GREENPEACE: “RISPOSTA DI ENEL UN
CAMBIO DI ATTEGGIAMENTO. ORA ATTENDIAMO PROVVEDIMENTI”
Roma,
01.07.2014 - La risposta di Enel, all’indomani della pubblicazione di un
rapporto di Greenpeace su gravi violazioni ambientali e dei diritti umani nella
filiera del carbone, è un buon segnale, anche se l’organizzazione ambientalista
si attende presto provvedimenti concreti. È quanto dichiara Andrea Boraschi, responsabile della
campagna Energia e Clima di Greenpeace: «L’Enel
si apre al dialogo con Greenpeace, dopo anni di silenzio e battaglie legali. La
risposta dell’azienda segna al contempo un cambio di atteggiamento e un passo
avanti nel merito delle questioni di cui ci preme discutere. È il segno che il
nuovo management sta imprimendo all’azienda. Ora chiediamo a Enel di verificare
quanto prima la solidità e la fondatezza delle accuse contenute nel rapporto che
abbiamo commissionato e di prendere i provvedimenti conseguenti, in tempi
brevi».
Ieri,
infatti, Greenpeace ha reso noti, attraverso l’edizione online del Fatto
Quotidiano, i risultati di un rapporto commissionato all’istituto di ricerca
SOMO sulla filiera del carbone proveniente dalla Colombia. Nella ricerca si
dimostra come Enel abbia tra i suoi fornitori due multinazionali, Drummond
(americana) e Prodeco (controllata dalla svizzera GlencoreXstrata),
ripetutamente accusate di gravissime violazioni dei diritti umani, di aver
commissionato omicidi e torture di sindacalisti, lavoratori e semplici cittadini
colombiani, di aver finanziato gruppi paramilitari per garantire controllo delle
aree dove estraggono carbone in Colombia. Queste aziende in più occasioni hanno
anche violato la normativa ambientale colombiana, dato dal quale sono partite le
indagini di Greenpeace.
Alla
pubblicazione del rapporto, Enel ha risposto oggi con una nota. Vi si legge:
“Circa la natura dei rapporti
specifici con le società citate, non vi è alcun dubbio che, qualora fossero
riscontrate le accuse che vengono mosse dallo studio SOMO alla Drummond e alla
Glencore (Prodeco), o più in generale una rilevante violazione etica, Enel non
avrebbe alcuna esitazione ad agire nei confronti delle controparti e ad attuare
tutte le determinazioni necessarie, come per altro già previsto nei rapporti che
legano l’azienda ai propri fornitori”.
I
traffici di carbone dalla Colombia alle nostre coste sono intensi. Proprio oggi,
la nave di Greenpeace Rainbow Warrior (in Italia per il tour “Non è un paese per
fossili”) ha individuato, all’ancora davanti la centrale Enel di Civitavecchia,
una nave carboniera – la Medi Tokyo – che arriva dal porto di Carbonera
Muelle, in Colombia. Per questo
Greenpeace chiede a Enel di intervenire rapidamente, e con rigore, in modo da
accertare la provenienza di quel carbone e intervenire di conseguenza.
«Auspichiamo
che sia l’azienda stessa a interrompere questi scambi commerciali, dietro ai
quali si nascondono troppe violenze e impatti ambientali» conclude
Boraschi.
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