Referendum
17 aprile, Legambiente: allarmismo strumentale, l’alternativa al gas delle
trivelle esiste già, col biometano si può produrre una quantità di gas quattro volte superiore a
quella che si estrae dalla piattaforme entro le 12 miglia
Ma il
governo blocca gli investimenti nel biometano
L’alternativa alle trivellazioni di gas in Italia esiste già: con il biometano si può produrre una quantità di gas quattro volte superiore a
quella che si estrae dalla piattaforme entro le 12
miglia , creando più lavoro e opportunità per i territori.
“Il vero grande giacimento italiano da sfruttare - dichiara Edoardo
Zanchini, vicepresidente di Legambiente - non è sotto i nostri mari ma nei
territori, e nella valorizzazione del biogas e del biometano prodotti da
discariche e scarti agricoli”.
All’allarme, sollevato sul referendum del 17 aprile sulle trivellazioni
in mare entro le 12 miglia, su un’Italia messa in ginocchio senza il gas estratto da quelle trivelle
e costretta ad aumentare le importazioni dall’estero via nave, Legambiente
risponde che sono tutte bugie, citando numeri e studi. Il gas estratto nelle
piattaforme oggetto del referendum non arriva al 3% dei consumi nazionali. E,
com’è noto, il gas nel nostro Paese arriva attraverso i gasdotti.
“I numeri sono
chiarissimi - prosegue Zanchini - già oggi si produce elettricità in Italia con
impianti a biogas che garantiscono il 7% dei consumi. Ma il potenziale per il
biometano, ottenuto come upgrading
del biogas e che può essere immesso nella rete Snam per sostituire nei diversi
usi il gas tradizionale, è in Italia di oltre 8miliardi di metri cubi. Ossia il
13% del fabbisogno nazionale e oltre quattro volte la quantità di gas estratta
nelle piattaforme entro le 12
miglia oggetto del referendum. Il problema è che questi
interventi sono bloccati proprio dalle scelte del Governo”.
Legambiente ha messo a
confronto i dati sulle estrazioni di gas nei mari italiani con il potenziale di
sviluppo del biometano in Italia, calcolato dal Cib (Consorzio italiano
biogas), e i risultati fanno comprendere il grande vantaggio che l'Italia
trarrebbe da questa scelta. Si potrebbero, infatti, realizzare impianti
distribuiti in tutto il Paese per produrre biogas e biometano, dalla digestione
anaerobica dei rifiuti o di biomasse e scarti agricoli, con vantaggi rilevanti
nei territori, sia in termini economici che occupazionali, che di risoluzione
dei problemi di smaltimento dei rifiuti. Secondo i dati dell'Isfol (Istituto
per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) gli occupati
nelle piattaforme oggetto del referendum sono 3mila, ossia già oggi meno dei
5mila occupati nel biogas, con la differenza che questi ultimi possono arrivare
a superare i 12mila occupati stabili e con potenzialità maggiori proprio al Sud
e nelle aree agricole.
Ma il problema,
denuncia Legambiente, è che questi investimenti sono bloccati da barriere
assurde. In primis il fatto, incredibile, che il biometano non possa essere
immesso nella rete Snam. Da anni viene, infatti, ritardata l’approvazione di un
decreto che dovrebbe permettere qualcosa di assolutamente scontato e
nell’interesse generale. Uno stop che ha come unica motivazione quella di non
aprire alla concorrenza nei confronti di quei gruppi che distribuiscono gas,
come Eni, che sono proprio coloro che possiedono larga parte delle concessioni
di gas nei nostri mari.
Non si comprende la
ragione dei rinvii da parte del Governo Renzi, come dei provvedimenti che hanno
tagliato gli incentivi alle rinnovabili, se non con una politica che ha
guardato solo a favorire le fossili come quella che, a partire dal decreto
Sblocca Italia, ha caratterizzato l'azione del Governo.
Del resto, a
dimostrare i privilegi di cui godono le estrazioni di idrocarburi è un dato che ha dell’incredibile: 20
delle 26 concessioni che estraggono gas entro le 12 miglia dalla costa non
pagano le royalties. La ragione sta nel fatto che sotto una certa quantità
l’estrazione è “gratis”, come se quelle risorse non appartenessero agli
italiani ma fossero proprietà privata dei gruppi energetici.
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