Nel corso degli anni '30, Heerup sviluppa le sue
trash sculpture. Ne scopro una, tardiva, in una rivista; mi pare di intravedere una sua passione per la bici,
et voilà, in qualche modo nel 2016 il nome del pittore e scultore danese riesce fuori almeno davanti ai miei occhi in quel momento, senza il clamore consueto di una notizia o di una mostra, ma come sgusciando fuori da un'enciclopedia. Inseguendo il mio teorema, secondo il quale la bici e la spazzatura hanno influenzato l'arte del Novecento. Un po' almeno. Ma lo ha fatto anche il vuoto. Però il vuoto in foto viene male e non riesci a divertirtici molto sui motori di ricerca. E neanche sui blog. Stavo leggendo
Le monde diplomatique, rivista allegata al
manifesto, quotidiano comunista. Sulla rivista francese tradotta in italiano a volte trovo cose interessanti, in qualche caso faccio fatica ad arrivare in fondo ad alcuni articoli (che a volte mi sembrano dei saggi condensatissimi ad alto peso specifico) e altre volte ancora sinceramente non riesco ad appassionarmi. Comunque nell'ultimo numero (recuperato da un cestino della carta, ma non per strada), a pagina tre scopro la bella immagine di una scultura, in cui il mio occhio da psicopatico riconosce un paracatena di bicicletta e forse anche un paracorona. Nella scultura c'è anche un guanto (
Mano, 1960). Autore ne è Heerup, che non conoscevo. Non leggo l'articolo sul lavoro, per il momento, e cerco questo artista. Che, guarda caso, amava la bicicletta. Guarda tu, che combinazione...
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Heerup e la bici in un ambiente casual e stimolante |
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Mano, 1960 |
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