reti ciclabili europee e nazionali”; Umberto Rovaldi (consigliere FIAB referente ferrovie dismesse e paesaggio) su “Paesaggi italiani della mobilità dolce”; Giovanni Cardinali (presidente associazione FIAB Arezzo) su “La ex ferrovia: idee e progetti nel tratto Arezzo-San Sepolcro”.
La Ferrovia Centrale Umbra era nata come linea ferroviaria a scartamento ridotto di collegamento tra Arezzo, Gubbio e Fossato di Vico. Entrata in esercizio nel 1887 ha operato ininterrottamente per circa sessanta anni. Si è fermata per eventi bellici solo il 18 Giugno 1944. Nel dopo guerra è stato ripristinato il solo tratto compreso tra Umbertide e Sansepolcro, mentre è stata abbandonata qualsiasi ipotesi di ricostruzione dei rimanenti.
La sesta giornata delle ferrovie dimenticate è un occasione per progettare il futuro di quella ferrovie cercando nella nostra memoria.
La FIAB partecipa attivamente alla “6a Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate” organizzata per domenica 3 marzo da CO.MO.DO, la Conferedazione della Mobilità Dolce, di fui la stessa Federazione Italiana Amici della Bicicletta è socia fondatrice.
“La Giornata nazionale – dichiara Antonio Dalla Venezia presidente FIAB - si propone di accendere i riflettori su due importanti azioni: a) valorizzare il patrimonio ferroviario minore ancora in esercizio ma gravemente minacciato dai pesanti tagli ai finanziamenti per i trasporto locale, assolutamente indispensabile per favorire una mobilità veramente sostenibile in grado di penetrare le aree periferiche del nostro Paese tagliate fuori delle alte velocità; b) recuperare e riconvertire in percorsi a piedi e in bicicletta le infrastrutture ferroviarie dismesse, tentando di sottrarre al degrado e all’abbandono decine di km di tracciati ferroviari ma anche ponti, gallerie o semplici manufatti ormai in disuso che finirebbero per essere distrutti dall’uomo o dal tempo e che invece possono diventare prezione infrastrutture a servizio del turismo lento e dolce, tra le attività economicamente positive pur nei periodi critici come l'attuale ”.
Le associazioni FIAB partecipano con escursioni in bicicletta. I programmi su http://www.
Ma non è tutto.
Rappresentanti FIAB intervengono al convegno "Una Greenway nel cuore - Centotrentatre chilometri di storia sulla Ferrovia Centrale Umbra" che si terrà a Gubbio, venerdì 1 marzo (ore 15.00, Biblioteca Sperelliana, Sala del refettorio Complesso di San Pietro) per iniziativa dell’Associazione Valle dell’Assino”.
L'iniziativa rientra nelle attività dell'associazione che opera per promuove il recupero del vecchio tracciato della Ferrovia, una strada verde di collegamento tra Arezzo e Fossato di Vico, nel cuore dell’appennino.
Gli uomini FIAB al convegno sono: Claudio Pedroni (coordinatore rete EuroVelo in Italia) su “EuroVelo e Bicitalia le grandi reti ciclabili europee e nazionali”; Umberto Rovaldi (consigliere FIAB referente ferrovie dismesse e paesaggio) su “Paesaggi italiani della mobilità dolce”; Giovanni Cardinali (presidente associazione FIAB Arezzo) su “La ex ferrovia: idee e progetti nel tratto Arezzo-San Sepolcro”.
La Ferrovia Centrale Umbra era nata come linea ferroviaria a scartamento ridotto di collegamento tra Arezzo, Gubbio e Fossato di Vico. Entrata in esercizio nel 1887 ha operato ininterrottamente per circa sessanta anni. Si è fermata per eventi bellici solo il 18 Giugno 1944. Nel dopo guerra è stato ripristinato il solo tratto compreso tra Umbertide e Sansepolcro, mentre è stata abbandonata qualsiasi ipotesi di ricostruzione dei rimanenti.
La sesta giornata delle ferrovie dimenticate è un occasione per progettare il futuro di quella ferrovie cercando nella nostra memoria.
martedì 26 febbraio 2013
via Salaria
Rispetto ad altre vie consolari romane, la Salaria presenta qualche difficoltà. La corsia d'emergenza è in molti punti pressoché inesistente, il che può dar fastidio anche al ciclista più esperto, a causa del ristretto spazio di manovra. I veicoli superano quasi tutti i limiti di velocità. Non ci sono strade alternative, a causa della ferrovia fche corre sul lato destro e del Tevere che sta a sinistra. Quando piove si allaga, per cui o ti bagni o devi entrare nella carreggiata con grossi rischi. Ci sono brecciolino e buche, ma questa è una regola. Fuck off.
Fonte: Corriere della sera, Cronaca di Roma, 26 febbraio 2013: La Procura apre un'inchiesta sui miasmi che affliggono da due anni gli abitanti nella zona tra via Salaria, Castel Giubileo e Fidene. Odori così sgradevoli da causare irritazioni della pelle [sic!], conati di vomito e svenimenti.
lunedì 25 febbraio 2013
Capitalismo digitale in pillole
«Volete un corso accelerato di capitalismo digitale? Facile, vi basta assimilare quattro concetti: margini di profitto, volume, disuguaglianza e impiego. Se volete qualche dettaglio in più, aggiungete quattro aggettivi: esiguo, grande, enorme, misero».
John Naughton, "Impiegati digitali", The Guardian, trad. it. Internazionale, n. 988, p. 107.
John Naughton, "Impiegati digitali", The Guardian, trad. it. Internazionale, n. 988, p. 107.
Comunicato Pedalopolis
Domenica 3 marzo, ore 14, BergamoHic sunt ciclones!
Toga-party a pedali per la sfilata dei carri di mezza quaresima
"Quando il carnevale si fa duro, i duri cominciano a pedalare!"
Partecipazione tassativamente pedalante alla sfilata di mezza quaresima sui carri del signor Cavagna ispirata al Nerone di Petrolini e al Toga party di Belushi. Tutti invitati e togati!
Info pratiche e tecniche:La partecipazione è gratuita e ognuno deve semplicemente presentarsi togato, o con tunica da romano, domenica 3 marzo alle 14 alla partenza della sfilata dalla stazione dei treni di Bergamo, ed essere disposto a tutto.
Per chi volesse essere sicuro della propria bella figura romana ci sarà una sorta di prova/collaudo sabato 2 marzo alle 15 alla Ciclostazione dei Colli di Ponteranica.
Per partecipare bisogna scrivere una mail a pedalopolis@gmail.com o passare presso la Ciclostazione 42 o la Ciclostazione dei Colli lasciando il nome e un recapito mail o telefonico.
Chi si presenterà direttamente domenica 3 marzo senza essersi iscritto verrà velocemente valutato dalla nostra commissione tecnica e si vedrà se ci sarà spazio.
Ovviamente consigliamo a tutti i partecipanti di raggiungere il concentramento della sfilata (via Bonomelli) in bicicletta, sia perché è sano e bello, sia per evitare di rimanere imbottigliati nel traffico causato dalla sfilata stessa e, non per ultimo, perché alla fine si potrebbe andare tutti a bere un bell'aperitivo togato da qualche parte in bici.
Domenica 3 marzo, ore 14, BergamoHic sunt ciclones!
Toga-party a pedali per la sfilata dei carri di mezza quaresima
"Quando il carnevale si fa duro, i duri cominciano a pedalare!"
Partecipazione tassativamente pedalante alla sfilata di mezza quaresima sui carri del signor Cavagna ispirata al Nerone di Petrolini e al Toga party di Belushi. Tutti invitati e togati!
Info pratiche e tecniche:La partecipazione è gratuita e ognuno deve semplicemente presentarsi togato, o con tunica da romano, domenica 3 marzo alle 14 alla partenza della sfilata dalla stazione dei treni di Bergamo, ed essere disposto a tutto.
Per chi volesse essere sicuro della propria bella figura romana ci sarà una sorta di prova/collaudo sabato 2 marzo alle 15 alla Ciclostazione dei Colli di Ponteranica.
Per partecipare bisogna scrivere una mail a pedalopolis@gmail.com o passare presso la Ciclostazione 42 o la Ciclostazione dei Colli lasciando il nome e un recapito mail o telefonico.
Chi si presenterà direttamente domenica 3 marzo senza essersi iscritto verrà velocemente valutato dalla nostra commissione tecnica e si vedrà se ci sarà spazio.
Ovviamente consigliamo a tutti i partecipanti di raggiungere il concentramento della sfilata (via Bonomelli) in bicicletta, sia perché è sano e bello, sia per evitare di rimanere imbottigliati nel traffico causato dalla sfilata stessa e, non per ultimo, perché alla fine si potrebbe andare tutti a bere un bell'aperitivo togato da qualche parte in bici.
Comunicato Ass. Diritti del Pedone
Il 22 febbraio, in piazza S. Giovanni a
Roma, il candidato alla regione Lazio per M5S ha detto "Vendiamo
tutte le auto blu, ANDIAMO tutti in bici, pensate a Storace e Zingaretti in
bicicletta!!!" e tra i ciclisti romani si è avviato un dibattito. Al punto 6 del
programma del M5S c'è il tema della mobilità e prevede alcuni provvedimenti per
la mobilità ciclistica.
Secondo una recente indagine svolta a Roma, il
47% degli intervistati non usa la bici per paura.
Purtroppo, a Roma, la paura è dentro la
mobilità.
Perchè la Regione Lazio è fortemente squilibrata
da una Roma che – con la metà dei residenti regionali; con un consistente
pendolarismo; con la funzione di capitale d’Italia; con la sua appartenenza alla
Umanità per la ricchezza di bellezze uniche al mondo – non ha una “convivenza
civile” perchè ha, consolidata da anni, “la emergenza da traffico e da mobilità”
(DPCM 4.8.2006; OPCM n. 3543 del 26.9.2006).
URGE equilibrare Roma, farla tornare “normale”,
civile, umana, stroncando la violenza sulle sue strade e ridare valore alla
Vita, al rispetto della dignità e dei diritti, alla uguaglianza e solidarietà
(meglio se fraternità) di chi si muove.
Volevamo (in tanti) dire a tutti i volontari
candidati (a vario titolo) ai posti di amministratori politici della regione
Lazio che quello della “Mobilità fondata sulla “convivenza civile” prodotta
dalla educazione alla “sicurezza stradale” è "il Problema" da risolvere con
urgenza.
Non ci siamo
riusciti prima delle votazioni.
Lo facciamo
adesso perchè .......... non è mai troppo tardi.
Ricordiamo che 23 anni fa, il 16 febbraio 1990,
il Lazio si dotava di una Legge (L.R. 16.2.1990, n. 13, su B.U. n. 7/10 marzo
1990) per “Interventi regionali per favorire lo sviluppo del trasporto
ciclistico” ......... “al fine di agevolare il traffico ciclistico, nonché‚
per lo sviluppo dell'uso della bicicletta quale mezzo di trasporto alternativo
al mezzo automobilistico privato. (Art. 1)”. Legge che rispettava l’autonoma
decisione degli EE.LL:
“Art.
3.- 1. Nella progettazione di nuove strade comunali, vicinali e
provinciali, devono essere previste piste ciclabili, distinte dalla carreggiata,
conformi alle normative tecniche deliberate dalla Giunta regionale entro sei
mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.” E stabiliva, all’Art. 4, che “i nuovi
strumenti urbanistici comunali o le varianti di quelle vigenti devono prevedere
sedi viabili proprie dedicate al traffico ciclistico in contiguità alle
strutture viarie e finalizzate alla costituzione di una rete di percorsi che
consentano, in condizioni di sicurezza, la più ampia mobilità, degli utenti,
particolarmente nell'ambito dei centri abitati.”
Legge che non ha funzionato. Non ha funzionato perchè doveva
stroncare la “speculazione edilizia”, cavallo di battaglia dei palazzinari. Non
ha funzionato perchè oltre il 90% degli EE.LL., nei loro progetti di
manutenzione straordinaria delle strade, hanno ignorato, ignorano e – se non
verranno stroncati – continueranno ad ignorare la manutenzione dei marciapiedi.
Perchè la strada, bene comune, deve essere resa usufruibile – con pari diritti e
dignità – dalla mobilità pedonale (marciapiedi civili e sicuri, dissequestrando
tutti quelli utilizzati da un uso distorto che penalizza gravemente i diritti
dei pedoni), dalla mobilità ciclistica (rete di n. x km. di vere “piste ciclabili”, secondo la
norma e sicura; cancellando tutti gli obbrobri e le deroghe esistenti) e dalla
mobilità del TPL (su quelle “corsie riservate” che, ininterrotte dalla partenza
all’arrivo, garantiscono e rendono credibile la positiva differenza dell’uso del
TPL su quello privato; cancellando dal vocabolario il termine “piste riservate”
che indicano dei pezzettini di strada “riservata”: a chi? ).
Concludendo.
La norma c’è – L.R. n. 13/1990 – basta applicarla e farla applicare, con
la necessaria volontà politica, la serietà e la credibilità usando, se
necessario, lo strumento degli incentivi ai virtuosi e disincentivi ai non
virtuosi.
Stroncando, sul nascere, l’uso dei tempi
burocratici. Tenendo ben saldi le redini del buon amministratore.
Accanto a questa norma regionale, ripeto, di
immediata applicazione, copiare e rendere norma il Decreto del 30 luglio 2008
del Municipio di Parigi con il quale venne introdotta a Parigi, in tutte le Z30
della città e su tutte le strade con circolazione a senso unico, la circolazione
delle bici in senso contrario. Era fissata l’ultimazione dell’opera entro il 30
luglio 2010; venne completata prima del termine: metà di luglio 2010.
Copiate Parigi anche per quanto riguarda il vero
ed efficiente servizio di “Bike sharing” che in soli 6 anni (al 14 luglio 2013)
– insieme all’incentivo all’acquisto di biciclette – ha rivoluzionato la
mobilità e la vivibilità in quella città (che dal 1957 è gemellata con
Roma).
Chiunque condivide questa rappresentazione, la
può divulgare utilizzando i propri strumenti informativi a sua disponibilità.
Cordialmente,.
Vito Nicola De Russis
venerdì 22 febbraio 2013
Dagli Orchi check-up gratis
Comunicato Orco cicli
Da marzo ad aprile Orco Cicli vi offre la possibilità di effettuare gratis un completo check-up della vostra bicicletta. Prenotando la visita per telefono (02.45498444) o per mail (info@orcocicli.com) potete far verificare in tempo reale (ci vorrà circa un quarto d'ora) lo stato di salute della vostra bicicletta.
Da marzo ad aprile Orco Cicli vi offre la possibilità di effettuare gratis un completo check-up della vostra bicicletta. Prenotando la visita per telefono (02.45498444) o per mail (info@orcocicli.com) potete far verificare in tempo reale (ci vorrà circa un quarto d'ora) lo stato di salute della vostra bicicletta.
Senza farvi pagare nulla controlleremo, se volete anche assieme a voi:
Telaio, parafanghi, portapacchi, sella e reggisella
Ruote (coni, centratura, stato dei copertoni)
Movimento centrale, guarnitura e pedali (giochi, deformazioni, scorrevolezza)
Freni (funzionamento, stato dei pattini, delle guaine e dei cavi, necessità di regolazione)
Serie sterzo (scorrevolezza, giochi, necessità di regolazione)
Cambio (se c'è) e trasmissione (funzionamento, stato di usura della catena)
Luci e dinamo (funzionamento)
Alla fine potremo dirvi come sta davvero la vostra bicicletta e, se lo volete e sono necessari, il costo degli eventuali interventi che servono per rimetterla in salute.
In ogni caso, vi lubrificheremo gratis la catena e, se ne avrete bisogno, vi presteremo una pompa perché possiate gonfiarvi da soli le ruote.
Iniziativa senza scopo di lucro, perché noi di Orco Cicli le biciclette le facciamo, le restauriamo, le ripariamo e, soprattutto, vogliamo bene davvero alle bici e a chi le usa.
Servirà a qualcosa? Mah
FIAB: ELEZIONI POLITICHE, CANDIDATI UNITI PER LA BICI E LA MOBILITA' NUOVA
IN 47 HANNO SOTTOSCRITTO IL DECALOGO PRO-MOBILITA’ CICLISTICA
LA PRIMA INIZIATIVA IN PARLAMENTO, RIMETTERE IN FUNZIONE IL “GRUPPO INTERPARLAMENTARE AMICI DELLA BICICLETTA”
47 candidati alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio hanno sottoscritto il decalogo proposto dalla FIAB a sostegno di politiche di mobilità ciclistica.
Come già annunciato il documento proposto è stato il "Decalogo mobilità nuova: iniziative legislative e di Governo", discusso, condiviso e approvato a Reggio Emilia nei giorni 5 e 6 ottobre 2012, al termine degli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova, promossi dall'ANCI in collaborazione con FIAB, Legambiente e Salvaiciclisti.
Di quei 10 punti, in particolare, la FIAB ha chiesto specificatamente ai candidati, una volta eletti, di impegnare Parlamento e Governo su almeno 6 di quei 10 punti, che sono i temi su cui si batte da anni. Vale a dire:
1. Istituzione del Servizio Nazionale per la Mobilità Ciclistica;
2. Revisione organica del Codice della Strada e delle norme tecniche;
3. Aggiornamento della legge di finanziamento sulla mobilità ciclistica;
4. Equiparazione della bicicletta al trasporto pubblico nell'infortunio in itinere;
5. Monitoraggio e sicurezza stradale;
9. Promozione e valorizzazione del turismo sostenibile attraverso la realizzazione della rete ciclabile nazionale "BICITALIA".
Prima cosa da fare, però, sarà rimettere in piedi il “gruppo interparlamentare per la mobilità ciclistica”, trasversale a tutte le forze politiche.
Dichiara il Presidente FIAB Antonio Dalla Venezia: “Fino a questo momento 47 candidati hanno aderito alla nostra iniziativa. Moltissimi sono capifila, quindi sicurissimi di essere eletti. Alcuni, nelle dichiarazioni di adesione, hanno pure fornito risposte articolate e competenti che ci fanno ben sperare sul loro impegno concreto. Può essere che qualche associazione locale FIAB si sia mossa in autonomia e non abbia ancora comunicato le risultanze delle loro azioni. Io stesso sono ancora in attesa di una decina di risposte”.
“ La quasi totalità dei candidati - prosegue Dalla Venezia - appartiene alla coalizione di centro-sinistra, anche se le richieste di adesione sono state inoltrate a 360 gradi e questo è il risultato del feed-back ricevuto fino a pochi minuti fa. Inoltre i nostri comunicati precedenti diffusi alla stampa, pubblicati sul sito della FIAB, su FB che su altri Social network, sono stati letti da tutti. Tant’è che alcuni candidati, che noi non conoscevamo direttamente, hanno aderito di loro iniziativa. In ogni caso la lista è aperta fino all'ultimo".
IN 47 HANNO SOTTOSCRITTO IL DECALOGO PRO-MOBILITA’ CICLISTICA
LA PRIMA INIZIATIVA IN PARLAMENTO, RIMETTERE IN FUNZIONE IL “GRUPPO INTERPARLAMENTARE AMICI DELLA BICICLETTA”
47 candidati alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio hanno sottoscritto il decalogo proposto dalla FIAB a sostegno di politiche di mobilità ciclistica.
Come già annunciato il documento proposto è stato il "Decalogo mobilità nuova: iniziative legislative e di Governo", discusso, condiviso e approvato a Reggio Emilia nei giorni 5 e 6 ottobre 2012, al termine degli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova, promossi dall'ANCI in collaborazione con FIAB, Legambiente e Salvaiciclisti.
Di quei 10 punti, in particolare, la FIAB ha chiesto specificatamente ai candidati, una volta eletti, di impegnare Parlamento e Governo su almeno 6 di quei 10 punti, che sono i temi su cui si batte da anni. Vale a dire:
1. Istituzione del Servizio Nazionale per la Mobilità Ciclistica;
2. Revisione organica del Codice della Strada e delle norme tecniche;
3. Aggiornamento della legge di finanziamento sulla mobilità ciclistica;
4. Equiparazione della bicicletta al trasporto pubblico nell'infortunio in itinere;
5. Monitoraggio e sicurezza stradale;
9. Promozione e valorizzazione del turismo sostenibile attraverso la realizzazione della rete ciclabile nazionale "BICITALIA".
Prima cosa da fare, però, sarà rimettere in piedi il “gruppo interparlamentare per la mobilità ciclistica”, trasversale a tutte le forze politiche.
Dichiara il Presidente FIAB Antonio Dalla Venezia: “Fino a questo momento 47 candidati hanno aderito alla nostra iniziativa. Moltissimi sono capifila, quindi sicurissimi di essere eletti. Alcuni, nelle dichiarazioni di adesione, hanno pure fornito risposte articolate e competenti che ci fanno ben sperare sul loro impegno concreto. Può essere che qualche associazione locale FIAB si sia mossa in autonomia e non abbia ancora comunicato le risultanze delle loro azioni. Io stesso sono ancora in attesa di una decina di risposte”.
“ La quasi totalità dei candidati - prosegue Dalla Venezia - appartiene alla coalizione di centro-sinistra, anche se le richieste di adesione sono state inoltrate a 360 gradi e questo è il risultato del feed-back ricevuto fino a pochi minuti fa. Inoltre i nostri comunicati precedenti diffusi alla stampa, pubblicati sul sito della FIAB, su FB che su altri Social network, sono stati letti da tutti. Tant’è che alcuni candidati, che noi non conoscevamo direttamente, hanno aderito di loro iniziativa. In ogni caso la lista è aperta fino all'ultimo".
mercoledì 20 febbraio 2013
La nostra politica 365 giorni l'anno
Comunicato Associazione Ex Lavanderia
Perché prendiamo la parola. A febbraio si terranno le elezioni politiche e regionali, poi, a maggio quelle comunali...
L’Associazione Ex Lavanderia non è indifferente a questi appuntamenti anche se non può che notare come l’impegno comunicativo, l’attenzione e l’attivismo dei partiti e dei candidati si manifesta nel corso delle campagne elettorali ma svanisce quando essi si dedicano al loro agire istituzionale.
La nostra Associazione non vuole pretendere di orientare il voto degli oltre 4.000 iscritti o delle tantissime persone che fruiscono di uno spazio liberato dalla speculazione e messo al servizio della collettività. Sappiamo che tra essi vi è una grande varietà di culture e orientamenti, anche elettorali, perché chi ci attraversa non sono solo gli “amici”, ma la cittadinanza.
Non rinunciamo però ad esprimere ciò che pensano coloro che, nella associazione, quotidianamente dedicano a titolo gratuito il loro tempo “libero” di vita al mantenimento di questa esperienza culturale, sociale e politica di partecipazione.
Dal S.Maria della Pietà alla difesa dei Beni Comuni
La Sanità (soprattutto nel Lazio) sta naufragando, il bene pubblico si trasforma sempre più in privilegio privato, il diritto si scambia con il favore e la politica istituzionale promuove ormai un sistema in cui dominano clientelismo e malaffare.
Soprattutto, la subalternità agli interessi dei poteri forti da parte degli schieramenti che si sono alternati in tutti i livelli ha operato un vero e proprio “genocidio” della passione civile, dell’impegno sociale, della partecipazione collettiva.
Lo strumento più utilizzato per ridurre al silenzio comitati, associazioni, vertenze sociali e sindacali, è stato, nell’ultimo ventennio, la rappresentazione di uno scontro in realtà inesistente tra “destra” e “sinistra”, la finzione di un conflitto a parole a fronte di una sostanziale omogeneità nei metodi e nelle scelte, accanto alla simulazione di finte pratiche partecipative.
I grandi costruttori a Roma, i potentati sanitari nel Lazio, ad esempio, hanno potuto godere del sostegno e dell’appoggio concreto di ogni tipo di amministrazione. Molti comitati di cittadini, invece, si sono visti combattere e sconfiggere da poteri vestiti di diverse bandiere ma indifferentemente orientati ad occupare ogni spazio, ogni risorsa, ogni posizione di potere, spartendosi la torta dei beni comuni.
Non possiamo che ricordare la nostra esperienza, la lotta per l’uso pubblico e culturale del S. Maria della Pietà, affinché l’Ex Manicomio fosse restituito alla città.
Abbiamo combattuto per oltre 15 anni perché l’Ex Manicomio non tornasse ad ospitare pazienti psichiatrici, non divenisse uno spezzatino di funzioni senza senso, un nuovo ghetto, l’opposto dell’idea di integrazione sociale e territoriale di cui fu promotore il movimento basagliano.
Abbiamo dovuto affrontare Storace prima, Veltroni e Marrazzo poi. Diversi linguaggi, un unico e condiviso non-progetto La cancellazione degli Ostelli, il ritorno dei pazienti psichiatrici, il fallimento della pretestuosa ipotesi universitaria sono gli esiti di una pratica condivisa da Centrodestra e Centrosinistra in cui sta naufragando anche l’agibilità del Parco pubblico, vero polmone per adulti e bambini, oggi parcheggio e senza una sistematica manutenzione.
E così ci siamo battuti insieme a tanti per la difesa dell’agro romano, di fronte alla follia di un’espansione edilizia mortale per il futuro della città, contro le logiche perverse, spettacolari e clientelari che guidano le politiche culturali, per contrastare la cessione al profitto privato dei diritti fondamentali come l’acqua, la salute, l’istruzione, il lavoro.
Autoritarismo e simulazione al servizio dei poteri forti
Riteniamo che gli schieramenti di Centrodestra e di Centrosinistra raccolgano e rappresentino interessi altri da quelli delle cittadine e dei cittadini ed abbiano ampiamente dimostrato, con le pratiche concrete, di vivere come una minaccia ciò che per noi è invece il valore più alto: la riappropriazione da parte della cittadinanza attiva del proprio destino e dei propri territori.
Se il Centrodestra ha considerato i cittadini dei sudditi ignorando ogni istanza, bisogno ed elaborazione, il Centrosinistra ha usato la simulazione e l’artificio con il medesimo obiettivo.
Noi non possiamo dimenticare l’ipocrisia dei “processi partecipativi”, finti tavoli di discussione utili solo ad illudere e a tacitare ogni ipotesi altra.
Non possiamo dimenticare la violazione sistematica di ogni regola partecipativa come nel caso delle Delibere di iniziativa Popolare mai discusse dal Consiglio Comunale.
E se il PD, soprattutto a Roma nel periodo veltroniano, ha svolto il ruolo di garante degli interessi economici dei grandi costruttori, le esperienze cosiddette di “sinistra radicale”, hanno avallato e ratificato scelte nefaste come quelle che hanno consegnato milioni di metri cubi alle lobby del cemento, ammantandole di ecologismo e radicalismo parolaio.
Non possiamo che ricordare come, a Roma, le rappresentanze istituzionali che hanno perseguito la logica della radicalità verbale abbinata alle pratiche di scambio e di annientamento delle forze vive della città siano oggi prevalentemente rappresentate e riproposte nell’esperienza di SEL.
La realtà è che il Sindaco Alemanno, non ha avuto bisogno di conquistare la città, questa gli è stata regalata da chi lo ha preceduto.
Non ha inventato niente, ha gestito al peggio ciò che altri hanno preparato.
Rompere la trappola del bipolarismo, ripartire dalle battaglie di ogni giorno
Al ricatto del “voto utile”, che si tenta oggi di riproporre per l’ennesima volta, chiamando a raccolta un voto “antiberlusconiano” per promuovere politiche per nulla differenti, crediamo che si debba rispondere con un voto consapevole che giudichi le pratiche e non le dichiarazioni, i comportamenti e non la propaganda.
Ad esempio, non dimenticando che PD e PDL hanno, insieme, sostenuto il governo Monti, contribuendo, più che mai, a ridurre i diritti, a peggiorare le condizioni di vita delle persone per foraggiare banche e lobby finanziarie.
In questo senso, non possiamo che cogliere come una novità interessante la presenza di nuove formazioni come il Movimento 5 stelle e Rivoluzione Civile.
Molte ragioni ci spingono a non identificarci pienamente in nessuna di queste esperienze. Non abbiamo certezze sulle prospettive che queste realtà vorranno e sapranno aprire.
Riteniamo che però, per la prima volta dopo un ventennio, si possa rompere la cappa del bipolarismo che ha portato con sé, insieme alla degenerazione della politica, la drammatica riduzione delle possibilità partecipative, la cancellazione di fatto delle regole costituzionali, la separatezza tra istituzioni e cittadini, l’attacco mortale alla democrazia.
A Roma, abbiamo aderito all’esperienza “La Roma che vogliamo” nella speranza che si potesse immaginare di costruire anche elettoralmente un percorso dal basso capace di rappresentare le mille vertenze locali ed un’idea nuova della città. Ad oggi, non sappiamo se questo percorso abbia la forza necessaria per costituire un’alternativa reale. Tuttavia per noi questo resta un bisogno vitale ed un tentativo da perseguire.
Per noi la politica è 365 giorni l’anno.
Commenti, critiche e sostegni a questo documento su: info@exlavanderia.it
Perché prendiamo la parola. A febbraio si terranno le elezioni politiche e regionali, poi, a maggio quelle comunali...
L’Associazione Ex Lavanderia non è indifferente a questi appuntamenti anche se non può che notare come l’impegno comunicativo, l’attenzione e l’attivismo dei partiti e dei candidati si manifesta nel corso delle campagne elettorali ma svanisce quando essi si dedicano al loro agire istituzionale.
La nostra Associazione non vuole pretendere di orientare il voto degli oltre 4.000 iscritti o delle tantissime persone che fruiscono di uno spazio liberato dalla speculazione e messo al servizio della collettività. Sappiamo che tra essi vi è una grande varietà di culture e orientamenti, anche elettorali, perché chi ci attraversa non sono solo gli “amici”, ma la cittadinanza.
Non rinunciamo però ad esprimere ciò che pensano coloro che, nella associazione, quotidianamente dedicano a titolo gratuito il loro tempo “libero” di vita al mantenimento di questa esperienza culturale, sociale e politica di partecipazione.
Dal S.Maria della Pietà alla difesa dei Beni Comuni
La Sanità (soprattutto nel Lazio) sta naufragando, il bene pubblico si trasforma sempre più in privilegio privato, il diritto si scambia con il favore e la politica istituzionale promuove ormai un sistema in cui dominano clientelismo e malaffare.
Soprattutto, la subalternità agli interessi dei poteri forti da parte degli schieramenti che si sono alternati in tutti i livelli ha operato un vero e proprio “genocidio” della passione civile, dell’impegno sociale, della partecipazione collettiva.
Lo strumento più utilizzato per ridurre al silenzio comitati, associazioni, vertenze sociali e sindacali, è stato, nell’ultimo ventennio, la rappresentazione di uno scontro in realtà inesistente tra “destra” e “sinistra”, la finzione di un conflitto a parole a fronte di una sostanziale omogeneità nei metodi e nelle scelte, accanto alla simulazione di finte pratiche partecipative.
I grandi costruttori a Roma, i potentati sanitari nel Lazio, ad esempio, hanno potuto godere del sostegno e dell’appoggio concreto di ogni tipo di amministrazione. Molti comitati di cittadini, invece, si sono visti combattere e sconfiggere da poteri vestiti di diverse bandiere ma indifferentemente orientati ad occupare ogni spazio, ogni risorsa, ogni posizione di potere, spartendosi la torta dei beni comuni.
Non possiamo che ricordare la nostra esperienza, la lotta per l’uso pubblico e culturale del S. Maria della Pietà, affinché l’Ex Manicomio fosse restituito alla città.
Abbiamo combattuto per oltre 15 anni perché l’Ex Manicomio non tornasse ad ospitare pazienti psichiatrici, non divenisse uno spezzatino di funzioni senza senso, un nuovo ghetto, l’opposto dell’idea di integrazione sociale e territoriale di cui fu promotore il movimento basagliano.
Abbiamo dovuto affrontare Storace prima, Veltroni e Marrazzo poi. Diversi linguaggi, un unico e condiviso non-progetto La cancellazione degli Ostelli, il ritorno dei pazienti psichiatrici, il fallimento della pretestuosa ipotesi universitaria sono gli esiti di una pratica condivisa da Centrodestra e Centrosinistra in cui sta naufragando anche l’agibilità del Parco pubblico, vero polmone per adulti e bambini, oggi parcheggio e senza una sistematica manutenzione.
E così ci siamo battuti insieme a tanti per la difesa dell’agro romano, di fronte alla follia di un’espansione edilizia mortale per il futuro della città, contro le logiche perverse, spettacolari e clientelari che guidano le politiche culturali, per contrastare la cessione al profitto privato dei diritti fondamentali come l’acqua, la salute, l’istruzione, il lavoro.
Autoritarismo e simulazione al servizio dei poteri forti
Riteniamo che gli schieramenti di Centrodestra e di Centrosinistra raccolgano e rappresentino interessi altri da quelli delle cittadine e dei cittadini ed abbiano ampiamente dimostrato, con le pratiche concrete, di vivere come una minaccia ciò che per noi è invece il valore più alto: la riappropriazione da parte della cittadinanza attiva del proprio destino e dei propri territori.
Se il Centrodestra ha considerato i cittadini dei sudditi ignorando ogni istanza, bisogno ed elaborazione, il Centrosinistra ha usato la simulazione e l’artificio con il medesimo obiettivo.
Noi non possiamo dimenticare l’ipocrisia dei “processi partecipativi”, finti tavoli di discussione utili solo ad illudere e a tacitare ogni ipotesi altra.
Non possiamo dimenticare la violazione sistematica di ogni regola partecipativa come nel caso delle Delibere di iniziativa Popolare mai discusse dal Consiglio Comunale.
E se il PD, soprattutto a Roma nel periodo veltroniano, ha svolto il ruolo di garante degli interessi economici dei grandi costruttori, le esperienze cosiddette di “sinistra radicale”, hanno avallato e ratificato scelte nefaste come quelle che hanno consegnato milioni di metri cubi alle lobby del cemento, ammantandole di ecologismo e radicalismo parolaio.
Non possiamo che ricordare come, a Roma, le rappresentanze istituzionali che hanno perseguito la logica della radicalità verbale abbinata alle pratiche di scambio e di annientamento delle forze vive della città siano oggi prevalentemente rappresentate e riproposte nell’esperienza di SEL.
La realtà è che il Sindaco Alemanno, non ha avuto bisogno di conquistare la città, questa gli è stata regalata da chi lo ha preceduto.
Non ha inventato niente, ha gestito al peggio ciò che altri hanno preparato.
Rompere la trappola del bipolarismo, ripartire dalle battaglie di ogni giorno
Al ricatto del “voto utile”, che si tenta oggi di riproporre per l’ennesima volta, chiamando a raccolta un voto “antiberlusconiano” per promuovere politiche per nulla differenti, crediamo che si debba rispondere con un voto consapevole che giudichi le pratiche e non le dichiarazioni, i comportamenti e non la propaganda.
Ad esempio, non dimenticando che PD e PDL hanno, insieme, sostenuto il governo Monti, contribuendo, più che mai, a ridurre i diritti, a peggiorare le condizioni di vita delle persone per foraggiare banche e lobby finanziarie.
In questo senso, non possiamo che cogliere come una novità interessante la presenza di nuove formazioni come il Movimento 5 stelle e Rivoluzione Civile.
Molte ragioni ci spingono a non identificarci pienamente in nessuna di queste esperienze. Non abbiamo certezze sulle prospettive che queste realtà vorranno e sapranno aprire.
Riteniamo che però, per la prima volta dopo un ventennio, si possa rompere la cappa del bipolarismo che ha portato con sé, insieme alla degenerazione della politica, la drammatica riduzione delle possibilità partecipative, la cancellazione di fatto delle regole costituzionali, la separatezza tra istituzioni e cittadini, l’attacco mortale alla democrazia.
A Roma, abbiamo aderito all’esperienza “La Roma che vogliamo” nella speranza che si potesse immaginare di costruire anche elettoralmente un percorso dal basso capace di rappresentare le mille vertenze locali ed un’idea nuova della città. Ad oggi, non sappiamo se questo percorso abbia la forza necessaria per costituire un’alternativa reale. Tuttavia per noi questo resta un bisogno vitale ed un tentativo da perseguire.
Per noi la politica è 365 giorni l’anno.
Commenti, critiche e sostegni a questo documento su: info@exlavanderia.it
Rischio default per la mobilità in Italia
comunicato Eurispes
La mobilità ed i trasporti nelle aree regionali ed urbane: un tema di interesse generale in un momento di recessione e di ristrettezze economiche.
Tra tagli al Trasporto Pubblico Locale, l’aumento delle tariffe e la crisi economica che costringe sempre più persone a lasciare la macchina in garage, il sistema della mobilità in Italia nei prossimi mesi rischia il default. Secondo i più recenti dati dell’Eurispes ben il 52,2% dei cittadini per far fronte alla crisi ha ridotto, nel corso dell’ultimo anno, le spese per il carburante utilizzando in misura sempre maggiore i mezzi pubblici. Una situazione al limite della sostenibilità, specialmente nelle grandi aree metropolitane con gravi disservizi soprattutto a Milano, Roma e Napoli.
E non è solo colpa della crisi. Sono 3 milioni i pendolari che ogni giorno per i loro spostamenti usano i treni e i mezzi pubblici; eppure, la politica nazionale dei trasporti e della mobilità in generale continua a scommettere sulla strada. Secondo quanto emerge da un recente studio di Legambiente, negli ultimi dieci anni il 71% dei finanziamenti della Legge Obiettivo sono stati destinati per le strade e autostrade, il 15% per le ferrovie e solo il restane 14% per le reti metropolitane.
Decenni di politiche sbagliate che la crisi economica sta mostrando in tutta la loro gravità. Nel confronto europeo l’Italia mostra deficit strutturali significativi. Con ritardi pesanti proprio nel comparto ferroviario: mentre in Europa mediamente ci sono 8 treni km per ciascun abitante, in Italia si scende a 5.
Ma lo spread infrastrutturale aumenta soprattutto nelle grandi città. Se, mediamente, le altre metropoli europee possono disporre di circa 54 chilometri di rete metropolitana, in Italia la media crolla a soli 20 km . Perfino la Spagna batte l’Italia 1 a 0: la sola città di Madrid con i suoi 230 km di metropolitana supera l’intera rete di metropolitane del nostro Paese.
Il trasporto di viaggiatori e merci è in crescita ovunque nel mondo, al punto che l’International Transport Forum (OECD) prevede un aumento del traffico globale, tra il 2000 e il 2050, fino a tre/quattro volte. E il grosso dei traffici continuerà ad interessare la rete urbana delle grandi città del mondo. Tra tutti gli indicatori del sistema dei trasporti, lo studio realizzato dalla Fondazione Caracciolo dell’Aci, stima, per la sola congestione da traffico cittadino, un costo pari all’1% del Pil nelle economie avanzate.
Una situazione al limite del collasso aggravata anche dal problema tutto italiano delle municipalizzate e della loro cattiva gestione, caratterizzata da alti costi operativi, anche il 30% in più rispetto alla media europea, e basse tariffe, in alcuni casi anche il 50% in meno.
Secondo l’Ing. Carlo Tosti, Direttore dell’Osservatorio dell’Eurispes: «Il sistema dei trasporti per una nazione, può essere paragonato al sistema circolatorio del corpo umano. Se in alcune aree il sangue smette di circolare la parte va in necrosi. Questo è quanto sta accadendo nelle aree urbane e sub-urbane del nostro Paese.
Quindi, vista anche l’attuale situazione economica, elaboriamo pure progetti grandiosi per i prossimi decenni, ma interveniamo subito nelle aree a maggior densità di traffico che interessano ogni giorno la vita della quasi totalità della popolazione attiva.
Prestiamo attenzione al trasporto regionale e urbano – sottolinea Tosti – che riguarda il pendolarismo, il trasporto scolastico, la mobilità delle categorie più deboli (anziani e disabili) e la distribuzione delle merci.
È un tema fondamentale per l’economia del Paese, in termini di ore lavorative perdute, consumi di carburante, inquinamento e, in sostanza, di miglioramento dell’indice di qualità della vita dei cittadini.
Affrontare questo tipo di problemi richiede, in termini d’investimenti, miglioramenti ed aggiornamenti delle infrastrutture dei mezzi disponibili, ed in termini organizzativi una rivisitazione dei contratti di servizio con gli operatori interessati affinché siano attuate una più efficiente organizzazione del trasporto locale ed una più razionale utilizzazione dei mezzi e delle infrastrutture disponibili, facendo più ampio ricorso alle tecnologie informatiche (infomobilità).
In questo scenario vanno poi inquadrate ed analizzate altre componenti quali: parcheggi cittadini e parcheggi di scambio, organizzazione del trasporto scolastico in maniera globale, mobilità per le categorie più deboli, viabilità cittadina (con reti semaforiche intelligenti, metropolitane leggere, ecc.), flussi turistici e ingresso/uscita delle merci e distribuzione all’interno dell’area urbana.
Come si può intuire, si richiedono investimenti migliorativi mirati non paragonabili, per entità, ai grandi interventi infrastrutturali sempre al centro del dibattito politico, ma interventi molto più modesti che, tuttavia, portano lavoro sul territorio e procurano benefici tangibili all’economia locale in termini di ore di lavoro recuperate, minor consumo energetico, minor inquinamento ed un miglioramento della qualità della vita.
A tre giorni dal voto – conclude il Direttore dell’Osservatorio sulla Mobilità e i Trasporti dell’Eurispes – le risposte della politica alle urgenze di milioni di cittadini, che quotidianamente sono costretti ad utilizzare il trasporto pubblico locale o i mezzi privati per i loro spostamenti restano ancora insufficienti soprattutto per le grandi aree metropolitane. Non solo, un settore che rappresenta il terzo asset del Paese in termini di incidenza sul Pil continua ad essere mortificato».
Fare a meno del frigorifero
Come evitare di mandare a male il cibo nel frigo, per poi gettarlo via? Un rimedio soft sarebbe quello di costruire e/o acquistare dei frigoriferi meno capienti. Tenerli mezzi vuoti, con lo stretto essenziale. Non accumulare.
Il frigo fa rumore, e a me da fastidio. Non sentirlo è un sollievo. C'è anche una soluzione hard: fare a meno del frigo. L'ho fatto. Per ora tengo alcune cose su un tavolo all'aperto. Una mozzarella, il barattolo della marmellata, un po' di burro. Il sistema funziona molto bene. Fa freddo e non ha senso tenere acceso un frigo a raffreddare alimenti all'interno di in una casa calda. Un'idiozia del nostro tempo.
Il tema del riscaldamento, in particolare del riscaldamento a Roma lo afffronto un'altra volta, sennò facciamo indigestione, ma potete intruire dove voglio andare a parare.
Il frigo fa rumore, e a me da fastidio. Non sentirlo è un sollievo. C'è anche una soluzione hard: fare a meno del frigo. L'ho fatto. Per ora tengo alcune cose su un tavolo all'aperto. Una mozzarella, il barattolo della marmellata, un po' di burro. Il sistema funziona molto bene. Fa freddo e non ha senso tenere acceso un frigo a raffreddare alimenti all'interno di in una casa calda. Un'idiozia del nostro tempo.
Il tema del riscaldamento, in particolare del riscaldamento a Roma lo afffronto un'altra volta, sennò facciamo indigestione, ma potete intruire dove voglio andare a parare.
Cibo buttato: dal frigo al cassonetto
Fonte: Aduc
Dal frigorifero al bidone della spazzatura. Gli italiani sprecano e anche tanto. Basti pensare che il 60% degli italiani getta il cibo almeno una volta a settimana. A fotografare le abitudini dei nostri concittadini e' il primo questionario sullo spreco domestico in Italia, realizzato da Last minute market e Universita' di Bologna, dipartimento scienze e tecnologie agro-alimentari, con il servizio scientifico interno della Commissione europea (joint research centre - jrc) tramite il suo istituto per la salute e la protezione dei consumatori e con il Karlsruhe Institut Fur Technologie.
Un'iniziativa che si affianca alla costituzione di Waste Watchers, il primo Osservatorio nazionale sugli Sprechi a breve attivo per iniziativa dell'Universita' di Bologna. Uno strumento "scientifico e al tempo stesso un veicolo di approfondimento, informazione e comunicazione sulle cause dello spreco e sulla concreta controproposta di 'policy' di comportamento efficaci per prevenire e ridurre lo spreco, questione centrale del nostro tempo, dal cibo all'acqua all'energia, passando per farmaci, abbigliamento e molti altri beni di consumo" spiega il fondatore, l'agroeconomista Andrea Segre', con l'esperto di statistica Furio Camillo.
In particolare l'indagine rileva anche che il 48% butta il cibo nella spazzatura anziche' riutizzarlo in compost o per nutrire animali, come fa il 20% circa, e soprattutto anziche' donarlo, come solo il 4% dichiara di fare. Il 52%, inoltre, dichiara di gettare meno cibo di due anni fa, mentre il 28% non ha variato la sua abitudine.
Notevoli, con una precisione del 70% circa, le correlazioni fra tipologia di consumo e propensione allo spreco. In particolare secondo l'osservatorio gli acquirenti di cibi snack e carne rossa o pollame sembrano poter incorrere piu' facilmente nello spreco del cibo. Nel modello entra anche in gioco anche il fattore localizzativo del rispondente. Ad esempio, se si tratta di intervistati di alcune regioni del sud la probabilita' ancora una volta aumenta.
Ma perche' il cibo si butta ? Il 40% degli intervistati dichiara di sbagliare nella conservazione e gestione delle scorte di cibo mentre un secondo livello (con percentuali intorno al 20%) assume ragioni legate alla gestione del cibo cucinato o al bilanciamento fra acquisto e numero di pasti da preparare.
Un'iniziativa che si affianca alla costituzione di Waste Watchers, il primo Osservatorio nazionale sugli Sprechi a breve attivo per iniziativa dell'Universita' di Bologna. Uno strumento "scientifico e al tempo stesso un veicolo di approfondimento, informazione e comunicazione sulle cause dello spreco e sulla concreta controproposta di 'policy' di comportamento efficaci per prevenire e ridurre lo spreco, questione centrale del nostro tempo, dal cibo all'acqua all'energia, passando per farmaci, abbigliamento e molti altri beni di consumo" spiega il fondatore, l'agroeconomista Andrea Segre', con l'esperto di statistica Furio Camillo.
In particolare l'indagine rileva anche che il 48% butta il cibo nella spazzatura anziche' riutizzarlo in compost o per nutrire animali, come fa il 20% circa, e soprattutto anziche' donarlo, come solo il 4% dichiara di fare. Il 52%, inoltre, dichiara di gettare meno cibo di due anni fa, mentre il 28% non ha variato la sua abitudine.
Notevoli, con una precisione del 70% circa, le correlazioni fra tipologia di consumo e propensione allo spreco. In particolare secondo l'osservatorio gli acquirenti di cibi snack e carne rossa o pollame sembrano poter incorrere piu' facilmente nello spreco del cibo. Nel modello entra anche in gioco anche il fattore localizzativo del rispondente. Ad esempio, se si tratta di intervistati di alcune regioni del sud la probabilita' ancora una volta aumenta.
Ma perche' il cibo si butta ? Il 40% degli intervistati dichiara di sbagliare nella conservazione e gestione delle scorte di cibo mentre un secondo livello (con percentuali intorno al 20%) assume ragioni legate alla gestione del cibo cucinato o al bilanciamento fra acquisto e numero di pasti da preparare.
martedì 19 febbraio 2013
Aria da morire
«La preoccupazione diffusa spinse i cittadini a organizzarsi. La creazione dei primi comitati anti smog della storia porta la data del 1842, quando in due cittadine industriali dell’Inghilterra
furono fondati la Manchester Association for the Prevention of Smoke e il Committee for the Consumpiton of Smoke, quest’ultimo a Leeds. Entrambi usarono la strategia di proporre agli industriali soluzioni tecniche, cercando di convincerli che abbattere le emissioni sarebbe convenuto anche a loro. Ma non funzionò, e neppure ebbe seguito la tattica molto diversa adottata dai primi comitati statunitensi, fondati da gruppi di casalinghe stufe di dover pulire la fuliggine che si depositava ovunque».
Pier Mannuccio Mannucci e Margherita Fronte, Aria da morire.
I danni dell’inquinamento alla salutee le buone azioni per ridurre il problema, Dalai editore, Milano, 2013, pp. 21-22.
Clean graffiti: geniale, contro la moda zozza
Comunicato Greenpeace
GREENPEACE: MILANO INVASA DAI CLEAN GRAFFITI DI THE FASHION DUEL
MILANO, 19.02.13 - A poche ore dall'inizio della settimana della Moda di Milano, i clean graffiti di Greenpeace invadono le vie più note dello shopping milanese per lanciare il guanto di sfida della campagna "The Fashion Duel" al mondo dell'Alta moda.
Nel corso della notte, una squadra di attivisti di Greenpeace ha costellato i marciapiedi del quadrilatero della moda con le immagini della campagna "The Fashion Duel" e il messaggio "Let's clean up fashion", chiedi alla moda di ripulirsi, utilizzando la tecnica dei "clean graffiti" che, rimuovendo lo sporco dalle superfici, crea immagini e messaggi temporanei su strade e marciapiedi.
Quindici le case di moda, undici italiane e quattro francesi, a cui Greenpeace chiede di ripulire le proprie filiere da fenomeni come la deforestazione e le sostanze tossiche adottando politiche di acquisto della pelle e della carta per il packaging a Deforestazione Zero e l'eliminazione delle sostanze tossiche attraverso un concreto impegno a Scarichi Zero lungo la propria filiera.
Nella classifica di "The Fashion Duel" le case d'Alta moda sono state valutate in base alla trasparenza delle loro filiere produttive, politiche ambientali in atto e la disponibilità a un impegno serio per dire no alla deforestazione e all'inquinamento. Fino ad ora l'unico brand a impegnarsi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi Deforestazione Zero e Scarichi Zero è Valentino Fashion Group.
"Abbiamo chiesto all'Alta moda di garantirci dei meccanismi virtuosi che impediscano a fenomeni come la distruzione delle ultime foreste del Pianeta e l'inquinamento delle risorse idriche globali di contaminare i nostri vestiti. - afferma Chiara Campione, responsabile campagna The Fashion Duel - Da aziende come Prada, Dolce&Gabbana o Trussardi che al momento rimangono sorde alle richieste di migliaia di persone, non ci aspettiamo niente di meno di quanto garantito da Valentino. La moda è troppo bella per costare qualcosa al Pianeta" - conclude Campione.
La campagna The Fashion Duel: www.thefashionduel.com
GREENPEACE: MILANO INVASA DAI CLEAN GRAFFITI DI THE FASHION DUEL
MILANO, 19.02.13 - A poche ore dall'inizio della settimana della Moda di Milano, i clean graffiti di Greenpeace invadono le vie più note dello shopping milanese per lanciare il guanto di sfida della campagna "The Fashion Duel" al mondo dell'Alta moda.
Nel corso della notte, una squadra di attivisti di Greenpeace ha costellato i marciapiedi del quadrilatero della moda con le immagini della campagna "The Fashion Duel" e il messaggio "Let's clean up fashion", chiedi alla moda di ripulirsi, utilizzando la tecnica dei "clean graffiti" che, rimuovendo lo sporco dalle superfici, crea immagini e messaggi temporanei su strade e marciapiedi.
Quindici le case di moda, undici italiane e quattro francesi, a cui Greenpeace chiede di ripulire le proprie filiere da fenomeni come la deforestazione e le sostanze tossiche adottando politiche di acquisto della pelle e della carta per il packaging a Deforestazione Zero e l'eliminazione delle sostanze tossiche attraverso un concreto impegno a Scarichi Zero lungo la propria filiera.
Nella classifica di "The Fashion Duel" le case d'Alta moda sono state valutate in base alla trasparenza delle loro filiere produttive, politiche ambientali in atto e la disponibilità a un impegno serio per dire no alla deforestazione e all'inquinamento. Fino ad ora l'unico brand a impegnarsi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi Deforestazione Zero e Scarichi Zero è Valentino Fashion Group.
"Abbiamo chiesto all'Alta moda di garantirci dei meccanismi virtuosi che impediscano a fenomeni come la distruzione delle ultime foreste del Pianeta e l'inquinamento delle risorse idriche globali di contaminare i nostri vestiti. - afferma Chiara Campione, responsabile campagna The Fashion Duel - Da aziende come Prada, Dolce&Gabbana o Trussardi che al momento rimangono sorde alle richieste di migliaia di persone, non ci aspettiamo niente di meno di quanto garantito da Valentino. La moda è troppo bella per costare qualcosa al Pianeta" - conclude Campione.
La campagna The Fashion Duel: www.thefashionduel.com
Promemoria per sindaci imbecilli e aspiranti tali
Dal sito del Comune di Bolzano
La direttiva europea 2008/50/CE recepita a livello nazionale con D.Lgs. n. 155/2010 impone che nelle zone in cui sono superati i valori limite per il biossido di azoto (NO2) vengano adottati piani per contenere tali valori da subito e al più tardi entro il 2015 entro i valori limite, pena una procedura di infrazione a carico dello stato membro.
La direttiva europea 2008/50/CE recepita a livello nazionale con D.Lgs. n. 155/2010 impone che nelle zone in cui sono superati i valori limite per il biossido di azoto (NO2) vengano adottati piani per contenere tali valori da subito e al più tardi entro il 2015 entro i valori limite, pena una procedura di infrazione a carico dello stato membro.
Travolta e uccisa la coppia che girava
il mondo in bicicletta
Fonte: TGcom24Il viaggio iniziato nel 2011 si è tragicamente concluso nelle strade della Thailandia
22:42 - Erano partiti per un giro del mondo in bicicletta nel luglio del 2011, pedalando attraverso l'Europa, passando per il Medio Oriente fino alla Cina, ma le strade della Thailandia si sono rivelate fatali per Peter Root e Mary Thompson.
I due britannici, 34 anni entrambi, artisti di Guernsey, isola britannica nella Manica, sono stati travolti e uccisi da un camion a un centinaio di chilometri a est di Bangkok. La loro avventura è stata seguita da molti affezionati alle due ruote in tutta la Gran Bretagna, così come il tragico epilogo, riportato in prima pagina da tutti i quotidiani del regno.
Le autorità thailandesi hanno confermato l'incidente, che si è verificato mercoledì scorso, spiegando che a causarlo è stato l'autista del camion, che ora rischia dieci anni di prigione. Informato dei fatti, il padre di Peter Root, Jerry, ha chiesto il rimpatrio delle salme descrivendo i due corridori come una "coppia d'oro" che "amava la vita", scrive il Mail online.
Secondo le statistiche ufficiali la Thailandia è uno dei Paesi con il più alto tasso di incidenti stradali, con più di 13mila morti all'anno e circa un milione di feriti. I due cicloturisti si erano conosciuti 14 anni fa al college. Nel corso del loro viaggio avevano documentato in un sito web la loro avventura.
Le autorità thailandesi hanno confermato l'incidente, che si è verificato mercoledì scorso, spiegando che a causarlo è stato l'autista del camion, che ora rischia dieci anni di prigione. Informato dei fatti, il padre di Peter Root, Jerry, ha chiesto il rimpatrio delle salme descrivendo i due corridori come una "coppia d'oro" che "amava la vita", scrive il Mail online.
Secondo le statistiche ufficiali la Thailandia è uno dei Paesi con il più alto tasso di incidenti stradali, con più di 13mila morti all'anno e circa un milione di feriti. I due cicloturisti si erano conosciuti 14 anni fa al college. Nel corso del loro viaggio avevano documentato in un sito web la loro avventura.
lunedì 18 febbraio 2013
Il ciclista illuminato
Comunicato Fiab-Ciclobby
“Il ciclista illuminato”
Un’iniziativa di Fiab Ciclobby onlus per la sicurezza stradale a Milano
Mercoledì 20 Febbraio 2013, dalle 17.30 alle 19.00, Fiab Ciclobby Onlus organizza “Il ciclista illuminato”. L’iniziativa avrà luogo in due punti-chiave del traffico ciclistico milanese: in corso Venezia, angolo viale Majno, e in via Olona, angolo via De Amicis.
A Milano, città dal traffico ciclistico in costante aumento (+ 5,5% nelle ore di punta, censimento annuale Fiab Ciclobby 2012), il tema della sicurezza è essenziale sia per i neofiti che per i ciclisti abituali. In condizioni di guida notturna la bicicletta è un veicolo particolarmente “oscuro” agli altri mezzi, se vengono omessi i dispositivi di legge.
Il Codice della strada (art. 182 del d.Lgs. 285/1992 e successive modifiche) prevede: catarifrangenti su pedali e ruote, catarifrangente rosso posteriore e luci anteriore bianca e posteriore rossa. Il ciclista è inoltre tenuto ad indossare il giubbotto ad alta visibilità di notte fuori città ed in galleria.
La sicurezza del ciclista passa anche dall’impegno personale al rispetto delle regole e della logica salvaguardia della propria incolumità.
Fiab Ciclobby con “Il ciclista illuminato” vuole sensibilizzare quella alta percentuale di persone che circolano di notte in bici senza rendersi visibili. L’iniziativa consiste in un presidio ed una pedalata, durante i quali verrà offerta una caramella a quelli provvisti di dispositivi di illuminazione e visibilità notturna ed un cerino a chi ne sarà sprovvisto. Entrambi i “doni” saranno accompagnati da un volantino, impaginato in modo divertente ed informale, con le norme per la circolazione nelle ore notturne ed altri consigli pratici.
I volontari di Fiab Ciclobby, indossando il giubbino ad alta visibilità, presidieranno l’incrocio di corso Venezia con viale Majno e quello di via Olona davanti al supermercato PAM nelle ore subito dopo il tramonto (17.30-19.00), quando il traffico ciclistico vive la sua maggiore esposizione agli incidenti.
In contemporanea, un altro gruppo di volontari pedalerà, indossando alcuni cartelli con slogan sulla sicurezza, lungo il percorso ad anello che collega i due presidi, partendo da corso Venezia (presidio) transitando lungo corso Vittorio Emanuele, via Dante, piazza Cairoli, piazzale Cadorna, via Carducci, via Olona, via De Amicis (presidio), via Santa Sofia, via Visconti di Modrone, via Senato, corso Venezia giungendo nuovamente al presidio di Porta Venezia.
“Il ciclista illuminato”
Un’iniziativa di Fiab Ciclobby onlus per la sicurezza stradale a Milano
Mercoledì 20 Febbraio 2013, dalle 17.30 alle 19.00, Fiab Ciclobby Onlus organizza “Il ciclista illuminato”. L’iniziativa avrà luogo in due punti-chiave del traffico ciclistico milanese: in corso Venezia, angolo viale Majno, e in via Olona, angolo via De Amicis.
A Milano, città dal traffico ciclistico in costante aumento (+ 5,5% nelle ore di punta, censimento annuale Fiab Ciclobby 2012), il tema della sicurezza è essenziale sia per i neofiti che per i ciclisti abituali. In condizioni di guida notturna la bicicletta è un veicolo particolarmente “oscuro” agli altri mezzi, se vengono omessi i dispositivi di legge.
Il Codice della strada (art. 182 del d.Lgs. 285/1992 e successive modifiche) prevede: catarifrangenti su pedali e ruote, catarifrangente rosso posteriore e luci anteriore bianca e posteriore rossa. Il ciclista è inoltre tenuto ad indossare il giubbotto ad alta visibilità di notte fuori città ed in galleria.
La sicurezza del ciclista passa anche dall’impegno personale al rispetto delle regole e della logica salvaguardia della propria incolumità.
Fiab Ciclobby con “Il ciclista illuminato” vuole sensibilizzare quella alta percentuale di persone che circolano di notte in bici senza rendersi visibili. L’iniziativa consiste in un presidio ed una pedalata, durante i quali verrà offerta una caramella a quelli provvisti di dispositivi di illuminazione e visibilità notturna ed un cerino a chi ne sarà sprovvisto. Entrambi i “doni” saranno accompagnati da un volantino, impaginato in modo divertente ed informale, con le norme per la circolazione nelle ore notturne ed altri consigli pratici.
I volontari di Fiab Ciclobby, indossando il giubbino ad alta visibilità, presidieranno l’incrocio di corso Venezia con viale Majno e quello di via Olona davanti al supermercato PAM nelle ore subito dopo il tramonto (17.30-19.00), quando il traffico ciclistico vive la sua maggiore esposizione agli incidenti.
In contemporanea, un altro gruppo di volontari pedalerà, indossando alcuni cartelli con slogan sulla sicurezza, lungo il percorso ad anello che collega i due presidi, partendo da corso Venezia (presidio) transitando lungo corso Vittorio Emanuele, via Dante, piazza Cairoli, piazzale Cadorna, via Carducci, via Olona, via De Amicis (presidio), via Santa Sofia, via Visconti di Modrone, via Senato, corso Venezia giungendo nuovamente al presidio di Porta Venezia.
Matita di piombo
Impiegando materiali raccolti per strada 100%, ho realizzato una matita di piombo. Fino al Seicento, quando venne gradualmente introdotta la grafite, era uno dei materiali preferiti per disegnare. Lo stock di vecchia carta da parati serve per fare le prove, ma è troppo ruvido. Il piombo è preso da vecchie tubature, che alcuni hanno pensato bene di gettare davanti a un cassonetto. Anche la matita l'ho trovata per terra, l'ha persa qualcuno, era rotta.
Dicono gli esperti che il grigio poi s'arrossisce. Bello. Dicono altri che il piombo è tossico, ma mica lo mangio.
Alighiero Boetti, Tutto
Alighiero Boetti, Tutto, 1989 (particolare) |
Derivati del petrolio giù
Fonte: Istat
Produzione industriale
A dicembre 2012 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,4% rispetto a novembre. Nel trimestre ottobre-dicembre l'indice ha registrato una flessione del 2,2% rispetto al trimestre precedente.
Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre l'indice è diminuito del 6,6% in termini tendenziali (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di dicembre 2011). Nella media dell'intero anno 2012 l'indice segna una diminuzione del 6,7% rispetto all'anno precedente.
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a dicembre 2012, variazioni tendenziali negative in tutti i raggruppamenti principali di industrie. Le diminuzioni più marcate riguardano i beni intermedi (-9,4%) e i beni di consumo (-7,7%), mentre flessioni più contenute si rilevano per l'energia (-3,7%) e per i beni strumentali (-2,5%).
Nel confronto tendenziale si rilevano flessioni in tutti i settori dell'industria. Le diminuzioni più ampie riguardano la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-16,8%), l'industria del legno, della carta e stampa (-11,4%), l'attività estrattiva (-10,8%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,7%).
Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre l'indice è diminuito del 6,6% in termini tendenziali (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di dicembre 2011). Nella media dell'intero anno 2012 l'indice segna una diminuzione del 6,7% rispetto all'anno precedente.
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a dicembre 2012, variazioni tendenziali negative in tutti i raggruppamenti principali di industrie. Le diminuzioni più marcate riguardano i beni intermedi (-9,4%) e i beni di consumo (-7,7%), mentre flessioni più contenute si rilevano per l'energia (-3,7%) e per i beni strumentali (-2,5%).
Nel confronto tendenziale si rilevano flessioni in tutti i settori dell'industria. Le diminuzioni più ampie riguardano la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-16,8%), l'industria del legno, della carta e stampa (-11,4%), l'attività estrattiva (-10,8%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,7%).
Spleen alla Bufalotta
Una domenica di freddo tagliente e salite lievi con la fissa sulla Bufalotta, andando fuori, il parco, lo schifo dell'abbandono in parte alla strada. Mobili, calcinacci, eternit, plastica, merda, cocci di vetro. Poi Settebagni, il ritorno rapido sulla Salaria. Pezzi di vetro e sacche di brecciolino pericolosissimo, niente corsia d'emergenza, sulla Salaria, ti passano molto vicino le auto rabbiose, che scalano il destino, un vuoto esistenziale in questa domenica romana pre-elettorale: mai strappato tanti manifesti come in questo periodo. Plotoni di prostituite minorenni denutrite, lo specchio dell'Italia che affonda nella palude dell'insipienza.
BOIOCOTTA AMAZON!
Fonte: La Repubblica
Germania, i disperati di Amazon
Lo scandalo dei lavoratori a tempoFa scalpore un'inchiesta della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca, sulle condizioni di lavoro di molti dipendenti nelle sedi locali della più grande anzienda di commercio online del mondo. Sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all'ultradestra neonazista di ANDREA TARQUINI
BERLINO - Sono a migliaia, vengono dalla Spagna o da altri paesi dell'Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell'Unione europea dove la povertà di massa spinge a emigrare, e il basso costo del lavoro scatena gli appetiti di produzione low cost delle multinazionali. E i big blogal players li sfruttano come bestie, come forzati, roba da ricordare gli schiavi nelle prigioni di cotone, il lavoro infantile in Pakistan o le fabbriche-lager in Cina. Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, è sotto accusa: ha costruito un vero e proprio Arcipelago GuLag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli. O una riedizione dell'Organizzazione Todt, quella con cui SS e Gestapo reclutavano forzati in tutta l'Europa occupata, o dell'omologa e ancor più spietata autorità del lavoro giapponese nella Cina in mano al Tenno. Il GuLag di Amazon non è però in Siberia, ma in Germania, sede ottimale per gli ottimi trasporti infrastrutture e servizi di spedizione. Gli schiavi e i forzati del 21mo secolo, spinti da miseria e fame, vengono in Germania (e forse anche altrove, ma la posizione geografica centrale della Bundesrepublik è ovviamente ideale per le spedizioni di Amazon ovunque). Sono pagati malissimo, nove euro al lordo dei contributi, e lavorano soprattutto nel turno di notte. Alloggiano in sette per camerata in vecchi alberghi sciistici decaduti o chiusi fuori stagione, sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all'ultradestra neonazista.
Non sono gruppi dell'ultrasinistra, né Anonymous o i no global, ad aver denunciato lo scandalo: la scoperta dei disperati di Amazon la dobbiamo a una squadra di investigative reporters della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca che, sorta nel dopoguerra con l'aiuto di 'istruttori' britannici e americani, ha l'abitudine di puntare tutto sulle inchieste scomode, da cane da guardia di democrazia e diritti umani. Almeno cinquemila persone, ha detto la Ard nel suo reportage appena andato in onda in mezza serata, prime time, sono impiegate da Amazon nei suoi centri di smistamento e spedizione, specie in Assia, lo Stato centrale dove sorge la metropoli finanziaria Francoforte. A casa erano insegnanti, o neolaureati, ma la disoccupazione di massa nell'Europa del sud e nei Balcani rende inutile ogni qualifica. Sono ingaggiati da Amazon con email vaghe che promettono una buona paga e un contratto sicuro con il gigante stesso.
I disperati di Amazon arrivano a spese proprie in Germania e sono accolti dai vigilantes e da persone di agenzie di collocamento private senza scrupoli. La tratta dei disperati avviene soprattutto prima di Natale, quando volano ovviamente le ordinazioni ad Amazon in tutto il mondo. Da Amazon i disperati apprendono che la paga è minore, l'orario di lavoro più lungo del previsto. E quasi sempre nello stressante turno di notte. Vengono alloggiati, racconta ancora la tv pubblica tedesca, in camerate dove appunto dormono in gruppo, chi su brande chi su vecchi divani sfondati. Alloggi e toilettes sporchi e pericolanti, cibo di pessima qualità, e devono anche pagarselo da soli con parte del misero guadagno. E spesso i vigilantes sadici si divertono a minacciarli e impaurirli per dissuaderli da ogni protesta.In ogni momento i vigilantes hanno diritto di entrare per perquisirli e accusarli di furto al minimo sospetto. Vengono portati al centro smistamento, distante spesso decine e decine di chilometri dai dormitori-lager, con autobus stracolmi su cui spesso devono viaggiare anche in piedi. Se a causa del traffico o del maltempo l'autobus arriva tardi, il ritardo viene loro decurtato dalla misera paga. Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento.
Lo scandalo ha fatto grande impressione in Germania, al punto che alcune case editrici tedesche stanno pensando di mettere in discussione i loro contratti con l'azienda di Jeff Bezos: la patria del capitalismo sociale, del welfare e della cogestione padroni/sindacati si scopre anche territorio del più bieco sfruttamento da capitalismo selvaggio, roba da terzo mondo. E' un colpo all'immagine di Amazon, ma anche all'attendibilità dei controlli delle autorità tedesche. L'ufficio di collocamento federale ha aperto in corsa. Il sindacato del terziario, la forte centrale Ver.Di, è entrata in azione, e sta obbligando Amazon a far eleggere rappresentanze sindacali nei suoi depositi. Partecipazione prevista al voto attorno al 60 per cento, nonostante azienda e vigilantes minaccino di rappresaglie i lavoratori che andranno alle elezioni sindacali. Almeno si è cominciato a votare nel centro logistico Amazon di Graben vicino ad Augsburg (Augusta), poi in quelli di Bad Hersfeld e Lipsia. E il sindacato prepara elezioni nel centro di Rheinberg. A Werne, Pforzheim e Coblenza ancora non si è mosso niente. L'arcipelago GuLag del turbocapitalismo sfrenato globale comincia a vacillare, grazie al coraggio dei media. "I vigilantes hanno minacciato anche noi, ma abbiamo continuato, con riprese e interviste di nascosto", narrano i colleghi del team della Ard. Quando i media pubblici sono veramente al servizio dell'informazione e non dei potenti, contro orrori, crimini e soprusi si può almeno combattere. Ma certo tra i milioni di persone che hanno ordinato da Amazon regali per Natale, chi sa quanti o quanto pochi avranno crisi di coscienza.
(16 febbraio 2013)
Germania, i disperati di Amazon
Lo scandalo dei lavoratori a tempoFa scalpore un'inchiesta della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca, sulle condizioni di lavoro di molti dipendenti nelle sedi locali della più grande anzienda di commercio online del mondo. Sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all'ultradestra neonazista di ANDREA TARQUINI
BERLINO - Sono a migliaia, vengono dalla Spagna o da altri paesi dell'Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell'Unione europea dove la povertà di massa spinge a emigrare, e il basso costo del lavoro scatena gli appetiti di produzione low cost delle multinazionali. E i big blogal players li sfruttano come bestie, come forzati, roba da ricordare gli schiavi nelle prigioni di cotone, il lavoro infantile in Pakistan o le fabbriche-lager in Cina. Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, è sotto accusa: ha costruito un vero e proprio Arcipelago GuLag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli. O una riedizione dell'Organizzazione Todt, quella con cui SS e Gestapo reclutavano forzati in tutta l'Europa occupata, o dell'omologa e ancor più spietata autorità del lavoro giapponese nella Cina in mano al Tenno. Il GuLag di Amazon non è però in Siberia, ma in Germania, sede ottimale per gli ottimi trasporti infrastrutture e servizi di spedizione. Gli schiavi e i forzati del 21mo secolo, spinti da miseria e fame, vengono in Germania (e forse anche altrove, ma la posizione geografica centrale della Bundesrepublik è ovviamente ideale per le spedizioni di Amazon ovunque). Sono pagati malissimo, nove euro al lordo dei contributi, e lavorano soprattutto nel turno di notte. Alloggiano in sette per camerata in vecchi alberghi sciistici decaduti o chiusi fuori stagione, sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all'ultradestra neonazista.
Non sono gruppi dell'ultrasinistra, né Anonymous o i no global, ad aver denunciato lo scandalo: la scoperta dei disperati di Amazon la dobbiamo a una squadra di investigative reporters della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca che, sorta nel dopoguerra con l'aiuto di 'istruttori' britannici e americani, ha l'abitudine di puntare tutto sulle inchieste scomode, da cane da guardia di democrazia e diritti umani. Almeno cinquemila persone, ha detto la Ard nel suo reportage appena andato in onda in mezza serata, prime time, sono impiegate da Amazon nei suoi centri di smistamento e spedizione, specie in Assia, lo Stato centrale dove sorge la metropoli finanziaria Francoforte. A casa erano insegnanti, o neolaureati, ma la disoccupazione di massa nell'Europa del sud e nei Balcani rende inutile ogni qualifica. Sono ingaggiati da Amazon con email vaghe che promettono una buona paga e un contratto sicuro con il gigante stesso.
I disperati di Amazon arrivano a spese proprie in Germania e sono accolti dai vigilantes e da persone di agenzie di collocamento private senza scrupoli. La tratta dei disperati avviene soprattutto prima di Natale, quando volano ovviamente le ordinazioni ad Amazon in tutto il mondo. Da Amazon i disperati apprendono che la paga è minore, l'orario di lavoro più lungo del previsto. E quasi sempre nello stressante turno di notte. Vengono alloggiati, racconta ancora la tv pubblica tedesca, in camerate dove appunto dormono in gruppo, chi su brande chi su vecchi divani sfondati. Alloggi e toilettes sporchi e pericolanti, cibo di pessima qualità, e devono anche pagarselo da soli con parte del misero guadagno. E spesso i vigilantes sadici si divertono a minacciarli e impaurirli per dissuaderli da ogni protesta.In ogni momento i vigilantes hanno diritto di entrare per perquisirli e accusarli di furto al minimo sospetto. Vengono portati al centro smistamento, distante spesso decine e decine di chilometri dai dormitori-lager, con autobus stracolmi su cui spesso devono viaggiare anche in piedi. Se a causa del traffico o del maltempo l'autobus arriva tardi, il ritardo viene loro decurtato dalla misera paga. Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento.
Lo scandalo ha fatto grande impressione in Germania, al punto che alcune case editrici tedesche stanno pensando di mettere in discussione i loro contratti con l'azienda di Jeff Bezos: la patria del capitalismo sociale, del welfare e della cogestione padroni/sindacati si scopre anche territorio del più bieco sfruttamento da capitalismo selvaggio, roba da terzo mondo. E' un colpo all'immagine di Amazon, ma anche all'attendibilità dei controlli delle autorità tedesche. L'ufficio di collocamento federale ha aperto in corsa. Il sindacato del terziario, la forte centrale Ver.Di, è entrata in azione, e sta obbligando Amazon a far eleggere rappresentanze sindacali nei suoi depositi. Partecipazione prevista al voto attorno al 60 per cento, nonostante azienda e vigilantes minaccino di rappresaglie i lavoratori che andranno alle elezioni sindacali. Almeno si è cominciato a votare nel centro logistico Amazon di Graben vicino ad Augsburg (Augusta), poi in quelli di Bad Hersfeld e Lipsia. E il sindacato prepara elezioni nel centro di Rheinberg. A Werne, Pforzheim e Coblenza ancora non si è mosso niente. L'arcipelago GuLag del turbocapitalismo sfrenato globale comincia a vacillare, grazie al coraggio dei media. "I vigilantes hanno minacciato anche noi, ma abbiamo continuato, con riprese e interviste di nascosto", narrano i colleghi del team della Ard. Quando i media pubblici sono veramente al servizio dell'informazione e non dei potenti, contro orrori, crimini e soprusi si può almeno combattere. Ma certo tra i milioni di persone che hanno ordinato da Amazon regali per Natale, chi sa quanti o quanto pochi avranno crisi di coscienza.
(16 febbraio 2013)
Sospetto sui padroni del vapore
Fonte: ADUC
Secondo l'Autorita' per l'Energia (AEEG) 199 operatori (105 attivi nel settore elettrico e 94 in quello petrolifero) mostrano “una variazione positiva del margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte, alla dinamica dei prezzi”: il sospetto che, a seguito dell'introduzione nel giugno 2008 dell'addizionale Ires per le imprese energetiche, gli operatori abbiano provato ad ammortizzare gli effetti della nuova imposta aumentando il differenziale tra i prezzi d'acquisto e quelli di vendita. Infrangendo il cosiddetto "divieto di traslazione", su cui l'Autorità è chiamata a vigilare.
L'attenzione dell'AEEG si è concentrata su coloro che «presentano una variazione positiva del margine di contribuzione anche a livello annuale e su quelli, pur considerando le componenti economiche di periodo legate all'efficienza interna, mostrano una variazione residuale del margine sia a livello semestrale che annuale”.
Secondo l'Autorita' per l'Energia (AEEG) 199 operatori (105 attivi nel settore elettrico e 94 in quello petrolifero) mostrano “una variazione positiva del margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte, alla dinamica dei prezzi”: il sospetto che, a seguito dell'introduzione nel giugno 2008 dell'addizionale Ires per le imprese energetiche, gli operatori abbiano provato ad ammortizzare gli effetti della nuova imposta aumentando il differenziale tra i prezzi d'acquisto e quelli di vendita. Infrangendo il cosiddetto "divieto di traslazione", su cui l'Autorità è chiamata a vigilare.
L'attenzione dell'AEEG si è concentrata su coloro che «presentano una variazione positiva del margine di contribuzione anche a livello annuale e su quelli, pur considerando le componenti economiche di periodo legate all'efficienza interna, mostrano una variazione residuale del margine sia a livello semestrale che annuale”.
Comunicato Carteinregola
Roma, 16 febbraio2013
Plance per affissioni elettorali, adesso basta! Esposto alla Procura e diffida al Comune da parte di Cittadinanzattiva e IICA. Costruiamo insieme mappa delle affisioni pericolose su www.lazio.cittadinanzattiva.it/segnalazioni.html
Roma - tutti lo possono vedere - è devastata da migliaia di plance elettorali collocate su spartitraffico larghi 50 cm, in zone vincolate, sui marciapiedi, sulle aiuole, intorno a ville storiche, sul perimetro del Circo Massimo, fino a poche decine di metri dal Colosseo dopo aver circondato Colle Oppio. Cartelloni che si staccano e volano via costituendo pericolo per i pedoni, impianti interi di 35 m che crollano, plance che ostacolano i passanti, rappresentano pericolo per disabili, impediscono la salita e discesa degli utenti dai mezzi pubblici, chiudono alla vista centinaia di metri di marciapiedi impedendo il controllo di quello che accade dietro di essi e esponendo i passanti a potenziali pericoli per la propria sicurezza. Infine, decine di migliaia di buchi su marciapiedi di tutta la città - oltre cinquantamila - che dovranno essere riparati a spese dei cittadini perchè l'amministrazione ha deciso di utilizzare impianti che devono essere installati bucando il terreno per collocare 1750 plance (come se non bastassero già 1400 plance, il Comune ha prodotto una nuova delibera di Giunta che le aumenta di un altro 25%, cioè altre migliaia di buchi). Il risultato, umiliante per Roma e i romani, è sotto gli occhi di tutti. Stiamo anche valutando il ricorso alla Corte dei Conti affinchè paghi chi ha fatto scelte sbagliate, è il principio della responsabilità, senza scaricare sui cittadini i propri errori.
Cittadinanzattiva e IICA (Istituto Internazionale per il Consumo e l'Ambiente) hanno deciso - dopo che la richiesta di chiarimenti in merito all'autorizzazione e alla legittimità di tale devastante intervento rivolta al Comune e alle Soprintendenze non ha avuto alcuna risposta - di rivolgersi alla magistratura con la presentazione di un esposto, e di chiedere con una diffida penale al Comune di rimuovere entro cinque giorni una serie di impianti di evidente pericolosità e ostacolo, ma ce ne sono molti altri che andrebbero tolti in tutta la città.
E' ora di finirla di considerare Roma un luogo che non merita rispetto e scelte diverse e meno traumatiche - ben disponibili - e i cittadini come persone senza alcuna capacità critica e che possono accettare tutto e comunque: stiamo ricevendo decine di segnalazioni rispetto a questo tema e andremo avanti agendo in tutte le sedi opportune per l'identificazione delle responsabilità di quanto sta accadendo e che rischia di ripetersi tra tre mesi in occasione delle elezioni comunali, cosa che siamo determinati ad impedire. Roma di merita di meglio.
Ci appelliamo a tutti per costruire insieme la mappa dei cartelloni pericolosi attraverso il sito di Cittadinanzattiva Lazio www.lazio.cittadinanzattiva.it/segnalazioni.html. Grazie alla collaborazione con la piattaforma “Aidyourcity” sarà possibile non solo contribuire alla mappa, ma anche fare una efficace azione di attivazione degli uffici comunali, che saranno sollecitati automaticamente a dare risposte chiare e pubbliche su quanto evidenziato dai cittadini.
Roma, 16 febbraio2013
Plance per affissioni elettorali, adesso basta! Esposto alla Procura e diffida al Comune da parte di Cittadinanzattiva e IICA. Costruiamo insieme mappa delle affisioni pericolose su www.lazio.cittadinanzattiva.it/segnalazioni.html
Roma - tutti lo possono vedere - è devastata da migliaia di plance elettorali collocate su spartitraffico larghi 50 cm, in zone vincolate, sui marciapiedi, sulle aiuole, intorno a ville storiche, sul perimetro del Circo Massimo, fino a poche decine di metri dal Colosseo dopo aver circondato Colle Oppio. Cartelloni che si staccano e volano via costituendo pericolo per i pedoni, impianti interi di 35 m che crollano, plance che ostacolano i passanti, rappresentano pericolo per disabili, impediscono la salita e discesa degli utenti dai mezzi pubblici, chiudono alla vista centinaia di metri di marciapiedi impedendo il controllo di quello che accade dietro di essi e esponendo i passanti a potenziali pericoli per la propria sicurezza. Infine, decine di migliaia di buchi su marciapiedi di tutta la città - oltre cinquantamila - che dovranno essere riparati a spese dei cittadini perchè l'amministrazione ha deciso di utilizzare impianti che devono essere installati bucando il terreno per collocare 1750 plance (come se non bastassero già 1400 plance, il Comune ha prodotto una nuova delibera di Giunta che le aumenta di un altro 25%, cioè altre migliaia di buchi). Il risultato, umiliante per Roma e i romani, è sotto gli occhi di tutti. Stiamo anche valutando il ricorso alla Corte dei Conti affinchè paghi chi ha fatto scelte sbagliate, è il principio della responsabilità, senza scaricare sui cittadini i propri errori.
Cittadinanzattiva e IICA (Istituto Internazionale per il Consumo e l'Ambiente) hanno deciso - dopo che la richiesta di chiarimenti in merito all'autorizzazione e alla legittimità di tale devastante intervento rivolta al Comune e alle Soprintendenze non ha avuto alcuna risposta - di rivolgersi alla magistratura con la presentazione di un esposto, e di chiedere con una diffida penale al Comune di rimuovere entro cinque giorni una serie di impianti di evidente pericolosità e ostacolo, ma ce ne sono molti altri che andrebbero tolti in tutta la città.
E' ora di finirla di considerare Roma un luogo che non merita rispetto e scelte diverse e meno traumatiche - ben disponibili - e i cittadini come persone senza alcuna capacità critica e che possono accettare tutto e comunque: stiamo ricevendo decine di segnalazioni rispetto a questo tema e andremo avanti agendo in tutte le sedi opportune per l'identificazione delle responsabilità di quanto sta accadendo e che rischia di ripetersi tra tre mesi in occasione delle elezioni comunali, cosa che siamo determinati ad impedire. Roma di merita di meglio.
Ci appelliamo a tutti per costruire insieme la mappa dei cartelloni pericolosi attraverso il sito di Cittadinanzattiva Lazio www.lazio.cittadinanzattiva.it/segnalazioni.html. Grazie alla collaborazione con la piattaforma “Aidyourcity” sarà possibile non solo contribuire alla mappa, ma anche fare una efficace azione di attivazione degli uffici comunali, che saranno sollecitati automaticamente a dare risposte chiare e pubbliche su quanto evidenziato dai cittadini.
venerdì 15 febbraio 2013
Ancora sulle origini della bici-bolide
Innumerevoli soluzioni tecniche vennero messe a punto all’inizio del Novecento nel settore dei velocipedi, sia a livello sperimentale che con intenti più strettamente industriali. Oggi questo dato di fatto è inversamente proporzionale alla conoscenza storica che, nei patiti delle bici da corsa in carbonio d'alta gamma, si sa, non risulta elevatissima, come non lo è fra gli acquirenti di bici di Decathlon o fra i seguaci delle mountain bike “supertecnologiche”.
La creazione del velocipede accese la fantasia di meccanici e costruttori in un succedersi impressionante di ritrovati. Torno a scrivere della bici bolide perché con queste soluzioni si continuano a battere record di velocità e trazione umana (su mezzi reclinati). La storia cominciò nel poi funesto Vélodrome d'Hiver con un rapporto 56x14, una ruota posteriore da 700 mm e un’anteriore da 24 pollici . Lo scheletro leggero, in legno, era ricoperto di tela e celluloide. Oggi si farebbe in fibra e plastica. L'accoppiata tela-legno era impiegata anche negli aeerei: difficile immaginare all'epoca qualcosa di più leggero. Ma la macchina completa, soprannominata l’Oeuf de Berthet, pesava la bellezza di 17 Kg. Lecito immaginare grossi problemi in presenza di vento contrario.
Record del Chilometro in un minuto e 2 secondi
I tedeschi Göericke et Brennabor si ispirano al prototipo francese per realizzare carenature, più aerodinamiche, con una straordinaria somiglianza con la forma dei dirigibili. La prima gara tra questo genere di biciclette ebbe luogo a Berlino nel 1914.
L'UCI vietò questo tipo di veicolo, come più tardi vieterà anche le reclinate. Paradosso della storia. Sul doping si finisce per chiudere un occhio e la reclinata è proibita. L’articolo 31 del Regolamento UCI del 1914 (inizio della Prima Guerra Mondiale): "Les machines de tous types sont légales, équipées ou non de composants tels que changement de vitesse, roues libres, etc., à condition qu'elles fonctionnent seulement par la force de l'homme, qu'elles ne requièrent pas d'appendice ou dispositif pour réduire la résistance de l'air et qu'elles n'excèdent pas les dimensions de 2 mètres en longueur et 75 centimètres en largeur. Ceci s'applique aux machines à un seul cycliste qui occupent une seule file".
Marcel Berthet, nel 1919 torna in azione con una nuova versione della bici bolide. Suoi prototipi di succedono fino agli anni trenta del Novecento.
All’età di 45 anni, Marcel Berthet torna a gareggiare con il suo rivale di sempre, Oscar Egg.
Il 9 settembre 1933 supera il record dell’ora con 52 km .
giovedì 14 febbraio 2013
ECO-TELEGRAMMA ALLA POLITICA
Ai candidati premier, ai leader di partito
Crisi ambientale si aggrava assieme a quella economica - stop - Politica si occupa solo di alleanze - stop - Prossima settimana di campagna elettorale è ultima occasione per dire quello che farete per ambiente e green economy - stop - Ed ecco su quali priorità - stop
Crisi ambientale si aggrava assieme a quella economica - stop - Politica si occupa solo di alleanze - stop - Prossima settimana di campagna elettorale è ultima occasione per dire quello che farete per ambiente e green economy - stop - Ed ecco su quali priorità - stop
Firmato
Le associazioni per il consumo responsabile (Last Minute Market e SlowFood)
Le associazioni ambientaliste (Club Alpino Italiano, FAI, Federazione Pro Natura, Greenpeace, Legambiente, Touring Club Italiano, WWF Italia)
Le associazioni contro le mafie (Gruppo Abele e Libera)
Associazioni e imprenditori per la green economy (Aper, Alce Nero, Eataly)
Alla presentazione dell’eco-telegramma saranno presenti tra gli altri:
Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market; Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente; Roberto Burdese, presidente Slow Food Italia; Pippo Onufrio, direttore Greenpeace Italia; Enrico Fontana, Ufficio di presidenza Libera; Paolo Lugiato, vicepresidente APER; Stefano Lenzi, responsabile Relazioni istituzionali WWF Italia; Valeria Grilli Carandini, presidente FAI Lazio; Nicola Farinetti, Eataly.
mercoledì 13 febbraio 2013
Bici Storiche dalla Mostra Biciclette Ritrovate di Rossignoli 2012
La prima non ha il plateau e catena ,ma un sistema a leve propulsive su cui sono ancorate le pedivelle
Poi una bici pieghevole da Bersagliere della Prima Guerra Mondiale con sospensioni ,e gomme piene
Una bici da viaggio di quelle che durano una vita , con tanto di faro all'acetilene ed emblema smaltato
del CTI ovvero Consociazione Turistica Italiana ,nome assunto dal Touring Club Italiano
dopo la proibizione da parte del Fascismo dell'uso di termini ''stranieri'' .
Alla fine una foto curiosa ,e' una cassettina di ricambi e attrezzi per le riparazioni del TCCI ,Touring Club Ciclistico Italiano .
Si trovavano nei punti stradali strategici ,in modo da permettere ai Soci del Club di ovviare ad eventuali guai meccanici
Seguiranno altre immagini tratte dalle guide del TCCI .
La prima non ha il plateau e catena ,ma un sistema a leve propulsive su cui sono ancorate le pedivelle
Poi una bici pieghevole da Bersagliere della Prima Guerra Mondiale con sospensioni ,e gomme piene
Un bell'esemplare da trasporto :
del CTI ovvero Consociazione Turistica Italiana ,nome assunto dal Touring Club Italiano
dopo la proibizione da parte del Fascismo dell'uso di termini ''stranieri'' .
Alla fine una foto curiosa ,e' una cassettina di ricambi e attrezzi per le riparazioni del TCCI ,Touring Club Ciclistico Italiano .
Si trovavano nei punti stradali strategici ,in modo da permettere ai Soci del Club di ovviare ad eventuali guai meccanici
Seguiranno altre immagini tratte dalle guide del TCCI .
Viaggiare in bici d'inverno in Alaska: una lezione di 110 anni fa
Qualche tempo fa, Emanuele, il collaboratore blogger, mi ha spedito un link d'estremo interesse riguardante un viaggio in Alaska compiuto nell'inverno del 1903 da un ciclista il cui nome oggi purtroppo è caduto nell'oblio. Il viaggio, da Whitehorse a Dawson City, fu di circa 400 miglia (650 Km) è durò cinque giorni. Tempi e distanze impressionanti, se si considera il tipo di terreno e la stagione Colpisce il tipo di bici, una essenzialissima fixed gear senza freni, con ruote grosse. Un mezzo che non sfigurerebbe nelle moderne metropoli di oggi. Ma questo non un mezzo da ciclismo ricreativo. L'equipaggiamento è essenzialissimo, nonostante il freddo.
La foto è presa dal libro Wheels On Ice di Terrence Cole. Il link inviatomi da Emanuele è il seguente: http://halfpastdone.com/2013/01/15/bikes-on-ice-1900/. Buona lettura.
La foto è presa dal libro Wheels On Ice di Terrence Cole. Il link inviatomi da Emanuele è il seguente: http://halfpastdone.com/2013/01/15/bikes-on-ice-1900/. Buona lettura.
### COMUNICATO STAMPA ###
Proiezione del film di Bill Emmott
Vittoria della mobilitazione on-line. Il film sarà proiettato.
32.000 persone hanno aderito alla petizione lanciata su Change.org
Roma, 12 febbraio 2013 - Sarà ‘l’Espresso’ a mostrare per la prima volta in Italia il documovie ‘Girlfriend in a coma‘ dell’ex direttore dell’Economist Bill Emmott e diAnnalisa Piras, la cui proiezione era stata impedita a Roma dal presidente del MAXXI, Giovanna Melandri“. Lo scrive il sito internet del settimanale. Contro questo rinvio era partita una settimana fa sulla piattaforma Change.org la petizione”Il film di Emmott non deve essere censurato” promossa dal direttore di Articolo21, Stefano Corradino.
“Hanno firmato in pochi giorni 32mila persone; e la proiezione di domani al Teatro Eliseo promossa dall'Espresso e la messa in onda su Sky è anche una vittoria delle 32mila donne e uomini che non volevano che il film fosse censurato, che volevano evitare l'ennesima brutta figura in Italia e all'estero”, afferma Corradino.
Il primo appuntamento promosso dal settimanale “l’Espresso” è per mercoledì 13 febbraio alle 21 al Teatro Eliseo di Roma (già tutto esaurito). Dopo la proiezione Bruno Manfellotto discuterà del film in un dibattito in sala insieme allo stesso Emmott e alla regista Annalisa Piras.
“La sera del 1 febbraio, alla notizia che il film di Bill Emmott e Annalisa Piras non sarebbe stato proiettato prima delle elezioni per la sua ‘valenza politica’ non mi sono domandato chi fosse il promotore del divieto. Mi indignava il fatto che un film, una riflessione in chiave cinematografica sul nostro Paese e sul suo triste declino potesse disturbare qualcuno. In questi ultimi venti anni, purtroppo, abbiamo assistito troppe volte a forme di censura, palesi o surrettizie ai danni della libertà di espressione. In tv, a teatro, nel cinema. Da destra (in gran parte) ma talvolta anche nel centro sinistra. Per questo ho deciso di lanciare attraverso l'ottima piattaforma Change.org la petizione (www.change.org/no-censura-emmott) per chiedere che chi aveva vietato la proiezione del film il 13 febbraio tornasse sui suoi passi”, conclude Corradino.
Recentemente la rete si era mobilitata anche per difendere Corrado Guzzanti. A seguito della denuncia per vilipendio alla religione presentata dall’Associazione italiana telespettatori cattolici contro Corrado Guzzanti per il personaggio di Padre Pizzarro, Stefano Corradino aveva lanciato una petizione su Change.org. In pochi giorni 54.000 persone hanno aderito alla campagna, suscitando una grande eco mediatica che ha portato al ritiro della denuncia.
“Siamo fieri che la piattaforma Change.org sia uno strumento efficace che le persone possono usare per cambiare quelle situazioni che ritengono ingiuste. Le 32.000 persone che hanno firmato la petizione per chiedere che il film “Girlfriend in a coma” venisse proiettato dimostrano come una piattaforma tecnologica possa essere strumento per creare un’onda di mobilitazione capace di determinare cambiamenti sociali”, dichiara Salvatore Barbera, Direttore delle campagne di Change.org in Italia.
Per accedere alla petizione e leggere i commenti lasciati dagli utenti: www.change.org/no-censura-emmott
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