Comunicato Università di Milano "Bicocca"
Il nostro corpo è una macchina del tempo
Uno studio condotto dall’Università di Milano-Bicocca mette in
evidenza come il corpo traduce in movimento i concetti temporali di passato e
futuro. La ricerca ha conquistato la copertina del prossimo numero della
rivista Cortex.
Milano, 19 aprile 2016 – Camminare è come viaggiare sulla nostra
linea del tempo, in cui il passato è rappresentato dietro di noi e il futuro
davanti a noi.
È quanto emerge dallo studio “Walking on a Mental Time Line: Temporal processing affects step
movements along the sagittal space”, realizzato da Luca Rinaldi e Luisa
Girelli del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca in
collaborazione con i colleghi di Dipartimento Francesca Locati e Laura Parolin
e con Nicolò Bernardi della McGill University (Quebec, Canadà). A questo studio
la rivista Cortex dedica la copertina
del numero di maggio di prossima uscita.
I ricercatori hanno indagato come l’esperienza sensori-motoria legata
al cammino porti a rappresentare il tempo secondo precise coordinate spaziali
attorno al nostro corpo. Lo studio, infatti, ha
esplorato la rappresentazione
dei concetti temporali di passato e futuro studiando, per la prima volta, dei movimenti corporei eseguiti nello spazio
intorno a noi.
A 19 volontari, tutti
bendati e quindi privati di input visivo, è stato chiesto di classificare
alcune parole che si riferivano a concetti temporali passati (ad esempio,
“ieri” o “prima”) o futuri (ad esempio, “domani” o “dopo”), facendo
rispettivamente un passo indietro oppure avanti con la gamba destra, ritornando
poi in posizione di partenza.
Grazie a un sistema
optoelettronico di telecamere ad alta definizione, che hanno misurato le
coordinate tridimensionali di alcuni marker posti sul corpo dei partecipanti
(in prossimità del ginocchio e del piede destro), è stato possibile analizzare
la cinematica del cammino. In particolare, i risultati hanno mostrato come
tutti i partecipanti fossero molto più veloci a classificare una parola
riferita al passato facendo un passo
indietro, e a classificare una parola riferita al futuro facendo un passo in
avanti.
Nello specifico, i
volontari hanno impiegato in media 229 millisecondi in meno a eseguire un passo
indietro per dire che una parola si riferiva al passato, rispetto a un termine
che si riferiva al futuro, mentre hanno impiegato 183 ms in meno ad eseguire un
passo in avanti per dire che una parola si riferiva al futuro, rispetto a un
termine che si riferiva al passato. Quindi il vantaggio nel muoversi lungo la
direzione in cui ci rappresentiamo il tempo è di circa 200 ms.
«Questo studio –
spiegano Luca Rinaldi e Luisa Girelli – dimostra che il nostro cervello
rappresenta il tempo lungo l’asse sagittale dello spazio peripersonale, in cui
il nostro corpo viene considerato il centro della linea del tempo. Inoltre, lo
studio suggerisce che la rappresentazione di un concetto astratto, come quello
del tempo, derivi da esperienze sensori-motorie, quali quella del cammino.
Quando camminiamo, infatti, lasciamo fisicamente il passato alle nostre spalle
e avanziamo verso il futuro: in questo senso, anche il nostro parlare del tempo
in termini spaziali potrebbe avere origine da questa esperienza corporea».
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