...Le perquisizioni della Gestapo si erano sempre succedute
con frequenza dannata e venivano sempre eseguite con tanta scrupolosa
meticolosità da oltrepassare spesso i limiti della decenza. Tuttavia,
dopo diciannove mesi di Lager, ecco saltar fuori macchine
fotografiche a dozzine e bandieroni tricolori di tre metri per quattro.
Dalla parte francese non venne a galla nemmeno una coccarda. Il fatto è
che gli italiani sono bravissimi in queste faccende, e io una volta in
Polonia, durante un trasferimento da un campo all'altro, vidi un tenente
siciliano uscire dalla baracca della perquisizione, in camicia perché
l'avevano fatto spogliare: e ricordo che teneva sulle braccia il fagotto
dei suoi vestiti, e dentro il fagotto c'era una grossa radio a sei
valvole...
...Gli italiani sanno "arrangiarsi" meravigliosamente bene, e
questa è la qualità negativa che più ci danneggia: ma allora risultava
un fattore positivo perché, per esempio, gli apparecchi radio nascevano
dal niente. Bastava una valvolina: il resto lo si faceva tutto in casa,
compresa la cuffia e le pile, e il complesso stava comodamente dentro
una gavetta e funzionava in tal modo che, quando ad esempio il signor
Churchill ancora parlava, per le baracche giravano già i fogliettini con
la prima parte del discorso tradotta in italiano.
Quando si tratta di "far fesso" qualcuno, per noi italiani la
questione diventa di prestigio nazionale e si vedono cose impensabili.
Si vede, per esempio, l'ingegner M. (Martignago, N.d.R.), un
personaggio massiccio, dignitoso e arcigno come una equazione di settimo
grado, avvicinarsi tranquillo alla bicicletta che un sergente della
Gestapo appoggia ogni giorno alla baracca dell'ufficio pacchi. Sotto gli
occhi della sentinella, annidata sulla torretta lì vicino, il grosso
uomo svita con indifferenza la dinamo dal biciclo, se la porta in luogo
appartato, la smonta, toglie il filo di rame dell'avvolgimento, rimonta
il meccanismo, ritorna al biciclo, riavvita la dinamo. Ed ecco procurata
la bobina di cui abbisogna la radio...
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