giovedì 29 agosto 2013

Bolzano - Rovereto / 5

Bolzano sembra Addis Abeba, a causa.dell'anticiclone africano Stige. Mi aspetto di sentir dire che è l'estate più calda degli ultimi 150 anni, ecc. Alle cinque del pomeriggio leggo sul termometro di una farmacia che la temperatura è a 37 °C. Noi siamo bloccati in albergo dalla febbre a 39 ° C di Lorenzo, causata dall'aria condizionata del treno e dalla sua ostinazione a restare in maniche corte. In albergo non c'è aria condizionata. Esco a procacciare del cibo. Si mangia come si può. L'unico piano d'appoggio è quello 20 x 20 cm di un comodino. Ma ci hanno fatto parcheggiare le bici all'interno, in un sottoscala da cui si può sortire all'esterno facilmente senza chiedre chiavi, ecc.
Il bagno dell'albergo adibito a cucina

Il giorno dopo mio figlio sta bene e facciamo una pedalata per Bolzano. Vanno tutti in bici, comprese le guadie ed è pieno di ciclabili, di pedoni. Le auto, però, non vanno piano.
A Bolzano vanno tutti in bici (forse l'ho già detto)

L'indomani si parte, finalmente. Ci mettiamo in movimento dopo una colazione abbondantissima, con caduta accidentale di vari panini nelle tasche.
Da Bolzano si può arrivare a Rovereto percorrendo una pista ciclabile molto bella, che costeggia perlopiù il fiume Adige. Non ci sono colpi di scena, tutto scorre come in un film con pochi colori, pochissime salite e una avvincente trama  incentrata sulla coltivazione delle mele e della vite. Non abbiamo mappe, né prenotazioni, e neanche stabilito delle tappe di massima. Conto di fare 15-20 Km al giorno in tutta calma e poi poterci poi rivolgere ad altre attività (non so esattamente quali), quali la visita a castelli del Trentino, castelli del Trentino, castelli, e anche monumenti, musei dei castelli, musei non dei castelli, ecc. Questo sulla carta. In realtà, sulla strada si va che è un piacere, le località sono interessanti fino a un certo punto: sarebbe un peccato e una noia fermarci a metà strada. Si continua a pedalare, con l'Adige a fianco, che corre come e poù di noi, noi tre in graziella battuti dal vento e dal sole.
Il controsenso per le biciclette manca solo nelle città profondamente depresse

All'uscita da Bolzano c'è stato il segnale divino. Mentre pedaliamo sulle nostre grazielle cariche di bagaglio (sempre troppo, non c'è che dire), ci si profila dinnanzi l'inequivocabile bellezza sfolgorante, irradiante luci e benedizioni urbi et orbi, di una Graziella originale bianca con ruote da 16", pedalata da un signore semplice che se ne va a spasso senza alcuna boria di esibizione vintage: un tipico adepto di Santa Graziella Incatenata della vecchia guardia. La bici è esente da ruggine, le cromature risplendono al sole bilingue altoatesino/sudtirolese e sembra essere appena giunta da un altro pianeta che non conosce gli agenti corrosivi, né i malanni del tempo, e neanche la stronzaggine dei ladri di biciclette (evidentemente, perché la bici è ancor sotto il culo del suo legittimo proprietario). Il sacerdote viene investito dal mio entusiasmo e dalla bava che scende copiosa e tiene solo a precisare - con la grazia della semplicità - che si tratta di un esemplare autentico.

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