ROMA - Doccia fredda per i ciclisti metropolitani. Il ministro dei Lavori Pubblici e dei Trasporti, Maurizio Lupi, si è dichiarato contrario all'ipotesi delle biciclette escluse dal senso unico in città. "Ho ricevuto tante richieste da sindaci che vorrebbero concedere alle bici di circolare contromano, ma io sono contrario: così non aiutiamo i ciclisti ma facciamo il loro male", ha dichiarato il ministro a margine di una conferenza stampa sull'esodo estivo. "Io sono favorevole  a tutelare le categorie deboli, bici e moto, ma esse non si agevolano in questo modo. Piuttosto - ha aggiunto - si facciano piste ciclabili. Pensare poi che si valorizza il ciclista facendolo andare sulle corsie degli autobus è sbagliato, così si mette in pericolo".

Il no del ministro arriva dopo un lungo dibattito che va avanti da anni e che sembrava ormai avviato verso il sì da parte delle istituzioni: già nel 2012 il Ministero si era espresso favorevolmente, e molte città (tra cui Milano, Reggio Emilia, Lodi, Pesaro, Bolzano) avevano iniziato la sperimentazione. A Roma, nello scorso giugno, si era arrivati a un accordo tra il presidente del I Municipio, gli attivisti del movimento #salvaiciclisti e i rappresentanti di Legambiente che consentiva ai ciclisti di circolare a doppio senso anche nelle strade a senso unico. I difensori delle due ruote sostengono che "il senso unico eccetto bici" è un provvedimento irrinunciabile, come dimostra l'esempio degli altri paesi europei che hanno visto diminuire in maniera sensibile gli incidenti. Tecnicamente, sostengono i fautori del "controsenso ciclabile", questo tipo di circolazione aumenta la visibilità reciproca tra automobilisti e ciclisti e questo diminuisce drasticamente la possibilità di incidenti.

Al ministro Lupi hanno replicato gli assessori alla mobilità dei comuni di Bologna, Milano e Torino, Andrea Colombo, Pierfrancesco Maran e Claudio Lubatti, che hanno definito la sua presa di posizione "priva di basi scientifiche". Per questo, "siccome sulla sicurezza stradale non si può ragionare per opinioni, chiediamo che il ministero dei Trasporti conduca al più presto uno studio sulle realtà in cui questi provvedimenti sono in vigore da tempo. Questo è l'unico modo perché il Parlamento possa fare finalmente una scelta consapevole, fondata non su sensazioni, ma su dati reali".