Giorgio Orelli (1921-2013) |
Giorgio Orelli, Sulla salita di Ravecchia
Chi è questo che viene, che solo di vista conosco,
con uno spolverino di tinta neutra,
e adesso che spingo a mano la bici mi segue da presso
e prima di giungere in cima all'allegra salita
«scusi» mi fa toccandosi svelto il cappello
di falda severa, «la borsa cade?»
«Grazie, lasciamola
andare dove vuole» dico «tanto, cadendo si avvita
al portapacchi, vede?, dove di certo starebbe
fino al Giudizio Universale. Grazie,
comunque».
E lui: «Lei non conosce me, io svizzero
tedesco, di Zurigo, ma già tanti anni in Ticino,
io testimone di Geova, sa lei
che la fine del mondo è vicina e tutti i capri
saranno separati dai pecori, lei sa?»
«Lo so» rispondo (neri gallini ci guardano
di profilo da un orto, l'acqua che va nel tombino
ciangotta che pare un uccello)
«lo so perché anch'io sono oriundo
dell'aldilà».
(dal Corriere del Ticino, 10 ottobre 1996)
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