TROPPA PLASTICA IN PESCI E FRUTTI DI MARE.
SUBITO UN BANDO ALLE MICROSFERE NEI COSMETICI E NEGLI ALTRI PRODOTTI
ROMA, 29.08.16 – Sempre più plastica viene ingerita dagli
organismi marini e può risalire la catena alimentare fino ad arrivare nei
nostri piatti. Lo denuncia oggi un nuovo rapporto - “La
plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare”- realizzato dai
laboratori di ricerca di Greenpeace, che raccoglie i più recenti studi
scientifici sugli impatti delle microplastiche, incluse le microsfere, sul mare
e quindi su pesci, molluschi e crostacei.
La presenza di frammenti di plastica negli oceani è un
problema noto da tempo ma in crescita esponenziale. Una volta in mare, gli
oggetti di plastica possono frammentarsi in pezzi molto più piccoli, e
diventare microplastica. Un caso a parte sono le microsfere: minuscole sfere di
plastica prodotte apposta per essere usate in numerosi prodotti domestici
(cosmetici e altri prodotti per l’igiene personale). Un recente
rapporto di Greenpeace Est Asia ha analizzato le politiche ambientali di
trenta imprese del settore dei cosmetici e altri prodotti domestici, mostrando
che nessuna azienda ha piani efficaci per l’eliminazione tempestiva delle
microsfere.
Il rapporto di Greenpeace offre indicazioni allarmanti sugli
impatti delle microplastiche su vari organismi marini, tra cui diverse specie
di pesci e molluschi comunemente presenti nei nostri piatti, anche se gli
effetti sulla salute umana sono ancora troppo poco studiati. Anche per questo,
Greenpeace Italia chiede al Parlamento di adottare al più presto il bando alla
produzione e uso di microsfere di plastica nel nostro Paese: su iniziativa
dell’associazione Marevivo è stata già presentata una proposta di legge. Si
tratta di una misura precauzionale, al vaglio in numerosi Paesi, necessaria per
fermare al più presto il consumo umano di questi materiali.
“Una mole crescente di prove scientifiche mostra che le
microplastiche possono generare gravi conseguenze sugli organismi marini e
finire nei nostri piatti. Un bando alla produzione di microsfere è, per il
Governo e il Parlamento, la via più semplice per dimostrare attenzione agli
effetti dell’inquinamento del mare e ai relativi rischi per la salute umana
anche se è solo un primo passo per affrontare il gravissimo problema della
plastica nei nostri oceani” afferma Giorgia Monti, responsabile Campagna Mare di
Greenpeace Italia.
Arrivate al mare, le microplastiche possono sia assorbire
che cedere sostanze tossiche ed è dimostrato che vengono ingerite da numerosi
organismi: pesci, crostacei, molluschi. Purtroppo, non ci sono ancora ricerche
sufficienti a definire con certezza gli impatti sulla salute umana ma i dati
disponibili confermano la necessità di applicare con urgenza il principio di
precauzione, vietando la produzione di microsfere e definendo regole stringenti
per ridurre in generale l’utilizzo di plastica. Si stima che ogni anno arrivino
in mare otto milioni di tonnellate di plastica: che siano microsfere o
frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti (imballaggi, fibre o
altro).
Leggi il briefing “La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti
di mare: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2016/mare/la-plastica-nel-piatto.pdf
Leggi il rapporto completo (in inglese): www.greenpeace.to/greenpeace/wp-content/uploads/2016/07/plastics-in-seafood-technical-review.pdf
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.