Urbanizzazione senza regole, sospinta dal capitale selvaggio. Strade, palazzi, centri commerciali. Il suolo verde sparisce e il mondo diventerà un'unica città...deserta.
Comunicato WWF
Domani 5
dicembre
Giornata Mondiale del Suolo
AREE METROPOLITANE DIVORANO TERRITORIO
IN 50 ANNI URBANIZZAZIONE +300%,
180 MILA NUOVI EDIFICI IN ULTIMI 10 ANNI
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Nelle
14 aree metropolitane italiane la percentuale della superficie urbanizzata
dagli anni 50 ad oggi è più che triplicata (si è passati dal 3% di territorio
urbanizzato al 10%) e in città come Milano e Napoli si è andati, nello stesso
periodo ben oltre, passando dal 10 al 40% del proprio territorio
urbanizzato. In poco più di 50 anni, nelle 14 aree metropolitane
italiane sono stati convertiti ad usi urbani circa 3500 kmq di suolo,
un’area di poco superiore all’intero territorio della Val D’Aosta. Alla
vigilia della giornata mondiale del suolo del 5 dicembre il WWF pubblica,
grazie alle elaborazioni del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila
che da anni collabora con l’associazione, un report originale ed inedito
sulle 14 aree metropolitane, enti che coprono 50mila kmq e che interessano
circa 1300 comuni (16% del totale), dove risiedono 21 milioni di abitanti,
pari al 40% della popolazione italiana.
Questa
crescita impetuosa è dovuta, ricorda il WWF, ad un incremento demografico che
si è concentrato nel territorio dei comuni delle aree metropolitane (Bari,
Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli,
Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia) facendo registrare dal 1951
al 2001 un aumento di ben 12 milioni di persone (circa 2,5 milioni di
abitanti in più ogni 10 anni), mentre nel decennio dal 2001 al 2011 l’energia
del fenomeno è diminuita con solo 600mila nuovi abitanti.
“Un’altra
legislatura volge al termine ed ancora l’Italia non ha una legge per limitare
il consumo del suolo. È ormai evidente che gli appelli per approvare un
provvedimento fermo da mesi al Senato sono caduti nel vuoto. Non solo il 10%
del nostro territorio è già occupato da insediamenti urbani o infrastrutture
ma quotidianamente s’impoverisce la qualità del nostro patrimonio naturale,
dei nostri paesaggi. Come evidenzia il lavoro del gruppo di ricerca
dell’Università dell’Aquila la polverizzazione delle edificazioni
in aree vastissime (sprinkling) ha portato alla frammentazione,
alla “insularizzazione” degli habitat naturali più preziosi del
nostro Paese: nella fascia chilometrica in immediata adiacenza ai Siti di
Interesse Comunitari (SIC), dal 1950 al 2000, l’urbanizzazione è salita da
84mila ettari a 300 mila ettari, con un aumento medio del 260%”. Dichiara la presidente del WWF Italia
Donatella Bianchi che conclude: “Se
consideriamo che il consumo del suolo in Italia viaggia al ritmo di 30 ettari
al giorno (ISPRA 2017) non possiamo non evidenziare come l’inerzia del
Parlamento sul disegno di legge sul consumo del suolo (fermo da 553 giorni)
ha già provocato la perdita di altri 17mila ettari circa. Non resta quindi
che appellarsi ai Comuni che da subito potrebbero diventare gli attori di una
rivoluzione nella pianificazione urbanistica”.
I
ricercatori dell’Università dell’Aquila, coordinati dal professor Bernardino Romano,
membro del comitato scientifico del WWF, evidenziano come si sia passati
dal 1950 ad oggi da una densità abitativa di 305 ab/kmq agli attuali 426
ab/kmq valori questi sempre superiori alle medie nazionali del periodo
(157 ab/km nel 1951 e 197 ab/km su scala nazionale). Va sottolineato come
nelle aree metropolitane di Napoli e Milano l’indice di densità abitativa
raggiunge valori di 10 volte superiori al valore medio nazionale.
Come
rilevato da ISTAT e ricordato dal WWF, tra il 1946 e il 2000 sono stati
costruiti in queste aree oltre 2.000.000 di edifici ad uso residenziale, pari a 37mila edifici
ogni anno, corrispondenti a 100 edifici al giorno. I dati degli ultimi 10
anni (2001-2011) mostrano come l’energia di tale fenomeno sia diminuita
(180.000 nuovi edifici contro i 400.000 mediamente realizzati per ogni
decennio precedente) ma comunque non del tutto esaurita. Gran parte di questi
nuovi involucri edilizi sono concentrati nelle aree metropolitana di Roma
(circa 35.000) e di Torino (circa 21.000).
Ci
sono poi alcune situazioni peculiari che il gruppo di ricerca che collabora
col WWF ritiene che sia bene evidenziare nel rapporto tra edificazione e
variazione demografica: ad esempio nel territorio della città
metropolitana di Messina a fronte di un aumento di circa 200 abitanti
(2001-2011) sono stati realizzati nello stesso periodo oltre 8.300 nuovi
edifici, quasi 37 per ogni nuovo abitante mentre nella città
metropolitana di Napoli ben tre nuovi edifici sono sorti per ogni abitante
perso, Cagliari invece ne ha realizzati 2 per ogni nuovo abitante. L’analisi
dell’indice di non occupazione delle abitazioni (numero di abitazioni
vuote rispetto al totale delle abitazioni calcolato su base comunale) denota
un valore medio molto basso pari al 16% (la metà dell’omologo valore rilevato
in Appennino). Il valore più basso si registra nell’area metropolitana di
Milano (solo il 6% delle abitazioni risulta essere non occupato) mentre i
valori più elevati sono stati riscontrati nei territori delle città
metropolitane di Reggio Calabria, Palermo e Messina.
Roma,
4 dicembre 2017
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lunedì 4 dicembre 2017
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