lunedì 17 giugno 2013

Ciclabilità: o la rivoluzione o niente

Quando si parla di bicicletta in città da parte degli amministratori si sentono dire un sacco di fesserie, soprattutto da chi non ha un interesse specifico a promuovere la bici come mezzo di spostamento (la maggioranza). E a volte capita di raccogliere anche ciniche considerazioni. Una di queste mi è stata riferita qualche anno fa. Mi hanno detto che qualcuno aveva detto che promuovere (seriamente) la bici a Roma avrebbe portato a un aumento delle vittime. L'ovvia conseguenza era che non fare niente era meglio che fare qualcosa. Molti amministratori non aspettano altro che trovare simili scappatoie a costo zero e di indubbia efficienza.
Questo discorso torna di attualità dopo la pubblicazione degli ultimi dati Istat relativi alla mobilità urbana, che vedono un aumento delle vittime fra pedoni e ciclisti. E torna di attualità a Roma, dopo l'insediamento del nuovo sindaco di Roma, Ignazio Marino, giunto al Campidoglio pedalando. Nella Capitale potremmo essere giunti a una svolta, o comunque se ne offre l'opportunità, dopo il nulla fascistizzante del predecessore del predecessore di Marino.
I dati Istat vanno letti per bene, e non bisogna far dire ai numeri cose che non dicono. Bisogna leggere i dati, guardando a quanto è stato fatto nelle maggiori metropoli del mondo in tema di ciclabilità.
Lì la lezione è: o fai la rivoluzione o quanto fai non servirà a nulla. Per orecchie più pudiche: o porti a termine interventi strutturali, sistemici, oppure sarà.solo fuffa, o giù di lì. In tema di mobilità di una metropoli, una faccenda che riguarda le infrastrutture e le condizioni di vita di milioni di persone, la politica dei piccoli passi non funziona. Facciamo un esempio. Come se a Roma costruissero una linea della metropolitana ogni vent'anni... E qualche imbecille divulgasse gratuitamente le ipotesi che i ritardi sono imputabili ai ritrovamenti archeologici. Ah, è quello che è successo: scusate, non mi veniva un esempio migliore.

Per fare un altro esempio riguardante Roma: quanta gente non usa i mezzi pubbblici per principio, sulla base del fatto che non funzionano? Quanta gente neanche prova a usare autobus e metro? E quanta gente non usa la bici per andare a scuola o al lavoro, per principio o pregiudizio? Gli utili idioti al megafono dicono che ci sono i sette colli, si suda e bla bla bla.
L’ultimo rapporto Istat riguarda la mobilità urbana e lavora su dati del 2011. L’indice di mortalità, ovvero il rapporto tra morti e incidenti che coinvolgono le biciclette, è pari a 0,86 ciclisti per incidente e 0,38 morti in incidenti che coinvolgono ciclisti ogni 100 mila abitanti.
Se guardiamo all'estero si neutralizzerà un altro tormentone che stravolge i dati Istat, in bocca i soliti idioti-ignoti. Non è vero in assoluto che per migliorare la ciclabilità servano infrastrutture, questo lo dicono i costruttori e asfaltatori e appaltatori.  Bastano corsie dipinte per terra, divieti di sosta, l'esempio degli amministratori. Ma non solo intorno alla piazzetta del quartiere. Altrimenti meglio dire che non far niente è meglio che promuovere la ciclabilità.

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