mercoledì 2 luglio 2014

Carbone sporco

Comunicato Greenpeace

GREENPEACE: “RISPOSTA DI ENEL UN CAMBIO DI ATTEGGIAMENTO. ORA ATTENDIAMO PROVVEDIMENTI”

Roma, 01.07.2014 - La risposta di Enel, all’indomani della pubblicazione di un rapporto di Greenpeace su gravi violazioni ambientali e dei diritti umani nella filiera del carbone, è un buon segnale, anche se l’organizzazione ambientalista si attende presto provvedimenti concreti. È quanto dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace: «L’Enel si apre al dialogo con Greenpeace, dopo anni di silenzio e battaglie legali. La risposta dell’azienda segna al contempo un cambio di atteggiamento e un passo avanti nel merito delle questioni di cui ci preme discutere. È il segno che il nuovo management sta imprimendo all’azienda. Ora chiediamo a Enel di verificare quanto prima la solidità e la fondatezza delle accuse contenute nel rapporto che abbiamo commissionato e di prendere i provvedimenti conseguenti, in tempi brevi».

Ieri, infatti, Greenpeace ha reso noti, attraverso l’edizione online del Fatto Quotidiano, i risultati di un rapporto commissionato all’istituto di ricerca SOMO sulla filiera del carbone proveniente dalla Colombia. Nella ricerca si dimostra come Enel abbia tra i suoi fornitori due multinazionali, Drummond (americana) e Prodeco (controllata dalla svizzera GlencoreXstrata), ripetutamente accusate di gravissime violazioni dei diritti umani, di aver commissionato omicidi e torture di sindacalisti, lavoratori e semplici cittadini colombiani, di aver finanziato gruppi paramilitari per garantire controllo delle aree dove estraggono carbone in Colombia. Queste aziende in più occasioni hanno anche violato la normativa ambientale colombiana, dato dal quale sono partite le indagini di Greenpeace.

Alla pubblicazione del rapporto, Enel ha risposto oggi con una nota. Vi si legge: “Circa la natura dei rapporti specifici con le società citate, non vi è alcun dubbio che, qualora fossero riscontrate le accuse che vengono mosse dallo studio SOMO alla Drummond e alla Glencore (Prodeco), o più in generale una rilevante violazione etica, Enel non avrebbe alcuna esitazione ad agire nei confronti delle controparti e ad attuare tutte le determinazioni necessarie, come per altro già previsto nei rapporti che legano l’azienda ai propri fornitori”.

I traffici di carbone dalla Colombia alle nostre coste sono intensi. Proprio oggi, la nave di Greenpeace Rainbow Warrior (in Italia per il tour “Non è un paese per fossili”) ha individuato, all’ancora davanti la centrale Enel di Civitavecchia, una nave carboniera – la Medi Tokyo – che arriva dal porto di Carbonera Muelle, in Colombia. Per questo Greenpeace chiede a Enel di intervenire rapidamente, e con rigore, in modo da accertare la provenienza di quel carbone e intervenire di conseguenza. «Auspichiamo che sia l’azienda stessa a interrompere questi scambi commerciali, dietro ai quali si nascondono troppe violenze e impatti ambientali» conclude Boraschi.

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