Esploratori psicogeografici
articolo di Stefano Simoncini «Il Sole 24 Ore», supplemento Domenica, 15 dicembre 2013, p. 27
Tra
le pratiche più diffuse di riappropriazione territoriale, che cercano
di contrastare gli aspetti critici e omologanti della globalizzazione,
vi è l'esplorazione urbana nelle sue varie declinazioni. La
riappropriazione avviene con il mapping, tra cartografia
critica e mappe di comunità, ma anche mediante attraversamenti
immersivi, che possono essere a scopo d'indagine, d'intervento o di
pura violazione dei limiti fisici e legali dell'ambiente urbano.
A questo fenomeno crescente appartiene anche Sacro GRA, riferendomi
con questo titolo non soltanto al film di Gianfranco Rosi che ha vinto
il Leone d'Oro a Venezia, bensì all'intero progetto ideato dal
"paesaggista" Nicolò Bassetti, il quale ha ora pubblicato insieme a Sapo
Matteucci l'omonimo libro nato prima del film, ma pubblicato solo ora.
Il seguito del progetto prevede: una nuova versione del sito www.sacrogra.it; una mostra al Macro di Roma in cui saranno esposte le fotografie di scena di Massimo Vitali, i 200 minuti di girato non confluiti nel film, la selva di appunti, registrazioni e video delle esplorazioni di Bassetti; un'immancabile app per smartphone. Il progetto si configura perciò come un transmedia storytelling che spalma in una comunicazione "multipiattaforma" i contenuti di questa impresa collettiva, un’epopea durata tre anni che ha coinvolto in riflessioni e spedizioni reiterate – a piedi, in moto, in minivan, in camper – , una pluralità di soggetti, da Roberto Rinalduzzi, operatore e aiuto regia di Rosi, a Davide Riondino, a Renato Nicolini, oltre che, ovviamente gli stessi Bassetti, Matteucci e Rosi. Per mettere ordine a questa materia occorre interrogarsi sul merito e sul metodo. Perché Bassetti ha scelto quell'oggetto, quelle modalità d'indagine e quelle forme comunicative?
Il
Grande Raccordo Anulare (l’enorme circonvallazione che circonda Roma a
una distanza media di 27 km dal centro), anzi le "terre di raccordo",
come si dice nel libro, è ben scelto, perché esso è nientemeno che la
forma della periferia romana, il luogo dove si vivono gli effetti più
feroci della globalizzazione, ma dove si può anche invertire, dal punto
di vista esistenziale, il rapporto tra centro e periferia, se è vero
che la città storica si spoglia sempre più di vita e identità. Dal
libro emerge con forza questo paradigma, con una differenza sostanziale
rispetto al film. Sacro GRA, libro, opera
per accumulo ed è più ancorato ai luoghi, che sono descritti con la
casualità del percorso che procede in senso orario con i registri del
reportage narrativo, del saggio, della guida insolita. Ma dentro c'è
Roma e dentro c'è il GRA, perché l'incontro con la varia umanità che
vediamo nel film è sempre messa a contesto e a sistema, anche se non
accede quasi mai alle cause di ciò che vede.
Un'operazione in tutto analoga a quella del progetto Sacro GRA è stata realizzata 10 anni prima dallo scrittore "situazionista" inglese Iain Sinclair, con il suo London Orbital, titolo
sia di un libro che di un docufllm, usciti entrambi nello 2002 e
realizzati a partire da un viaggio a piedi che l'autore ha compiuto
sull'autostrada M25 che circonda ad anello Londra più o meno alla
stessa distanza del GRA dal centro di Roma. Per quanto London Orbital
s'ispiri maggiormente alle visioni allucinate e futuribili di Godard e
Ballard, non è soltanto il contenuto e la narrazione "crossmediale"
che legano Bassetti-Rosi a Sinclair, ma anche li metodo della
"psicogeografia", disceso dal situazionismo di Guy Debord. Soprattutto
Bassetti, infatti, ne adotta i principi di fondo: esplorazione a piedi,
abbandono alla "deriva" e allo spaesamento per recuperare freschezza
emotiva, rifiuto dei percorsi forzati, interpretazione del rapporto tra
luoghi e soggettività, predilezione per gli spazi "residuali", quelli
che Gilles Clement definisce "terzo paesaggio", ibrido tra paesaggio
naturale e paesaggio interamente antropizzato.
L'approccio situazionista riconduce decisamente Sacro GRA nell’alveo
delle teorie e pratiche dell’esplorazione urbana, la quale si è
articolata nel tempo principalmente su due livelli: l'attraversamento a
scopo d'indagine e l’attraversamento come pratica di riappropriazione
simbolica. A quest'ultimo possono essere riferite azioni, spesso
illegali, ormai profondamente radicate nelle culture urbane, come il parkour, l'esplorazione notturna di sotterranei, metropolitane, catacombe, edifici abbandonati, tratte ferroviarie, spesso associata a tagging e street art. Si comincia a parlare, a proposito di queste pratiche, di space-hacking, o Urbex.
Quanto
all'esplorazione come indagine, essa ha seguito il solco situazionista
legato fin dalle origini all'urbanistica, spostando l'attenzione dal
progetto al processo, alla interpretazione delle relazioni sempre
mutevoli tra soggetti e luoghi, società e contesti urbani. In questo
ambito hanno avuto grande importanza a Roma le pratiche del
gruppo
di artisti-urbanisti «Stalker», che lavora dalla meta degli anni 90 su
questi temi e con questi metodi: attraversamenti, derive creative,
decostruzione delle identità e dei luoghi intesi come intrecci di
relazioni complesse. Ma con una specificità importante discesa dalle
teorizzazioni di Lorenzo Romito e Francesco Careri. L'interesse è
rivolto ai luoghi residuali intesi come luoghi "attuali" e della
"trasformazione", cioè luoghi dove si può dare il cambiamento e la
"mutazione" in altre forme di convivenza, meno squilibrate e più
sostenibili.
Questi luoghi gli stalker hanno
voluto abitarli oltre che attraversarli, in varie occasioni. E ciò è
accaduto anche con il giro di GRA a piedi che nella primavera del 2009
anche loro hanno compiuto. Durante questo “girotondo”, hanno scoperto
uno “spazio attuale”, l’occupazione abitativa di un'ex fabbrica sulla
Prenestina, e si sono fermati lì a sviluppare le loro azioni. In
particolare Giorgio de Finis ha animato l’occupazione di Space
Metropoliz, dove convivono occupanti immigrati e precari, creando un
museo che de Finis ha chiamato MAAM, Museo dell'Altro e dell’Altrove di
Metropoliz_citta meticcia: grandi street artist e artisti (tra cui
Sten & Lex, Hogre, Attardi, Echaurren, eccetera) hanno riempito di
bellezza, segni e senso mura e case dell'occupazione. Per fare in modo
che l’inversione tra centro e periferia sia sempre più praticata e
possibile…
Non
si tratta infine di decidere un primato tra chi ha scoperto per primo
il GRA, neanche fosse l'America, o di scegliere tra Macro e Maam, o tra
metodi che prediligono la narrazione mainstream e crossmediale
piuttosto che la pratica sociale votata alla “ricerca-azione”. Tutto può
convivere se viene fatto con intelligenza e passione, e soprattutto con lo scopo di favorire la sperimentazione di nuovi metodi di conoscenza, collaborazione e convivenza.