Tempo fa sono entrato in contatto con l'Associazione Motociclisti Incolumi. Calma, calma, già intravedo lunghe discussioni sulla differenza tra moto e bici. Non c'è problema. Non faccio fatica ad ammettere decine di spiacevoli incontri sulle strade con mezzi a motore a due ruote, in particolare i cosiddetti scooteroni, mezzi che personalmente odio e abolirei del tutto, specialmente sopra una certa cilindrata. (In particolare ricordo chiaramente una mancata collisione ad alta velocità e due urti a bassa velocità, per fortuna senza danni.)
Detto ciò mi hanno davvero interessato i discorsi sulla sicurezza stradale fatti fatti al telefono con Marco Guidarini, motociclista e traumatologo, da cui il soprannome Dottor Jeckyll con cui è conosciuto tra i bikers. Di Guidarini sto ora leggendo l'edizione ampliata del libro Una guida per chi guida (peccato che Marco non si chiami Guido, a questo punto). L'editore è la stessa AMI e uesta edizione del libro è uscita nel 2013. Guidarini parla spesso anche dei ciclisti. Dal punto di vista di un motociclista chi va su due ruote è un utente debole. Anche chi va in un'utilitaria è debole rispetto a una betoniera, ma l'utenza debole è indubbiamente quella che si sposta a piedi, pedalando e su due ruote con motori poco potenti..
In questo libro, ci sono diverse cose interessanti anche per il ciclista. Esse riguardano l'attenzione nella guida, l'equipaggiamento, la sicurezza attiva e passiva. Guidarini insiste molto sull'educazione del motociclista. Ancora di più, noi ciclisti dovremmo insistere su quella di chi pedala. Troppe volte vediamo gente procedere sul lato sinistro della strada o vestita di nero senza luci di notte, quando magari il Comune ha spento le luci per risparmiare. Si sale in bici senza preparazione. Impariamo tutto sulla strada pedalando. Posso dire che è una buona scuola, ma ci vuole tempo, si corrono vari rischi (più di quanti non se ne corrano normalmente) e si limita fortemente il numero di ciclisti quotidiani. Una bella fetta del mio Manuale di resistenza del ciclista urbano, edito da Ediciclo è dedicata proprio alla guida su strada in bicicletta. Nel testo di Guidarini ho trovato varie idee e alcune considerazioni che sfatano luoghi comuni. Il primo è la causa di lesioni. Il vero pericolo sono i pali, gli alberi, i black-spots, le rotatore mal progettate. Ma il problema ancora più profondo, insiste Guidarini, con gran copia di esempi, è soprattutto politico. È una questione di attenzione e di investimenti: in questo il dramma della mancanza di sicurezza stradale in Italia vale per ciclisti e motociclisti. Ma, in fondo, vale per tutti. Anche se qualcuno è più viulnerabile di altri.
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