lunedì 11 aprile 2016

Vantablack



Il vantablack (fonte wikipedia)
Il nero che più nero non si può. O forse sì. Nel 2014, l'azienda britannica Surrey NanoSistems mette a punto il vantablack, un pigmento nero composto da una selva di nanotubi di carbonio, in grado di assorbire il 99,965% della luce che riceve. In altre parole, la sostanza più nera mai messa a punto, almeno su questo pianeta periferico e retrogrado. Sul colore si avventa immediatamente l'industria spaziale e quella militare, desiderosa forse di avere il soldato più invisibile del mondo. L'artista anglo-britannico Anish Kapoor (Mumbai, 1954), che noi stimiamo molto, acquista l'esclusiva per l'uso artistico del vantablack. Quindi, adesso nelle opere d'arte lo può usare solo lui. Prepotenza? Capitalismo famelico? Si sa, i grandi artisti oggi sono più degli amministratori delegati (di loro stessi) che degli artigiani: vanno più spesso dall'avvocato e dal parrucchiere che in un negozio di colori, appunto. E guidano schiere di giovani che lavorano al posto loro, seguendo le indicazioni di massima e risolvendo molti problemi pratici. Anche Yves Klein aveva brevettato il suo "Blu Klein", blindandolo solo per se stesso. Qui Anish fa shopping con la ricerca d'avanguardia e blinda anche lui il suo pigmento che, oltre che cromatico, come nel caso di Klein, è molto tecnologico. La cifra che Kapoor ha pagato è segreta. E tutti gli altri artisti si saranno arrabbiati. Ricorrono spesso nelle opere di Kapoor abissi vertiginosi, siano essi gorghi o sprofondamenti tellurici o anche - in certe opere è evidente, come la "Vagin de Reine" a Versailles ma anche in opere precedenti - "origini del mondo", cioè vagine: c'è da star sicuri che la star ne approfitterà e ci trarrà anche una discreta sommetta: per pagare gli avvocati.  

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