SONDAGGIO GREENPEACE-SWG: META’ DEGLI ITALIANI COMPRA PIU’ ABITI
DEL NECESSARIO
ROMA, 03.05.17 – Un italiano su due dichiara di possedere più capi
di abbigliamento di quelli che davvero
gli servono e il 46
per cento afferma di avere nel guardaroba abiti mai utilizzati o addirittura
ancora provvisti di etichetta. È quanto emerge da un sondaggio condotto da SWG
per Greenpeace, su un campione di 1.000 italiani, uomini e donne tra i 20 e 45
anni, relativo alle abitudini degli italiani nell’acquisto di capi di
abbigliamento.
Secondo la ricerca, per più di metà degli italiani l’acquisto
eccessivo di capi di abbigliamento aiuta a combattere la noia e lo stress o ad
aumentare l’autostima. Tuttavia gli intervistati dichiarano che il senso di
euforia e soddisfazione post-shopping ha una durata limitata, che si esaurisce
circa due giorni dopo l’acquisto.
“La presenza di offerte e promozioni rappresenta una tentazione
irresistibile per tre italiani su quattro ma, viste le basse percentuali di
riciclo degli abiti, questo genera un elevato impatto ambientale” dichiara
Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
L'industria tessile è tra i settori produttivi più inquinanti al
mondo e, anche a causa del massiccio impiego di fibre sintetiche derivanti dal
petrolio come il poliestere, il riciclo dei capi di abbigliamento a fine vita è
estremamente difficile. Un’altra criticità ambientale che si aggiunge all’uso
di sostanze chimiche pericolose, di cui Greenpeace chiede l’eliminazione dal 2011
con la campagna Detox.
Secondo la ricerca, le donne residenti al Nord-Ovest e al Sud
Italia - di età compresa tra i 30 e i 39 anni, con reddito personale superiore
ai duemila euro – sono il segmento della popolazione più incline allo shopping
eccessivo.
“Le donne giovani con un lavoro ben remunerato sono quelle che
subiscono maggiormente lo stress di una società altamente competitiva” dichiara
Donata Francescato, docente di Psicologia di Comunità all’Università “La
Sapienza” di Roma. “Possedere qualcosa è un modo per reinventare se stessi, per
compensare la distanza tra l’autopercezione e come invece si desidererebbe
essere. Questa discrepanza è presente anche in altre forme di disturbi
psicologici, come il gioco d’azzardo, l’abuso di alcol, i disordini alimentari
e sessuali, disturbi sempre più diffusi nelle nostre società liquide e
ansiogene”.
Il sondaggio evidenzia un’influenza medio-alta dei social sulla
propensione agli acquisti di capi di abbigliamento e nove intervistati su dieci
dichiarano di effettuare acquisti online. Questa tendenza è meno evidente in
Germania ed è invece più marcata in paesi asiatici come Cina, Hong Hong e
Taiwan dove Greenpeace ha realizzato un sondaggio analogo, i cui risultati
verranno resi noti nei prossimi giorni.
“Il sondaggio mostra che un quinto degli italiani è dipendente
dallo shopping, si tratta dei cosiddettishopping-addicted” continua
Ungherese. “Se queste abitudini non cambiano, nei prossimi anni il nostro
pianeta sarà invaso da montagne di rifiuti tessili. È necessario invertire la
rotta: prima di effettuare il nostro prossimo acquisto abbiamo il dovere di
chiederci se ne abbiamo realmente bisogno”.
Leggi
la ricerca completa: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2017/Inquinamento/35736_SWG_Greenpeace_marzo2017.pdf
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il commento della professoressa Donata Francescato: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2017/Inquinamento/Commento_Donata_Francescato.pdf
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