Comunicato Antigone
ANTIGONE/TORTURA. In Italia la tortura non è legge e
non si estrada un prete accusato di questo reato
Oggi è
la giornata indetta dalle Nazioni Unite per le vittime della tortura. In Italia
la tortura non è ancora reato.
Nel
corso degli ultimi mesi le prese di posizione da parte del governo non sono
mancate:
Matteo Renzi, presidente del consiglio, 7 aprile 2015: “quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in parlamento con il resto di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un Paese”. In quella giornata l’Italia era stata condannata per le torture alla Diaz; Andrea Orlando, ministro della giustizia, 9 aprile 2015: “il voto sul ddl che introduce il reato di tortura sia il più ampio possibile, così che sia un risultato da portare davanti alla Corte di Strasburgo di tutto il parlamento”. Il voto alla Camera ci fu e la proposta fu approvata ad aprile 2015. Passò al Senato; Gennaro Migliore, sottosegretario alla giustizia, 16 giugno 2016: “a nome del governo affermo che una legge che punisca la tortura sia approvata”. Qualche giorno prima avevamo scritto al presidente del Consiglio chiedendo un suo impegno sulla questione.
Matteo Renzi, presidente del consiglio, 7 aprile 2015: “quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in parlamento con il resto di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un Paese”. In quella giornata l’Italia era stata condannata per le torture alla Diaz; Andrea Orlando, ministro della giustizia, 9 aprile 2015: “il voto sul ddl che introduce il reato di tortura sia il più ampio possibile, così che sia un risultato da portare davanti alla Corte di Strasburgo di tutto il parlamento”. Il voto alla Camera ci fu e la proposta fu approvata ad aprile 2015. Passò al Senato; Gennaro Migliore, sottosegretario alla giustizia, 16 giugno 2016: “a nome del governo affermo che una legge che punisca la tortura sia approvata”. Qualche giorno prima avevamo scritto al presidente del Consiglio chiedendo un suo impegno sulla questione.
Nonostante
questo però la legge è invece ferma al Senato da oltre un anno. Il Senato nel
luglio 2015, dopo avere avviato delle audizioni informali da cui ha escluso la
società civile, ha peggiorato vistosamente il testo approvato un anno prima dalla
Camera. Questo è oggi lo stato dell’arte.
Quali
sono le conseguenze? Mancata giustizia per le vittime e impunità certa per i
torturatori nostrani e per quelli che si rifugiano nel nostro Paese. Un esempio
è quello di Don Franco Reverberi. Sul web vi è una scheda Interpol a lui dedicata.
E’ accusato di ‘imposicion
de tormentos’, ovvero tortura. Don Reverberi è accusato di essere
complice, anzi autore, delle torture perpetrate dai militari nell’Argentina di
Videla. La magistratura italiana non ha concesso l’estradizione all’Argentina
in quanto in Italia manca il delitto di tortura e per gli altri reati a lui
ascrivibili ci sarebbe stata prescrizione.
Don
Reverberi è stato riconosciuto da quattro testimoni come il cappellano militare
che assisteva agli interrogatori e alle torture dei dissidenti politici.
Don
Reverberi dice messa serenamente in una parrocchia di Sorbolo.
Ci
appelliamo a Papa Francesco in questa battaglia di giustizia. Ci appelliamo a
lui perché non ci sia impunità per i torturatori. Ci appelliamo perché don
Reverberi possa tornare nell’Argentina che lo vuole processare per tortura.
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