Abbandonate le false sicurezze delle piste ciclabili e dilagate ovunque, come gabbiani metropolitani nelle correnti psicogeografiche, sospinti da venti leggeri e inclinazioni stradali impercettibili.
Domenica 6 luglio 2014, (wish you were here, I ride my bike)
Nomentana-Pietralata-Tiburtina-v. Monti Tiburtini-v. Acqua Bullicante-Casilina (Andrea
Satta e Tetes de Bois)-Prenestina-Porta Maggiore-Stazione Termini-v.
Nomentana-Monte Sacro
Sportomi dalla porta-finestra di casa, alle 16 l'aria cuoce come un phon puntato in faccia, ma decido di uscire, sfuggendo all'assedio implacabile delle zanzare-tigre e alle loro traiettorie furbissime e non intercettabili, abbandonando quindi le letture interessanti che non si riesce a fare per colpa loro. Si parte da Monte Sacro con un viaggio disorganizzato della Détournement Tour. In realtà esco di casa con la possibilità latente di prendere a un certo punto un treno, quindi il bagaglio è assurdo, a cominciare dalla felpa (per via dell'aria condizionata). Per questo viene scelta la pieghevole e incantevole Manuela.
Comunque per ora l'idea è di andare in direzione di una cassatina siciliana che non mi dispiace, anche se ce ne sono di migliori. La pasticceria si trova in via Monti Tiburtini, un po' di pistacchio ce lo mette, la ricotta ha un po' di sapore. Giorni fa ne ho mangiato una scimmiottatura assurda al Nuovo Salario: non c'era il pan di spagna, non c'era il liquore, non c'era il pistacchio, la ricotta non sapeva di niente. Come fanno a restare aperti? Chiamatela cazzatina, almeno.
Quindi imbocco Pietralata - il cui termine non deriva dalle cava di pietra, ma dal latino prata lata, 'grandi prati', quindi praterie sconfinate (che bello doveva essere qui un tempo) - imbocco via di Pietralata in maniera un po' asincrona, perimetrale direi, ma non c'è molto traffico, però le macchine corrono parecchio.
Pietralata è una via interessantissima - potete andarci a pedalare, mi piacerebbe percorrerla a piedi, per meglio apprezzare i resti del passato. Ne scopro uno nuovo. Non mi ero mai avveduto di architetture poste sotto il livello stradale, sotto le mura. Architetture da cui baluginano e risuonano le acque. Poetico, ma ci teniamo lontani da considerazioni batteriologiche e chimiche.
Del millesettecento e rotti, mi pare di intravedere sull'architrave. Pietralata come borgata ufficiale, una delle 12, nacque nel 1930-40 per ricollocare gli abitanti delle zone sventrate dal Buce a Roma.
Nella luce domenicale da spaghetti-western imbocco una strada misteriosa, via Del Casale Rocchi.
Conduce a una specie di paesino. Sembra di stare in Abruzzo o nel Molise. C'è la chiesetta, le stradine. Non prendo foto, mi sembrava troppo invadente. Andateci a pedalare, invece di ammontonarvi nel marasma della ciclabile sul Tevere.
Su Pietralata un cartello su una cabina telefonica segnala il mutamento dei tempi. Adesso per fare un contratto di telefonia mobile la Tim chiede la carta di credito. Fra un po' per fare un contratto qualcuno ti chiederà il dna.
Potete mandare un'email certificata entro un mese dalla data che non c'è.
Imbocco poi via della Magnetite (le vie più vecchie della borgata sono intitolate a minerali) e vado alla deriva fra strade nuovissime e case in costruzione e abbandonate. È il momento più bello del mio percorso. Il corpo si è abituato al calore, la schiena non si è abituata allo zaino. Un venticello sospinge a tratti sulle strade lunghe, le auto sono assenti e molte strade sono chiuse.
Su via dei Monti Tiburtini mi mangio la cassatina. Presto redigerò una classifica su questo tema che getterà finalmente luce sulle ingiustizie o sui casi virtuosi commessi a Roma in tema di cassatine, e proseguo con il mio resoconto psicogeografico. Un'altra classifica che va fatta è quella delle fontanelle di Roma, per decifrare l'assoluta mancanza di democrazia nell'afflusso di acqua, che avrà anche cause tecniche, ma quando serve, a luglio, in bicicletta, fa un po' tirare il collo. Comunque con la città semideserta, ti accorgi di una fontanella dal suo rumore. Che bello.
Prima della curva a destra della via, scopro un angoletto che sembra Latinoamerica, una bellissima scaletta di tufo e terra.
Pedalo su via di Acqua Bullicante fino a incrociare la Casilina. Lì, all'altezza del Pigneto, incontro Andrea Satta e un altro del gruppo Tetes de Bois, forse Angelo, mentre scendono barcollando da un pulmino arroventato. Sono appena arrivati a Roma, dopo alcuni concerti. Andrea mi dice che la settimana prossima suoneranno al Castello Sforzesco di Milano con il palco a pedali. Chiacchieriamo un po' e riparto. Non è infrequente l'incontro con persone che conosco in mezzo alla strada. Tipo paesello, però siamo a Roma. La definirei "serendipità psicogeografica". Al ritorno mi godo la Nomentana, a parte qualche signora sul controviale che si ostina a superarmi. Io le due corsie centrali della Nomentana le chiuderei ai mezzi a motore. L'importante è stabilire una data. Facciamo il 2020? Però prima che finisca il petrolio, sennò non vale.
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