A guadagnarci solo i cementificatori. Un danno per i cittadini. Eredità del cosiddetto "centrosinistra", attuata a Roma in piena epoca di oscurantismo fascista. Nel 2013 a Roma si vota.
Roma, la beffa dei Punti verdi: il Comune da garantito a garante (per 600 milioni)
Fonte: Il fatto quotidiano
Dopo 17 anni i Punti Verdi Qualità rischiano il flop. Nel migliore dei casi. Perché su questo enorme progetto che a Roma è stato sostenuto con grande dispendio di risorse (economiche) ora indagano sia i magistrati della Procura (tempo fa sono stati arrestati alcuni funzionari) sia quelli della Corte dei Conti che ora dovranno valutare un eventuale danno erariale. I Punti Verde Qualità, come già raccontato dal Fattoquotidiano.it,
sono concessioni gratuite del Campidoglio ad imprese private di immense
aree verdi per 33 anni, per la progettazione e realizzazione di
attività commerciali, con garanzia fideiussoria del Campidoglio per
complessivi 600 milioni di euro. La loro storia inizia nel 1995
(amministrazione Rutelli) ed è proseguita fino ad ora
con una gestione analoga sia delle amministrazioni di centrosinistra
come quelle di centrodestra che, negli anni, hanno aumentato le garanzie
fideiussorie a favore delle imprese concessionarie fino ad arrivare a
ben 600 milioni di euro.
Una gestione disinvolta
delle finanze pubbliche che, leggendo anche le stesse carte del
Campidoglio, sembra sempre più incomprensibile. Nel 2005, per esempio,
il consiglio comunale, con Veltroni sindaco, si rese
conto di rischiare il tracollo finanziario con i Punti Verde Qualità e
così venne approvata all’unanimità una mozione presentata da alcuni
consiglieri, nella quale si misero nero su bianco i rischi ai quali si
andava incontro: “L’innovatività, anche sul piano nazionale, delle
procedure previste dall’intero piano dei Punti Verde Qualità e degli
impianti sportivi e la sua complessità dal punto di vista
amministrativo, urbanistico e, non da ultimo, finanziario hanno creato
difficoltà agli istituti di credito” si legge nella mozione. Tutto
questo, così, ha creato “ostacoli ai concessionari che, in alcuni casi,
si sono trovati nell’impossibilità di far fronte agli impegni assunti
per problemi legati alla liquidità finanziaria e alle garanzie per le
anticipazioni finanziarie”.
A quel tempo la garanzia fideiussoria
del Comune di Roma per l’accesso al credito delle imprese concessionarie
dei Pvq ammontava a 200 milioni di euro. Ma l’amministrazione
capitolina dopo circa un anno e mezzo deliberò, sempre all’unanimità, il
rilascio di ulteriori fideiussioni alle imprese concessionarie per un
ammontare complessivo di ulteriori 180 milioni di euro: raddoppiando il
rischio paventato nella mozione approvata nel 2005. Per completare
l’opera, nel 2009, il consiglio comunale, stavolta a maggioranza
centrodestra e con Alemanno sindaco, ha deliberato di
incrementare di 220 milioni di euro il valore complessivo del plafond
dei finanziamenti assistibili da garanzia fideiussoria comunale.
Ad
oggi l’amministrazione capitolina pertanto è esposta per 600 milioni di
euro e nel 2011 il Campidoglio, quindi i romani, ha già dovuto sborsare
11 milioni di euro per mutui inevasi: il consiglio comunale nel 2005,
insomma, aveva visto lungo, ma invece di risolvere la situazione l’ha
peggiorata ulteriormente triplicando il rischio finanziario. Rischi
finanziari che aumentano anche a seguito di alcuni cantieri bloccati,
conseguenza dell’inchiesta penale che si sta allargando a macchia d’olio
(negli ultimi giorni è emerso che risultano indagati altri tre
funzionari del Comune) affiancata ora anche dall’inchiesta della Corte
dei Conti.
“Decisioni inspiegabili, al limite della schizofrenia – commenta Federico Siracusa,
vicepresidente del Consiglio del dodicesimo municipio, che da tempo si
batte sulla questione – Tra l’altro in quella mozione, si indica una
soluzione a dir poco folle, prevedendo un impegno della Giunta del
Comune di Roma a consentire di costituire, a favore dei singoli
concessionari dei Pvq, i diritti di superficie: praticamente
l’amministrazione voleva regalare i terreni in questione alle imprese
concessionarie. Un paio di mesi fa un consigliere comunale del Pd, Giulio Pelonzi, ha rilanciato questa idea sconsiderata, proponendo di estendere la concessione fino a 99 anni”.
Un’operazione
molto rischiosa per l’amministrazione capitolina, quella di concedere
gratis per 33 anni i terreni dove far costruire le imprese e garantirgli
anche il credito con le banche. Una convenzione-concessione che però è
diventata sbilanciata con gli anni. Quando partirono i Pvq nel 1995, con
Rutelli, il Consiglio Comunale inserì nella delibera
l’obbligo, da parte delle aziende concessionarie, di fideiussione a
favore del Comune. Non solo, ma “ad opere ultimate il 20% della
garanzia, come sopra presentata, sarà mantenuto quale garanzia per gli
oneri relativi alla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’area e
per la riconsegna in perfetto stato di conservazione di tutto quanto
realizzato dalla Concessionaria” prosegue il verbale di deliberazione.
“Una sorta di garanzia finanziaria per far si che le imprese facessero
tutto a regola d’arte, visto che il Comune di Roma gli aveva concesso
gratis il terreno: un accordo bilanciato e ragionevole – spiega Siracusa
– che ora invece è totalmente a favore delle imprese ed i rischi sono
tutti a carico del Comune, cioè dei cittadini romani”. Un progetto
equilibrato e potenzialmente utile ai cittadini romani si è trasformato
in una bomba ad orologeria pronta ad esplodere dentro il bilancio
comunale. Che ha già un passivo di 12,5 miliardi euro.
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