lunedì 16 dicembre 2013

Riforma dei delitti ambientali necessaria

Comunicato Legambiente

I DELITTI AMBIENTALI NEL CODICE PENALE: UNA RIFORMA DI CIVILTÀ

 MURONI (LEGAMBIENTE): “UN’INADEGUATA LEGISLAZIONE AMBIENTALE HA PERMESSO LA DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO. URGENTE AGGIORNARE LE NORME PER SCONGIURARE NUOVI ECOCIDI”

I TANTI DISASTRI AMBIENTALI, A PARTIRE DA QUELLO DELLA TERRA DEI
FUOCHI, CON TUTTE LE CONSEGUENZE SANITARIE E AMBIENTALI, FORSE SI
SAREBBERO POTUTI EVITARE. Dopo vent'anni di attesa speriamo che questa
legislatura sia quella giusta per dotare il nostro paese di una adeguata
tutela penale dell'ambiente, necessaria premessa per affrontare in
maniera più efficace le diverse forme di criminalità ambientale ed
ecomafiosa, causa principale di disastri ambientali e sanitari che
sfregiano l'Italia, da un capo all'altro dello stivale.

L'occasione concreta è l'approvazione in Parlamento, in tempi rapidi,
di un testo coordinato che sintetizzi i due disegni di legge già
presentati nelle competenti commissioni, a firma rispettivamente dei
deputati Ermete Realacci e Salvatore Micillo. Passo necessario per
realizzare ciò che Legambiente definisce, senza eccesso di enfasi, una
riforma di civiltà. Pensata e voluta nell'interesse di tutti e che,
adesso, per concretizzarsi ha bisogno del massimo sforzo da parte delle
forze politiche. UNA RIFORMA NECESSARIA, QUINDI, E NON PIÙ
PROCRASTINABILE.


Di questo si è parlato oggi a Roma nel corso di un convegno organizzato
da Legambiente e coordinato dal giornalista FABRIZIO FEO, cui hanno
partecipato il direttore generale di Legambiente ROSSELLA MURONI, il
procuratore della Direzione nazionale antimafia FRANCO ROBERTI, il
presidente nazionale di Legambiente VITTORIO COGLIATI DEZZA, il
direttore generale di Libera ENRICO FONTANA, il presidente della
commissione Ambiente della Camera dei deputati ERMETE REALACCI, la
presidente della commissione Giustizia della Camera dei deputati
DONATELLA FERRANTI, LOREDANA DE PETRIS della commissione Affari
costituzionali del Senato della Repubblica, SALVATORE MICILLO della
commissione Giustizia della Camera dei deputati e FABIO GRANATA di Green
Italia.



“La riforma di civiltà che invochiamo da tempo - HA DICHIARATO IL
DIRETTORE GENERALE DI LEGAMBIENTE ROSSELLA MURONI - parte proprio
dall'inserimento nel Codice penale, con l'aggiunta di uno specifico
Titolo, dei delitti contro l'ambiente, ponendo rimedio alla situazione
attuale di disordine normativo con norme sparse in diversi testi unici,
codici, decreti legislativi etc. Un intero Titolo, quindi, che possa
disciplinare con pene efficaci, proporzionate e dissuasive - come ci
chiede l'Europa - alcune fattispecie specifiche".



Tra queste Legambiente individua L’INQUINAMENTO E IL DISASTRO
AMBIENTALE, I DELITTI AMBIENTALI IN FORMA ORGANIZZATA, LA FRODE
AMBIENTALE, L’IMPEDIMENTO AL CONTROLLO, IL RAVVEDIMENTO OPEROSO; COSÌ
COME LE PENE ACCESSORIE, COME LA CONFISCA E L’OBBLIGO DI BONIFICA E DI
RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI. Una siffatta riforma verrebbe
incontro alle richieste di tutti coloro che a vario titolo si occupano
di tutela ambientale.


IL NOSTRO PAESE NON È PIÙ IN CONDIZIONE DI ATTENDERE. FINO A OGGI È
STATA CONSENTITA LA SISTEMATICA DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO E DEGLI
ECOSISTEMI, GRAZIE A UNA LEGISLAZIONE PENALE AMBIENTALE SOSTANZIALMENTE
CONTRAVVENZIONALE, SENZA ALCUNA CAPACITÀ DETERRENTE E CON LA GARANZIA DI
IMMUNITÀ PER I RESPONSABILI.

AD ESEMPIO, È STATO POSSIBILE CREARE LE CONDIZIONI PERCHÉ NEGLI ULTIMI
TRENT’ANNI SI REALIZZASSE IN CAMPANIA, NELLA COSIDDETTA TERRA DEI
FUOCHI, CIÒ CHE GLI INQUIRENTI NON HANNO ESITATO A DEFINIRE UNA
CHERNOBYL TUTTA ITALIANA. MA POTREMMO ANCHE RICORDARE GLI INCALCOLABILI
DANNI AMBIENTALI CONSUMATI A TARANTO, A CAUSA DEI PROCESSI PRODUTTIVI
DALL’ILVA, NELLA VALLE DEL SACCO, NELLA VALLE BORMIDA, A PORTO MARGHERA,
E IN DECINE E DECINE DI AREE INDUSTRIALI LUNGO LA PENISOLA.



A fronte di questa sistematica e crescente aggressione al nostro
territorio, che ha visto saldarsi alleanze scellerate tra criminalità
organizza e non, pezzi di mondo economico e delle professioni,
funzionari pubblici e politici, la nostra legislazione penale è rimasta
al palo, confinata nel solco delle fattispecie contravvenzionali e non
delittuose, con tutti i suoi limiti: nessuna pena reclusiva prevista, ma
solo l'arresto in flagranza; la previsione di una ammenda, spesso poco
più di una manciata di euro, a carico di veri e propri criminali; tempi
di prescrizione bassissimi che spesso impediscono ai processi di
arrivare fino in fondo; impossibilità di usare adeguati strumenti
investigativi (intercettazioni telefoniche e ambientali); impossibilità
di chiedere rogatorie internazionali, frenando di fatto molte indagini,
visto che lo scenario della criminalità ambientale è sempre più
transnazionale. Così, ancora oggi, se nel caso di un piccolo furto si
rischia il processo per direttissima, nel caso di reati ambientali la
clemenza del legislatore continua ad essere massima.

Ogni anno nel nostro paese vengono accertati oltre 30mila reati contro
l'ambiente, quasi 4 ogni ora. Si tratta però solo della punta di un
iceberg, una minima parte rispetto a ciò che accade realmente:
discariche abusive, cave illegali, inquinamento dell'aria e scarichi
fuorilegge nei corsi d'acqua, traffici di beni culturali e truffe
agroalimentari, incendi del patrimonio boschivo, solo per citare i casi
più ricorrenti. Come già detto, si tratta quasi sempre di reati che
vengono sanzionati in maniera assolutamente inefficace e con tempi di
prescrizione estremamente brevi, vanificando in questo modo il lungo e
faticoso lavoro degli inquirenti.

L'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel Codice penale sarebbe
anche il modo per allineare l'Italia agli standard europei, rispettando
lo spirito della Direttiva comunitaria 99 del 2008, recepita solo
formalmente nel nostro paese (fatta eccezione per la previsione della
responsabilità amministrativa delle persone giuridiche), che ha chiesto
a ciascun paese membro di dotarsi di sanzioni adeguate, proporzionate e
dissuasive nel campo della tutela penale dell'ambiente. Fino a quando
non saranno soddisfatte queste tre condizioni, infatti, l'Italia, che
può "vantare" un fenomeno come quello dell'ecomafia senza pari nel resto
d'Europa, non potrà dire di avere avviato una reale ed efficace azione
di contrasto a questa forma di criminalità.

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