lunedì 27 febbraio 2017
sabato 25 febbraio 2017
Edward Barber (1949-2017)
Il
fotografo inglese Edward Barber, considerato uno dei
maestri della fotografia documentaria e autore di scatti storici legati
alle proteste antinucleari e ai movimenti pacifisti, è morto
all'età di 67 anni. Per circa 40 anni, Barber ha concentrato il suo lavoro sui movimenti pacifisti e le marce di protesta in Gran Bretagna, in particolare contro i rischi della guerra nucleare. Tra i suoi libri, "Peace Moves: Nuclear
Protest in the 1980s", del 1984.
mercoledì 22 febbraio 2017
Comunicato Greenpeace
GREENPEACE:
«IL GOVERNO GIAPPONESE VUOLE RIPOPOLARE UN VILLAGGIO ANCORA ALTAMENTE
RADIOATTIVO VICINO A FUKUSHIMA»
TOKYO, 21.02.17 - Ad un un anno dalla cessazione delle
compensazioni economiche ai cittadini evacuati, il governo giapponese ritirerà
- non più tardi del 31 marzo prossimo - l’ordine di evacuazione per 6 mila
cittadini da Iitate,
villaggio che si trova a nord ovest dei reattori distrutti della centrale
nucleare di Fukushima Daiichi, nonché uno dei siti più pesantemente contaminati
dal disastro nucleare del 2011.
La prefettura di Iitate ha un territorio di 200 chilometri
quadrati, il 75 per cento dei quali costituito da foreste montane. I livelli di
radiazione rilevati nelle foreste - parte integrante della vita dei residenti
fino a prima dell’incidente nucleare - sono paragonabili ai livelli attuali
all'interno della zona di esclusione di 30 km a Cernobyl, una zona che più di
30 anni dopo l'incidente rimane ancora interdetta alla popolazione.
Da una recente indagine condotta da Greenpeace Giappone è emerso
che i livelli di radioattività riscontrati nelle case di Iitate sono ben al di
sopra degli obiettivi a lungo termine prefissati dal governo nipponico, con i
livelli di esposizione annuali che, estesi
nel corso
della vita delle persone, presenterebbero un rischio superiore alle norme per i
cittadini che torneranno nell’area.
«I valori di radioattività
sono relativamente elevati, sia all’interno che all’esterno delle case, e
mostrano che esiste ancora un rischio radiologico inaccettabile: i cittadini
che torneranno a Iitate saranno esposti al rischio equivalente a quello di una
radiografia del torace a settimana. Questo non è normale o accettabile»,
afferma Ai Kashiwagi della campagna Energia di Greenpeace Giappone.
A pochi giorni dal sesto
anniversario del disastro nucleare di Fukushima, solo la scorsa settimana il
governo giapponese ha confermato che non ha ancora effettuato alcuna
valutazione delle dosi di esposizione attese nel corso della vita per i
cittadini che torneranno a Iitate.
Greenpeace chiede al
governo giapponese di assicurare un completo sostegno economico ai cittadini
interessati dall’ordine di evacuazione, in modo che questi non siano costretti
a tornare a Iitate per ragioni economiche: il governo Abe deve predisporre le
misure per ridurre al minimo assoluto l’esposizione a radiazioni, e garantire
il sostegno per permettere ai cittadini di decidere se tornare nelle loro case
o trasferirsi altrove.
lunedì 20 febbraio 2017
Quando uno non ha proprio altro da fare
"Sosta selvaggia delle bici, il Comune le porta via: nel Milanese scatta la rimozione forzata". Articolo su La Repubblica, Cronaca di Milano qua.
Herbert List, Biciclette, Mar Baltico, 1930
Jean-Michel Basquiat, The bicycle man, 1984
domenica 19 febbraio 2017
sabato 18 febbraio 2017
"Sono tutti americani... I mercati sono stati colonizzati, ha vinto il sistema, in modo strumentale, aggressivo".
Iannis Kounellis
Iannis Kounellis
venerdì 17 febbraio 2017
Comunicato Greenpeace
DAKOTA
ACCESS PIPELINE, GREENPEACE: «BANCHE COINVOLTE NEL PROGETTO, TRA CUI INTESA
SANPAOLO, RITIRINO I LORO FINANZIAMENTI»
AMSTERDAM
(PAESI BASSI), 16.02.17 - Attivisti di Greenpeace sono entrati in azione questa
mattina ad Amsterdam davanti alla sede della banca ING, per chiedere
all’istituto di ritirare il suo finanziamento al Dakota Access Pipeline (DAPL),
un progetto di oleodotto che attraversa un'area sacra per i nativi indiani
Sioux, mettendo a rischio le riserve idriche di una vasta zona del Nord degli
Stati Uniti. Venti attivisti hanno installato un tubo di grande portata, lungo
venti metri, fin dentro all’ingresso della sede principale del gruppo ING per
rappresentare chiaramente l’impatto dell’opera che si vorrebbe realizzare.
Il
DAPL, bloccato dall'amministrazione Obama anche per l'elevato rischio di
contaminazione delle acque potabili, ha ricevuto il definitivo via libera
dall’amministrazione Trump nei giorni scorsi. L’oleodotto, lungo 1900
chilometri, è progettato per portare petrolio dal Dakota fino all'Illinois. Il
suo costo si aggira su circa i 4 miliardi di dollari, mentre la sua portata
sarebbe di 450 mila barili/giorno. Nel solo 2016 si sono registrati oltre 200
sversamenti dagli oleodotti nel territorio statunitense.
«Mentre
ABN AMRO, che finanzia una delle aziende coinvolte nel progetto, ha dichiarato
che ritirerà il suo prestito se il DAPL non avrà l’assenso delle popolazioni
che abitano le aree interessate, banche come ING o Intesa Sanpaolo in Italia
non hanno ancora espresso una linea chiara né preso impegni vincolanti»,
dichiara Andrea Boraschi, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace
Italia.
Nei
giorni scorsi Greenpeace Italia ha scritto una lettera ufficiale ad Intesa
Sanpaolo per chiedere se intende continuare a supportare economicamente il
DAPL. Il gruppo bancario, in un comunicato ufficiale precedente al via libera
definitivo di Trump, aveva dichiarato di “conferma(re) il suo impegno a seguire da
vicino e con la massima attenzione i risvolti sociali e ambientali legati al
finanziamento del Dakota Access Pipeline - in particolare il rispetto dei
diritti umani - in coerenza con i principi espressi nel suo Codice Etico e con
gli standard internazionali in campo sociale e ambientale a cui aderisce”; per
questo Intesa Sanpaolo si è già “unita a un gruppo
di istituzioni finanziarie che ha commissionato a un esperto indipendente
specializzato in diritti umani un’analisi delle politiche e delle procedure
adottate dai promotori del progetto in materia di sicurezza, diritti umani,
coinvolgimento della comunità e patrimonio culturale”.
La
protesta dei nativi americani è stata a più riprese contrastata con metodi
brutali. È stato documentato l'uso di gas lacrimogeni, di proiettili di gomma,
l’impiego di elicotteri e di potenti riflettori per illuminare a giorno gli
accampamenti e impedire il sonno. E poi ancora episodi di detenzione di persone
in cucce per cani e di maltrattamenti durante gli arresti, anche verso persone
anziane, nonché l'uso di idranti che, con temperature ben al di sotto dello
zero, hanno letteralmente congelato i manifestanti.
«Auspichiamo
che gli approfondimenti che Intesa Sanpaolo sta svolgendo siano celeri e
portino a decisioni chiare e rispettose dei nativi americani, dell’ambiente e
del clima. L’amministrazione Trump ha notevolmente accelerato i tempi del
progetto, e i finanziatori devono dire adesso da che parte stanno. Non c’è più
tempo per tentennamenti e indecisioni. Investire in progetti che violano i
diritti umani e danneggiano il clima equivale a stare dalla parte sbagliata
della storia», conclude Boraschi.
mercoledì 15 febbraio 2017
La Toshiba vicina al crack, buco da 6,3 miliardi di dollari
La multinazionale nipponica si attende una perdita contabile di 6,3 miliardi di dollari causata dalle attività nel nucleare negli Stati Uniti. Per Greenpeace, la situazione drammatica della Toshiba dipende da una irresponsabile scommessa sul nucleare anche dopo Fukushima.
martedì 14 febbraio 2017
sabato 11 febbraio 2017
Rob Gonsalves
Rob Gonsalves, Autumn Cycling |
PARTE LA RACCOLTA DI FIRME DEI CITTADINI EUROPEI PER DIRE
STOP AL GLIFOSATO
La Coalizione #StopGlifosato appoggia l’iniziativa europea
Roma, 8 febbraio 2017 - Parte oggi in tutta Europa la raccolta firme per chiedere alla Commissione Europea il divieto totale dell'uso del glifosato, diserbante dannoso per l’ambiente e probabile cancerogeno per l’uomo. A promuoverla, un vasto raggruppamento, di cui fanno parte numerose associazioni europee. In Italia, l’iniziativa è sostenuta anche dalla Coalizione #StopGlifosato, che raccoglie 45 associazioni che da più di un anno si stanno impegnando nella difesa della salute e dell’ambiente.
La raccolta di firme italiana è stata lanciata stamattina a Roma, dove un gruppo di attivisti si è dato appuntamento al Colosseo con striscione e cartelli per un altro modello di agricoltura e ha offerto mele “glyphosatefree” ai cittadini che si sono fermati al banchetto per firmare. Analoghe iniziative si sono tenute a Berlino, Madrid, Bruxelles, Parigi.
“Sosteniamo la nuova iniziativa della rete europea: è necessaria la massima mobilitazione dell’opinione pubblica per continuare a tenere alta l’attenzione sui rischi del glifosato”, afferma la portavoce della Coalizione #StopGlifosato Maria Grazia Mammuccini. “Grazie al lavoro svolto in Italia per tutto lo scorso anno dalla Coalizione e soprattutto grazie alla mobilitazione di decine di migliaia di cittadini, il nostro governo ha tenuto il punto contro la proroga di 15 anni per l’uso del glifosato. Il periodo di esame dell’erbicida di un anno e mezzo richiesto dalla Commissione Ue scade alla fine di dicembre: ora è necessario lavorare su tutti i tavoli possibili per il bando definitivo. La raccolta di firme europea è un importante strumento per ottenerlo”.
Il glifosato è l'erbicida più largamente usato al mondo, contro il quale si è già sollevata una diffusa opposizione dell’opinione pubblica. Diversi studi ne dimostrano i rischi per l'ambiente e per la salute umana, al punto da essere stato classificato dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) come potenziale cancerogeno per l'uomo. Sebbene in alcuni Paesi, tra cui l'Italia, ne sia stato vietato l'uso nelle aree urbane, rimane ampiamente utilizzato in agricoltura, con conseguenti residui nel nostro cibo e nelle falde acquifere.
I promotori dell'Iniziativa denunciano anche la mancanza di trasparenza nelle procedure europee per l'approvazione dei pesticidi, che, attualmente, sono basate anche su studi privati finanziati dalle aziende produttrici, il cui contenuto rimane riservato. Per questo il testo dell'ICE include la richiesta di riformare le procedure di approvazione dei pesticidi e di fissare obiettivi di riduzione vincolanti a livello di UE per l'uso dei pesticidi. La coalizione europea di ONG, associazioni, reti e realtà sociali deve raggiungere almeno 1.000.000 di firme in un anno per fermare l'uso del glifosato in tutta Europa, ma la scadenza per il successo politico della campagna deve essere l'estate 2017, affinché l'iter sia completato prima che la Commissione UE si esprima sulla proroga attualmente in vigore per l'uso del glifosato.
La battaglia per vietare il glifosato va inoltre letta in un quadro più ampio, che punta ad un nuovo modello di agricoltura per un futuro libero dai pesticidi. In questa ottica i promotori italiani intendono valorizzare le connessioni con altri due percorsi che interessano il livello europeo: quello di un'altra ICE, attualmente in corso, che chiede all'UE norme specifiche per la tutela del suolo, bene essenziale alla vita come l'acqua e come l'aria, e quello per la consultazione sulla riforma della Politica Agricola Comunitaria (PAC). Temi che sembrano lontani dalla vita dei cittadini, ma che condizionano il cibo che ritroviamo nel nostro piatto, l'acqua che beviamo.
I cittadini europei possono firmare l'ICE Stopglifosato su www.stopglyphosate.org, dove troveranno informazioni e formulari in tutte le lingue europee, basati su un innovativo software open-source per la raccolta firme online (openECI).
Per essere sempre informato sulle attività della Campagna StopGlifosato seguici su Facebook, (hashtag #StopGlifosato)
Aderiscono alla Coalizione italiana #StopGlifosato: ACP-ASSOCIAZIONE CULTURALE PEDIATRI - AIAB - ANABIO- APINSIEME – ASSIS - ASSOCIAZIONE PER L’AGRICOLTURA BIODINAMICA - ASSO-CONSUM – ASUD – AVAAZ - CDCA – Centro Documentazione Conflitti Ambientali - CONSORZIO DELLA QUARANTINA - COSPE ONLUS - DONNE IN CAMPO CIA LOMBARDIA - EQUIVITA - FAI - FONDO AMBIENTE ITALIANO – FEDERBIO - FEDERAZIONE PRO NATURA - FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA - FIRAB - GREEN BIZ - GREEN ITALIA - GREENME – GREENPEACE - IBFAN- ITALIA - IL FATTO ALIMENTARE- IL TEST - ISDE Medici per l’Ambiente - ISTITUTO RAMAZZINI - ITALIA NOSTRA – LEGAMBIENTE – LIFEGATE - LIPU-BIRDLIFE ITALIA - MDC-MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO - NAVDANYA INTERNATIONAL - NUPA-NUTRIZIONISTI PER L’AMBIENTE - PAN ITALIA – Pesticide Action Network - REES-MARCHE - SLOW FOOD ITALIA - TERRA NUOVA - TOURING CLUB ITALIANO - UNAAPI-UNIONE NAZIONALE ASSOCIAZIONI APICOLTORI ITALIANI – UPBIO - VAS-VERDI AMBIENTE E SOCIETA’ - WWF ITALIA - WWOOF-ITALIA
venerdì 3 febbraio 2017
Dust to dust: Caber
Mettili da parte, forse poi un giorno qualcuno potrà indossarli. I vecchi scarponi da sci Caber by Spalding modello Impact 250, cod. 70304, taglia 3 1/2, sono lì, nella loro scatola originale.
Circa 40 anni di scrupolosa attività conservativa in un armadio di Roma per tramandare ai posteri i Caber by Spalding. La scatola fa qualche resistenza, è vvio, cerca di accrescere la suspence per il disvelamento della oggettiva bellezza dei Caber. Sollevando il coperchio sembra di sentire il suono degli sci e degli scarponi Caber by Spalding sulla neve.
Ecco gli scarponi dopo tanti anni. La plastica rossa si è completamente sbriciolata. Sono rimaste intere solo le imbottiture blu e le solette.
Plastic dust to plastic dust...
Circa 40 anni di scrupolosa attività conservativa in un armadio di Roma per tramandare ai posteri i Caber by Spalding. La scatola fa qualche resistenza, è vvio, cerca di accrescere la suspence per il disvelamento della oggettiva bellezza dei Caber. Sollevando il coperchio sembra di sentire il suono degli sci e degli scarponi Caber by Spalding sulla neve.
Ecco gli scarponi dopo tanti anni. La plastica rossa si è completamente sbriciolata. Sono rimaste intere solo le imbottiture blu e le solette.
Plastic dust to plastic dust...
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