venerdì 29 dicembre 2017
sabato 23 dicembre 2017
Comunicato La Stazione delle biciclette
Quest'anno abbiamo deciso di esplorare i vari modi di fare cicloturismo e così la nostra rassegnaviaggiando si impara giunge al suo secondo appuntamento.
Incontriamo un turista anomalo e per alcuni versi eccezionale: Omar di Felice. Voi direte: " che c'entra l'ultra cycling con il cicloturismo?" Difficile rispondervi, ma se venite a conoscere Omar vedrete che più di una cosa accomuna un piccolo uomo che riesce a pedalare per 8-9 giorni di fila fermandosi un'ora al giorno con il più pacato dei cicloturisti. Vi aspettiamo giovedì 11 Gennaio 2018 dalle 19.30 alla Stazione delle Biciclette, Via Ettore Ponti 21 Milano. A seguire come sempre un piccolo rinfresco (magari visto il clima sarà caldo) per continuare le chiacchiere in maniera informale. Cogliamo anche l'occasione per ricordarvi che siamo aperti fino al 23 dicembre e poi riapriremo l'8 gennaio. Pedalate, divertitevi e se serve scriveteci, cercheremo di rispondervi quanto prima. Buon natale e buon anno a tutti Infine se siete nelle canne coi regali di Natale, abbiamo fatto un elenco per ispirarvi, manca pochissimo ma potete farcela _______________ altri appuntamenti Rockville 11: 6 gennaio 2018, Villarocca di Pessina Cremonese, l'appuntamento classico immancabile col ciclocross singlespeed Ghisallo della befana: 6 gennaio 2018: magari non avete la bici da crosse avete voglia di una scampagnata brianzola in tranquillità, partenza da Milano o in giro per la brianza ultime dai nostri social:
Telai su misura decorati a mano: per autosvolta abbiamo realizzato alcuni telai decorati a mano, tutto fatto rigorosamente in casa.
Kalkoff durban compact: pensiamo che le e-bike siano una buona souzione per la mobilità urbana, la Durban compact spacca in questo settore.
Tern Vectron: una e-bike pieghevole che vi dimenticherete di piegare tanto è piacevole da guidare
_____________ velovisioni: I tubolari si usano sempre meno, ma in stagione di ciclocross torna utile un piccolo mechanical tipsull'incollaggio
L'anno finisce e bisogna fare il riassunto, per ricordare chi, più sfortunato di noi , ha sentito la terra tremare vi segnaliamo, da bike Italia, un itinerario in terra Abbruzzese
I fotografi ai Mondiali ciclocross single speed a Verona non si contavano, una bella carrellata la trovate qui
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mercoledì 13 dicembre 2017
In Italia muore un ciclista ogni 32 ore, ma non prendiamolo per i fondelli
Leggo con raccapriccio l'agenzia Agi di stamattina alle 7.25 che riprende acriticamente uno studio di Facile.it, portale che offre servizi vari e il cui core business sono le assicurazioni per l'automobile. L'argomento è la morte dei ciclisti sulle strade italiane, un tema purtroppo di triste attualità da diversi anni. Il titolo è "In Italia muore un ciclista ogni 32 ore. Ecco le 5 imprudenze (+1)". Il modo di trattare una faccenda tanto tragica è a dir poco grottesco, anche perché gli incidenti sono in aumento del 9,6% in un anno. Colpa degli automobilisti 'arroganti' e delle strade insicure. Ma spesso il pericolo viene dalla troppa sicurezza di chi sta sulle due ruote, con gravi conseguenze esistenziali, sanitarie ed economiche. Fra questo ultimo aspetto rientrano gli indennizzi che le assicurazioni devono corrispondere alle famiglie di ciclisti ammazzati. Se, come dice il comunicato dell'Agi, i numeri parlano chiaro, ossia che ogni 32 ore sulle strade italiane muore un ciclista, non altrettanto può dirsi delle osservazioni e dei consigli propalati dal sito Facile.it e riportati dall'Agenzia giornalistica Italia.
Analizzo il comunicato per svelarne l'infondatezza logica e statistica, riprendendone alcuni passaggi.
"...Ma non sempre prestando attenzione alle regole del codice della strada e, anche per questo [in quale statistica Istat si trova questo dato non lo sappiamo, n.d.r.] gli incidenti mortali che coinvolgono ciclisti sono aumentati secondo l’Istat del 9,6% in un anno".
L'articolo passa a esaminare le 5 imprudenze più comuni del ciclista. Facile.it ha realizzato un sondaggio lo scorso novembre, interpellando un campione di quasi mille italiani maggiorenni. Vediamo le cinque leggerezze più comuni che causano la morte di un ciclista ogni 32 ore.
L'articolo passa a esaminare le 5 imprudenze più comuni del ciclista. Facile.it ha realizzato un sondaggio lo scorso novembre, interpellando un campione di quasi mille italiani maggiorenni. Vediamo le cinque leggerezze più comuni che causano la morte di un ciclista ogni 32 ore.
"1. Biciclette sprovviste di faretti e catarifrangenti (87%)": il dato è sospetto, è vero che le bici da corsa spesso non montano questi apparati obbligatori, ma tutte le altre all'acquisto montano sicuramente i catarifrangenti, obbligatori per legge. È ovvio che i fari siano fondamentali se si gira di notte, il dato dell'87% a me appare esagerato, ma diamolo pure per buono.
"2. Mancato utilizzo del casco (71%)": che il casco non serva a niente in un incidente per strada lo sanno tutti. Studi scientifici confermano che serve a proteggere per cadute a meno di 25 Km/h (se si cade da soli, ovviamente). È il ritornello preferito per addossare al ciclista una parte della responsabilità. Quindi la domanda è malposta. Si sa che molti non utilizzano il caso, ma il fatto che non lo facciano non è un indicatore di rischio per il ciclista. Ci sono ben altri pericoli per strada, assicurati anche dal portale Facile.it. Pensiamo agli ecomostri chiamati Suv e ad altre schifezze.
"3. Assenza dello specchietto retrovisore, presente solo su 3 bici ogni 10". Questa cosa fa ridere a crepapelle. Per dare addosso al ciclista, si va a cercare un accessorio poco utilizzato sulle bici, secondo me a ragione, perché non serve a niente guardare dietro in uno specchietto, quando i pericoli arrivano da ogni lato e ci può voltare a guardare con un minimo di pratica.
"4. Zig zag fra i pedoni sul marciapiede". Qui altre risate (amare). Cioè secondo loro zigzagare fra i pedoni sul marciapiede sarebbe causa di morte per il ciclista. Veramente stupidi.
"5. Passeggiate senza giubbotto catarifrangente". Da quando lo hanno inventato, questo è un cavallo di battaglia, come accade per il casco. Una volta addirittura hanno proposto il giubbetto catarifrangente anche per i pedoni. Da Codice della strada, nelle strade extraurbane il giubbetto è obbligatorio quando è buio. Punto
"3. Assenza dello specchietto retrovisore, presente solo su 3 bici ogni 10". Questa cosa fa ridere a crepapelle. Per dare addosso al ciclista, si va a cercare un accessorio poco utilizzato sulle bici, secondo me a ragione, perché non serve a niente guardare dietro in uno specchietto, quando i pericoli arrivano da ogni lato e ci può voltare a guardare con un minimo di pratica.
"4. Zig zag fra i pedoni sul marciapiede". Qui altre risate (amare). Cioè secondo loro zigzagare fra i pedoni sul marciapiede sarebbe causa di morte per il ciclista. Veramente stupidi.
"5. Passeggiate senza giubbotto catarifrangente". Da quando lo hanno inventato, questo è un cavallo di battaglia, come accade per il casco. Una volta addirittura hanno proposto il giubbetto catarifrangente anche per i pedoni. Da Codice della strada, nelle strade extraurbane il giubbetto è obbligatorio quando è buio. Punto
Dove veramente le mie esperienze stradali pluriennali di ciclista in città hanno un sobbalzo è quando arrivo al sesto pericolo, che secondo Agi-Facile.it è "la troppa sicurezza di sé". Non ho mai avuto alcuna forma di sicurezza in mezzo alla strada, MAI, quindi capisco che questo testo è stato redatto e rimaneggiato da persone che non vanno in bici e non ci sono mai andate. Le ultime statistiche sono esilaranti. Elenco a caso:“Il 9% degli intervistati porta con sé anche passeggeri maggiorenni". ma dove li mette? "Il 4% si lascia trainare da un amico in auto tenendosi alla portiera”. Dati altamente improbabili, anche un bambino ciclista se ne accorgerebbe. Le statistiche sulle morti dei ciclisti sono troppo drammatiche per sopportare questo tipo di giornalismo, e anche i sondaggi di Facile.it fatti in questo modo.
martedì 12 dicembre 2017
Le ruote piroettanti
Le ruote en route, ovvero la ruota piroettante, in inglese caster, pivoting wheel - immortalata anche dal mitico Man Ray in uno dei suoi quadri, belli quanto le fotografie, ma forse meno noti - hanno tutto sommato un funzionamento semplice.
Man Ray, Shakespeare Equations |
A patto che non si intenda far fare loro cose strane: le ruote piroettanti girano liberamente e si orientano secondo la direzione del moto. Il segreto sta nell'inclinazione della forcella, più o meno accentuata, fonte di profonde riflessioni e mediazioni tra stabilità di direzione e agevolezza nel cambiarla..
Carrelli del supermercato, skate a due ruote (waveboard o caster board, dotate di ruote piroettanti tirate da molle), sedie da ufficio: la ruota piroettante ama le superfici lisce, essendo di piccolo diametro.
I cataloghi delle aziende sono pieni delle più disparate tipologie di ruota girevole, con attacchi di tutti i tipi, con presenza di blocchi che ne impediscono la rotazione. Ve ne sono anche di grandi e di gonfiabili per carrelli industriali.
Il nostro amico ha costruito un carrello con ruote piroettanti gonfiabili da 10", una bella iniziativa, certamente, anche se non so come farà a gonfiare le ruote. Scorrendo i cataloghi ho visto che si arriva a diametri di 12" e anche 14", più difficile trovarle ruote più grandi, ossia del diametro delle biciclette più usate, 16" e 20" sostanzialmente. Non credo sia un caso perché una ruota che cambia direzione facilmente in base alla forza impressa dall'utente, anche con carichi notevoli, richiede diametri piccoli, mentre una bici (tralasciando le buche e altre considerazioni) per risultare stabile deve essere dotata di ruote sufficientemente grandi. Quando grandi? Direi grandi almeno 16". È vero, esistono minibike con ruote da 10", da 12" ecc., ma lo scarto che si avverte a partire dal 16" è significativo in termini di comfort, agilità: parlo in base a esperienze personali, condotte su varie superfici. Vi rimando a un post (qua) che ho scritto sulle ruote piccole. Buone rotazioni a tutti!
lunedì 11 dicembre 2017
Ted Barron, East Village, New York
Ted Barron, East Village, New York |
Le 10 peggiori linee ferroviarie per pendolari d'Italia
Comunicato Legambiente
Roma, 11 dicembre 2017
Pendolari, ecco le dieci linee ferroviarie peggiori
d’Italia
Legambiente presenta Pendolaria 2017, obiettivo:
migliorare il trasporto pubblico su ferro
e un video sulla Roma Lido
La Roma-Lido, la Circumvesuviana, la Reggio
Calabria-Taranto, la Verona-Rovigo, la Brescia-Casalmaggiore-Parma,
l’Agrigento-Palermo, la Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma, la
Genova-Savona-Ventimiglia, la Bari-Corato-Barletta. Sono le dieci linee
ferroviarie peggiori d’Italia nel 2017 per i pendolari, secondo l’analisi di
Legambiente che presenta un dossier e lancia oggi la sua campagna Pendolaria
2017. Una mobilitazione a fianco di chi ogni giorno prende il treno per andare
a lavorare, a scuola o all’università - circa tre milioni di persone al giorno
- con l’obiettivo di far capire quanto sia importante e urgente migliorare il
trasporto pubblico su ferro in Italia.
L’Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero
di passeggeri che viaggiano in treno e, nelle principali città, di chi si
sposta in metro e in tram, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre
le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi. Ma l’entrata in
vigore dell’orario ferroviario invernale vede ancora una volta aumentare
l’offerta di treni ad alta velocità e invece poche novità sul resto della rete.
Basti dire che 7 anni fa, prima dei tagli, circolava il 6,5% di treni regionali
in più e il 20% di treni Intercity. Il nuovo orario invernale fotografa al
contrario un boom di collegamenti veloci, come per esempio le 50 corse al
giorno di Frecciarossa e le 25 di Italo da Roma a Milano, per un aumento
dell’offerta del 78,5% dei treni in circolazione in 7 anni, con un treno ogni
10 minuti negli orari di punta. Eppure i viaggiatori che beneficiano dei
servizi ad alta velocità sono 170.000 contro i tre milioni circa di pendolari
che si spostano ogni giorno sulle linee ordinarie dove la situazione non vede
miglioramenti.
“Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che
manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell'Alta
Velocità, - commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - che
permetta di migliorare l’offerta a partire dalle grandi città e dalle
situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud.
Chiediamo al governo Gentiloni di individuare subito risorse nella legge di
Stabilità in corso di approvazione per rilanciare la cura del ferro che serve
al Paese nelle città. Inoltre, si deve intervenire con urgenza nelle situazioni
più gravi e insopportabili, come quella che vivono ogni giorno centinaia di
migliaia di pendolari, in particolare a Roma e a Napoli, dove il numero dei
passeggeri su treno è diminuito del 30% in questi anni”.
Legambiente mette in particolare in evidenza
l’inadeguatezza delle risorse a disposizione per il servizio ferroviario
regionale, diminuite del 29,5% rispetto al 2009. Malgrado il cambiamento positivo
portato dal Ministro Delrio, con risultati che si vedono negli stanziamenti per
l’acquisto di nuovi treni per i pendolari e in questa Legge di Bilancio con la
detrazione introdotta per gli abbonamenti, abbiamo bisogno che il tema dei
pendolari diventi una priorità di Governo, e che lo sia per molti anni, se
vogliamo cambiare questa situazione.
La classifica delle dieci tratte peggiori accomuna linee
all’interno delle grandi città e linee ferroviarie “secondarie” che nel tempo
hanno visto un progressivo e costante peggioramento e sono oggi il triste
emblema della scarsa qualità del servizio. È stata fatta mettendo insieme le
proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la
tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti
per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle
stazioni.
1) Roma-Lido: ormai la linea registra un afflusso
giornaliero di 55.000 tra studenti e lavoratori contro i circa 100.000 stimati
fino a pochi anni fa, con un calo del 45%. L’età media dei 23 convogli (erano
24 nel 2015) che la frequentano sfiora i 20 anni mentre le corse effettuate
nell’anno 2016 sono state il 7,2% in meno rispetto a quelle programmate. Le
biglietterie sono presenti solo in meno di un quarto delle stazioni, mentre nel
78% non vi è la presenza di personale ferroviario (o è saltuaria), nell’85% dei
casi i tabelloni elettronici degli orari non funziona. I continui guasti e
problemi tecnici, si ripercuotono sugli utenti tra corse che saltano senza che
venga fornita un’adeguata informazione, e poi ritardi periodici,
sovraffollamento dei treni. La soluzione migliore per la Roma-Lido sarebbe di
trasformarla in una vera e propria metropolitana, visto che è tutta all’interno
del Comune di Roma e potrebbe catturare un bacino di utenti enorme, migliorando
la mobilità dell’intero quadrante urbano a Sud di Roma. Ma per ora è difficile
intravedere una qualche speranza di cambiamento per i pendolari.
Video interviste Roma Lido
2) Circumvesuviana: collega un’area metropolitana di
circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 km (distribuiti su 6
linee e 96 stazioni). Oltre alle denunce di pendolari, il disastro del servizio
nel 2016 è stato confermato pubblicamente dall’Ente Autonomo Volturno (la
holding, con la Regione Campania come socio unico, dove nel 2013 sono confluite
Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): aumento delle
soppressioni (4.252 treni), aumento dei ritardi oltre i 15 minuti (26.533 nel
2016), quasi assenza di treni a composizione tripla, nonostante le maggiori
risorse finanziarie disponibili rispetto al 2015. E non è andata meglio nel
2017. Dal 2010, quando i treni in circolazione erano 94, è stata infatti una
parabola discendente; salvo guasti, oggi viaggiano 56 treni, ma ne servirebbero
almeno 70 per garantire un servizio dignitoso ai pendolari, costretti a
viaggiare ammassati, nonostante il crollo del numero dei viaggiatori che ben
rispecchia la crisi in cui versa l’azienda. Basti dire che rispetto al 2012 i
passeggeri ogni giorno sulla Circumvesuviana si sono ridotti del 22%, con
27mila passeggeri in meno sulla linea.
3) Reggio Calabria-Taranto: la ferrovia Jonica è una
linea di 472 km, che collega tre regioni e tanti centri portuali e turistici e che
ha visto negli ultimi anni un peggioramento drastico del servizio. Da Reggio a
Taranto sono 6 i collegamenti giornalieri; il treno più veloce impiega 6 ore e
15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino e Sibari da dove però
il treno finisce e si prosegue in pullman. I tagli al servizio sono stati pari
al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni
espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali. Per i pendolari la
speranza che questa situazione cambi sono davvero pochissime. Per cambiare
questa situazione ci sarebbe bisogno di investimenti per completare
l’elettrificazione e l’inserimento di nuovi treni più veloci.
4) Verona-Rovigo: poche corse, mezzi obsoleti, ritardi e
abbandono delle piccole stazioni spesso sprovviste delle tabelle che indicano
gli orari, su una tratta ferroviaria di 96,6 km che collega due capoluoghi di
provincia e uno snodo importante come quello di Legnago. Il servizio passeggeri
è effettuato da Sistemi Territoriali azienda controllata dalla Regione Veneto.
La linea è a binario unico se non per due piccoli tratti, in tutto 15 km. I
treni circolanti sono degli anni Settanta e hanno dei tempi di percorrenza medi
di 55 km/h. Per fare un confronto con il passato, 15 anni fa il treno più
veloce ci mettevo 1 ora e 25 minuti, oggi impiega 16 minuti in più.
5) Brescia-Casalmaggiore-Parma: 92 km, percorsi a 46 km/h
di media su cui i pendolari riscontrano quotidiani disagi e condizioni non
degne di un collegamento tra centri urbani importanti e tra due delle regioni
ricche e a maggiore domanda di pendolarismo in Italia. La linea vede meno di 30
treni giornalieri (neppure un treno l’ora durante l’arco della giornata), è
palesemente sotto utilizzata e versa da diversi anni in una condizione di
abbandono. Il materiale rotabile ha un’età media superiore ai 30 anni e
rispetto al 2009 il treno più veloce impiega 20 minuti in più. Nell’ultimo anno
si è verificata una serie di gravi guasti alla linea, che hanno messo a
repentaglio la salute e la sicurezza di molti pendolari. Tra le 25 linee
lombarde, è quella che ha avuto gli indici di affidabilità più bassi.
6) Agrigento-Palermo: il tempo di percorrenza è di poco
più di 2 ore, la velocità media di 67 km/h, e sono 12 le coppie di treni che
quotidianamente percorrono la linea lunga 137 km ed elettrificata dagli anni
90. Malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante,
solo una percentuale bassa si sposta in treno. E la ragione sta nel fatto che i
treni sono pochi e risultano molto spesso in ritardo, malgrado la linea sia
ampiamente sotto utilizzata, specialmente nelle giornate di pioggia quando in
molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane. Il comitato
pendolari Palermo-Agrigento ha denunciato il disagio di chi da mesi è costretto
a viaggiare in treni sporchi e sovraffollati e la rabbia nel non essere
ascoltati nonostante i continui reclami.
7) Settimo Torinese-Pont Canavese: è una linea di 40 km,
gestita da GTT, dalla fine del 2012 rappresenta parte della linea 1 del Sistema
Ferroviario Metropolitano di Torino. I pendolari sono sul piede di guerra per i
disagi provocati da treni cancellati senza preavviso con frequenze inadeguate e
per il sovraffollamento dei convogli successivi. L’età dei convogli sfiora i 30
anni; la loro composizione in molti casi risulta del tutto inadeguata con corse
composte da una sola carrozza e persone stipate all’inverosimile. I ritardi,
ormai cronici, nelle ore di punta, non scendono quasi mai sotto i venti minuti,
su una tratta che, in condizioni normali, è percorsa in 1 ora a una velocità
media di 40 km/h. E con molti treni che si fermano a Rivarolo, costringendo chi
continua per Pont Canavese a dover prendere un autobus con ulteriore perdita di
tempo.
8) Campobasso-Roma: è frequentata da molti pendolari ma
dal 2010 a oggi ha visto una diminuzione del numero di treni del 42,8%,
passando dalle 10 coppie giornaliere di treni diretti di allora alle 7 attuali
(per un viaggio di oltre 3 ore e 10 minuti). La linea è complessivamente di 244
chilometri, ma i problemi riguardano in particolare i 75 chilometri sulla
tratta tra Campobasso e Roccaravindola che sono ancora a binario unico non
elettrificato. E’ infatti qui che si registrano i maggiori problemi di lentezza
e inadeguatezza del servizio: 53 minuti nella tratta tra Campobasso ed Isernia
con una velocità media di nemmeno 55 km/h su una linea sostanzialmente vuota. I
pendolari lamentano nel corso dell’ultimo anno ripetuti episodi di gravi
ritardi e di malfunzionamento dei convogli: treni costretti a frequenti soste
in varie stazioni perché il gabinetto non funziona, aria condizionata guasta in
estate, sovraffollamenti e ritardi che sono arrivati a superare in alcuni casi
un’ora.
9) Genova-Savona-Ventimiglia: per chi frequenta i 147 km
di questa linea ferroviaria il 2017 è stato un anno caratterizzato da criticità
e proteste. Il materiale rotabile non risulta assolutamente in grado di
soddisfare le richieste dei pendolari e dei turisti. La Liguria è l’unica
Regione del Nord Italia dove i treni hanno un’età media superiore ai 19 anni.
Anche sulla puntualità dei treni piovono lamentele, ma i pendolari lamentano
soprattutto convogli vecchi, con sedili rattoppati, bagni sporchi e
maleodoranti specialmente in estate. Ed al contrario nei periodi più freddi i
pendolari vedono il passaggio di “treni-frigorifero” con carrozze al ghiaccio
perché il riscaldamento spesso risulta guasto.
10) Bari-Corato-Barletta: è una linea ferroviaria di 70
km che attraversa un bacino di utenza di circa 700.000 abitanti e che era fino
a due anni fa un esempio di successo nel trasporto ferroviario pendolare. La
linea è diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro
frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e
Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. A seguito
dell’incidente la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i
lavori per il raddoppio di una tratta di 10 km. Ad oggi, la riapertura della
tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli
autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i
relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in
cui il servizio sostitutivo è carente.
mercoledì 6 dicembre 2017
Lubaina Himid, Turner Prize 2017
Born in 1954 in Zanzibar, Tanzania, Lubaina Himid is the oldest artist to receive the Turner Prize. See more details here. The Daily Telegraph described her as "the under-appreciated hero of black British art". Himid emerged in the 1980s as one of the most prominent exponents of the British black arts movement. She teaches Contemporary Art at the University of Central Lancashire.
lunedì 4 dicembre 2017
Urbanizzazione senza regole, sospinta dal capitale selvaggio. Strade, palazzi, centri commerciali. Il suolo verde sparisce e il mondo diventerà un'unica città...deserta.
Comunicato WWF
Domani 5
dicembre
Giornata Mondiale del Suolo
AREE METROPOLITANE DIVORANO TERRITORIO
IN 50 ANNI URBANIZZAZIONE +300%,
180 MILA NUOVI EDIFICI IN ULTIMI 10 ANNI
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Nelle
14 aree metropolitane italiane la percentuale della superficie urbanizzata
dagli anni 50 ad oggi è più che triplicata (si è passati dal 3% di territorio
urbanizzato al 10%) e in città come Milano e Napoli si è andati, nello stesso
periodo ben oltre, passando dal 10 al 40% del proprio territorio
urbanizzato. In poco più di 50 anni, nelle 14 aree metropolitane
italiane sono stati convertiti ad usi urbani circa 3500 kmq di suolo,
un’area di poco superiore all’intero territorio della Val D’Aosta. Alla
vigilia della giornata mondiale del suolo del 5 dicembre il WWF pubblica,
grazie alle elaborazioni del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila
che da anni collabora con l’associazione, un report originale ed inedito
sulle 14 aree metropolitane, enti che coprono 50mila kmq e che interessano
circa 1300 comuni (16% del totale), dove risiedono 21 milioni di abitanti,
pari al 40% della popolazione italiana.
Questa
crescita impetuosa è dovuta, ricorda il WWF, ad un incremento demografico che
si è concentrato nel territorio dei comuni delle aree metropolitane (Bari,
Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli,
Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia) facendo registrare dal 1951
al 2001 un aumento di ben 12 milioni di persone (circa 2,5 milioni di
abitanti in più ogni 10 anni), mentre nel decennio dal 2001 al 2011 l’energia
del fenomeno è diminuita con solo 600mila nuovi abitanti.
“Un’altra
legislatura volge al termine ed ancora l’Italia non ha una legge per limitare
il consumo del suolo. È ormai evidente che gli appelli per approvare un
provvedimento fermo da mesi al Senato sono caduti nel vuoto. Non solo il 10%
del nostro territorio è già occupato da insediamenti urbani o infrastrutture
ma quotidianamente s’impoverisce la qualità del nostro patrimonio naturale,
dei nostri paesaggi. Come evidenzia il lavoro del gruppo di ricerca
dell’Università dell’Aquila la polverizzazione delle edificazioni
in aree vastissime (sprinkling) ha portato alla frammentazione,
alla “insularizzazione” degli habitat naturali più preziosi del
nostro Paese: nella fascia chilometrica in immediata adiacenza ai Siti di
Interesse Comunitari (SIC), dal 1950 al 2000, l’urbanizzazione è salita da
84mila ettari a 300 mila ettari, con un aumento medio del 260%”. Dichiara la presidente del WWF Italia
Donatella Bianchi che conclude: “Se
consideriamo che il consumo del suolo in Italia viaggia al ritmo di 30 ettari
al giorno (ISPRA 2017) non possiamo non evidenziare come l’inerzia del
Parlamento sul disegno di legge sul consumo del suolo (fermo da 553 giorni)
ha già provocato la perdita di altri 17mila ettari circa. Non resta quindi
che appellarsi ai Comuni che da subito potrebbero diventare gli attori di una
rivoluzione nella pianificazione urbanistica”.
I
ricercatori dell’Università dell’Aquila, coordinati dal professor Bernardino Romano,
membro del comitato scientifico del WWF, evidenziano come si sia passati
dal 1950 ad oggi da una densità abitativa di 305 ab/kmq agli attuali 426
ab/kmq valori questi sempre superiori alle medie nazionali del periodo
(157 ab/km nel 1951 e 197 ab/km su scala nazionale). Va sottolineato come
nelle aree metropolitane di Napoli e Milano l’indice di densità abitativa
raggiunge valori di 10 volte superiori al valore medio nazionale.
Come
rilevato da ISTAT e ricordato dal WWF, tra il 1946 e il 2000 sono stati
costruiti in queste aree oltre 2.000.000 di edifici ad uso residenziale, pari a 37mila edifici
ogni anno, corrispondenti a 100 edifici al giorno. I dati degli ultimi 10
anni (2001-2011) mostrano come l’energia di tale fenomeno sia diminuita
(180.000 nuovi edifici contro i 400.000 mediamente realizzati per ogni
decennio precedente) ma comunque non del tutto esaurita. Gran parte di questi
nuovi involucri edilizi sono concentrati nelle aree metropolitana di Roma
(circa 35.000) e di Torino (circa 21.000).
Ci
sono poi alcune situazioni peculiari che il gruppo di ricerca che collabora
col WWF ritiene che sia bene evidenziare nel rapporto tra edificazione e
variazione demografica: ad esempio nel territorio della città
metropolitana di Messina a fronte di un aumento di circa 200 abitanti
(2001-2011) sono stati realizzati nello stesso periodo oltre 8.300 nuovi
edifici, quasi 37 per ogni nuovo abitante mentre nella città
metropolitana di Napoli ben tre nuovi edifici sono sorti per ogni abitante
perso, Cagliari invece ne ha realizzati 2 per ogni nuovo abitante. L’analisi
dell’indice di non occupazione delle abitazioni (numero di abitazioni
vuote rispetto al totale delle abitazioni calcolato su base comunale) denota
un valore medio molto basso pari al 16% (la metà dell’omologo valore rilevato
in Appennino). Il valore più basso si registra nell’area metropolitana di
Milano (solo il 6% delle abitazioni risulta essere non occupato) mentre i
valori più elevati sono stati riscontrati nei territori delle città
metropolitane di Reggio Calabria, Palermo e Messina.
Roma,
4 dicembre 2017
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domenica 3 dicembre 2017
Kevin Cyr, Camper bike (2008)
Kevin Cyr, Camper bike (2008) |
Cosa c'è di più più bello che starsene nella camper bike, mentre fuori infuria la bufera?
domenica 19 novembre 2017
mercoledì 8 novembre 2017
The Amazing Art of Nemo Gould
Nemo makes sculptures with found objects in Oakland, California. The recent show "Innovations in Obsolescence" presentes 14 new sculptures: in the following images here you can see a selection of his dreamlike, disturbing, inventive works.
martedì 31 ottobre 2017
Comunicato CAI
Milano,
31 ottobre 2017
Nel cuore di Milano una vera porta di accesso alla montagna, al suo ambiente e ai tanti modi per frequentarla a tutte le età, in maniera consapevole e rispettosa. Questo primo Open Day del Club alpino italiano si terrà la mattina di sabato 11 novembre 2017, a partire dalle ore 10, presso la sede centrale in via Errico Petrella 19. Una mattinata aperta a Soci e Cittadini, per conoscere i volontari e i dipendenti del CAI, gli obiettivi della sua attività, le iniziative e i servizi.
Entrando nel dettaglio alle ore 10 si approfondirà il Progetto Europeo Erasmus+"Climbing for everybody", con l'illustrazione dalla viva voce dei partecipanti della propria esperienza durante le Settimane della Montagna già svolte in diversi paesi europei. Ampio spazio a foto e filmati, che mostreranno un'iniziativa di forte aggregazione per alpinisti, arrampicatori ed escursionisti.
Seguirà alle 11 la presentazione del progetto "Ripartire dai sentieri", che ha visto la selezione da parte del CAI di decine di itinerari nelle regioni dell'Italia Centrale colpite dal sisma (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) percorribili in sicurezza. Obiettivo del progetto è il ricollegamento di borghi e paesi attraverso un'antica rete di viabilità lenta, in modo da offrire una proposta di sviluppo sostenibile e una esperienza di cammino culturale e solidale. Sarà, inoltre, illustrato il sito dedicato (ripartiredaisentieri.cai.it) dove sono inseriti i dettagli dei sentieri, unitamente alle peculiarità storiche e ambientali delle zone attraversate.
La mattinata si concluderà alle 12 con la Giornata della Trasparenza, un momento di informazione aperto a tutti, che intende promuovere una cultura della partecipazione e l'accesso alle informazioni e ai dati degli Enti pubblici. Durante questa sezione verranno illustrate finalità, contenuti e dati relativi alle attività del Club Alpino Italiano.
Per partecipare all'Open day del CAI è opportuno iscriversi entro giovedì 9 novembre al seguente link: http://registrazioni.cai.it/home/questionario.asp?idq=KOQXJGJCKB
Nel cuore di Milano una vera porta di accesso alla montagna, al suo ambiente e ai tanti modi per frequentarla a tutte le età, in maniera consapevole e rispettosa. Questo primo Open Day del Club alpino italiano si terrà la mattina di sabato 11 novembre 2017, a partire dalle ore 10, presso la sede centrale in via Errico Petrella 19. Una mattinata aperta a Soci e Cittadini, per conoscere i volontari e i dipendenti del CAI, gli obiettivi della sua attività, le iniziative e i servizi.
Entrando nel dettaglio alle ore 10 si approfondirà il Progetto Europeo Erasmus+"Climbing for everybody", con l'illustrazione dalla viva voce dei partecipanti della propria esperienza durante le Settimane della Montagna già svolte in diversi paesi europei. Ampio spazio a foto e filmati, che mostreranno un'iniziativa di forte aggregazione per alpinisti, arrampicatori ed escursionisti.
Seguirà alle 11 la presentazione del progetto "Ripartire dai sentieri", che ha visto la selezione da parte del CAI di decine di itinerari nelle regioni dell'Italia Centrale colpite dal sisma (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) percorribili in sicurezza. Obiettivo del progetto è il ricollegamento di borghi e paesi attraverso un'antica rete di viabilità lenta, in modo da offrire una proposta di sviluppo sostenibile e una esperienza di cammino culturale e solidale. Sarà, inoltre, illustrato il sito dedicato (ripartiredaisentieri.cai.it) dove sono inseriti i dettagli dei sentieri, unitamente alle peculiarità storiche e ambientali delle zone attraversate.
La mattinata si concluderà alle 12 con la Giornata della Trasparenza, un momento di informazione aperto a tutti, che intende promuovere una cultura della partecipazione e l'accesso alle informazioni e ai dati degli Enti pubblici. Durante questa sezione verranno illustrate finalità, contenuti e dati relativi alle attività del Club Alpino Italiano.
Per partecipare all'Open day del CAI è opportuno iscriversi entro giovedì 9 novembre al seguente link: http://registrazioni.cai.it/home/questionario.asp?idq=KOQXJGJCKB
Comunicato stampa Ispra
Rifiuti urbani di nuovo in crescita in Italia
Tutti i dati 2016
nel Rapporto Rifiuti dell’Ispra
Raddoppiata in dieci anni la raccolta differenziata in Italia: dal 25,8%
del 2006 si è passati al 52,5% nel 2016 (+5% rispetto al 2015), anche se il
Paese rimane in ritardo rispetto all’obiettivo fissato per il 2012 (65%). Torna
a crescere la produzione nazionale di rifiuti urbani nel 2016 dopo cinque
anni di progressiva riduzione. Il dato è in linea con l’andamento degli
indicatori soci-economici, sia nella spesa per consumi finali (+1,5%) sia del
Pil (tra +1,7% e +0,9%). Tra le tipologie più raccolte, l’umido è la
frazione maggiore (41,2% della raccolta differenziata) ed è quella
che cresce di più (+7,3%) rispetto all’anno precedente, assieme al vetro (+6%)
e ai Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche
(+5,3%). Nel 2016 si rilevano 15 discariche in meno rispetto all’anno
precedente. Uno studio dell’Ispra condotto su un campione di comuni che
applicano il sistema di tariffazione puntuale, cosiddetto Pay-As-You-Throw,
mostra che, in generale, il costo totale medio pro capite a carico del
cittadino è inferiore rispetto ai comuni a Tari normalizzata.
Sono alcuni dei dati contenuti nella XIX edizione del Rapporto Rifiuti
urbani dell’ISPRA, report che ogni anno fornisce il quadro dettagliato e
aggiornato sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti
urbani a livello nazionale, regionale e provinciale nonché degli imballaggi e
dei rifiuti di imballaggio, e dell’import/export.
La versione integrale e l’estratto del Rapporto Rifiuti ed. 2017 sono
disponibili sul sito www.isprambiente.gov.it.
E’ possibile consultare tutti i dati sui rifiuti urbani in Italia a livello,
regionale, provinciale e comunale sul sito http://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it.
Il
Rapporto Rifiuti di quest’anno recepisce le modifiche apportate dal decreto
ministeriale del 26 maggio 2016“Linee guida per il calcolo della percentuale di
raccolta differenziata dei rifiuti urbani”, alla contabilizzazione dei dati su
produzione e raccolta differenziata. Il decreto ha incluso nel calcolo della
raccolta differenziata e della produzione alcune frazioni merceologiche
prima non comprese, quali gli scarti della selezione della multimateriale, i
rifiuti da spazzamento stradale e i rifiuti da costruzione e demolizione
provenienti da piccoli interventi di rimozione (prima considerati rifiuti
speciali). Il testo del Rapporto Rifiuti riporta comunque anche i dati
calcolati con la predente metodologia.
In allegato, le schede relative a produzione, raccolta
differenziata, gestione e costi.
Roma,31/10/17
lunedì 4 settembre 2017
Rodolfo Morales
Dos novias en bicicleta |
La bicicleta |
Novia y bicicleta |
La bicicleta recurre en las obras de Rodolfo Morales (1925-2001), artista oaxaqueño. En una entrevista a La Jornada, algunos meses antes de su muerte subrayó: ''Creo que mi trabajo está bien acoplado a lo que es el pueblo, creo que la gente entiende mi trabajo y al parecer se ve un tanto reflejada en mi obra'.
giovedì 31 agosto 2017
Willem de Kooning, Woman and Bicycle, 1952-53
Willem de Kooning, Woman and Bicycle, 1952-53 |
giovedì 24 agosto 2017
mercoledì 28 giugno 2017
Comunicato CAI
Milano, 26 giugno 2017
La
sede centrale del Club alpino italiano sostiene il suo Gruppo regionale della Toscana
ed esprime una netta
contrarietà all'approvazione della modifica alla Legge Regionale 48/94
(Norme in materia di circolazione fuoristrada dei veicoli a motore), avvenuta
nei giorni scorsi, che di fatto facilita
l’organizzazione di gare e manifestazioni di mezzi a motore sui sentieri, anche
in zone tutelate.
“Potremo così assistere a gare di fuoristrada nei Parchi e nelle Riserve naturali nazionali e regionali, negli alvei di corsi d’acqua pubblici, nei parchi territoriali urbani, nei territori di protezione della fauna selvatica, nelle zone soggette a vincolo idrogeologico”, sottolinea il Presidente del CAI Toscana Gaudenzio Mariotti. “Tutto questo in contrasto evidente con normative nazionali e specifiche delle singole realtà nonché con il buon senso e il comune sentire”.
L’unico vincolo sarà il consenso dei sindaci e dei gestori dei siti ambientali. “Temiamo che per lusinghe di un ritorno economico, a breve non pochi potrebbero irresponsabilmente cedere alla pressione delle lobby motoristiche, dimenticando che nelle Aree protette e nei SIC occorre sempre procedere con la valutazione di incidenza ed esponendo le amministrazioni al rischio di infrazioni comunitarie”, continua la nota del CAI Toscana.
Il Presidente generale del CAI Vincenzo Torti ribadisce, come già fatto in diverse altre occasioni, anche molto recenti, che “l'art. 2 del Codice della Strada vieta la circolazione di mezzi motorizzati su itinerari che non sono classificati come strade: e sentieri, mulattiere e tratturi non lo sono. Mi unisco all’iniziativa dei Soci toscani auspicando che questo poco illuminato tentativo di aggirare, con l’escamotage delle deroghe, norme che sono destinate a tutelare persone e ambiente, non trovi applicazione da parte di Amministratori che abbiano veramente a cuore i loro territori ”.
La nota completa del CAI Toscana è visualizzabile sul sito: www.caitoscana.it.
MANIFESTAZIONI E GARE CON MEZZI FUORISTRADA
NELLE AREE PROTETTE E SUI SENTIERI DELLA TOSCANA:
NETTA CONTRARIETÀ DELLA SEDE CENTRALE
DEL CLUB ALPINO ITALIANO
NELLE AREE PROTETTE E SUI SENTIERI DELLA TOSCANA:
NETTA CONTRARIETÀ DELLA SEDE CENTRALE
DEL CLUB ALPINO ITALIANO
Il Presidente generale del CAI Vincenzo Torti auspica che
“questo poco illuminato tentativo di aggirare, con l’escamotage
delle deroghe, norme che sono destinate a tutelare
persone e ambiente, non trovi applicazione da parte
di Amministratori che abbiano veramente a cuore i loro territori”.
“questo poco illuminato tentativo di aggirare, con l’escamotage
delle deroghe, norme che sono destinate a tutelare
persone e ambiente, non trovi applicazione da parte
di Amministratori che abbiano veramente a cuore i loro territori”.
Milano, 26 giugno 2017
“Potremo così assistere a gare di fuoristrada nei Parchi e nelle Riserve naturali nazionali e regionali, negli alvei di corsi d’acqua pubblici, nei parchi territoriali urbani, nei territori di protezione della fauna selvatica, nelle zone soggette a vincolo idrogeologico”, sottolinea il Presidente del CAI Toscana Gaudenzio Mariotti. “Tutto questo in contrasto evidente con normative nazionali e specifiche delle singole realtà nonché con il buon senso e il comune sentire”.
L’unico vincolo sarà il consenso dei sindaci e dei gestori dei siti ambientali. “Temiamo che per lusinghe di un ritorno economico, a breve non pochi potrebbero irresponsabilmente cedere alla pressione delle lobby motoristiche, dimenticando che nelle Aree protette e nei SIC occorre sempre procedere con la valutazione di incidenza ed esponendo le amministrazioni al rischio di infrazioni comunitarie”, continua la nota del CAI Toscana.
Il Presidente generale del CAI Vincenzo Torti ribadisce, come già fatto in diverse altre occasioni, anche molto recenti, che “l'art. 2 del Codice della Strada vieta la circolazione di mezzi motorizzati su itinerari che non sono classificati come strade: e sentieri, mulattiere e tratturi non lo sono. Mi unisco all’iniziativa dei Soci toscani auspicando che questo poco illuminato tentativo di aggirare, con l’escamotage delle deroghe, norme che sono destinate a tutelare persone e ambiente, non trovi applicazione da parte di Amministratori che abbiano veramente a cuore i loro territori ”.
La nota completa del CAI Toscana è visualizzabile sul sito: www.caitoscana.it.
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