giovedì 28 novembre 2013

Comunicato Verdi

ROMA: BONELLI (VERDI), CONTRO MARINO OPPOSIZIONE IRRESPONSABILE
SINDACO DI ROMA INDIGESTO A GRANDI GRUPPI ECONOMICI PERCHE' NON PIEGA TESTA

"L'atteggiamento dell'opposizione in Campidoglio contro il sindaco di Roma Ignazio Marino sul bilancio previsionale che per undici dodicesimi è stato redatto da Alemanno e che doveva essere approvato almeno un anno fa è semplicemente irresponsabile e sta portando all'interruzione di servizi indispensabili per la persona, per le politiche sociali e per il trasporto pubblico". Lo dichiara il Co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "L'ostruzionismo di Marchini e delle altre opposizioni non solo è totalmente strumentale ma sta facendo pagare un prezzo altissimo ai cittadini tanto più che si tratta di un'iniziativa strumentale su un atto dovuto che si sarebbe dovuto approvare almeno un anno fa".

"Abbiamo il timore che contro il sindaco Marino sia stato lanciato un attacco violentissimo da parte dei grandi gruppi economici e delle lobby che, dopo essere state messe alle porte del Campidoglio, adesso vogliono intimidire il sindaco, spingendolo a chinare la testa - conclude Bonelli -. Marino, che ha tutto il nostro appoggio, vada avanti e continui il suo lavoro per restituire Roma ai cittadini".
Biblioteca Appia - via la spezia 21
lunedì 2 dicembre, ore 18.30 

Attenzione ciclisti in giro
Parole, racconti e canzoni sulla bicicletta per festeggiare il
premio Coni 2013 – sezione saggistica,
assegnato al libro Attenzione ciclisti in giro,
a cura di Marco Pastonesi e Fernanda Pessolano,
Ediciclo, 2012

Letture di Daria Deflorian

Interventi musicali dei Têtes de Bois

Aperitivo finale
Comunicato Legambiente

Rete Mobilità Nuova
Una velocità nuova per la sicurezza
Pedoni, ciclisti e automobilisti si sono confrontati oggi a Roma sul nuovo codice della strada:
30 km/h per dimezzare il numero di vittime della strada

Ridurre la velocità in ambito urbano è l’unica misura in grado di far diminuire in maniera consistente il numero di incidenti stradali con morti e feriti. Una misura, senza controindicazioni, che tutela sia gli utenti vulnerabili - pedoni e ciclisti - sia chi usa i veicoli a motore.
Sulla riforma del codice della strada e sulle misure da adottare per ridurre in maniera consistente il numero di incidenti stradali gravi si è parlato questa mattina a Roma al convegno Una velocità nuova per la sicurezza organizzato dalla Rete Mobilità Nuova, coalizione che raggruppa circa 200 sigle nazionali e locali. Un’occasione per confrontarsi sulle proposte delle associazioni - in particolare sul limite dei 30 km orari in città previsto nella proposta di legge presentata da Rete Mobilità Nuova - e capire se pedoni, ciclisti e automobilisti hanno trovato un punto in comune o continuano ad avere posizioni contrapposte. Tra i numerosi partecipanti, il sottosegretario ai trasporti Erasmo D’Angelis, il presidente Aci Angelo Sticchi Damiani, Andrea Colombo di Anci, Paolo Gandolfi della commissione trasporti della Camera, Vittorio Cogliati Dezza presidente Legambiente, Francesco Ferrante di Green Italia e Anna Donati di Co.Mo.Do.
Ogni anno perdono la vita in Italia quasi 4000 persone a causa degli incidenti stradali. Secondo l’ultimo rapporto ACI ISTAT, distrazione ed eccesso di velocità sono i principali responsabili degli incidenti che si verificano sulle strade. La riduzione dei limiti di velocità è il principale strumento utilizzato a livello internazionale per ridurre la mortalità sulle strade poiché una velocità ridotte consente tempi di reazione più brevi e quindi una maggiore capacità di evitare situazioni di pericolo.
È questa la logica che ha spinto il Parlamento europeo ad adottare la risoluzione del 27 settembre 2011 con la quale "raccomanda fortemente alle autorità responsabili di introdurre limiti di velocità di 30 km/h in tutte le aree residenziali e sulle strade a corsia unica in aree urbane che non hanno corsie ciclabili”. Peraltro anche l’OMS segnala che la velocità è una delle priorità da affrontare in chiave sicurezza e stima che una riduzione del 5% della velocità media sarebbe in grado di ridurre di 1/3 i morti sulle strade.
E in questa direzione va la proposta di legge presentata da Rete Mobilità Nuova - sostenuta da una petizione che ha raccolto oltre 90mila firme -  che all’articolo 6, sui limiti di velocità, chiede la modifica dell’articolo 142 del codice della strada. Sostituendo le parole «e i 50 km/h per le strade nei centri abitati, con la possibilità di elevare tale limite fino ad un massimo di 70 km/h per le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano, previa installazione degli appositi segnali» con «e i 30 km/h per le strade nei centri abitati, con la possibilità di elevare tale limite fino ad un massimo di 70 km/h per tutte le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano e dove l’amministrazione locale è in grado di garantire che a un aumento della velocità non corrisponda un aumento dell’insicurezza, previa installazione degli appositi segnali».
Una soluzione sempre più diffusa nelle città europee. Graz, in Austria, è stata la prima al mondo, nel 1992, a introdurre il limite di 30 km/h su tutto il territorio comunale. A Berlino, le zone 30 introdotte inizialmente nei dintorni di scuole e asili , oggi coprono circa l’80% delle strade secondarie. A Londra a partire dal 2000 sono state introdotte più di 400 zone 30 (limite di 20 miglia orarie) che al momento rappresentano l’11% dell’intera rete stradale cittadina e il prossimo passo sarà quello di rendere il limite di 20 miglia orarie lo standard nella città.
In Italia, la prima città ad aver introdotto il limite di 30 km/h su tutto il territorio comunale è stato il comune di Saronno all’inizio del 2011. Altre città ad essere intervenute in tal senso sono state Udine, Reggio Emilia, Ferrara, Catanzaro, Arezzo e Caserta.
Il punto principale è la sicurezza. E 20 km orari fanno la differenza. Perché se un’automobile investe un pedone alla velocità di 50 km/h, l’impatto generato con il veicolo sarà equivalente a una caduta dal terzo piano di un palazzo con una probabilità di morte pari al 70%, mentre uno scontro tra un’auto e un pedone alla velocità di 30 km/h è l’equivalente di una caduta dal primo piano di un palazzo con una probabilità di esito mortale del 10%.
Difficile trovare un solo svantaggio all’introduzione di questo limite di velocità in città. Non aumenterà i tempi di percorrenza. L’esperienza mostra che per percorrere 500 metri all’interno di una zona 30 si impiegano solo 5,1 secondi in più rispetto allo stesso percorso con il limite di 50 km/h. Paradossalmente il principale motivo dei rallentamenti nel traffico è proprio la velocità massima troppo elevata che, generando accelerazioni brusche e frenate improvvise, crea un effetto a singhiozzo e impedisce il regolare fluire del traffico.
Non farà salire i consumi di carburante, anzi li ridurrà così come le emissioni inquinanti. Secondo alcuni studi, infatti, diminuire la velocità da 50 km/h a 30 km/h comporterebbe una riduzione del 30% degli ossidi di azoto, del 20% il monossido di carbonio e del 10% gli idrocarburi, ma anche una riduzione dell’inquinamento acustico.
Non è un provvedimento contro gli automobilisti, è una misura che salvaguarda bambini e anziani che, in questo modo, non dovranno più temere per la propria vita ogni volta che attraversano la strada. Non è una sfida persa in partenza: contrariamente a quanto ci si possa aspettare, i conducenti che non rispettano i limiti di velocità sono una minoranza e in molti casi sostituire un cartello “50” con un cartello “30” può già apportare delle sostanziali differenze.

"La vita in bicicletta è una gran bufala"

Quando lo rimedio, do un'occhiata al supplemento IL del Sole-24 ore, perché a volte contiene cose interessanti. La lettura di questo periodico mi risulta rilassante, perché non mi interessa quasi nulla, ma c'è un 1-2% che mi potrebbe interessare molto. Può essere un grafico, una foto, un pezzo di un articolo. Sfogliando l'ultimo numero (dicembre 2013) ho scoperto un articolo contro i ciclisti. Fallisce totalmente il suo obiettivo e rende meno serio il quotidiano della Confindustria che lo ha prodotto. Spiegherò perché in questo articolo (post).
L'invettiva contro i ciclisti non è un genere nuovo, da Lombroso in poi. Anche di recente ci si sono applicati diversi commentatori. Il Corriere della Sera ha imbastito qualche tempo fa un contraddittorio fra due suoi giornalisti (qua), sul tema della bici sui marciapiedi che, riassumendo, verteva sul morire rispettando le regole o salvarsi la vita infrangendole (sì, lo so, sono fazioso).
Su IL è la volta di Mario Fillioley, con l'articolo "La vita in bicicletta è una gran bufala", che mi fa sobbalzare sulla sedia. Si sa, ormai a un articolo sulla bicicletta non rinuncia nessuno. Ne escono a palate, a volte con imprecisioni, a volte con cose interessanti. Molti gli stereotipi. Ma in generale servono ad accontentare le aspettative dei lettori, in maggior parte persone sedentarie che forse la prossima primavera compreranno una bici per farci qualche giro. Ma qui siamo su un altro terreno: quello della demolizione sistematica del ciclista urbano, ma senza argomentazioni. Fiele puro. Vogliamo parlar male di noi ciclisti? Si potrebbe fare, ma mettendo in campo qualche argomentazione solida, un po' di ideologia. Eppure, nell'articolo di Fillioley di argomentato non c'è nulla. Perché stigmatizzare uno che si trascina la spesa in bici? Se a qualcun altro non va oppure non ce la fa, cosa dovrei fare, non fare più la spesa al supermercato con lo zaino per fargli piacere?

L'articolo (di cui non v'è traccia sul web) è corredato di coloratissime illustrazioni, tutto scorre con la stessa rapidità, fra connotati, stereotipi, impressioni non confermate, ecc. Comunque l'autore tiene a precisare che lui pedala e fa anche un po' di chilometri, ma "per sport".
Cito qualche perla di saggezza dal succitato articolo: "Ogni ciclismo è un egotismo. È proprio questo a rendere odiosa la sua promozione: la bici è un modo per infischiarsene. Nel mondo infuriano l'insensatezza e il caos, ma io, che sono smart, mi sposto un po' più in là, sulla mia bolla mobile, ecc." Embè? Quale sarebbe il problema?

Dovrei forse pensare: "Oddio, che cosa ho fatto negli ultimi nove anni? Non ho risolto i problemi del traffico di Roma".

Cito altre perle di saggezza presenti nell'articolo.
"Se hai una bici non puoi avere una famiglia".
"Se hai una bici non fai la spesa al supermercato, non compri 6 cassette di acqua da 2l per dare da bere agli assetati di casa tua". ecc.
"Naturalmente il mondo idilliaco appena descritto esiste: i Paesi scandinavi, o più in generale in Nord Europa". La solita solfa su Paesi che vivono metà dell'anno sottozero e al buio e in cui si pedala molto più che da noi (a causa, forse, della scorza vichinga o del magnetismo del Polo Nord).
"Prendere la bici nel mio mondo è un inferno. Quando esco per fare sport, sono costretto ad attraversare pochi chilometri di percorso urbano (oltretutto di una piccola città) prima di poter raggiungere strade meno frequentate su cui allenarmi. È la parte più pericolosa: sebbene le auto viaggino a velocità ridicole". ecc. A velocità ridicole? Ma dove vive? Stop, qui si scopre l'arcano. L'autore dell'articolo non è terrestre.


Poi si arriva alla frase a effetto, che covava già da un po': "La bici è un mezzo assolutamente non idoneo alla vita di tutti i giorni. Ammettendo che una rivoluzione politica, amministrativa, architettonica e urbanistica che riesca a farci somigliare a un Paese scandinavo sia possibile (e non lo è) e che i miei nipoti riusciranno a vederla attuata, resterebbe un fatto che sta a monte di tutto: la bicicletta è un mezzo primitivo e di utilità inferiore. Abbiamo inventato i veicoli a motore appositamente per non doverla più usare".

Faccio i miei complimenti al Sole-24 ore per aver ingaggiato cotanto talento, a cui consiglio (per svago, s'intende) la lettura di almeno un libro, il Trattato dell'argomentazione di Perelman e Olbrechts-Tyteca. Perché qui di argomentazioni non ce ne sono, il che infastidisce su un argomento tanto spinoso come l'arretratezza italiana in tema di mobilità ciclistica..

Planned obsolescence


martedì 26 novembre 2013

ROMA – Polizia municipale in bicicletta per le strade di Roma. Questa la proposta del sindaco Ignazio Marino, che in un’intervista al settimanale Gente spiega che “ognuno dei 15 municipi dovrebbe avere almeno una decina di biciclette”. Appena 150 agenti in bici, un numero esiguo rispetto agli oltre 6mila vigili romani. Ma i sindacati della municipale alla notizia insorgono: “Servono moto e riorganizzazione del corpo, non certo biciclette”.
Mauro Cordova, segretario dell’associazione europea di polizie locali, Arvu, spiega a Riccardo Tagliapietra de Il Messaggero:
“«Mi viene subito da pensare a una cosa – spiega – come faremo ad assicurare le bici?». E già s’immagina la trafila medica per selezionare il personale. «Chi sta in sella dovrà passare visite severissime – aggiunge Cordova – perché qualcuno potrebbe avere patologie cardiache e non saperlo»”.
Secondo Marino però la bici è la soluzione migliore per Roma, tanto più che
“«Il 60% di chi usa l’auto a Roma percorre meno di 5 chilometri: impiegherebbe minor tempo andando a piedi o in autobus»”.
Per il sindaco di Roma la bicicletta è la soluzione contro ogni problema di traffico, ma per Luigi Marucci, presidente nazionale dell’organizzazione sindacale delle polizie locali Ospol, il problema dei vigili in strada non si risolve. Una soluzione, per Marucci, sarebbe l’introduzione della figura del vigile di quartiere:
“«L’abbiamo visto a Milano, a Napoli e in altre grandi città. Il vigile di prossimità è l’unica risposta possibile per dare un aiuto concreto a migliorare la qualità della vita di chi abita a Roma. Noi diciamo che le unità operative di quartiere devono avere i mezzi idonei, non certo la bicicletta. Ci vogliono le moto. Non dimentichiamo che lo scorso anno a Milano un vigile in bici è stato investito e ucciso da un’auto che tentava di fermare»”.
E poi il presidente Ospol conclude:
“«Immaginiamo di dover pattugliare Tor Bella Monaca o Laurentino 38 o San Basilio su due ruote a pedali. A Roma vanno istituite le unità operative di quartiere, ma con moto e auto»”.

Fonte: blitzquotidiano (26 luglio 2013)

A Montesacro Zona 30 per modo di dire

Montesacro Zona 30, al via la disciplina del traffico temporanea

Nota del 2016: nuovi amministratori, fate qui una zona pedonale, sarebbe fantastico!


Fonte: Romatoday

Disciplina di traffico temporaneo, da oggi fino al 31 marzo, per le vie relative al Progetto "Montesacro Zona 30" che investe l’area tra via Montecassino, via Monte Senario, via Monte Vigilo, via Monte Bianco, vua Corsaglia, via , via Pratomagno, via Dei Giovi, via Vesuvio, via Gennargentu, via Ustica e via Arbe.
L’iniziativa nata per migliorare tale quadrante viario e soprattutto voluta per rendere quanto più possibile sicura la mobilità del III Municipio – “sensibilizzando i cittadini e coinvolgendoli ad un maggiore rispetto sia delle norme del Codice della Strada, sia dei diritti dei pedoni e dei ciclisti” - prevede strade a senso unico sulle quali la velocità massima consentita è pari a 30 km/h e una sorta di circolarità del traffico affinchè automobili e motocicli non si riversino in quelle vie per sfuggire al traffico in genere congestionato sulle due vicine direttrici principali, viale Jonio e viale Adriatico.

FINE CITAZIONE ARTICOLO

n.d.r.: Il risultato ottenuto- da quanto ho potuto constatare ieri sera - è l'opposto: i veicoli imboccano le vie a velocità maggiore.La zona 30 esiste solo sui cartelli. Inoltre Zona 30 non vuol dire mettere dei cartelli con sopra scritto 30. Allora sarebbero buoni tutti. Annoto per gli amministratori di Montesacro. Alla voce di wikipedia "Zona 30", quindi non su un oscuro manuale fricchettone olandese degli anni Settanta, si legge quanto segue: "Nelle Zone 30 il progetto deve prevedere interventi che favoriscono pedoni e ciclisti come la riduzione dello spazio per la circolazione delle auto a favore di quello riservato alle piste ciclabili e ai percorsi pedonali, e la creazione di aree adibite a scopi sociali". A Montesacro, nelle vie in questione, non è stato fatto alcun intervento del genere. Neanche i dossi hanno messo, che anche al Pigneto sono sono stati installati. Il traffico, con i sensi unici è aumentato, e con esso, anche la velocità dei veicoli. Cari assessori al traffico e presidente del Municipio Roma III (ex IV), perché, oltre a mandare i vigili, non andate a verificare di persona?

Avendo tempo, gli amministratori potrebbero leggere anche questo testo,Multifunzionalità e conflittualità nelle Zone 30 di Luca Staricco, dell'Università di Napoli, qui



L'elenco delle vie interessate di Montesacro è qui.

Nel sito del Municipio III sta scritto:
"Progetto "Montesacro Zona 30" è l’obiettivo primario dell’attuale amministrazione di rendere quanto più possibile "sicura" la mobilità del III Municipio, sensibilizzando i cittadini e coinvolgendoli ad un maggiore rispetto sia delle norme del Codice della Strada, sia dei diritti dei pedoni e dei ciclisti".

Avrete notato la sottile ironia di mettere sicura tra virgolette: è vero, le auto così sono più pericolose, perché chi le guida crede di non incontrare ostacoli e quindi corre di più. Il ciclista, per restare a norma di legge, deve fare dei giri infiniti, fra salite e discese.
Piazza Sempione quando era davvero una Zona 30 (e senza auto, siamo negli anni '930). Fonte: qui
In sostanza, cosa hanno fatto i furbi amministratori del Municipio Roma III. Hanno dirottato parte del traffico che scorre sulle vie grandi (vedi articolo posto all'inizio, parte sottolineata) grazie ai sensi unici, con la foglia di fico del 30 Km/h che così diviene ridicola, a meno di stabilire presidi fissi dei vigili urbani nelle vie interessate. Ergo siamo di fronte all'ennesima presa in giro.

In via dei Giovi manca la segnaletica verticale di senso unico per la svolta a destra, ma c'è quella a sinistra (foto © Rotazioni Lab). ndr.: è stat inserita successivamente, ma si tratta di una Zona 30 sui generis




Potrebbe interessarti: http://montesacro.romatoday.it/zona-30-montesacro.html
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I furti di bicicletta in provincia finiscono sulla scrivania di Alfano


FORLI' - Nel territorio della provincia di Forlì-Cesena ed in particolare nel cesenate, negli ultimi mesi si sono registrati numerosi furti di biciclette. Così il deputato del Pd Enzo Lattuca ha presentato un'interrogazione sul caso ad Angelino Alfano, oltretutto anche lui - a luglio - vittima di un furto di questo tipo ad Agrigento. Al Ministro dell'Interno la bici fu ritrovata, ma tanti forlivesi e cesenati non sono stati così fortunati e nemmeno le tante rivendite visitate dai soliti ignoti.

Fonte e articolo completo: Romagnanoi

Per comprare l'eroina la nuova moneta di scambio è la bicicletta, rubata su commissione

Furti su commissione, colpi studiati e ben organizzati. La refurtiva usata come moneta di scambio, in certi casi anche come contropartita per l'eroina. Non stiamo parlando di gioielli, ma di biciclette. A raccontare un fenomeno in rapida trasformazione è Luigi Altamura, comandante della Polizia municipale di Verona, che nel 2008 fu al centro di una vibrante polemica nella sua città proprio per una contravvenzione ai danni di un ciclista, reo di pedalare mentre parlava al cellulare. «Storicamente i furti di biciclette colpiscono i ciclisti urbani, che legano la bicicletta in strada», spiega Altamura al convegno organizzato dalla Fiab "Ladri di biciclette. Ieri, oggi. E domani?".

lunedì 25 novembre 2013

Agli albori del cinema...
Ne La sortie des ouvriers de l'usine (1895) si vedono alcuni lavoratori della fabbrica Lumière che escono in bicicletta.



Comunicato Legambiente
Il Mondo sta vivendo una drammatica crisi climatica. L’ultimo rapporto dell’Ipcc ha confermato che la crescita delle emissioni di gas serra provocherà un ulteriore riscaldamento nel sistema climatico con conseguenze nella temperatura degli oceani, nel ciclo dell’acqua, nel livello dei mari, nell’accelerazione degli impatti degli eventi estremi e temperature globali che potranno aumentare tra i 2 e i 4 gradi entro fine secolo.  Dobbiamo fermare i cambiamenti climatici, e proprio mentre si conclude a Varsavia la COP 19 – la conferenza delle Nazioni Unite sul Clima – assistiamo a drammatiche emergenze climatiche che attraversano il Mondo: dalle Filippine alla Sardegna, fino ai tornado in Illinois e Michigan a dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia fragile l’equilibrio climatico del Pianeta e quanto sia urgente un cambiamento.

Occorrono scelte decise per fermare i cambiamenti climatici. A cominciare dall’eliminazione dei sussidi per le fonti fossili. Perché la combustione delle fonti fossili è la causa principale dei cambiamenti del clima ed è semplicemente assurdo che benefici di sussidi che hanno superato nel mondo i 544 miliardi di dollari.

Occorrono scelte chiare a partire dall’Italia. Sono infatti pari a oltre 12 miliardi di Euro i sussidi di cui beneficiano le fonti fossili nel nostro Paese, tra diretti e indiretti a petrolio, carbone e altri fonti che inquinano l'aria, danneggiano la salute e che sono la principale causa dei cambiamenti climatici. Scegliere di cancellarli è una straordinaria occasione per dimostrare una seria intenzione di frenare i cambiamenti climatici e fare della green economy la strada maestra per uscire dalla crisi.

Chiediamo al Governo Letta il coraggio e la lungimiranza di mettersi a capo di una coalizione internazionale per cancellare questi sussidi. Può essere una straordinaria occasione per assumere un ruolo da protagonista nel semestre di Presidenza dell’Unione Europea che spetta al nostro Paese a partire da Luglio 2014. Sarebbe di sicuro una scelta nell’interesse di un Paese che importa petrolio, carbone e gas, e dunque dei propri cittadini che possono beneficiare di una politica incisiva di efficienze energetica e riduzione dei consumi. Spostare 12 miliardi di euro su interventi di efficienza energetica e messa in sicurezza del territorio sarebbe la scelta più utile per l’Italia.

venerdì 22 novembre 2013

Una velocità nuova per la sicurezza. La riforma del Codice della strada, la proposta delle associazioni

Ore 9.30 Le associazioni e il nuovo Codice della Strada

Introduce
Valeria Pulieri Rete Mobilità Nuova

Intervengono
Lorenzo Bertuccio Euromobility
Silvia Brini Ispra
Marco Pierfranceschi Lacu
Paolo Bellino #Salvaiciclisti
Cinzia Coduti Coldiretti
Nicola Di Giacobbe Unica Taxi
Paolo Piacentini Federtrek
Anna Becchi Bike to School
Enrico Fontana Libera
Alberto Fiorillo Rete Mobilità Nuova
Ore 12.00 Tavola rotonda

Una velocità nuova per la sicurezza
Modera
Luca Zanini Corriere della Sera
Intervengono
Erasmo D’Angelis sottosegretario ai trasporti
Angelo Sticchi Damiani Presidente Aci
Andrea Colombo Anci
Paolo Gandolfi commissione trasporti Camera
Vittorio Cogliati Dezza Presidente Legambiente
Francesco Ferrante Green Italia
Anna Donati Co.mo.do.
Valeria Pulieri Rete Mobilità Nuova

giovedì 21 novembre 2013

La vélorution di Parigi

L'articolo "Parigi Car Free" di Emanuele Coen immortala il nuovo trend filo-umano di Parigi, ma anche le ciclofficine francesi, in una delle quali opera Giuso, il Ciclocuoco, ritratto anche in foto. Nel 2014, in controtendenza rispoetto alla crisi, assumerano 4 persone. In Francia le ciclofficine sono 40 e aderiscono alla rete L'heureux cyclage.

L'articolo è qua.
Da leggere attentamente e da meditare, anche a scopo di emigrazione.

martedì 19 novembre 2013

Zullo dixit



"Noi italiani facciamo fatica ad usare la bici “come fatto quotidiano”. Io uso la bici per venire al lavoro, così stacchi, ti muovi, ma non sempre è così. Tanti si allenano in bici da corsa e dopo usano sempre la macchina. Non applicano la bici alla vita quotidiana! Peccato. Guardare ciò che c’è attorno, in bici puoi farlo. Sennò (in auto) passi e non vedi!"

Tiziano Zullo, telaista Intervista completa in ciclico.it

Cfr. anche un'altra intervista a Zullo, qui
Comunicato Legambiente 

Ridurre e riciclare prima di tutto
Un nuovo sistema di penalità e premialità per un’Italia rifiuti free
Le proposte di Legambiente

L’Italia continua a smaltire troppi rifiuti in discarica. Secondo il Rapporto rifiuti di Ispra, nel 2012 è finito sotto terra il 39% dei rifiuti urbani: 11,7 milioni di tonnellate ovvero 196 kg per abitante in un anno. Erano attive 186 discariche, nonostante la normativa europea, da più di vent’anni, preveda che questa diventi un’opzione residuale dopo prevenzione, riciclaggio e recupero. Una gestione che rischia di costare moltissimo al paese se non si interverrà in tempi rapidi. La Commissione europea ha infatti avviato diverse procedure d’infrazione sulle discariche e se l’Italia non intraprenderà le bonifica spenderà in multe più di quanto spenderebbe per concludere le operazioni di risanamento ambientale delle aree in cui insistono gli impianti.

Che cosa si può fare, allora, per invertire la rotta e ridurre finalmente il conferimento in discarica? E’ la domanda che si pone Legambiente nel dossier presentato questa mattina a Roma in occasione del convegno Ridurre e riciclare prima di tutto. Un’indagine sui costi dello smaltimento in discarica e sull’utilizzo da parte delle Regioni italiane dell’ecotassa (il tributo speciale per lo smaltimento in questo tipo di impianto) che mette in evidenza in una parte non trascurabile del Paese il basso costo dello smaltimento dei rifiuti e il mancato adeguamento alla normativa italiana ed europea. Ma l’associazione ambientalista avanza anche un’articolata proposta per affrontare la sfida di una diversa gestione dei rifiuti, basata su prevenzione e riciclo. Una sfida che 1.293 Comuni italiani hanno già raggiunto, superando l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio stabilito dalla legge.
Serve, secondo Legambiente, un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo che prevenzione e riciclo risultino più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica. Come? Tartassando lo smaltimento in discarica, eliminando gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti, incentivando il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico, promuovendo serie politiche di prevenzione con il principio “chi inquina paga”.

Tornando al quadro nazionale, nel 2012 la metà delle regioni italiane smaltiva in discarica più del 50% dei rifiuti urbani. Le regioni peggiori sono risultate la Sicilia (83% dei rifiuti urbani smaltiti in discarica, 404 kg per abitante), Calabria (81%, 356 kg/ab) e Liguria (66%, 388 kg/ab). Il record per quantitativi smaltiti sotto terra in valore assoluto spetta al Lazio (2,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani), seguito dalla Sicilia (2 milioni di tonnellate) e dalla Puglia (1,2 milioni di tonnellate).
Delle 186 discariche attive nel 2012, 79 erano al Nord, 66 al Centro e 41 al Sud. La regione col maggior numero di impianti è l’Emilia Romagna (18), seguita da Piemonte (16), Sicilia, Toscana e Trentino Alto Adige (14).
Il problema principale sta nel basso costo di smaltimento dei rifiuti in discarica in diversi territori: ad esempio in Puglia il costo medio è di 50 euro per tonnellata, mentre nel Lazio si va dai 40 ai 70 euro/t. Quando i costi sono alti, diventa più conveniente sviluppare la differenziata e il riciclaggio, come dimostrano le regioni più all’avanguardia su questo fronte: è il caso del Veneto (differenziata pari al 63%) dove il costo della discarica arriva fino a 150 euro/t o del Trentino (differenziata pari al 62%) con i suoi 119 euro/t.
Per penalizzare economicamente l’interramento dei rifiuti e rendere residuale questa opzione nel ciclo integrato, il Parlamento italiano nel 1995 ha varato una norma che all’interno della legge 549/95 istituisce il tributo speciale per lo smaltimento in discarica (la cosiddetta ecotassa regionale). Questo strumento è stato raramente utilizzato al meglio ma quando è stato sfruttato in tutte le sue potenzialità i risultati sono stati straordinari. È il caso per alcuni versi della Sardegna ma soprattutto delle Marche che negli ultimi anni hanno utilizzato l’ecotassa per premiare economicamente i Comuni più virtuosi, penalizzando invece quelli che non lo sono stati.

“La strada per uscire dall’emergenza non è in discesa ma se c’è la volontà politica si può fare anche in tempi brevi - ha spiegato Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, nell’illustrare il dossier dell’associazione -. Sull’attività delle discariche pretendiamo il rispetto della direttiva europea e l’uso della leva economica, modificando in Parlamento l’ormai superata legge sull’ecotassa del 1995, per aumentare i costi dello smaltimento, diffondere le raccolte differenziate domiciliari secco-umido e sostenere il riciclo. Si deve approvare una nuova legge anche per bloccare gli incentivi per il recupero energetico, incentivare il riciclaggio e non solo le raccolte differenziate, puntando molto sugli acquisti verdi, ma serve anche completare la rete di impianti per il trattamento dell’organico, ancora carente soprattutto nel centro sud, puntando con decisione sulla digestione anaerobica. Si deve cambiare rotta anche sulla produzione dei rifiuti, utilizzando la leva economica. Chi produce più rifiuti deve pagare di più: questo deve valere per le aziende ma anche per i nuclei familiari. Ci auguriamo fortemente che il Governo e il Parlamento scelgano questa strada con il nuovo tributo sui rifiuti - l’ex Tares, ora Tari - ancora in fase di definizione”.

La proposta di Legambiente per un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per il ciclo integrato dei rifiuti si articola in quattro punti.
1. Tartassare lo smaltimento in discarica
Per disincentivare l’uso in discarica il rispetto della direttiva europea non basta, serve utilizzare la leva economica per imporre un aumento dei costi di conferimento. Tutte le Regioni italiane devono fissare a 25 euro per tonnellata l’entità del tributo regionale per i rifiuti che vengono smaltiti in discarica dopo il pretrattamento. Partendo da questa cifra, le Regioni devono però modulare il pagamento del tributo speciale per lo smaltimento in discarica in base a un criterio di premialità/penalità, basato sull’entità del superamento degli obiettivi di legge sulla percentuale di raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio. Maggiore sarà il superamento, maggiore sarà lo sconto sull’ecotassa praticato ai Comuni virtuosi.
Il Parlamento deve invece trasformare il tetto massimo di 25 euro per tonnellata previsto per l’ecotassa sulla discarica dalla legge del 1995 in una soglia minima e i soldi vanno utilizzati interamente per sostenere progetti di differenziata, riciclaggio e prevenzione.

2. Eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti
Negli ultimi 20 anni la combustione dei rifiuti è stata ampiamente incentivata rispetto ad altre forme di gestione dei rifiuti. Nonostante l’Europa indicasse di perseguire la prevenzione dei rifiuti e il riciclaggio prima del recupero energetico, queste due opzioni non hanno mai avuto lo stesso trattamento di favore riservato alla combustione dei rifiuti. Si deve approvare una norma che blocchi l’erogazione degli incentivi per eventuali nuovi inceneritori, per la combustione dei rifiuti (css) nei cementifici e nelle centrali a carbone, salvaguardando solo quelli per la produzione di biogas dai rifiuti organici differenziati. Andrebbe promossa anche l’uscita degli inceneritori già attivi dai benefici dell’incentivo CIP6, come fatto la scorsa estate con alcune centrali che utilizzavano ad esempio  il gas dalla raffinazione del petrolio.

3. Incentivare il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico
È fondamentale passare più in generale dalla logica degli incentivi solo per le raccolte differenziate a quelli anche per il riciclaggio. Si deve prevedere innanzitutto un regime di IVA agevolata (ad esempio al 10%) per i prodotti o manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato.  Ma è importante anche rendere obbligatori i cosiddetti “criteri ambientali minimi” negli appalti pubblici per promuovere gli acquisti verdi dalla filiera industriale del riciclaggio.

4. Promuovere serie politiche di prevenzione con il principio “chi inquina paga”
L’adozione recente del Programma nazionale di prevenzione da parte del ministero dell’Ambiente è stata per molti versi un’occasione mancata: si delineano scenari ipotizzati, si chiede alle Regioni di attuare politiche di riduzione e non si prevedono ad esempio né finanziamenti per progetti per la concretizzazione delle politiche di prevenzione né sanzioni per chi non le attua. Per prevenire la produzione dei rifiuti, l’unico criterio da adottare è quello previsto dal principio europeo “chi inquina paga”. Il ministero dell’Economia e quello dell’Ambiente devono rivedere il nuovo tributo sui rifiuti (la Tari, ex Tares), calcolandolo solo - come già avviene efficacemente in centinaia di Comuni - sulla effettiva produzione di rifiuti indifferenziati (determinabile secondo peso, volume o numero dei prelievi dei sacchi o bidoni), permettendo alle utenze più virtuose di pagare meno, sganciandolo dalla quota relativa ai cosiddetti servizi indivisibili e garantendo la copertura totale dei costi del servizio.

“Per aumentare il costo di conferimento della discarica facendo leva sull’ecotassa – ha concluso Ciafani - è fondamentale però che il Parlamento corregga l’errore fatto dal ministero dell’Ambiente nell’intenzione di prorogare i termini entro cui raggiungere gli obiettivi di differenziata come previsto dal ddl collegato ambientale alla legge di stabilità approvato dal consiglio dei ministri lo scorso venerdì. Questo avrebbe come conseguenza una sorta di condono per le multe sullo smaltimento in discarica che premierebbe solo chi non ha rispettato fino ad oggi gli obiettivi di legge sulla differenziata”.
Secondo questo ddl infatti il raggiungimento dell’obiettivo del 35% di differenziata viene spostato a fine 2014, il 45% a fine 2016 e il 65% a fine 2020: questo farà sì che le multe sull’ecotassa non si pagheranno fino a tutto il 2014 e dal 2015 le pagheranno solo i Comuni che non avranno raggiunto nell’anno precedente solo il 35% di raccolta differenziata. E le multe che dovrebbero pagare quest’anno i Comuni non virtuosi per non aver raggiunto lo scorso anno il 65% di differenziata si pagheranno addirittura nel 2021. Una vera beffa per i Comuni virtuosi che hanno già raggiunto questo obiettivo lo scorso anno come previsto dal d.lgs. 152/2006.
Vale la pena sottolineare infine che il ddl collegato ambientale alla legge di stabilità prevede che gli incentivi per gli acquisti verdi arriveranno dal pagamento delle multe sull’ecotassa, che però si pagherebbero solo a partire dal 2015, e questo rende ancor più grave il danno procurato dalle potenziali proroghe sugli obiettivi di raccolta differenziata.

Usare la bici porta 200 miliardi di euro di benefici

Solo i costi sanitari vengono ridotti di 110 miliardi. Con ogni euro speso se ne guadagnano 70

Il 20mo raduno di bicicli storici al parco Letna a Praga il 2 novembre (Epa)Il 20mo raduno di bicicli storici al parco Letna a Praga il 2 novembre (Epa) Usare la bici genera 200 miliardi di euro di benefici economici in Europa in base a uno studio condotto dalla European Cyclists’ Federation (Ecf).
Fonte e articolo: La Stampa, Tuttolibri,  
 
«Ologramma per il re»

Alan cade dalla bicicletta
e bussa al re invisibile

Dave Eggers, Ologramma per il re , trad. Vincenzo Mantovani, Mondadori pp.282, € 18.50
Alan Clay ha cinquantaquattro anni, una feroce ex moglie e una figlia che ora, egli teme, dovrà rinunciare al college, in quanto non ci sono più soldi per pagarle la retta. La recessione infatti ha colpito anche lui, abile venditore che però a un certo punto ha fatto il passo più lungo della gamba illudendosi di rivitalizzare una storica fabbrica di biciclette cui era legato per motivi più sentimentali che finanziariamente realistici.

Scippata, rincorre e ferma il ladro il lungo inseguimento in bicicletta 

Fonte e aerticolo: La tribuna di Treviso

Cinquantenne di San Biagio sorpresa dal malvivente in via Priamo Tron non si perde d’animo: dopo qualche chilometro di corsa lo raggiunge e lo costringe a consegnare la refurtiva

“Molière in bicicletta” dal 12 dicembre al cinema


Il film uscirà nelle sale italiane il 12 dicembre, dopo lo straordinario successo ottenuto in Francia

Arriva in Italia il 12 dicembre “Molière in bicicletta”, la nuova commedia di Philippe Le Guay con Lambert Wilson, Maya Sansa e Fabrice Luchini.

venerdì 15 novembre 2013

Comunicato Ikon Ecco i vincitori della terza edizione del concorso “PREMIO IMPATTO ZERO”, promosso da Arci per diffondere la sostenibilità e valorizzare le buone pratiche ecologiche e sociali.  

100 candidature da tutta Italia che raccontano l’Italia sostenibile di cittadini, associazioni e cooperative

Padova, 14 novembre 2013 – Dalla cucina solare portata in Africa per cuocere cibi e rendere potabile l’acqua senza spreco di energie e di risorse ai progetti contro lo spreco alimentare che garantiscono il reinserimento lavorativo a persone con disagio; dai cicloitinerari turistici interattivi al recupero di pc e materiale informatico per scuole e progetti umanitari fino all’“ecoaperitivo” e al condominio “solidale” che condivide spazi ed esperienze di socialità. E ancora, il triciclo attrezzato con tavoli, sdraio, amache per trascorrere una giornata all’aria aperta, magari con un picnic, e borse create con gli scarti dei giochi gonfiabili abbandonati in spiaggia a fine estate, l’orto “ciclabile” per disabili e il centro di accoglienza per migranti con ciclofficina e laboratorio di recupero. Sono solo alcune delle 98 buone pratiche di cittadini, associazioni e cooperative di tutta Italia (14 regioni e 33 province rappresentate) che si sono candidate al “PREMIO IMPATTO ZERO” e hanno l’obiettivo di ridurre gli sprechi di risorse e di energia, limitare la produzione di rifiuti e diffondere le buone abitudini ecologiche con un’attenzione per la solidarietà, l’inclusione sociale e la promozione culturale. “Premio Impatto Zero” è un’iniziativa che intende valorizzare le buone pratiche ecologiche e diffondere la cultura della sostenibilità, ed è ideata e promossa da Arci Padova, con il contributo di Camera di Commercio di Padova, AcegasAps-Gruppo Hera e Coop Adriatica, in collaborazione con Legambiente, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Centri Servizi Volontariato del Veneto, Legacoop Veneto, Confcooperative Padova e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del Comune di Padova. Ad assegnare la vittoria, per le categorie Italia e Veneto, un’apposita commissione di esperti e rappresentanti delle istituzioni e delle realtà promotrici che hanno valutato originalità, impatto sull’ambiente, efficacia nella promozione, esportabilità delle prassi e impatto sociale. A vincere per la categoria cittadini sono, per l’Italia, Paolo Rosazza Prin di Torino con il progetto del suo condominio in cui gli inquilini condividono capacità, esperienze di sostenibilità, una sala prove, un laboratorio creativo con l’utilizzo di materiali di recupero , aggiudicandosi così un soggiorno all’Abano Ritz Hotel e una fornitura di prodotti biologici Baule Volante; per il Veneto, Ottorino Saccon di Santa Lucia di Piave(Treviso), che riceve buoni spesa Coop Adriatica per 500 euro, col progetto “Cucina solare”: una parabola in alluminio a raggi solari che Ottorino insegna a realizzare come volontario in Africa e grazie alla quale è possibile cucinare i cibi e pastorizzare l’acqua. Va al “Progetto Nuova vita”, organizzazione di volontariato di Olgiate Olona (Varese) - che ottiene una fornitura di prodotti biologici Alce Nero&Mielizia di 500 euro - il premio dedicato alla migliore associazione italiana per il riuso e la rigenerazione di computer e rifiuti elettronici poi donati a scuole e progetti umanitari. Per il Veneto il coordinamento Volontariato di Montebelluna (Treviso) si aggiudica un buono spesa Coop Adriatica del valore di 500 euro grazie al progetto “Nessuno escluso”: 30 volontari raccolgono in supermercati e aziende alimentari prodotti in scadenza, subito consegnati alle famiglie bisognose con un servizio porta a porta. Infine, la categoria delle cooperative: per l’Italia “Voli Group” di Bologna vince un buono spesa Coop Adriatica di 500 euro con il progetto “Tour.Bo – I colli in bici”, itinerari interattivi in bicicletta, che coniuga mobilità sostenibile e nuove tecnologie grazie all’ausilio di qr code. Gruppo_R (realtà del Gruppo Polis) di Padova è la migliore cooperativa veneta con il progetto “Food Recovery”: gli utenti del centro diurno occupazionale “La Bussola” raccolgono e smistano le eccedenze alimentari delle mense scolastiche della città, utilizzate poi per i pasti di persone in stato di emarginazione sociale presso il centro. + Nelle due sezioni speciali, a vincere come migliori filmati per Video “Eco courts” (novità 2013), iniziativa in collaborazione col progetto “Life+ECO Courts”, sono “Happy hour, happy planet” che racconta l’aperitivo come evento “sostenibile” con, prodotti a km 0, riutilizzo di piatti e bicchieri, risparmio idrico, lampade a led e arredamento di recupero; “La nuova vita delle cose” con cui si promuove lo scambio di oggetti senza l’uso del denaro nella “Cianfrusoteca”; “La storia di eco” che spiega nella lingua italiana dei segni per non udenti come si fa la raccolta differenziata e, infine, “Cos’è l’energia solare?”, video realizzato per insegnare a bambini e ragazzi, con un linguaggio semplice e una grafica efficace, cosa sono e come si impiegano le energie rinnovabili. Il “Premio città di Padova”, dedicato alla miglior candidatura patavina (un buono di 300 euro per l’acquisto di una bici elettrica Italwin), va a “Per il mondo onlus” per l’impegno nell’educazione dei giovani alla sostenibilità ambientale e al recupero di materiale di scarto, e per il sostegno a progetti umanitari in zone di conflitto. Infine, tre menzioni speciali: al gruppo di genitori della scuola Valeri di Padova per la creazione di un’aula informatica nella scuola dei figli grazie al recupero di pc, a Paola Magro di Rovigo per la promozione della pratica del baratto tramite una pagina Facebook e Lucia Costa di Bologna per l’ideazione del sito filocorto.it che mira a creare gruppi d’acquisto per prodotti locali.

giovedì 14 novembre 2013

Mani Mani Mani

Comunicato Stecca Siamo aperti mercoledì (forse) dalle 16,30 alle 20, sabato (forse) dalle 11.30 alle 20. Consultate il sito per aperture e chiusure straordinarie: grazie! http://www.piubici.org http://www.facebook.com/piubici Associazione +bc, ciclofficina in via de Castillia 26 a Milano

italiana di psicoanalisi organizza una giornata di studi a Roma. «È un virus, dobbiamo organizzare le difese»

La lunga guerra al pregiudizio

Così i razzismi si combattono nel cervello. E nella cultura

Fonte e articolo completo: Corriere della Sera

[...]In pratica funzionerebbero come un meccanismo di difesa caratterizzato dalla proiezione, per cui si attribuiscono ad altri quelle parti di sé che non si riesce a riconoscere come proprie e dunque ad eliminare. Per questo succede che i propri istinti aggressivi vengano trasposti sugli stranieri, che la nostra avidità misconosciuta finisca per essere associata agli ebrei, che gli omosessuali siano un simulacro delle nostre ansie di passività e che certe caratterizzazioni delle donne parlino della nostra paura di non essere all’altezza. In questo senso, spiega Argentieri, «la non integrazione psicologica e la lontananza dal proprio sentire autentico sono uno dei terreni più fertili per la nascita di pregiudizi». Quante volte chi esordisce dicendo «Non ho pregiudizi, ma…» finisce per rivelarne più degli altri. Sono contenuti che forniscono un ottimo strumento di analisi, dicono molto di noi e delle nostre paure, ma non dimentichiamoci la carica di aggressività che portano con loro.
È partita nel 2007 da Città del Capo e da allora sta facendo il giro del mondo. Più che altro sembra essere entrata in orbita. Sono infatti trascorsi sei anni dalla partenza. In un attimo ha venduyto tutto ed è partita. Si trova attualmente in Asia. Il suo nome è Leana Niemand.

 

Ad Aleppo in mini-bike

© Nish Nalbandian, In bici nel distretto Sakhour di Aleppo, Siria 18 april 2013

Uccisi dal limite di velocità

Interessante articolo di Alberto Fiorillo sulla lettura dei dati Aci-Istat sugli incidenti stradali. Solo una minima parte degli incidenti è dovuta all'eccesso di velocità. Allora o sono sbagliati i numeri del Rapporto oppure i limiti sono sbagliati, poiché è evidente - afferma Fiorillo - che la causa, o meglio la concausa, è sempre la velocità del veicolo, alta o bassa che sia (n.d.r.). 

 

"C’è un numero inaspettato nel rapporto appena presentato da Aci e Istat sugli incidenti stradali. Sui 231.073 sinistri del 2012 solo 25.907 (l’11,2% – l’undici virgola due per cento) sono attribuibili al mancato rispetto dei limiti di velocità".


Fonte e articolo completo: L'Espresso

Un'altra opera inutile e anacronistica

Comunicato Verdi

VERDI: CON I CITTADINI DEL COMITATO NO-SAT CONTRO OPERA COSTOSA ANACRONISTICA E DANNOSA
SI’ A MESSA IN SICUREZZA AURELIA, NO A OPERA AD ALTO IMPATTO AMBIENTALE CHE TRASFORMA STATALE PUBBLICA GRATUITA IN AUTOSTRADA A PAGAMENTO

I VERDI SOSTENGONO MANIFESTAZIONE COMITATO TERRITORIALE NO-SAT ORGANIZZATA PER DOMENICA 17 NOVEMBRE
QUANDO CAROVANA ITINERANTE IN DIFESA DELLA VECCHIA AURELIA SI MUOVERÀ SU TRATTA CIVITAVECCHIA- FOLLONICA

“I Verdi sostengono la manifestazione del Comitato territoriale No-Sat organizzata per domenica 17 novembre. Non siamo disposti ad accettare la costruzione di un’autostrada inutile, anacronistica perché ispirata al modello trasportistico del secolo scorso, fonte di sicuri sprechi economici e consumo di territorio, che prevede la cessione gratuita ai privati dell’Aurelia e della stessa Variante Aurelia, scippandole alle Comunità locali”. Lo dichiarano in una nota congiunta il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli e il Presidente dei Verdi del Lazio Nando Bonessio che proseguono: "Si tratta della solita grande opera inutile attraverso la quale la casta politica regala una strada pubblica vitale per i cittadini ad una società privata, con grave pregiudizio per i destini delle comunità locali, mentre allo stesso tempo si assiste al voluto affossamento del trasporto pubblico dei treni passeggeri a lunga e a breve percorrenza, che condanna i pendolari alla marginalità nel contesto nazionale”. 

"Si continua a privilegiare il trasporto merci su gomma, energivoro e inquinante, mentre i dati di Autostrade per l’Italia indicano un calo di veicoli in transito sulla tratta Roma-Civitavecchia - concludono Bonelli e Bonessio -. La vera esigenza è quella di optare immediatamente per un sistema di mobilità integrata e correttamente inserita nell’ambiente, ossia un “corridoio tirrenico”, basato sull’ammodernamento dell’Aurelia, che dovrà restare pubblica, e sulla piena utilizzazione delle potenzialità dell’asse ferroviario maremmano e della navigazione costiera lungo la naturale “autostrada del mare”.

17 Novembre Pedalata Roma & il cinema

Comunicato Biciebike/Sherwood 


17 Novembre Pedalata Roma & il cinema

Immagine tratta dal film Ladri di biciclette.Domenica 17 Novembre nell'ambito della promozione delle due ruote ecologiche intese come mobilità, turismo e sport per tutti, Biciebike/Sherwood propone a tutti i ciclisti e cicliste della capitale la pedalata Roma & il Cinema.
Cinema, che ha visto la capitale come spettacolare set di numerosi film sul neorealismo, promossi e girati da diversi registi come Rossellini, Scola, Moretti e Muccino, anche romani di adozione come: Fellini, Antonioni, Bertolucci, Germi e Pasolini.
La Ciclopasseggiata su due ruote si snoderà, dal centro storico e dintorni con alcune soste dove sono state girate le pellicole di numerosi film come Ladri di Biciclette, Mamma Roma, la Dolce Vita, Poveri ma Belli.
Per chi vuole partecipare a questa iniziativa in bici primo appuntamento alle 9.30 Metro Circo Massimo, secondo appuntamento a Piazza del Popolo alle 10.

mercoledì 13 novembre 2013

La bici di Jimi

"Ricordo solo un buon Natale nel 1955, quando Jimi ricevette la sua prima bicicletta e io un camion giocattolo".
La famiglia Hendrix a Seattle, Leon, Al e Jimi
Articolo Jimi by Leon Hendrix: Inside a Voodoo Childhood, pubblicato su Classic Rock, settembre 2013. Versione integrale qui.

martedì 12 novembre 2013

Shifter fai da te economici e resistenti





Sue Knaup dirige One Street, un'organizzazione internazionale di sostegno alla bicicletta. Ha disegnato una leva cambio economica, che si può costruire con pezzi facilmente reperibili in tutto il mondo, comprese le zone rurali in cui la bicicletta è spesso l'unico e insostituibile mezzo di trasporto e da carico. Lo shifter costa pochissimo. Così si fa a meno - afferma Knaup - di "leve costose e ridicolmente complesse che sono di solito integrate nelle leve freno o manettini a buon mercato fatti di plastica e latta. Entrambi i tipi si danneggiano in ochi mesi di uso quotidiano e non possono essere riparati".
 Il video esplicativo per la costruzione delle leve cambio si trova qui:
Un tappo a corona, una fascetta, una vite, un dado, una levetta, una basetta di alluminio è la leva è pronta. Geniale!

Aggiungo gli utili commenti dei compari ciclisti su FB, con foto e link molto interessanti:
Utilissime le indicazioni che mi manda Mauro P. in un messaggio:
Mauro Posarelli
 per ralizzare le rondelle di attrito e per una meccanica semplice ed efficiente e soprattutto duratura nel tempo bisogna fare esattamente come son fatte le levette Campagnolo che dopo 50 anni funzionano ancora perfettamente. Le possibilità sono due : 1- Realizzare una molla a rondella semiconica spinta da una rondella piana. 2- Realizzare una rondella un lato piana - un lato convessa che contrasta con una piana. Per una officina, è un lavoro da poco. C'è anche la possibilità di realizzare le due rondelle in lamierino di rame o di ottone che con una goccetta di olio fanno da rondelle di attrito senza ingranarsi.(da Provare assolutamente). Il tappo a corona scusa l' espressione ma non serve ad un tubo. Non è acciaio Ma è ferraccio zincato o stagnato o cadmiato o nichelato. In più il suo contatto con alluminio, con un pò di umidità fa una pila e dopo un pò butti via tutto e si rovina la superficie dell' alluminio. Saluti e buon lavoro / divertimento. M

n.d.r.: aggihngo la possiblità di inserire una rondella di teflon, fa attrito, ma è un po' dura. Comunque da provare.