Comunicato Legambiente
Roma, 11 dicembre 2017
Pendolari, ecco le dieci linee ferroviarie peggiori
d’Italia
Legambiente presenta Pendolaria 2017, obiettivo:
migliorare il trasporto pubblico su ferro
e un video sulla Roma Lido
La Roma-Lido, la Circumvesuviana, la Reggio
Calabria-Taranto, la Verona-Rovigo, la Brescia-Casalmaggiore-Parma,
l’Agrigento-Palermo, la Settimo Torinese-Pont Canavese, la Campobasso-Roma, la
Genova-Savona-Ventimiglia, la Bari-Corato-Barletta. Sono le dieci linee
ferroviarie peggiori d’Italia nel 2017 per i pendolari, secondo l’analisi di
Legambiente che presenta un dossier e lancia oggi la sua campagna Pendolaria
2017. Una mobilitazione a fianco di chi ogni giorno prende il treno per andare
a lavorare, a scuola o all’università - circa tre milioni di persone al giorno
- con l’obiettivo di far capire quanto sia importante e urgente migliorare il
trasporto pubblico su ferro in Italia.
L’Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero
di passeggeri che viaggiano in treno e, nelle principali città, di chi si
sposta in metro e in tram, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre
le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi. Ma l’entrata in
vigore dell’orario ferroviario invernale vede ancora una volta aumentare
l’offerta di treni ad alta velocità e invece poche novità sul resto della rete.
Basti dire che 7 anni fa, prima dei tagli, circolava il 6,5% di treni regionali
in più e il 20% di treni Intercity. Il nuovo orario invernale fotografa al
contrario un boom di collegamenti veloci, come per esempio le 50 corse al
giorno di Frecciarossa e le 25 di Italo da Roma a Milano, per un aumento
dell’offerta del 78,5% dei treni in circolazione in 7 anni, con un treno ogni
10 minuti negli orari di punta. Eppure i viaggiatori che beneficiano dei
servizi ad alta velocità sono 170.000 contro i tre milioni circa di pendolari
che si spostano ogni giorno sulle linee ordinarie dove la situazione non vede
miglioramenti.
“Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che
manca una strategia di potenziamento complessivo, al di fuori dell'Alta
Velocità, - commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - che
permetta di migliorare l’offerta a partire dalle grandi città e dalle
situazioni più difficili sulle linee secondarie, in particolare del Sud.
Chiediamo al governo Gentiloni di individuare subito risorse nella legge di
Stabilità in corso di approvazione per rilanciare la cura del ferro che serve
al Paese nelle città. Inoltre, si deve intervenire con urgenza nelle situazioni
più gravi e insopportabili, come quella che vivono ogni giorno centinaia di
migliaia di pendolari, in particolare a Roma e a Napoli, dove il numero dei
passeggeri su treno è diminuito del 30% in questi anni”.
Legambiente mette in particolare in evidenza
l’inadeguatezza delle risorse a disposizione per il servizio ferroviario
regionale, diminuite del 29,5% rispetto al 2009. Malgrado il cambiamento positivo
portato dal Ministro Delrio, con risultati che si vedono negli stanziamenti per
l’acquisto di nuovi treni per i pendolari e in questa Legge di Bilancio con la
detrazione introdotta per gli abbonamenti, abbiamo bisogno che il tema dei
pendolari diventi una priorità di Governo, e che lo sia per molti anni, se
vogliamo cambiare questa situazione.
La classifica delle dieci tratte peggiori accomuna linee
all’interno delle grandi città e linee ferroviarie “secondarie” che nel tempo
hanno visto un progressivo e costante peggioramento e sono oggi il triste
emblema della scarsa qualità del servizio. È stata fatta mettendo insieme le
proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la
tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti
per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle
stazioni.
1) Roma-Lido: ormai la linea registra un afflusso
giornaliero di 55.000 tra studenti e lavoratori contro i circa 100.000 stimati
fino a pochi anni fa, con un calo del 45%. L’età media dei 23 convogli (erano
24 nel 2015) che la frequentano sfiora i 20 anni mentre le corse effettuate
nell’anno 2016 sono state il 7,2% in meno rispetto a quelle programmate. Le
biglietterie sono presenti solo in meno di un quarto delle stazioni, mentre nel
78% non vi è la presenza di personale ferroviario (o è saltuaria), nell’85% dei
casi i tabelloni elettronici degli orari non funziona. I continui guasti e
problemi tecnici, si ripercuotono sugli utenti tra corse che saltano senza che
venga fornita un’adeguata informazione, e poi ritardi periodici,
sovraffollamento dei treni. La soluzione migliore per la Roma-Lido sarebbe di
trasformarla in una vera e propria metropolitana, visto che è tutta all’interno
del Comune di Roma e potrebbe catturare un bacino di utenti enorme, migliorando
la mobilità dell’intero quadrante urbano a Sud di Roma. Ma per ora è difficile
intravedere una qualche speranza di cambiamento per i pendolari.
Video interviste Roma Lido
2) Circumvesuviana: collega un’area metropolitana di
circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 km (distribuiti su 6
linee e 96 stazioni). Oltre alle denunce di pendolari, il disastro del servizio
nel 2016 è stato confermato pubblicamente dall’Ente Autonomo Volturno (la
holding, con la Regione Campania come socio unico, dove nel 2013 sono confluite
Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): aumento delle
soppressioni (4.252 treni), aumento dei ritardi oltre i 15 minuti (26.533 nel
2016), quasi assenza di treni a composizione tripla, nonostante le maggiori
risorse finanziarie disponibili rispetto al 2015. E non è andata meglio nel
2017. Dal 2010, quando i treni in circolazione erano 94, è stata infatti una
parabola discendente; salvo guasti, oggi viaggiano 56 treni, ma ne servirebbero
almeno 70 per garantire un servizio dignitoso ai pendolari, costretti a
viaggiare ammassati, nonostante il crollo del numero dei viaggiatori che ben
rispecchia la crisi in cui versa l’azienda. Basti dire che rispetto al 2012 i
passeggeri ogni giorno sulla Circumvesuviana si sono ridotti del 22%, con
27mila passeggeri in meno sulla linea.
3) Reggio Calabria-Taranto: la ferrovia Jonica è una
linea di 472 km, che collega tre regioni e tanti centri portuali e turistici e che
ha visto negli ultimi anni un peggioramento drastico del servizio. Da Reggio a
Taranto sono 6 i collegamenti giornalieri; il treno più veloce impiega 6 ore e
15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino e Sibari da dove però
il treno finisce e si prosegue in pullman. I tagli al servizio sono stati pari
al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni
espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali. Per i pendolari la
speranza che questa situazione cambi sono davvero pochissime. Per cambiare
questa situazione ci sarebbe bisogno di investimenti per completare
l’elettrificazione e l’inserimento di nuovi treni più veloci.
4) Verona-Rovigo: poche corse, mezzi obsoleti, ritardi e
abbandono delle piccole stazioni spesso sprovviste delle tabelle che indicano
gli orari, su una tratta ferroviaria di 96,6 km che collega due capoluoghi di
provincia e uno snodo importante come quello di Legnago. Il servizio passeggeri
è effettuato da Sistemi Territoriali azienda controllata dalla Regione Veneto.
La linea è a binario unico se non per due piccoli tratti, in tutto 15 km. I
treni circolanti sono degli anni Settanta e hanno dei tempi di percorrenza medi
di 55 km/h. Per fare un confronto con il passato, 15 anni fa il treno più
veloce ci mettevo 1 ora e 25 minuti, oggi impiega 16 minuti in più.
5) Brescia-Casalmaggiore-Parma: 92 km, percorsi a 46 km/h
di media su cui i pendolari riscontrano quotidiani disagi e condizioni non
degne di un collegamento tra centri urbani importanti e tra due delle regioni
ricche e a maggiore domanda di pendolarismo in Italia. La linea vede meno di 30
treni giornalieri (neppure un treno l’ora durante l’arco della giornata), è
palesemente sotto utilizzata e versa da diversi anni in una condizione di
abbandono. Il materiale rotabile ha un’età media superiore ai 30 anni e
rispetto al 2009 il treno più veloce impiega 20 minuti in più. Nell’ultimo anno
si è verificata una serie di gravi guasti alla linea, che hanno messo a
repentaglio la salute e la sicurezza di molti pendolari. Tra le 25 linee
lombarde, è quella che ha avuto gli indici di affidabilità più bassi.
6) Agrigento-Palermo: il tempo di percorrenza è di poco
più di 2 ore, la velocità media di 67 km/h, e sono 12 le coppie di treni che
quotidianamente percorrono la linea lunga 137 km ed elettrificata dagli anni
90. Malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante,
solo una percentuale bassa si sposta in treno. E la ragione sta nel fatto che i
treni sono pochi e risultano molto spesso in ritardo, malgrado la linea sia
ampiamente sotto utilizzata, specialmente nelle giornate di pioggia quando in
molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane. Il comitato
pendolari Palermo-Agrigento ha denunciato il disagio di chi da mesi è costretto
a viaggiare in treni sporchi e sovraffollati e la rabbia nel non essere
ascoltati nonostante i continui reclami.
7) Settimo Torinese-Pont Canavese: è una linea di 40 km,
gestita da GTT, dalla fine del 2012 rappresenta parte della linea 1 del Sistema
Ferroviario Metropolitano di Torino. I pendolari sono sul piede di guerra per i
disagi provocati da treni cancellati senza preavviso con frequenze inadeguate e
per il sovraffollamento dei convogli successivi. L’età dei convogli sfiora i 30
anni; la loro composizione in molti casi risulta del tutto inadeguata con corse
composte da una sola carrozza e persone stipate all’inverosimile. I ritardi,
ormai cronici, nelle ore di punta, non scendono quasi mai sotto i venti minuti,
su una tratta che, in condizioni normali, è percorsa in 1 ora a una velocità
media di 40 km/h. E con molti treni che si fermano a Rivarolo, costringendo chi
continua per Pont Canavese a dover prendere un autobus con ulteriore perdita di
tempo.
8) Campobasso-Roma: è frequentata da molti pendolari ma
dal 2010 a oggi ha visto una diminuzione del numero di treni del 42,8%,
passando dalle 10 coppie giornaliere di treni diretti di allora alle 7 attuali
(per un viaggio di oltre 3 ore e 10 minuti). La linea è complessivamente di 244
chilometri, ma i problemi riguardano in particolare i 75 chilometri sulla
tratta tra Campobasso e Roccaravindola che sono ancora a binario unico non
elettrificato. E’ infatti qui che si registrano i maggiori problemi di lentezza
e inadeguatezza del servizio: 53 minuti nella tratta tra Campobasso ed Isernia
con una velocità media di nemmeno 55 km/h su una linea sostanzialmente vuota. I
pendolari lamentano nel corso dell’ultimo anno ripetuti episodi di gravi
ritardi e di malfunzionamento dei convogli: treni costretti a frequenti soste
in varie stazioni perché il gabinetto non funziona, aria condizionata guasta in
estate, sovraffollamenti e ritardi che sono arrivati a superare in alcuni casi
un’ora.
9) Genova-Savona-Ventimiglia: per chi frequenta i 147 km
di questa linea ferroviaria il 2017 è stato un anno caratterizzato da criticità
e proteste. Il materiale rotabile non risulta assolutamente in grado di
soddisfare le richieste dei pendolari e dei turisti. La Liguria è l’unica
Regione del Nord Italia dove i treni hanno un’età media superiore ai 19 anni.
Anche sulla puntualità dei treni piovono lamentele, ma i pendolari lamentano
soprattutto convogli vecchi, con sedili rattoppati, bagni sporchi e
maleodoranti specialmente in estate. Ed al contrario nei periodi più freddi i
pendolari vedono il passaggio di “treni-frigorifero” con carrozze al ghiaccio
perché il riscaldamento spesso risulta guasto.
10) Bari-Corato-Barletta: è una linea ferroviaria di 70
km che attraversa un bacino di utenza di circa 700.000 abitanti e che era fino
a due anni fa un esempio di successo nel trasporto ferroviario pendolare. La
linea è diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro
frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e
Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. A seguito
dell’incidente la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i
lavori per il raddoppio di una tratta di 10 km. Ad oggi, la riapertura della
tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli
autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i
relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in
cui il servizio sostitutivo è carente.
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