martedì 31 luglio 2018

La domanda mondiale di petrolio cresce ogni mese. Per i produttori il traguardo è quello di 100 milioni di barili al giorno. L'anno scorso, consumi in rialzo di 1,4 milioni di barili quotidiani. Nel 2018, si prevede di arrivare a 99,4 milioni di barili. 

domenica 29 luglio 2018

Nell'antro dei pignoni roventi: da Valerio

L'appuntamento è al Gianicolo, alle 8 di sabato mattina. Arrivo nel luogo concordato con la mia minibike con ruote da 14". La corona a 28 denti mi'ha ha obbligato a circa 750 mila giri di pedale per arrivare fin qui, ma forse sto sovrastimando. Comunque, un viaggio da criceto nella sua grande ruota. Questo pedalare a vuoto  è anche una delle ragioni dell'appuntamento. La strada è deserta. Poi si materializza una bici. La persona in sella sembra non faticare minimamente, nonostante la velocità sostenuta. Si tratta di un tipo dalle fattezze orientali. La bici in realtà è un tandem. L'uomo mi si accosta: mi parla con uno spiccato accento russo. Carichiamo la mini bike sul portapacchi. Il tipo mi chiede di salire dietro, poi mi benda. Inizia un giro piuttosto tortuoso, il mio accompagnatore pedala forte e, ovviamente, devo adeguarmi al suo ritmo. Un paio di volte mi chiede se è tutto a posto, gli rispondo di sì. Il mio desiderio di visitare una delle batcaverne ciclistiche più interessanti di Roma sta probabilmente per esaudirsi, ovviamente insieme all'incontro con uno dei più tenaci pedalatori che io abbia mai visto. Oltre ad affrontare viaggi lunghi impervi, salite dei passi alpini con le sue bici a due piani, sempre in autonomia, con un bagaglio di tutto rispetto, Valerio è anche uno dei migliori saldatori che io conosca.
L'arrivo è preceduto da una ripida discesa, il rimbombo mi conferma che stiamo scendendo in un garage. Il russo orientale sparisce in un baleno con il suo tandem. Dopo, probabilmente, verrà a riprendermi per portarmi da qualche parte. Una semplice misura precauzionale per mantenere il giusto riserbo sulla collocazione di questo luogo. Lo spazio è molto grande, ben illuminato e pieno di bici, in particolare bici a due piani, in inglese tall bike. Le opere di Valerio denotano un notevole lavoro per rendere questi telai leggeri e robusti, superando la fase pionieristica del duepianismo italiano 1.0, in cui semplicemente due telai venivano saldati uno sopra all'altro. Non troppo belli dal punto di vista estetico, questi primi modelli avevano anche lo svantaggio di impennarsi facilmente.Forse il primo esempio di una nuova tendenza è stata una bici di Piero apparsa in una Ciemmona, con i foderi verticali che dalla ruota arrivavano alla sella, in quel caso erano barre quadre di ferro.Valerio è andato in quella direzione e ha proseguito, fino all'ultimo esemplare di bici da viaggio con ruote da 29", che è uno spettacolo.


Leggera, con i freni a disco, ma con i bolt sia per le ruote da 26 che da 28, con un manubrio da viaggio che sembra il ponte di comando di un'astronave, questa bici è davvero straordinaria e già battezzata e collaudata con parecchi chilometri, e anche parecchie salite molto impervie (a Valerio piacciono le salite alpine). La due piani è smontabile e può essere caricata facilmente sul treno. Ma queste cose le devi calcolare bene e le devi saper fare.

La parte gialla si divide da quella arancione


Sistemi semplici e ingegnosi permettono di stipare i pezzi, che forniscono il materiale di base alle lavorazioni.



Il banco di lavoro è fatto con palanche da cantiere. Rozzo, robustissimo e perfetto per il suo scopo. Sul tavolo parecchie cose. Osservo che bisognerebbe tenere in ordine, che tutti insistono con questa cosa dell'ordine, che serve a prevenire gli infortuni, a concentrarsi meglio, ecc. ma poi almeno per me il tavolo è come una lavagna sulla quale stanno segnate le cose da fare, pezzi smontati messi in un recipiente, punti interrogativi da risolvere. Almeno a me piace molto portarmi avanti due o tre cose alla volta, perché quando un lavoro va in crisi ed è necessaria una pausa di riflessione, mi butto su un'altra cosa, magari più facile. Quindi il disordine è inevitabile, o quasi. Valerio è molto alto e fatica a trovare un telaio normale della sua misura. Non so se è per questo che si è dedicato assiduamente alle due piani o comunque ha imparato a saldare bene e farsi le bici da solo.

Particolare dell'ultima creatura di Valerio
L'ultima bici da viaggio realizzata è piena di attacchi per le borracce. Il suo autore pensa a viaggi lunghi e in luoghi con poca acqua. Comunque la versatilità del mezzo è notevole. Con il sedere a due metri da terra, non gli mancherà nulla.

Parliamo ininterrottamente, ma gli argomenti non finiscono mai. Il tempo sembra sospeso, mentre imparo un sacco di cose. Taglio qualche tubo, poi Valerio fa la sagomatura decisiva. Alla fine accende il saldatore. Il casco spaziale è pronto. Si salda. Vedete il mio progettino realizzato qui.Comunque gli ho chiesto se per favore mi saldava una seconda scatola per il movimento centrale sopra quella preesistente per permettermi di montare una corona più grossa.


Tra le bici realizzate da Valerio, ce n'è una che sembra il prototipo della bici paesana. Anche lui apprezza e coltiva il ciclismo paesano.Asimmetrica, sorta, arrugginita come un badile di campagna che ha preso troppa acqua. Potrei dire, esagerata e sconveniente nel dettaglio, ma magnifica nell'insieme.


Grazie al riuso, la saldatura permette di glorificare anche i telai più indigesti
Tra le altre cose, c'è anche un cargo davvero notevole. Provo a farci un giro, per me è un po' complicato sterzare.

Noto su Instagram come Pedalerio, facendo un giro sul web è facile capire che i viaggi di Valerio sono costellati di incontri e grazie all'ospitalità di tante persone spesso non è neanche necessario montare la tenda.

Courtesy meteocalabria.net

 Le ore corrono. Dopo che il lavoro è finito e il ferro si raffredda, continuiamo a chiacchierare fittamente. Poi è il momento di salutarci. In un attimo, il tandem con l'orientale russo a bordo di materializza. Monto la bici sul portapacchi, davvero molto soddisfatto per la svolta decisiva del mio progettino. Bendato, comincio a pedalare. Dopo una quarantina di minuti, in pieno centro, scendo dal tandem, saluto e proseguo in mini bike. 

martedì 24 luglio 2018

Sempre più veicoli

Nel 2004 sono stati prodotti nel mondo 63 milioni di veicoli, nel 2017 97 milioni. Numeri che parlano molto di più delle parole, delle buone intenzioni e delle annunciate e sbandierate politiche "verdi" che piovono ormai da ogni parte.

lunedì 23 luglio 2018

Hidetoshi Nagasawa


Una delle figure più interessanti del panorama artistico milanese era Hidetoshi Nagasawa, morto nel marzo scorso. 


Nagasawa era giunto dal Giappone in Italia negli anni Sessanta a bordo di una bicicletta. Un viaggio d'apprendistato che per chi ama il velocipede acquisisce un surplus di significato. In un'intervista, riproposta qualche giorno fa dalla rivista Artribune, Nagasawa ricostruisce il racconto di quell'avventura, in tutta la sua accidentale vitalità: 

 «Sono partito nel 1965 quando i miei amici andavano negli Stati Uniti. A me interessava vedere i Paesi intorno al Giappone. Mi sono detto “partirò a vedere questi Paesi.” Il mezzo, beh, io volevo partire a piedi, ma camminando potevo vedere pochissimo. La macchina è troppo veloce, mentre in aereo non si vede nulla. Allora mi sono deciso per la bicicletta. Non è che ami la bici o ne avessi una passione, è stata solo una questione di velocità, molto umana. Lo scopo, la meta, non li avevo pensati, volevo solo viaggiare per un anno. I patti erano questi con mia moglie perché eravamo appena sposati. Dopo l’Asia non potevo fermarmi e, al confine con la Grecia, ho rimandato il rientro di due mesi. Poi, appena mi sono reso conto che c’era tutta l’Italia, ho rimandato ancora. A Milano mi sono trovato così bene che, a furia di rimandare, ho detto direttamente a mia moglie di venire qui».

L'intervista completa di Lorena Figliuzzi all'artista Hidetoshi Nagasawa si trova sul sito della rivista Artribune, qua.


sabato 21 luglio 2018

La carreliola © ® ™

Premetto che, quasi certamente, chi è in possesso di un benché minimo senso estetico boccerà il mio nuovo assemblaggio, anzi è già successo. Ma giudico utile codesto artefatto, almeno per me. Legna, terra, potature, una grossa quantità di attrezzi, si possono trasportare facilmente sul mezzo approntato nel Rotazioni Lab qualche giorno fa. Dall'unione del mio carrello da corsa e della vasca di una carriola, tutti ovviamente trovati, anzi salvati dalla rottamazione, nasce la Carreliola © ® ™. Carrieliola ti è utile in ogni momento della giornata, ti segue passo passo, come un animale che ti si è affezionato (se la spingi), e se la trascuri non ti guarda male. Peccato per le sue ruote piccole, ma le gonfiabili da 8" costano troppo, poi sono di plastica, ecc. Quindi goditi la carreliola così com'è, nei 33 °C del luglio romano. Tuttavia, già penso a tre piccoli ammortizzatori e a uno sgancio rapido che mi permetta di rimuovere rapidamente la vasca.


Vi avverto. Stay tuned, perché sta per sbarcare su questo blog un clamoroso réportage a puntate da uno dei luoghi di punta della meccanica e dell'autocostruzione ciclistica italiana, un luogo dove la forza di gravità, la resistenza dei materiali e anche la resistenza fisica del pedalatore sembrano varcare i limiti del conosciuto. Se parlo così non è per il caldo, è perché ci sono stato.

giovedì 12 luglio 2018

Single speed su telaio con forcellini verticali


L'ho fatto, si può fare. Non devi essere troppo schifiltoso con il numero di denti. Se puoi, prova varie corone e vari pignoni. Alla fine te la giochi tutta sui pochi millimetri gestibili sull'inclinazione della linea catena, cercando ovviamente di mantenere una linea catena accettabile. Non ho usato mezze maglie. Il discorso forse si fa criptico per i non adepti. Chi ha orecchie per intendere, intenda.


Fenomeni inspiegabili sulla graziella...


Mentre me ne vado in graziella si produce un accadimento inedito nella esperienza ciclistica: su equipaggiamento ben collaudato e rodato, la fuoriuscita simultanea di copertone e camera d'aria, attenzione, senza alcuna foratura. E le famose buche di Roma, meta di pellegrinaggi accorati da tutto il mondo, non c'entrano nulla. Si andava lisci lisci, sbarazzini, e paf, la ruota si blocca per urto sul freno posteriore. Sarà stato il calore o una dilatazione del copertone di gran marca?

giovedì 5 luglio 2018

Cao Fei, RMB City

Cao Fei, RMB City, 2008-2011, Mixed media, videos, photos, objects, computer data, ©
 The Artist - M+ Sigg Collection
La ruota ha 70 raggi. Interessantissima opera della giovane artista cinese, una delle più importanti sul mercato attuale. Un'intervista a Cao Fei si trova qui.

mercoledì 4 luglio 2018

Quando il cerchio si spezza per ossidazione



"È un peccato gettarli via, meglio cercare di riutilizzarli". Da anni era fermo un ambizioso progettino di riuso di una decina di cerchi per tubolari, accantonati perché nessuno li voleva, in un luogo all'aperto, coperto, neanche troppo umido. Giorni fa la scoperta. L'ossido aveva fatto il suo lavoro.