Falso extravergine, l’Antitrust multa Lidl per 550mila
euro
L'Authority conferma che l’olio Primadonna
"presenta le caratteristiche di un vergine" e ribadisce la validità
del panel test
La sanzione per pratica commerciale scorretta
scaturisce dall’esposto di Konsumer Italia presentato dopo le analisi del
Test-Salvagente
Roma, 22 giugno - Quell’olio non
è un extravergine e venderlo come tale “falsa in misura apprezzabile il
comportamento economico del consumatore in relazione al prodotto pubblicizzato”
dall’azienda. Per l’Antitrust si tratta di una pratica commerciale scorretta e
pertanto ha multato Lidl per 550 mila euro: l’olio Primadonna venduto come
extravergine in realtà – a seguito delle analisi organolettiche ordinate dalla
Procura di Torino dopo il nostro test del giugno 2015 – “non corrisponde alla
categoria “olio extravergine di oliva” dichiarata in etichetta trattandosi,
invece, di olio vergine di oliva”.
“Una multa molto elevata,
motivata dal fatturato dell’azienda e dalla gravità della violazione, che apre
scenari nuovi nella tutela del consumatore – dichiara Riccardo Quintili,
direttore del Test-Salvagente - anche perché, a supporto della decisione presa,
il Garante ribadisce la validità del panel test tante volte messo in
discussione dalle aziende”. Nella sua decisione l’Authority, infatti, ha
specificato che “l’esito della prova organolettica (la prova di assaggio, ndr)
è sufficiente per dichiarare l’olio non conforme alla categoria dichiarata”.
“La sentenza dell’Antitrust
conferma i nostri dubbi – dichiara Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer
Italia - e le evidenze emerse dalle analisi del Test-Salvagente. È il primo
pronunciamento siamo in attesa di conoscere anche gli esiti degli altri
esposti. L'alleanza tra informazione indipendente e associazioni consumatori
indipendenti è una strada che si deve rafforzare sempre più”.
LE NOSTRE ANALISI
Tutto nasce dalla nostra
inchiesta del giugno scorso: su 20 campioni di olio extravergine fatti
analizzare dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane e dei
Monopoli, ben 9 marchi alla prova organolettica sono stati declassati a
semplici vergini, tra i quali Primadonna Lidl. Non un danno alla salute dei
consumatori ma alle loro tasche sì visto che hanno pagato un prezzo più alto
per un prodotto con caratteristiche organolettiche inferiori di quanto promesso
in etichetta.
Dopo la nostra inchiesta,
il procuratore di Torino Raffaele Guariniello aprì un fascicolo e a novembre
finirono sul registro degli indagati i responsabili di sette marchi: Carapelli,
Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia.
Nel quantificare la multa
l’Antitrust, vista la “gravità della violazione“, ha tenuto conto del fatturato
dell’azienda (3 miliardi di euro circa) sia della “diffusione della pratica” avvenuta
anche per mezzo di volantini cartacei e in un caso sul web. “La pratica
commerciale – ha sentenziato l’Authority – è stata posta in essere dal 16
giugno 2015 ed è ancora in corso”.
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