Una delle figure più interessanti del panorama artistico milanese era Hidetoshi Nagasawa, morto nel marzo scorso.
Nagasawa era giunto dal Giappone in Italia negli anni Sessanta a bordo di una bicicletta. Un viaggio d'apprendistato che per chi ama il velocipede acquisisce un surplus di significato. In un'intervista, riproposta qualche giorno fa dalla rivista Artribune, Nagasawa ricostruisce il racconto di quell'avventura, in tutta la sua accidentale vitalità:
«Sono partito nel 1965 quando i miei amici
andavano negli Stati Uniti. A me interessava vedere i Paesi intorno al
Giappone. Mi sono detto “partirò a vedere questi Paesi.” Il mezzo, beh,
io volevo partire a piedi, ma camminando potevo vedere pochissimo. La macchina
è troppo veloce, mentre in aereo non si vede nulla. Allora mi sono deciso per
la bicicletta. Non è che ami la bici o ne avessi una passione, è stata solo una
questione di velocità, molto umana. Lo scopo, la meta, non li avevo pensati,
volevo solo viaggiare per un anno. I patti erano questi con mia moglie perché
eravamo appena sposati. Dopo l’Asia non potevo fermarmi e, al confine con la
Grecia, ho rimandato il rientro di due mesi. Poi, appena mi sono reso conto che
c’era tutta l’Italia, ho rimandato ancora. A Milano mi sono trovato così bene
che, a furia di rimandare, ho detto direttamente a mia moglie di venire qui».
L'intervista completa di Lorena Figliuzzi all'artista Hidetoshi Nagasawa si trova sul sito della rivista Artribune, qua.
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