Da Olbia a Pescara, il consumo e 
l’impermeabilizzazione dei suoli aumenta il rischio 
clima
 Alla vigilia della giornata mondiale dei 
suoli, Legambiente presenta 
L’insostenibile 
consumo di suolo (Edicom 
edizioni)
Contribuisce al riscaldamento 
globale, minaccia la biodiversità e la sicurezza 
alimentare,
eppure il cemento in Italia 
cresce al ritmo di 8 metri quadri al secondo
“Per 
dire basta alle vittime delle alluvioni, degli effetti dei cambiamenti climatici 
e del dissesto idrogeologico dobbiamo prendere atto che non è possibile 
continuare a cementificare il territorio. L’impermeabilizzazione dei terreni 
impedisce il naturale defluire delle acque e aumenta significativamente i rischi 
e i pericoli legati alle alluvioni Affinché non si ripetano tragici eventi, 
come quelli avvenuti recentemente in Sardegna come a Pescara e per salvare il 
paesaggio italiano, diciamo basta al consumo di suolo”.
In 
occasione della giornata mondiale dei suoli che ricorre domani, giovedì 5 
dicembre, Legambiente torna a lanciare un appello al Presidente del Consiglio Enrico Letta e a chiedere a 
Parlamento e Governo una corsia preferenziale per discutere e approvare 
finalmente in questa legislatura una legge che fermi il consumo di suolo 
e 
premi, invece, la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del 
patrimonio edilizio esistente, per avviare il 
cambiamento verso la rigenerazione urbana, secondo un nuovo modo di concepire il 
territorio e gli spazi urbani in chiave sostenibile. 
L’impermeabilizzazione 
infatti, influisce fortemente sul suolo: un suolo pienamente funzionante 
immagazzina fino a 3.750 tonnellate per ettaro o circa 400 mm di precipitazioni 
(in altri termini, un metro cubo di suolo poroso può trattenere tra 100 e 300 
litri di acqua). L’impermeabilizzazione riduce l’assorbimento di pioggia nel 
suolo, in casi estremi impedendolo completamente, con tutta una serie di effetti 
diretti sul ciclo idrogeologico, ma anche alcuni effetti indiretti sul 
microclima a livello di temperatura e umidità del suolo per il rischio di frane, 
ecc.
Proprio il consumo di suolo sarà 
protagonista oggi di un convegno a Roma presso la Rappresentanza in Italia della 
Commissione Europea, durante il quale verrà presentato il libro L'insostenibile consumo di suolo, 
edito da Edicom Edizioni, alla presenza degli autori e con la partecipazione del 
Sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria 
Borletti Buitoni, dell'on. Ermete 
Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, 
del Presidente nazionale di Legambiente 
Vittorio Cogliati Dezza e di 
Giovanni Caudo, Assessore all'Urbanistica del Comune di 
Roma).
 “L'insostenibile consumo di 
suolo”, 
scritto a sei mani da Ciro Gardi, Nicola Dall'Olio e Stefano 
Salata, 
presenta una panoramica dei processi di consumo di suolo, 
partendo da una descrizione di ciò che avviene a livello globale, per arrivare 
ad analizzare in dettaglio la situazione nel nostro Paese. Vengono descritte 
inoltre sia le cause di tale fenomeno, sia le conseguenze, a livello di 
sicurezza alimentare, sicurezza idraulica, cambiamento del clima e altro 
ancora.  Vengono infine presentate le 
possibili azioni correttive, sia da un punto di vista normativo che da un punto 
di vista tecnico. Gli autori argomentano quanto sia 
necessario oggi governare il processo di conversione degli usi del suolo in atto 
a scala planetaria, europea ed italiana, fino ad individuare nella 
responsabilizzazione all’uso locale della risorsa uno dei temi più importanti 
per limitare, mitigare o compensare i futuri consumi di 
suolo.
Nel volume viene presentata una 
panoramica dei processi di consumo di suolo in corso valutando lo stato di 
avanzamento dell’attività di rilevazione delle variazioni d’uso del suolo in 
Italia e gli impatti che tale fenomeno determina in alcuni contesti regionali 
italiani. Infine, nel volume viene presentata una rassegna delle azioni e 
delle buone pratiche che possono essere intraprese ai differenti livelli 
amministrativi per ridurre, e nel lungo termine azzerare, il consumo di suolo in 
coerenza con l'obiettivo comunitario di consumo netto pari a 
zero. 
“Il suolo è un bene comune e una 
risorsa limitata e non rinnovabile – ha dichiarato il presidente di Legambiente 
Vittorio Cogliati Dezza -. C’è 
bisogno di una legge per fermare il consumo di suolo intervenendo sulle cause 
che lo determinano, che vanno dalla bolla finanziaria intorno all'edilizia 
all'uso distorto degli oneri di urbanizzazione. Se vogliamo fermare il consumo 
di suolo, è obbligatorio favorire la rigenerazione urbana: occorre intervenire 
sul patrimonio esistente, trasformare le periferie in ecoquartieri, ripensare la 
mobilità urbana e periurbana. Lo si può fare sviluppando un nuovo equilibrio tra 
fiscalità e incentivi che renda attraente, efficace e più semplice 
l'investimento nella città già costruita, impedendo che si producano anonime 
urbanizzazioni e piastre commerciali ai danni di campagne, coste e spazi 
aperti”.
Il 
consumo di suolo è una delle più insidiose ed irreversibili forme di 
degradazione del suolo: si verifica ogni volta che un’area agricola, 
seminaturale o naturale viene trasformata in area urbanizzata. È un fenomeno 
trasversale che interessa, con intensità variabili, qualsiasi Paese del mondo. 
In Europa ad esempio, nel periodo 
compreso tra il 2000 ed il 2006, è stata “sacrificata” un’area più di 600 mila 
ettari ad una velocità di più di 100 mila ettari all’anno. Ciò implica che ogni 
anno in Europa è stata costruita una città come Berlino. In Italia ad esempio, a fronte di una 
crescita demografica ed economica quasi nulla, le aree urbanizzate continuano a 
crescere al ritmo di diverse decine di ettari al giorno. 
Sulla base dei 
dati forniti dall’Agenzia europea dell’ambiente, un rapporto pubblicato dalla 
Commissione europea nel 2011 stima che la quota rilevata d’incremento di terreno 
occupato nell’Ue fra il 1990 e il 2000 fosse circa 1000 km² l’anno, pari a una 
superficie maggiore della città di Berlino, ovvero 275 ettari al giorno; dal 
2000 al 2006, l’incremento della quota di terreno occupato è scesa a 920 km² 
l’anno (252 ettari al giorno), ma non si sa ancora se questa tendenza possa 
dirsi confermata per il futuro. Il risultato è che nel 2006 ogni cittadino 
dell'Ue aveva un'impronta di occupazione del territorio di circa 390 m², vale a 
dire 15 m² in più rispetto al 1990. Di questi 390 m², circa 200 m² sono 
effettivamente impermeabilizzati, cioè coperti da cemento o asfalto, per un 
totale di 100 000 km², ovvero il 2,3% del territorio 
dell’Ue.
Per quanto 
riguarda l'Italia, i dati dell'Agenzia europea dell'ambiente valutano nel 2,8% 
la percentuale di territorio cementificata, quindi al di sopra della media 
europea, e l'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale 
(ISPRA) stima un consumo di suolo di 8 m² al secondo. Il fenomeno è stato più 
rapido negli anni 90, periodo in cui si sono sfiorati i 10 m² al secondo, ma il 
ritmo degli ultimi cinque anni si conferma comunque accelerato, con una velocità 
superiore agli 8 m² al secondo. Questo vuol dire che ogni cinque mesi viene 
cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una 
pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l'Italia è 
passata da poco più di 8 000 km² di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20 500 
km²nel 2010, un aumento che non si può spiegare solo con la crescita 
demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m² per ogni italiano, 
nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340 m².
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